Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Impossible Prince    05/07/2012    1 recensioni
Dalla redenzione alla sacralità della vendetta, quando Dio ti volta le spalle sei tu a dover essere la giustizia divina in Terra.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era parecchio tempo che non tornavo a Roma, più di dieci anni, forse quasi venti. Io e il mio uomo c’eravamo allontanati quando ho compiuto diciott'anni verso una meta ambiziosa: Los Angeles.
La notizia del mio ritorno aveva fatto quasi scalpore a Trastevere, il mio quartiere d’origine. Molti videro una sorta di provocazione il fatto che decisi di alloggiare proprio qui, mio quartiere e non in qualche altra zona.
I miei rapporti con la curia romana sono sempre stati splendidi, o per lo meno, lo sono stati fino a quando pugni, calci e sangue non sono volati in aria a causa mia.

Ansimavo e sudavo. Avevo polsi e caviglie legati strettamente da una corda.
La macchina si era fermata da poco e sentivo delle urla fuori, principalmente di due uomini, poi di alcune donne terrorizzate.
Non riuscivo ad urlare, era come se il terrore mi avesse rubato la voce, ma riuscivo a sussurrare qualcosa.
Incrociai le mani fra loro e incominciai a pregare la Madonna, sperando e auspicandomi che mi ascoltasse e che mi salvasse dalla situazione in cui mi ero cacciata.

Tutte le sere, dopo mangiato e aver studiato (perché ero un eccellente studentessa), “uscivo con gli amici” ovvero lavoravo in un bordello-bar.
Si trovava sullo stesso vialone che, se veniva percorso fino alla fine permetteva di entrare in San Pietro, era frequentato da molti preti e suore e quindi i controlli delle forze dell’ordine erano nulli.
Servivo ai tavoli seminuda bevande da nomi imbarazzanti e ambigui come “Nettare bianco” o “Lingua di burro”.
Al bordello vero e proprio si accedeva salendo le scale che si trovavano dietro al bancone su cui era appeso il solito cartello per allontanare gli sconosciuti. Ufficialmente era una cantina, ma l’ufficialità non corrisponde mai al vero.
Con il calare delle tenebre e lo sguardo di Dio puntato altrove, i preti romani si divertivano qui, dopo giornate passate a condannare sessualità mal condotte, trovavano rinfresco in questo piccolo locale seguiti da una schiera di bambini e bambine, e guardate un po’, anche Don Davide veniva a farci compagnia.
A loro promettevano il Paradiso, la grazia di Dio e di Gesù Bambino con la benedizione della Madonna, a me diedero l’Inferno sottoforma di Sacro Cuore.

Don Cristoforo era noto per la sua tendenza ad alzare costantemente il gomito. La sua bevanda preferita era “Sangue pomposo africano”, ovvero una miscela di vodka con altri alcolici, una vera e propria porcata, non era un caso quindi che spesso interrompeva le messe perché stava male, come lui diceva “influenza intestinale”.
Oltre a servire i tavoli con abiti succinti, quali vestita da studentessa giapponese, dovevo anche intrattenere gli ospiti, magari sedendomi sulle loro gambe o facendoli annusare i miei seni.
Fu così che quando il 15 ottobre Don Cristoforo mi fece sedere sulle sue gambe e sentii un pizzicotto sulla mia coscia non potei che pensare a qualche pizzicotto tiratomi per soddisfare la perversione di questi uomini di Chiesa.
Passarono cinque minuti quando la vista cominciò ad annebbiarsi e io a barcollare. Afferrandomi per la vita mi portò fuori, aprì la macchina e mi ci buttò dentro.
Non capivo quello che mi succedeva, non ero cosciente.
Mi legò prima le mani e poi le caviglie. Si era preparato tutto bene il bastardo.
Ci furono delle urla, io ebbi la forza di mugugnare ma un tonfo e divenne tutto buio.
La macchina partì a tutta velocità facendomi smuovere a destra e a sinistra, come un corpo morto.

I minuti passavano e alle curve si aggiungevano altre curve e altre curve, qualche rettilineo e curve su curve, dopo un po’ un rumore di un motorino cominciò a farsi costante: qualcuno ci stava seguendo e ne fu certa quando cominciò a tamponarci.
La macchina si fermò così come il motorino, Don Cristoforo scese.
Oltre alla voce del prete si sentiva la voce di un altro uomo, poi i due cominciarono a menarsi e la gente dalle finestre che gridava insulti di vario tipo al ragazzo reo di picchiare e malmenare un uomo di Chiesa.
Un pesante tonfo e dopo poco rividi la luce del lampione, il ragazzo mi tirò fuori dal bagagliaio della macchina dove ero rimasta tutto quel tempo.
Gli effetti della droga stavano passando, la lucidità riprendeva forma nel mio corpo e la sensibilità mi tornava negli arti.
Mi fece salire sul suo motorino e poi partimmo di corsa lontani da lì, mentre nella mia testa “L’Ave Maria” tornava ad echeggiare, pregando questa volta però di non cadere nella tela di un altro ragno.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Impossible Prince