*Arashi in Love*
Capitolo 14
-Venerdì 17 -
Non ero mai stata superstiziosa, ma in quel momento, quando
conobbi la signorina Kuroi Keiko,
pensai seriamente che la superstizione avesse messo il
suo zampino. Era venerdì 17, e dire che mia
madre mi ripeteva spesso di portare un portafortuna al collo. Chissà
forse mi avrebbe aiutato a tenere quella donna alla larga. Ma
poi capii che sarebbe stato inevitabile incontrarla.
Quando mi chiese chi fosse un moto
di pura rabbia mi avvolse. Non notai nemmeno gli sguardi preoccupati degli
altri quattro uomini intorno a noi.
Semplicemente le avrei sfondato
quel suo dolce visino se avessi potuto. Ma,
sfortunatamente per lei, sono e resto una persona civile.
Sfoggiando un sorriso diabolico feci un inchino e le
risposi: -piacere di fare la vostra conoscenza...- dissi in tono educato, sottolineando la mia superiorità alle sue
provocazioni.
Evidentemente doveva aver intuito la sfumatura delle mie
parole, perchè una faccia schifata le si stampò
in volto. -Aki-chan, da quanto tempo te la fai con le mocciosette?- si
voltò verso di lui con uno sguardo fintamente scettico, ignorandomi
totalmente.
-Keiko, ti suggerirei
di comportarti più educatamente...- proferì lui in tono
irritato.
-Come preferisci, tanto non dura un
mese- disse per poi voltarsi e raccogliere la sua valigetta. -Ragazzi, ci
vediamo, il mio treno arriva a momenti-
Si voltò scomparendo tra la folla. Guardai
l'orologio, a breve sarebbe arrivato anche il mio.
-Akira, il mio treno sta per
arrivare...- dissi in tono pacato.
-Ti accompagno se vuoi...- disse
lui tornando gentile e guardandomi un po' preoccupato.
-Non occorre- sorrisi e mi voltai
verso i suoi amici per salutarli. -Perdonate se non mi fermo oltre...- feci un
inchino.
Il ragazzo dai capelli blu sorrise. -Tranquilla, è un
piacere conoscerti.... possiamo chiamarti Arashi?- chiese.
-Certo- annuii poi mi allontanai di
corsa.
Mi voltai un istante per vedere Akira
e lo vidi accerchiato dai tre puntaspilli che gli battevano
la mano sulla schiena. Scossi la testa perplessa per poi correre dentro al vagone un attimo prima che si chiudessero le porte.
Sospirai. Il ricordo di quella donna mi lasciò tesa
per tutto il tragitto, fino a che non arrivai alla mia fermata.
Mi concentrai sulla folla alla ricerca di Sachiko. Infine la vidi che agitava la mano per farsi
vedere.
-Eccoti! Allora racconta come è
andata a San Valentino?!- mi chiese immediatamente.
-Buongiorno anche a te!-esclamai prendendola in giro, poi
partii con il racconto della serata e di quello che era successo la sera prima.
-Wooow!! Non ci credo!-
strillò eccitata quando gli dissi del bacio.
Arrossii e continuai a camminare in silenzio.
Lei prese a ridere a crepapelle fino all'entrata
dell'università.
Poi cercai di distrarla chiedendole delle lezioni del
giorno: -Oggi abbiamo Letteratura occidentale con il prof Tegami- rispose prontamente lei.
Ci avviammo nella folla e come sempre eravamo sedute ai
primi banchi. Non erano in molti a frequentare quell'università,
molti non venivano ammessi, altri invece non potevano
permettersi una retta tanto alta come la nostra.
Nella classe saremmo stati poco
più che una cinquantina.
Sedute nei primi banchi sfogliavo
gli appunti, mentre Sachiko insisteva nei dettagli
della sera prima.
Infine la porta si aprì, ma non fu piacevole
ciò che vidi. Kuroi Keiko
era appena entrata in tutto il suo "splendore", accompagnata dal
rettore "Kinniku", così lo
chiamavamo io e Sachiko. Era sempre stato un uomo muscoloso... ma aveva l'aria del gigante buono.
-Ragazzi, questa è la signorina Kuroi
Keiko, sarà la supplente del professor Tegami,
che purtroppo ha avuto uno spiacevolissimo incidente dove si è rotto
diverse ossa che non sto qui ad elencarvi, siate
educati, arrivederci- come sempre, in tutte le sue comparse fulminee,
presentò come da copione e sparì nel corridoio.
Quella donna si presentò alla
classe, poi, solo in un secondo momento parve notarmi. E cominciò con un discorso in cui sosteneva che solo
pochi meritevoli sarebbero stati ammessi alle classi successive.
Imprecai in silenzio, sapendo che dietro quelle parole si
nascondeva una sicura lotta per ottenere la promozione con lei. Sicuramente mi
avrebbe impedito in tutti i modi di passare di classe. Sfortunatamente per lei,
non sapeva con chi avesse a che fare.
Sorrisi fingendo ammirazione per tutta la durata del corso,
poi, una volta fuori, andai con Sachiko alla mensa.
Poco dopo anche Kaji si unì a noi.
Sachiko parlava lamentandosi:-Quella supplente si crede una gran donna, solo
perchè è bella d'aspetto! Che arroganza!
E poi che nome assurdo: "nero" che razza di
cognome è?!- sbottò adirata.
-Non dirmelo, quella donna mi farà patire le pene
dell'inferno, ne sono sicura- sibilai appoggiando i
gomiti sul tavolo e addentando dei polipetti che
avevo messo nell'obento.
-Andiamo, nemmeno ti conosce!-
rispose Kaji alzando le spalle.
-Magari fosse così, l'ho
conosciuta questa mattina, esce nella compagnia di tuo fratello!- mormorai tra
i denti, masticando il polipetto.
-Aspetta...- disse Kaji guardandomi sconvolto. -Dimmi
che non si chiama Keiko Kuroi!-
-Bingo!- esclamammo io e Sachiko all'unisono.
-Allora si che sei nei guai! Quella
è la ex di mio fratello! E' una vipera!
All'ultima fidanzata è arrivata a rasarle i capelli a zero! Non farla
arrabbiare, è immischiata in giri poco
raccomandabili!- mi avvertì lui.
Chiusi gli occhi e tirai una testata al tavolo. -Maledizione...-
sibilai.
-A meno che...- aggiunse poi in tono più cauto...- a meno che tra te e mio fratello non ci sia nulla...-
-Ma sei ieri sera...- iniziò
Sachiko alla quale tappai immediatamente la bocca
ficcandole un gamberetto in gola.
La vidi passare alle spalle scrutando con
la coda dell'occhio, pensai bene di farmi sentire. -Kaji,
io e Akira, siamo solo amici, tra
di noi non c'è nulla!- tenni un tono di voce abbastanza alto da
farmi sentire.
Kaji e Sachiko
capirono che c'era lei nei paraggi e quindi annuirono con poca convinzione.
Terminato il pranzo andai alle
ultime lezioni e mi diressi in fretta a casa.
Arrivata alla mia fermata scesi dal
treno e mi scontrai immediatamente con Akira, appostato
vicino ad un pilastro.
-Arashi, ti aspettavo... vieni con
me- senza aggiungere altro mi invitò a
seguirlo, mentre si guardava intorno circospetto.
Usciti dalla stazione ci dirigemmo verso
casa mia, senza scambiarci una parola per tutto il tragitto lui mi
lasciò davanti casa.
Senza avvicinarsi troppo mi fece capire, usando i gesti che sarebbe passato come la sera prima per la finestra.
Lo salutai con la mano ed entrai in casa. Prima di chiudere
la porta tuttavia capii il perchè dei suoi silenzi durante la
passeggiata. Dietro un angolo s'era appostata
Tolsi velocemente le scarpe e corsi su per le scale piombando
nella camera dei miei fratelli.
Shin era a computer
mentre Kamui era intento a leggersi un libro.
Il campanello suonò.
-Ara-chan,
potresti andare tu ad aprire?- chiese Kamui annoiato.
-No, dovete andare voi, chiederanno
di me, ma dite che sto poco bene!- esclamai schiodando Shin
dal computer e costringendolo a scendere.
Al campanello insistevano e il gemelli
andò ad aprire.
Lo vidi, da dietro la tenda della cucina, che stava
discutendo con
-Cosa voleva?- chiesi in fretta.
-Sapere se abitavi qui e in che rapporti eri con i Norimogase.- disse tranquillo.
-E tu cosa gli hai risposto?-
chiesi nuovamente agitata.
-Che abiti qui e che i rapporti con
i tuoi amici non sono affari di dominio pubblico...- disse un po' scocciato e
storcendo il naso -Mi è parsa maleducata, poteva almeno presentarsi
prima, è una bella donna, ma si vede che ha un pessimo carattere...-
-E' la supplente di lettere, e la ex di Akira...- dissi con calma
ritrovata.
-Deve essere ossessionata da quel tipo
allora per pedinarti a quel modo!- disse lui preoccupato. -Vuoi che ti accompagnamo d'ora in poi?- si offrì.
-Per ora non occorre...- sorrisi cercando di sdrammatizzare.
Poi salii in camera mia.
Non so cosa feci, ero troppo nervosa, aspettai Akira e per poco non gli rompevo una mano
quando lo sentii bussare alla finestra.
-Fortuna che hai aperto subito- si
richiuse la porta alle spalle. -Mi controlla temo, ma nessuno mi ha
visto uscire di casa, non ho usato il portone principale-
sorrise e tirò un sospiro di sollievo.
Poi mi sfiorò la guancia con la mano e
s'avvicinò a me baciandomi.
Questa volta non ne rimasi affatto
sorpresa. Ricambiai il bacio, che tuttavia, fu
più breve della sera prima.
-Perdonami, ti sto solo mettendo
nei guai...- sospirò lui. -Non dovrei nemmeno essere qui...- scosse il capo.
-La tua amica... quella Kuroi... è la mia insegnante di Lettere occidentali...- sospirai
trattenendolo per una mano.
Lui tirò un pugno in aria, quasi con rabbia, ma attento ad evitarmi.
-Questa non ci voleva... Keiko...
è pericolosa... Forse è meglio che ti stia alla
larga...- disse lui avviandosi alla finestra.
Lo vidi aprirla e istintivamente lo
presi per la mano esclamando una sola parola: -No!-
Lui si voltò, richiuse la porta a finestra e mi
sorrise. -Non dovresti tenere la voce bassa?- chiese.
Scossi il capo e sorrisi, questa volta maliziosa. Non seppi
nemmeno io cosa mi spinse a farlo, ma mi avvicinai a
lui, le nostre bocche erano distanti pochi centimetri, -Sono sola in casa, i
miei sono appena usciti...- e questa volta, fui io a baciare le sue di labbra,
mentre le sue mani mi tiravano verso di lui.