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Autore: LA dreamer    05/07/2012    1 recensioni
Ahsley e Alice due amiche da sempre, l'una lo specchio dell'altra, l'una la sicurezza dell'altra. E poi c'erano loro, i loro migliori amici, i loro fratelli, i loro amori, i compagni di una vita passata insieme.
New York era grande, era affollata, era piena di gente che andava e veniva, ma mai mi sarei aspettata, in tutto quel caos, di rivederlo.
Mi voltai verso destra come se qualcuno mi stesse chiamando, e dopo due anni rividi lo specchio della mia felicità. Rimanemmo in quella posizione per non so quanto tempo e prima di voltarmi per scappare da lui, sussurrai il suo nome, un nome che mi era mancato, un nome su cui tante volte avevo fatto affidamento << Matt >>
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FLASHBACK

Matt si diede un’ultima spinta col piede destro sullo skateboard prima di toccare il legno massiccio e secco del pontile. Davanti a lui l’oceano sull’orlo del tramonto.
Dietro di lui sentì le ruote di una bicicletta scivolare delicate sul pavimento del pontile e quella vocina inconfondibile che lo faceva sorridere.
-Dovevi aspettarmi Matthew.-Ashley fermò con un gesto secco la bicicletta puntando i piedini a terra e spostandosi un ciuffo di capelli ribelli, portò le braccia al petto respirando affannosamente; Matt sorrise ancora di più facendo comparire le sue fossette angeliche a lato della bocca. Le strofinò i capelli affettuosamente e aiutandola a scendere dalla bicicletta la fece sedere sulla staccionata del pontile tenendola stretta per la vita sottile e ancora infantile.- se la mamma sa che siamo qui ci mette in castigo come minimo per un mese.
-Non lo saprà perchÈ sarà il nostro segreto.
-Mi piace qui Matt.-sorrise ancora una volta Ashley appoggiandosi al petto del fratello stringendo forte la felpa per paura di cadere, ma si fidava troppo di quel ragazzo che aveva il suo stesso sguardo, lo stesso sorriso, lo stesso sangue che scorreva nelle vene. Non sapeva ancora nulla della vita, era fin troppo piccola per sapere certe cose, sapeva solo che non avrebbe mai potuto fare a meno di suo fratello, perchÈ anche con gesti piccoli, come tenerla stretta per non farla cadere, le dimostrava ogni giorno, da quando era nata, che per lui era importante quanto lui lo era per lei.
Ashley sospirò quasi come una persona adulta puntando i suoi occhi verdi verso l’infinito dell’oceano e di quel sole che stava per scomparire nelle acque profonde e scure. Guardò Matt con la coda dell’occhio e vide i suoi farsi quasi lucidi, ma in qualche modo stavano sorridendo, non poteva capire come mai suo fratello avesse quella reazione, ma sapeva, in cuor suo, di doverlo salvare dal dolore.
-Guarda Matthew, guarda il sole sta per scomparire.-esclamò Ashley con una tale sorpresa che fece ridere di gusto Matt.-non ridere guarda.
-Sto guardando Ash, vedi quello è esattamente il momento in cui il sole tocca le acque dell’oceano, lo riscalda e lo accoglie per la notte.
-Quindi domani torna dall’acqua?.-chiese ancora più incuriosita da quella storia così affascinante e surreale.
-Si piccola tornerà dall’acqua, andiamo o mamma ci da davvero per dispersi, dovevamo solo prendere un gelato.- con un gesto leggero Matt fece scendere la sorella dalla staccionata del pontile prendendo lo skate in mano e con l’altra la mano di Ashley.
Ashley prese a spingere la bicicletta guardando per terra.
-Tutto ok Ash?
-Si, sai Matt un giorno diventerò il presidente di Huntington Beach e farò chiamare questo pontile come me.
-Però hai le idee chiare.-scoppiò a ridere Matt dandole un buffetto sulla guancia rosea.
-Non ridere stupido ho dieci anni ormai sono grande devo pensare a certe cose.
-Hai già abbandonato l’idea di diventare una rock star?
-Si perchè tu e Zacky mi avete rubato l’idea.-si imbronciò mostrando il labbro inferiore con la sola conseguenza di far ridere ancora di più il fratello.
-Ti chiedo scusa a nome di entrambi. E oltre a questo cosa farai da grande?
-Sposerò Zachary James Baker.-proferì come una promessa solenne portandosi la mano sul cuore.
-No parente di Zacky no ti prego.
-Non si discute ormai Ë deciso.
-E lui lo sa, o meglio è d’accordo?.-incalzò Matt aprendo il cancelletto di casa e aiutando Ashley a portare la bicicletta in garage.
-No, ma lo sarà.-Ashley fece un sorriso a 32 denti e scappò in casa. Matt la guardÚ correre in casa con un sorriso che lo fece sentire così bene da dimenticare il momento di debolezza sul pontile. Quella bambina era tosta, fin troppo per la sua età e per la media delle bambine di quell’età e sapeva bene che in futuro sarebbe stata una testa dura che non si sarebbe fermata davanti a nulla se non alla morte, ma forse anche in quella occasione avrebbe lottato a testa alta per salvare e tenersi stretta ciò che era suo e a cui teneva.
FINE FLASHBACK

MATT P.O.V.*

L’immagine di me e Ashley su quel pontile non mi lasciò in pace nemmeno un momento. Ricordavo perfettamente tutti i miei pensieri, quello scambio di battute nel tragitto fino a casa e quell’ultima visuale di lei che correva in casa felice e spensierata con le sue idee ben chiare e salde nella mente.
Non era diventata il presidente di Huntington Beach, non era diventata una rock star ne un’astronauta e forse non aveva sposato Zacky, ma si era innamorata di lui facendolo cadere ai suoi piedi esattamente cinque anni dopo. Fu una storia che durò poco, ma posso dire che fu un amore reale e non casuale, Zacky la trattò come si suol dire con i guanti e Ashely era felice, finchË tutti e due si resero conto che erano come due fratelli e che quell’amore era solo un sentimento fraterno.
Ashley la superò in fretta come qualsiasi vicenda brutta e dolorosa, lei soffriva in silenzio e andava avanti. Zacky invece ci mise di più, Zacky, anche se non lo ammetteva, amava ancora quella ragazzina completamente pazza e testarda e forse ora avrebbe amato ancora quella piccola donna cresciuta troppo in fretta.
Sorrisi impercittibilmente senza farmi vedere, anche se l’occhiata che mi lanciò Syn mi fece desistere dal tentativo di ricordare senza avere intrusi. Ricordavo ogni singolo momento passato con lei, ogni singolo ricordo era custodito nella mia mente e nel mio cuore come quel giorno in cui le presentai il tramonto sull’oceano con la visuale dal pontile, la migliore di tutta Huntington Beach; da quel momento Ashley si innamorò talmente tanto di quel momento, che durava si e no cinque minuti, che ogni volta che poteva scappava su quel pontile per pensare, per piangere, per sfogare la sua rabbia verso la vita e il mondo che a detta sua andava sempre nel verso sbagliato. E così scappava da tutto e da tutti, anche per ore le volte e se non tornava bastava andare su quel pontile e la trovavi con lo sguardo perso nel vuoto, le gambe a penzoloni sull’oceano e il mento appoggiato alle braccia incrociate sul caldo legno della barricata aspettando il momento in cui il sole avrebbe toccato le acque riscaldandole per poi farsi accogliere da esse per la notte.
Fui scosso dai penseri quando Zacky si materializzò davanti a me porgendomi un bicchiere di caffè con latte freddo, annuÏ prendendo il bicchiere e lo ringraziai con lo sguardo, nei suoi occhi il vuoto più totale. Guardai verso Brian che invece era rimasto immobile nella stessa posizione da quando eravamo arrivati, con la testa appoggiata al muro fissando il soffitto. Brian era identico ad Ashley su molte cose, soprattutto per il fatto che anche lui soffriva in silenzio senza fiatare, ma avrebbe ceduto e io lo sapevo conoscendolo ormai come le mie tasche, prima o poi Brian Haner sarebbe scoppiato in mille pezzi facendo trapelare tutto il suo dolore.
Alice invece rimaneva seduta lontana da tutti quanti. Persino Danny e Josh le stavano lontani ed era persa, persa nei suoi pensieri in quell’espressione che mi aveva fatto innamorare di lei dalla prima volta che l’avevo vista, non so a cosa pensava, ma avrei pagato con la vita pur di poterlo sapere di nuovo, esattamente come quando stavamo insieme, tra noi non c’erano segreti, tra noi non c’erano bugie e ogni singolo pensiero era reso pubblico. Ma ora, ora nulla era come prima e io ne ero la causa.
Zacky si avvicinò alla sorella porgendole amichevolmente il caffè, Alice lo prese con un gesto secco buttandolo nel cestino per poi alzarsi e camminare per il lungo corridoio con le braccia conserte mordendosi in modo nevrotico le labbra sottili, uno dei tratti che caratterizzava quella ragazza e che la differenziava dalla somiglianza con Zacky.
Solo nel momento in cui le porte della camera di Ashley si aprirono, facendone uscire un dottore abbastanza giovane e dal camice bianco, incominciai a respirare. Improvvisamente tutti quanti si rianimarono, ma solo Alice si fiondò sul dottore abbracciandolo. Io e Zacky ci scambiammo uno sguardo interrogativo, ma in quel momento la priorità era un’altra. Brian mi fece un cenno con la testa di andare a parlare col dottore e come se fossi guidato da dei fili invisibili e un burattinaio immaginario, mi incamminai nella direzione delle due figure che parlavano a bassa voce.
-Dottor Robinson la prego mi dica che va tutto bene.
-Alice ascolta calmati.-arrivato davanti a loro il dottore mi guardò da capo a piedi soffermandosi sulla mia faccia. Sorrisi educatamente e porsi la mia mano che venne stretta in una presa ferrea.
-Matthew Sanders sono il fratello di Ashley.
-Buongiorno signor Sanders sono il dottor Robinson, mi sto occupando di sua sorella dall’inizio.- Alice sbuffò visibilmente roteando gli occhi con fare scocciato e ora iniziava a scocciare anche me il suo comportamento, non era il momento di fare certe scene, non in quella situazione troppo delicata.- Alice senti so benissimo la situazione e so anche che tu hai la delega dei genitori di Ashley per qualsiasi cosa in loro assenza, ma in questo momento c’è qui suo fratello e volente o nolente è un parente, quindi ho l’obbligo e il dovere di parlare anche con lui.
-Troppo comodo.-commentò acida Alice
-Lasciamo le questioni personali alla fine, ora se volete seguirmi nel mio studio, possiamo parlare di tutto.- Il dottor Robinson pronunciò quella frase con tono autoritario come se stesse parlando a due bambini che litigano per un gioco. Annuimmo entrambi e lo seguimmo stando a debita distanza, lei per disgusto io per paura di non riuscire a resistere all’impulso di abbracciarla e sentire di nuovo il suo dolce profumo di fresco e di fiori.
-Stammi lontano Sanders.
-Non c’è problema Baker.-e invece di problemi ce n’erano e anche tanti. Mi sedetti alla destra della scrivania, mentre Alice spostava la sedia ancora più verso sinistra, il più lontano possibile da me. Era solo disgusto quello che provavi piccola Allie?
-Dunque la situazione per ora è stabile, siamo riusciti a stabilizzare la crisi riportando i valori ad uno stato abbastanza normale, non tutti sono stabili è ovvio, ma almeno l’abbiamo salvata da un emoraggia interna.-annuimmo entrambi trattenendo il respiro.- in questo momento Ashley si trova in uno stato di semi coma farmacologico.
-Cosa significa?.-lo interruppi, precedendo la domanda che stava per fare Alice, mi guardò male colpendomi in pieno con il suo sguardo, ma non mi feci intimorire, sorrisi quasi beffardo, un punto a me.
-Ve lo spiego nel modo più semplice e forse stupido che esista e con questo non voglio offendervi.-precisò subito sorridendo.- Ci sono due modi di definire una persona in coma. Può avvenire in modo spontaneo, ovvero è il fisico che lo decide, oppure esiste il coma farmacologico ovvero uno stato indotto da farmaci,in genere forti sedativi, per ridurre al minimo le funzioni nervose e celebrali, per permettere al corpo ( o al sistema nervoso ) di "dedicarsi" esclusivamente alla guarigione o alla migliore ricezione di farmaci senza ulteriori dispendi di energie o stress. Ashley Ë in uno stato di semi coma farmacologico cioè per il 50% Ë in coma naturale e per il restante 50% l’abbiamo portata noi per studiare il livello a cui Ë arrivato il tumore e vederne la reazione a contatto con i farmaci.-Era affascinato da quella spiegazione e allo stesso tempo impaurito, cosa sarebbe successo se il 50% di quel coma naturale non si fosse più svegliato, c’era questa assurda e impessabile possibilità?
-Ok detto questo, la domanda sorge spontanea.-Alice prese un grosso respiro prima di fare la domanda a cui nessuno voleva pensare, ma di cui tutti volevano conoscere la risposta.- Si risveglierà?
Robinson portò le mani alla bocca come se stesse pregando e ci fissò per qualche istante prima di rispondere. Stava calibrando le parole, stava temporeggiando, stava per farmi innervosire più dell’ostilità di Alice.
-Voglio essere sincero con voi due, quello che è successo oggi non era previsto e non doveva essere previsto e non mi importa dei vostri casini sentimentali o delle vostre divergenze passate, Ashley non era pronta a questa crisi e forse non ci sarebbe nemmeno mai arrivata e se non fosse stata messa cosÏ tanto sotto pressione. Alice tu sapevi la sua situazione era anche dovere tuo evitare il tutto.
-Lo so dottore e mi sento abbastanza in colpa per questo.-Alice abbassò lo sguardo sulle sue mani sospirando profondamente.
-No dottore è colpa mia.-ammisi con tono serio.
-Oh finiscila Matt di fare la vittima che nessuno ti premia per questo.-scoppiò Alice agitandosi sulla sedia.
-Non sto facendo la vittima mi sto prendendo le mie colpe e le mie responsabilità Alice.-risposi secco guardandola e sostenendo il suo sguardo cosÏ freddo da farmi rabbrividire.
-No certo. Troppo comodo tornare e fare il fratello interessato e premuroso solo per far bella figura Matthew davvero troppo comodo e questo discorso vale per te come per tutti quelli li fuori
-Alt basta.-Robinson picchiettò la matita sul tavolo per far tornare l’ordine nello studio.-non volevo scatenare questa lite, cercavo solo di farvi capire la situazione, comunque risponderò alla tua domanda Alice, dicendoti che la notizia positiva è che se si sveglia, abbiamo un donatore pronto e l’ok per l’operazione, ma non so dirti quando si sveglierà.
-Cosa vuole dire con questo dottore?.-chiesi ancora di più col panico addosso.
-Che può svegliarsi tra un giorno, tra una settimana, tra un mese oppure può non svegliarsi signor Sanders.- a quella frase Alice si alzò di scatto dalla sedia facendo trasalire anche me, recuperò la felpa e uscì dallo studio sbattendo la porta. Guardai il dottore con la paura scritta a caratteri cubitali, incontrando sul suo volto un po’ di compassione e di comprensione.- le chiedo solo una cosa, lasciate questi litigi fuori da quella camera, anche se sua sorella è in coma sente e percepisce tutto.
-Non si preoccupi ha la mia parola.-mi alzai e gli strinsi di nuovo la mano. Quando aprì la porta dello studio mi trovai a fronteggiare Zacky e Brian che mi aspettavano in preda all’ansia.
-Che cazzo è successo Matt?.-urlò Brian avvicinandosi ancora di più a me.- Alice è uscita da qui ha preso la borsa ed è scappata urlando di non provare a rivolegerle la parola perchè tanto c’è il fratello premuroso che si occupa di tutto.-sospirai esausto della situazione cercando di non ricordarmi che eravamo solo all’inizio di tutto quell’incubo.
-Niente solite discussioni Brian.
-Che cosa ha detto il dottore?.-insistette Zacky mordendosi il piercing al labbro.
Mi passai una mano sulla faccia prima di iniziare a parlare:
-Ashley è in uno stato di semi coma farmacologico, in parole povere metà in modo naturale e metà per mano dei farmaci, se si sveglia possono farle un trapianto hanno già un donatore.
-Ma si sveglierà vero Matt?.-Brian mi pose quella domanda come un bambino piccolo che cerca sicurezza negli occhi di sua madre e in quel momento vidi il Brian indifeso che aveva bisogno di qualcuno che non lo facesse scivolare nel dolore più totale.
-Può svegliarsi in qualsiasi momento come può non svegliarsi Bri.
-St..Stai scherzando Matt?.-balbettò Zacky cercando di tenere a bada il tremore del corpo che aveva preso possesso di tutti i suoi muscoli.
-Purtroppo no Zack.-confessai abbassando la testa, Zacky si voltò dandomi le spalle mettendo le mani in tasca e alzando il volto verso il soffitto cercando in tutti i modi di reprimere la voglia di spaccare tutto e di piangere tutte le lacrime che un essere umano possiede in corpo. Brian mi spaventò in quel momento. Passarono pochi secondi in cui non lo vidi respirare e prima che potessi fare o dire qualcosa, il suo corpo tremò e il suo braccio, come se guidato da una forza innata, si alzò sferrando un pugno alla porta del bagno.
-FANCULO.-urlò accompagnando quel gesto, non so se lo fece per il dolore che provò alla mano oppure per quella notizia che gli avevo appena dato. Brian stava decisamente crollando.
-Cristo Bri vuoi stare calmo.-gli presi la mano costatando la gravità della cosa. Se la sarebbe cavata con un po’ di ghiaccio e un cerotto.
-Non ci riesco ok? Non posso stare calmo cazzo Matt e tu lo sai.-in quel momento Alice tornò guardando me e poi Brian con sguardo preoccupato, non osavo immaginare quale forza le stava impedendo di correre dal suo amico per curarlo come sempre aveva fatto. Scosse la testa e passando dritta tornò a sedersi sulla stessa sedia di qualche ora prima. Danny e Josh si avvicinarono per chiederle se c’erano novità. Li liquidò con poche parole e in quel momento mi sentÏ in colpa nei loro confronti perchè gli avevano scosso la vita così in maniera devastante da non avergli dato nemmeno il tempo di realizzare, eravamo entrati nelle loro vite con una tale prepotenza che non riconoscevo nei nostri caratteri. Mi scusai mentalmente con loro appuntandomi di parlarci prima o poi.
-Zacky accompagna Brian a farsi dare del ghiaccio.
-Non lo voglio.-protestò peggio di quando Ashley da piccola doveva prendere le medicine.
-Non rompere il cazzo Haner e vai a farti medicare.
-Sta arrivando Jimmy con Johnny.-mi disse Zacky incamminandosi con un Brian dolorante, mentre Alice sussultò all’udir di quei due nomi e proprio quando stavo per sedermi per riposarmi vidi sbucare quelle due figure famigliari dal fondo del corridoio. Jimmy camminava con le mani nel giubbotto di pelle e gli occhiali ancora calati sul viso, mentre Johnny controllava il telefono prima di alzare la testa e incrociare i nostri sguardi. Rallentò il passo lasciando che fosse Jimmy a fare o dire la prima parola, Johnny aveva paura e forse soffriva, Johnny si sentiva terribilmente in colpa per quel gesto di tre anni fa, non potevo biasimarlo, ma lo compativo perchÈ anche io avevo avuto paura bussando alla loro porta.
-Ciao Shadz.-Jimmy mi abbracciò dandomi due pacche sulla schiena.-Alice.-le sorrise facendo un piccolo inchino. Jimmy invece mi stupiva sempre di più, sapeva bene quali fossero i pensieri della ragazza, il suo sguardo diceva tutto, sapeva che se solo avesse potuto Alice avrebbe vomitato parole di odio puro anche nei suoi confronti, eppure non si risparmiava questi gesti, come se non fosse mai successo nulla, come se fossimo ancora il gruppo di sempre.
-Sullivan, Seward.-pronunciÚ con serietà i loro cognomi facendo comparire sul suo volto un sorriso sadico e talmente malizioso che dovetti distogliere lo sguardo dalla sua bocca.
-Ciao Alice.-anche Johnny provò a sorridere, ma il risultato fu ben diverso da quello che Jimmy era riuscito a sostenere. Johnny era troppo sentimentale quando si trattava di Alice e Ashley.
-Ciao giornalista e fotografo.-Jimmy si rivolse a Danny e Josh assumendo la sua solita faccia da presa per il culo, non prima di avermi strizzato l’occhio, si stava divertendo troppo in quel momento e glielo si poteva leggere in faccia da quanto era gonfio di orgoglio. Alice fece un sorrisino quasi divertito prima di tornare seria vedendo tornare Zacky e Brian con la mano fasciata e il ghiaccio sopra di essa.
-Vedi a fare il cazzone Haner cosa succede? Ci si fa la bua.-lo prese in giro Jimmy accarezzandogli i capelli ed evitando una gomitata nello stomaco. Ringraziai qualsiasi divinità esistente per aver fatto arrivare Jimmy a salvare quella tensione.
-Alice noi dobbiamo andare in ufficio. Ci tieni aggiornati?.-Danny si alzò seguito da Josh infilandosi la giacca e il cappellino.
-Andate tranquilli piccolini miei, ci siamo noi qui non c’è da preoccuparsi.-disse Jimmy sistemandosi meglio sulle sedie dell’ospedale, sorridendo in modo divertito e strafottente.
-Grazie Sullivan per aver chiarito il punto.-rispose Danny acidamente mentre ci passava davanti senza guardare in faccia nessuno.
-Quando vuoi Devoi.-lo salutò a mo soldato prima di far eccheggiare la sua risata in tutto il corridoio. Josh si avvicinò a Alice dandole un bacio sulla fronte, spostai subito lo sguardo verso il muro provando un senso di gelosia improvviso e enorme. Avrei voluto alzarmi e spaccargli la faccia impedendogli di toccare ancora una volta la sua pelle, di toccare qualsiasi cosa le potesse appartenere. Quel gesto sembrò durare un’infinità e solo quando le sue labbra si staccarono dalla sua fronte, sentÏ la rabbia scivolarmi addosso. Josh passò davanti a noi senza salutarci e non mi stupì questo suo gesto anzi me lo sarei quasi aspettato.
Quando anche loro se ne andarono il silenzio tornò a fare pressione sui nostri stati d’animo, avrei voluto dire qualcosa, anche una singola cosa, ma non sapevo che cosa, avrei voluto far si che tutto tornasse al suo posto, avrei voluto convincere Alice che ero ed eravamo realmente pentiti del nostro gesto, che la amavo ancora così profondamente da non riuscire più a tenerlo chiuso dentro di me, ma non sarebbe servito a nulla, lei non aveva più orecchie per ascoltarmi, non aveva più occhi per guardarmi, aveva solo una bocca pronta a sputare veleno su me e tutti i presenti in sala.
Recuperai il cellulare dalla tasca dei jeans e senza nemmeno guardare chi era risposi. La voce di mia madre riempì un po’ il vuoto che mi stava avvolgendo lentamente.
-Eih mamma.-Alice alzò di colpo la testa fissandomi speranzosa.-si ok vi vengo incontro. Ah va bene siamo al sesto piano, appena entri nel reparto segui le indicazioni per la rianimazione, appena aprì le porte ci vedi. Ci siamo tutti. Si è qui. Si è tutto uno schifo mamma. Vi aspetto.-spensi la chiamata e appoggiai la testa al muro. Non avevo più forze.
-I tuoi?.-chiese Brian buttando via il ghiaccio e ricevendo sguardi poco graditi da parte di Jimmy.
-Stanno salendo.
-C’è anche Norah?
-Non credo, non lo so Brian non so più un cazzo.-mi alzai dalla sedia appoggiandomi alla finestra. Il sole stava calando lentamente lasciando il cielo di un color arancione intenso. Lentamente spariva e si accucciava dietro ai grossi grattacieli di New York e anche se quello era un tramonto, non riuscÏ a farmi sorridere come sempre ci era riuscito. Cercai il punto più lontano che l’occhio umano riuscisse a vedere, ma ero troppo distratto per poterci riuscire, cercai il punto in cui il sole toccava le acque, ma da quella postazione non mi era possibile, non trovai una sola cosa che potesse darmi un po’ di tranquillità visto che l’unica persona che in quel momento avrebbe potuto darmi sollievo era seduta a pochi passi da me e mi odiava, mentre l’altra persona, mia sorella, era stesa su un letto bianco in una stanza anonima persa in chi sa quale mondo sognante; Quando le porte si aprirono Alice scattò in piedi correndo verso mia madre per poi gettarsi tra le sue braccia. Mia madre la cullò per un po’ accarezzandole i capelli lunghi e scuri.
Nel momento in cui incrociai gli sguardi pieni di dolore dei miei genitori, mi sentì come un bambino, feci un tuffo nel passato cercando di ricordarmi come fosse essere coccolato dalla propria madre e trovarne conforto nel semplice gesto di un abbraccio.

Non ho scuse per il ritardo catastrofico, spero solo che qualcuno legga ancora la mia storia e INVOCO PERDONO.

LA dreamer
  
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