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Autore: KiaWolf    04/07/2012    4 recensioni
Se Edward non fosse tornato e Bella avesse continuato suo malgrado avivere la sua vita? E se dopo 19 anni lei avesse ritrovato il suo diario, che aveva dato a lui, ormai diventato un bestseller mondiale?
"Non potevo continuare così. Non dopo 19 anni.
No, non era giusto nei miei confronti.
Io avevo rispettato la promessa: non avevo mai fatto niente di insensato o stupido. Lui no.
Aveva promesso, ma non c’era riuscito.
“Sarà come se non fossi mai esistito”, mi aveva detto.
Beh, non era così, non lo era mai stato e non lo sarebbe stato mai. Lui sarebbe sempre esistito nei miei pensieri. Sempre. Purtroppo o per fortuna? Forse entrambi."
Spero di avervi incuriosito, questa è la mia prima fanfic!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allora, ecco qui il 5° capitolo, spero vi piaccia! Prima di leggere però, vorrei chiedervi se qualcuno sa come si inseriscono le canzoni e le immagini in un capitolo. Se lo sapete, ne sarei molto grata se me lo diceste in un messaggio privato. Grazie mille in anticipo, vi lascio al capitolo. Bacioni :*
 
Pov. Stephenie
 
Presi il telefono, composi il numero che ormai conoscevo a memoria e premetti il tasto verde.
Dovevo sapere cosa ne pensava, cosa voleva che dicessi e facessi, altrimenti non avrei saputo proprio come comportarmi.
 

Pov. Bella
 
Il mio piede non smetteva di sbattere frenetico contro il pavimento liscio e levigato del bar.
15.45
Sentivo i rintocchi dei secondi sul mio orologio, quasi fossero amplificati da un microfono, e mi sembrava che il mio cuore battesse seguendo il loro ritmo. Avevo fatto tutto il possibile, ora dovevo solo sperare che lei accettasse di venire.
Ma chi prendevo in giro? Per lei ero una sconosciuta, non avevo neanche il diritto di sperare in un suo arrivo.
15.50
Avevo lo stomaco in subbuglio, non riuscivo a toccare nulla dei salatini che si trovavano sopra al bancone, vicino al quale ero seduta. Non riuscivo a pensare a nulla, anzi solo a mia figlia che, ignara di tutto, era ancora in camera ad aspettare me, “torno tra un po’, il tempo di pagare e poi ce ne andiamo”, le avevo detto. Ma ero uscita più di un’ora fa.
15.55
Bella, che fai ancora qui? Sei in attesa di una persona che non arriverà. Vai da tua figlia, pensa a lei e dimentica tutto. Sarebbe molto più salutare per te.
La mia vocina interiore probabilmente – anzi sicuramente – aveva ragione, ma nonostante ciò non riuscivo a muovermi. Guardai nuovamente l’orologio, cinque minuti, cinque lunghissimi minuti, ecco quanto mancava. Se non sarebbe arrivata entro quell’ora, mi sarei rassegnata e me ne sarei andata. Me l’ero promesso.
16.00
Ecco qua. Finito. Non c’è. Alzati Bella, hai già perso troppo tempo.
Non riuscivo a sopportare la delusione, mentre raccoglievo la borsa appoggiata allo sgabello affianco a me, perché in fondo ci avevo sperato veramente. Misi la borsa a tracolla e mi alzai.
«Aspetti! Si fermi, signora Swan!»
Mi girai, sentendo pronunciare il mio nome.
E mi sorpresi del volto che vidi.
Era Sthephenie.
«Mi scusi per il ritardo, ma mio marito non smetteva di blaterare al telefono, e mi ha fatto perdere la cognizione del tempo!» disse, quando arrivò di fronte a me, col fiatone.
«Spero non sia troppo tardi!»
Era davvero lei. Aveva accettato di venire. Era qui. O mio Dio.
«No, non lo è» dissi, con le lacrime agli occhi.
Lei mi rispose con un sorriso a trentadue denti.
«Bene! E, mi scusi, io so tutto di lei, o meglio una gran parte, ma io non mi sono ancora presentata ufficialmente: piacere, io sono Sthephenie Meyer!» disse porgendomi la mano.
«Bella Swan» risposi, stringendole la mano e sorridendo a mia volta.
«Bella, che ne dice di spostarci in un luogo più appartato? Se non è un problema per lei…»
«No, non lo è affatto» dissi. Infondo avevo bisogno di parlarle a quattr’occhi e orecchie. «Però mi dia del tu!» dissi, per alleggerire l’atmosfera.
«Allora anche lei, ehm tu!» rispose ridendo.
«D’accordo» mi unii alla sua risata.
«Vieni, da questa parte potremo parlare in santa pace»
Mi condusse in un piccolo salottino, di quelli che si trovano negli alberghi e dove gli ospiti possono rilassarsi e bere qualcosa tranquillamente. Ci sedemmo su delle poltrone rosse, una di fronte all’altra, separate da un tavolino. La sua espressione era ritornata seria, come la mia. Questo era un momento troppo importante.
«Bella, io sono pronta, fammi tutte le domande che vuoi»
Ecco, era arrivato il momento.
Non iniziai con la domanda più importante, quella me la sarei tenuta per dopo.
«Stephenie, non so se sai che il tuo romanzo è stato il mio diario vent’anni fa, comunque la mia domanda è: ti è stato dato da qualcuno, giusto? Per ora non voglio sapere chi è, voglio solo sapere se è così..»
Mi stupivo di me stessa: non riuscivo davvero a capire come mai stavo parlando con un tono così calmo e sereno, anche se dentro ero piena di dubbi e tormentata da mille pensieri.
«Sì, è così Bella, mi è stato dato da qualcuno…» rispose.
Sorrisi: bene, se non altro avevo azzeccato.
«E come mai hai accettato di pubblicarlo?» dissi con la stessa calma di prima.
«Senti Bella, io mi volevo scusare proprio di questo, ti giuro che non volevo farlo, mi sono ribellata fin dal primo momento ma… questo qualcuno mi ha così pregato di farlo, che alla fine ho acconsentito. Se per te va bene, possiamo subito rivelare a tutti che sei stata tu a scriverlo e che…»
«No, no, al contrario, sono molto felice che tu l’abbia fatto!»
«N-non sei arrabbiata con me? Davvero?»
«Certo che no! Come potrei esserlo? Mi hai fatto sognare e rivivere dopo venti lunghissimi anni? Come potrei arrabbiarmi con la persona che mi ha salvato la vita? Io non voglio che il mondo sappia chi ha davvero scritto questa storia, voglio solo ringraziarti» le dissi sincera.
Sembrava sbalordita dalle mie parole. Non riusciva davvero a crederci.
«Ma io mi sento in colpa, non sai che tormento ogni volta, quando qualcuno mi dice come sono stata brava a scrivere! Io non ce la faccio più a prendermi il merito, perché non è giusto!»
«E invece devi continuare a farlo, perché se questo qualcuno ti ha dato il mio diario e ha avuto tutto questo successo la storia, vuol dire che l’ha affidato in buone mani. Io mi fido di questa persona, se l’ha fatto vuol dire che sei davvero una scrittrice molto brava. E quindi anche io mi fido di te!» dissi.
Lei era con le lacrime agli occhi.
«Davvero Bella, io non…»
«Non preoccuparti Stephenie, te lo meriti!»
Quello che fece mi sorprese. Si alzò all’improvviso e mi venne ad abbracciare.
«Grazie mille, Bella, non sai quanto questo significhi per me!» rispose, bagnandomi la maglietta delle sue lacrime. Io ricambiai l’abbraccio. Dopo un po’ si ricompose e tornò al suo posto.
«Vorrei chiederti una cosa io, adesso…» concluse.
«Certo, dimmi..»
«Davvero non ti interessa sapere chi me l’ha dato?» mi chiese.
«Certo che mi interessa! Però voglio risparmiarmi la botta a dopo…» risposi.
«Ecco, il problema è proprio qui..»
«Quale problema?» chiesi sospettosa.
«Sì, insomma, mi ha chiesto di… di non dirtelo chi è stato, ecco..»
«Cosa?!» quasi urlai, per la disperazione.
«Bella, mi dispiace un sacco, ma ha detto che ancora non era il momento giusto, che però prima o poi mi avrebbe permesso di dirtelo! Io non voglio farti del male, però..» disse dispiaciuta.
In fondo me l’aspettavo una cosa del genere, era quasi prevedibile. Anche se non era giusto verso di me, dovevo rispettare quelle regole imposte. Stephenie non c’entrava nulla.
«Dimmi qualcosa, Bella!» mi implorò.
«D’accordo Stephenie, facciamo come dici, tanto non penso mia sia rimasta altra scelta..» mormorai, quasi più a me stessa che a lei.
«Non so proprio come fai» sbottò allora.
«Come faccio cosa?»
«Ad accettare tutto questo! Io al posto tuo non ci riuscirei..» disse.
E allora le rivelai quello che non avevo mai detto a nessuno in questi anni.
«Quando si ama qualcuno, non hai vie di scampo: devi accettare tutto, per il suo bene e la sua felicità, anche se tu ne soffrirai per il resto della vita.»
«Sei proprio coraggiosa, Isabella Marie Swan, devo dirtelo!»
Sorrisi.
 
Purtroppo per voi, ancora non si è scoperto chi è stato! Ci leggiamo al prossimo capitolo, gente! ;D
 
   
 
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