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Autore: Nidham    05/07/2012    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credevo che l'ultima battaglia sarebbe nata nel caos e nella paura, ma trovai il campo ordinato e gli uomini pronti a mettersi in marcia.

C'era un'incredibile quiete, in quel silenzio, una consapevolezza coraggiosa che rasentava la rassegnazione.

Oltre quell'impossibile equilibrio, nel mio cuore, l'urlo demoniaco dell'arcidemone copriva le grida insensate della mia anima.

Dietro di me, la vita e il passato erano nascosti dal velo pesante di una malconcia tenda di cotone; davanti a me, la morte e il futuro brillavano feroci nelle armature ammaccate di decine di soldati.

Sospirai senza fiato e feci scivolare le spade nei foderi di cuoio con la naturalezza di chi, ormai, le ha rese prolungamenti delle proprie braccia.

Il sole era ancora un'inconsistente scia di luce all'orizzonte, ma prometteva di ergersi fiero sulla nostra vittoria.

Perché questa era l'unica verità possibile di quella folle alba: la certezza del nostro trionfo.

Il lezzo acre di fuoco e decomposizione riempiva l'aria, cercando di soffocare le nostre speranze, ma la nostra era un fede senza luce e ruggiva rabbiosa e tenace oltre ogni ragionevolezza.

Sorrisi, in un ghigno da lupo.

Ero pronta.

Ogni trepidazione, ogni angoscia, ogni sogno... tutto ciò che ero stata e che ero si dissolveva nell'ineluttabilità del presente.

Era il momento di combattere, per un futuro che non avrei visto, ma che si sarebbe ricordato di me.

Era il momento di combattere, per un futuro che non avrei conosciuto, ma che avrebbe accolto e cullato coloro che amavo...

La voce oscura del nemico bruciava nel mio petto, prepotente e violenta. Io tacevo.

Non sarebbero state mie le parole che, in quell'alba di sangue, avrebbero condotto gli uomini alla vittoria e alla morte. Un altro era pronto a raccogliere quel fardello e sapevo che ne sarebbe stato degno, che ne avrebbe avuto il coraggio, laddove io non potevo più trovarne.

Avrei combattuto con loro per l'ultima volta, ma ormai ero sola, anche se nessuno poteva ancora rendersene conto... anche se qualcuno non voleva ancora crederlo.

I passi pesanti di Alistair si fusero al mio respiro, mentre l'ultima illusione di noi svaniva nel sole.

Cercò la mia mano senza parlare, per un attimo e per sempre, ma io non la accolsi, perché avevamo consumato l'ultimo addio che potevamo concederci ed era inutile indulgere in quella dolce malinconia ancora una volta.

Sentii il suo dolore, ma, pur senza guardarlo, seppi che non era stato altro che un battito spezzato di cuore. Il suo volto era rimasto fermo e fiero davanti alla verità. Le sue spalle erano rimaste erette nel sollevare quel peso che per tanto tempo aveva rifiutato di portare.

Era pronto.

Forse pronto a morire e non a perdermi, ma di certo, quel giorno, era pronto a diventare un re e una guida per il suo popolo.

Sorrisi, con orgoglio e tenerezza.

Avrei voluto dirgli che lo amavo e sarei stata fiera di rimanere al suo fianco per sempre. Avrei voluto confessargli che non l'avrei mai lasciato morire per me... perché non ero abbastanza generosa da accettare di soffrire al suo posto... perché non ero abbastanza forte da sapergli perdonare la sua maledetta, onorevole scelta al di là della sua vita...

Ma tacevo, perché non c'era più tempo per i rimpianti, perché avevo già concesso troppo alla mia debolezza.

Era il momento di diventare ciò che avevo accettato di essere, eppure dovevo chiedere al destino di pazientare ancora per un attimo, prima di abbandonarmi al suo volere. C'era un'altra persona a cui il mio cuore non sapeva dire addio senza che i miei occhi potessero vederla, almeno un'ultima volta...

Il suo volto, nascosto dall'ombra degli alberi, era l'unico che riuscissi a trovare, al di là del velo sfuocato di quell'abbacinante, spietata realtà.

Ed egli rispose al mio richiamo senza che una sola parola uscisse dalle mie labbra.

Lo sguardo di Zevran, cupo e freddo, nell'approssimarsi della battaglia, si alzò ad incontrare il mio, per sciogliersi in un calore scarmigliato e canzonatorio che si riflesse nei miei occhi.

Con fare ossequioso si eresse in un perfetto saluto militare e poi rovinò la sua posa, ammiccando con sorriso da satiro.

Scossi la testa, serrando in me quell'immagine e sentendo ogni rimpianto scivolarmi via di dosso, mentre mi decidevo a voltarmi verso Denerim e verso la fine, così da non vedere la mano del mio feroce, dolce assassino che saliva leggera e incerta alle labbra per raccogliervi un bacio che la brezza fresca del mattino portasse fino alla mia anima.

 

 

 

E' davvero una vita che non trovavo il modo di aggiornare! Lavoro, lavoro, lavoro... almeno fossero anche stati “soldi, soldi, soldi” ;-p. Anche adesso, ho avuto soltanto un briciolo di tempo per riafferrare la storia e provare a buttar giù qualcosa (che spero risulterà meno orrido di come appaia a me, in questo momento -_-), tanto per riprenderci la mano, aspettando l'arrivo di agosto e, voglio credere, di un po' di tempo libero ^_^

Se c'è qualcuno che ancora si ricorda di questa ff: un bacione e grazie per la pazienza!!!!

  
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