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Autore: Mabelle    05/07/2012    6 recensioni
Gli astrofisici le definiscono "stelle gemelle".
Le stelle gemelle sono fisicamente legate tra loro, non si possono separare con nessuno strumento. La stella più luminosa della coppia è chiamata Primaria, mentre la più debole, Secondaria. Queste due stelle si girano intorno in un movimento orbitale, la loro luce è 70 volte superiore a quella del Sole. Si illuminano a vicenda, ma la stella più forte tenderà piano piano a prendersi la luce dell'altra stella, portandola così a "morire".
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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13. Capitolo tredici.

 

The day, i first met you,
you told me: you'd never fall in love.
But now that i get you,
i know fear is what it really was. -
{Give Your Heart A Break -  Demi Lovato.


Sono esistiti, nonostante tutto.

 

Era distesa sul letto, una mano sul petto che si alzava e abbassava ritmicamente, il respiro era tranquillo, calmo, l’altra mano stringeva quella di Harry, senza lasciarla. Le unghie della ragazza stavano lasciando il segno sulla pelle del riccio.

La notte era trascorsa tra parole e respiri, carezze e sguardi. 

Ormai era mattina e tra pochi minuti Harry sarebbe dovuto andare a scuola, ma la voglia di rimanere e di supportarla erano maggiori.

«Amélie, pensavo di chiamare un medico, sentire cosa dice, parlare, informarlo, ecco.» era incerto su quell’affermazione, sapeva che la ragazza non sarebbe stata d’accordo, 

«A prescindere da tutto, ti avevo detto di no. Sono sempre uscita da sola dalle cose, non ho bisogno di mille persone accanto, basti tu.» si sostenne con le braccia e si alzò, appoggiando la schiena al cuscino «Andiamo a scuola, su.» fece per alzarsi, ma Harry la trattenne, afferrandole un braccio.

«Stai scherzando, vero? Tu non ci andrai, dopo la notte che hai trascorso mi sembra il minimo.» si stupiva della determinazione della ragazza, non voleva mollare.

«Non essere troppo protettivo, Harry.» non aspettò una sua risposta, scese le scale e si diresse verso la cucina, i ragazzi stavano facendo colazione.

«Come stai, Amélie?» domandò Zayn, ancora turbato per l’accaduto.

«Abbastanza bene. Volevo ringraziarvi per stanotte.» le sorrisero e ricambiò. Non mangiò e non bevve niente, la sensazione di vomito glielo impediva e il suo stomaco, ne era certa, avrebbe rifiutato qualsiasi tipo di cibo ingerito.

Harry le cinse i fianchi e, dopo aver salutato i ragazzi, si diressero verso la scuola. Era questo che provava standogli vicino? Un sensazione di sicurezza, una continua voglia di sorridere e ridere. 

 

Sconosciuti.

 

Ecco cosa erano fino a pochi mesi fa. Era sicura che le sarebbe mancato in ogni attimo della giornata, in ogni luogo, in ogni parola che avrebbe sussurrato, in tutto ciò che avrebbe sfiorato. Perchè Harry era questo per lei, l’ultimo tassello del puzzle, quello che lo rende completo, l’ha cercato per tanto tempo e alla fine è stato lui a trovarla. 

 

Sconosciuti.

 

Eppure Harry sentiva di conoscerla da tanto tempo. Così vicini, ma mai abbastanza per diventare un “noi”. Se l’amasse? L’amava come si amano i fiori sbocciare, come la prima nevicata, come la prima sufficienza a scuola, come i regali di Natale. Tutto quello che di cui aveva bisogno era un amore, in cui non si sarebbe messi in mezzo i “nonostante tutto”, i “se avessi” e i “forse” perchè lui aveva sempre vissuto di quelle parole. 

 

«Come si ama, Harry?» dannazione, le sue domande erano sempre così criptiche, erano le uniche a cui non sapeva rispondere, o meglio, non sapeva se avrebbe dato la risposta giusta.

«Non credo ci siano delle istruzioni.» si grattò la testa, nervoso.

«Hai mai amato, Harry?» gli piaceva quando pronunciava il suo nome, voleva che non smettesse mai di farlo.

«Lo sto facendo.» si voltò verso di lei e poté notare il sorriso della ragazza farsi spazio sul suo viso pallido. Harry dovette interrompere quel momento così intenso, erano ormai arrivati a scuola, avanzarono verso l’edificio.

Quella mano appoggiata sui suoi fianchi non la lasciava, Amélie amava sentirlo sul suo corpo, riconoscere la sua presenza. Anche i ragazzi, che avevano preso un’altra strada, erano ormai arrivati e come ogni mattina chiacchieravano agli armadietti, così il riccio ne approfittò per trascorrere del tempo insieme.

Amélie lo congedò con un sorriso, si diresse verso il suo armadietto e prese i libri della prima ora, ma la voglia di fuggire da quell’edificio era tanta, lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare, da capo.

Due mani si appoggiarono sul metallo, che fece rumore, e le bloccarono il passaggio. Sobbalzò.

«Lie.» si morse il labbro e sbatté continuamente gli occhi per impedire che si riempissero di lacrime. Non doveva piangere, non doveva mostrarsi debole. Non voleva nemmeno voltarsi perchè sapeva che se avesse incrociato i suoi occhi sarebbe crollata e questa volta definitivamente. E’ assurdo come una persona di logori dentro. Quando ti guardi allo specchio non ti riconosci più, dovrebbero esserci i segni, le cicatrici, le ferite, invece no, ti ha tolto anche quello, il dolore. Ti ha svuotata ed è difficile rimanere in piedi, andare avanti quando non hai nessun motivo per farlo, quando ogni scelta che fai ha sempre conseguenze negative su te stessa.

«Jason, cosa vuoi?» la voce le tremava, continuava a tenere gli occhi fissi sull’armadietto rivolgendogli le spalle.

«Te.» lo conosceva troppo bene e sapeva che la determinazione faceva parte di lui. L’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi, tuttavia tenne lo sguardo fisso sul pavimento.

 

I ricordi, a volte, fanno più male delle parole.

 

La sua mente venne tempestata da immagini del suo passato e in ognuna di essere compariva Jason. Sorrideva con lui e si domandava perchè avesse fatto quell’enorme errore, perchè si era fatta ingannare. 

Il ragazzo strinse la presa, facendole male, ma non disse niente.

Fu solo allora che Harry si accorse di ciò che stava accadendo, si fece spazio tra la folla e li raggiunse. Lo prese per le spalle, strattonandolo e scaraventandolo dal lato opposto, Jason sbatté contro alcuni ragazzi, facendoli barcollare e quasi cadere.

«Non ti avvicinare a lei. Mai più.» strinse la mano di Amélie, la quale non disse niente.

«Lie, come sei cambiata, una volta non avresti chiesto aiuto a nessuno. Sei solo dannatamente debole e sola.» fu a quelle parole che la ragazza scoppiò, sentì le forze abbandonarla e cadde, toccò il fondo.

 

Sono esistiti, nonostante tutto.












Ciaaaao. :'D
OH MIO DIO, AHAHAH. Sono andata a vedere i risultati degli esami di terza media, grkjrntjkrt, crepo, resuscito, crepo, resuscito, AHAHAH. La mia faccia quando ho visto il voto era "ARE YOU FUCKING KIDDING ME?". Era il mio obiettivo e sapere di averlo raggiunto mi ha reso così orgogliosa di me stessa. Dopo tutto questo giro di parole, il voto è 10, rkjngrkjnr. GIOITE CON ME, YEAH YEAH YEAH. (?)
Tra due giorni parto per la Sardegna, sì, santo cielo, gkjntrg, lol.
Scriverò i capitoli e aggiornerò da là, oppure mi inveterò qualcosa, gkjgntg.
Grazie per le rencensioni, vi amo tanto, belle ragassssuole. (?)
Recensite, mi raccomando. c:
Bacio. xx

Twitter: @__Mabelle


Amélie.

  
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