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Autore: marguerite_murcielago    05/07/2012    1 recensioni
Quando Roxanne Mellinger, poco più che una ragazzina inglese, incontra Anthony Hoyt, scostante e volubile, spesso un vero bambino, non c'è dubbio: è un colpo di fulmine. Purtroppo, tutto ciò che faranno dovrà piegare le ginocchia sul fondo di una scialuppa.
«Ti amo» gli disse, pianissimo, come se avesse appena confessato un orribile segreto.
«Ti ho amato anche io» replicò lui, stirando il volto in un sorriso forzato.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We must be two to tango'
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The tango will go out
{Me dejaste, me dejaste
El alma se me fue, se me fue corazón,
Ya no tengo ganas de vivir,
porque no te puedo convencer
}

 
«Ho fatto qualcosa di male?» proruppe Dichter, aggrottando le sopracciglia.
Roxanne sospirò, abbassando le palpebre con aria scontenta. «Forse. È possibile.»
Lui sembrò interdetto, per qualche secondo, dopodichè batté le palpebre con aria innocente ed esibì un sorriso stupefacente e privo di rimorso, mentre le circondava la vita con un braccio.
«D’altronde, è nel mio sangue far crollare ai miei piedi tutte le fanciulle che mi piacciono.»
Quindi lei gli piaceva? Sentì una tale vampa salirle al volto che temette di sentire il trucco leggero sciogliersi da un momento all’altro. Se solo…
Che sciocchezze!
Stava per scostarsi, quando un nuovo ballo iniziò e Dichter la attirò a sé, senza darle nemmeno la possibilità di replicare. Non che ne avesse l’intenzione, dopotutto non stavano facendo niente di male. Avrebbero solo ballato.
«Roxanne!» Dichter le stava sussurrando qualcosa all’orecchio, ma ciò non le impedì di udire la voce di Anthony – e non poteva essere solo una sua impressione, il fatto che sembrasse così… affranta, non avrebbe saputo in che altro modo descriverla.
Smise di ballare, all’improvviso.
Qualcuno la urtò e la rimproverò sottovoce, eppure rimase lì dov’era, inchiodata a terra dallo sguardo dell’uomo. Aprì la bocca, senza dire nulla. I ballerini giravano loro intorno, eppure c’erano solo loro due che si fissavano nella sala.
Dichter la sospinse delicatamente verso di lui.
«Anthony, scusami. Non puoi essere geloso di Dichter, è molto stupido.»
«Ma… sei molto sciocca se lo chiami per nome con questa familiarità» replicò Anthony, stizzito. Roxanne assottigliò lo sguardo e lo prese per un braccio, conducendolo a forza in un angolo.
«Insultami in privato, per favore.»
Anthony la fissò con aria apertamente scortese e irritante e non si degnò di risponderle.
All’improvviso la ragazza sentì il sangue ribollirle e montarle nel sangue, mentre stringeva le dita per impedirsi di scrollare quello stupido e di schiaffeggiarlo; anche se entrambi erano lo stereotipo del sangue anglosassone, con occhi chiari e pelle pallida, le parve logico pensare di discendere da una stirpe di caldo sangue spagnolo, tanto la sua furia era bollente e scura!
«Non rispondi nulla?! Allora posso tornare da Dichter, che saprà di sicuro apprezzare la mia compagnia più di quanto tu non faccia» sibilò, rilassando i muscoli del volto, ma Anthony le afferrò un polso e le sfiorò la guancia con le dita dell’altra mano.
«Non è necessario» replicò, con voce ferma. «Ma tu… ma tu… fai male.»
Roxanne sentì una fitta, come se Anthony fosse davvero stato un bambino da proteggere; e allo stesso tempo le fu chiaro che le sarebbe stato impossibile, nel momento del bisogno, stringerlo tra le braccia, proprio come un infante, l’avrebbe perso. Si sentì male.
Davanti agli occhi le vorticò una nebbia scura, opprimente, poi rinvenne tra le braccia di Anthony, che la scrutava con un’espressione a dir poco preoccupata. Era magrissimo, sotto la camicia. Fece del suo meglio per sorridere, per quanto si stesse rivelando difficile.
«Bevi questo» ordinò perentorio e Roxanne ubbidì, sorseggiando il vino leggero.
Mandò giù un ultimo sorso e coprì la mano destra di Anthony con la sua: «Devo ancora un ballo a Dichter» proruppe, decisa «Non c’è bisogno che tu sia così geloso, Anthony. Credimi.»
Lo baciò sulla guancia, prima di lasciarlo solo.

 

Dopo mezzo minuto si fece avanti, anche se le gambe pesavano come piombo.
Eccola, Roxanne: così disperatamente
rossa e sanguigna, dalla sfumatura dei capelli rosso scuro al rossetto di sangue lucido, al vestito che le fasciava i fianchi… “Che vita sottile, Dio”
Fuoco, fuoco, fuoco!
Allentò il nodo del cravattino, socchiuse gli occhi.
Lei aveva ragione, non doveva infastidirsi per così poco; eppure… prese la rincorsa per concludere il pensiero… eppure sembrava così felice quando quel tedesco la osservava con gli occhi neri, il suo sorriso era tanto largo che le sue labbra sembravano stillare sangue.
Sangue, sangue, sangue!
Poggiò con troppa forza il bicchiere su un tavolino, attirando su di sé gli sguardi degli altri frequentatori. Che andasse al Diavolo – rosso, rosso, rosso! – quel tedesco, non sarebbe rimasto a guardare la donna che stava corteggiando mentre ballava, senza neppure considerarlo, con un altro!
Irato, uscì dalla sala e prese la prima rampa di scale per andare giù, nel ventre della nave.

 

Abbattuto, si ritrovò davanti ad una porta di metallo, verniciata di rosso.
Un cartello bianco, lettere nere:
Vietato l’accesso ai non addetti.
Sorrise, sprezzante, e abbassò la maniglia.
Doveva essere il locale caldaie: assomigliava molto all’Inferno, e quegli uomini in canottiera che lo fissavano, straniti, con gli occhi bianchi sulla pelle annerita dalla fuliggine! Il calore era tremendo. Una mano lercia gli afferrò la spalla.
«Che cosa ci fate qui?» gridò l’uomo, per sovrastare il fragore dei macchinari.

Rosso, Roxanne! Fece per scostarsi, gli occhi fissi sui fuochisti – perché non riusciva a smettere di fissarli? Perché? Aprì la bocca, ma prima che potesse dire qualcosa…

 

Uno sparo. O uno strappo.
Cosa diavolo era stato?
Alzando gli occhi, vide un bagliore – innaturalmente bianco e freddo nell’Inferno delle caldaie – e il metallo si ripiegò all’interno come un paio di labbra e un’onda nera piovve loro addosso.
Delle gocce d’acqua gli arrivarono sul viso, facendolo riscuotere dal torpore in cui stava cadendo; si liberò della presa del fuochista, indietreggiando.
Un passo, due passi.
Il rombo dell’acqua vomitata dentro sempre, costante come la corrente di un fiume, coprì le urla e le indicazioni: imboccò la scala instabile da cui era arrivato solo pochi minuti prima, fradicio, con un solo grido angosciato: «Roxanne!»

 

 

Scale, scale, scale, pianerottoli a cui si affacciavano facce assonnate e perplesse, che corrugavano la fronte e inarcavano le sopracciglia, domandandosi se fosse caduto qualcosa al piano superiore. Urtò una donna robusta che lo maledì in italiano, il tutto senza smettere di chiamare, ora più piano, la ragazza.
Aveva così poco tempo!
Rallentò solo al ponte di prima classe, respirando pesantemente.
Chi si attardava a rientrare in cabina lo notò con stupore: fradicio, rosso in volto.
Contrariamente a quanto lui stesso si aspettava non imboccò il corridoio che conduceva alla sala da ballo, ma salì le scale, diretto alla cabina di Roxanne. Barcollava, a causa della morbida moquette che rivestiva il pavimento, poi vide il numero di cabina: 104.
Si gettò sulla maniglia, abbassandola con foga.
Da dentro, la voce di Roxanne.
«È aperto, sciocco.»

 

Anthony rimase sulla soglia, come inebetito; e come dargli torto? Roxanne sorrise, abbassando gli occhi sul proprio corpo e sulla camicia da notte, gettata davanti a lei come uno straccio.
«Cos’era quello che ho sentito?» chiese a bassa voce, nervosa. «Sembrava… uno strappo.»
Lui si accasciò contro lo stipite: «Acqua. Annegheremo, se non ti sbrighi a rivestirti!»
«Anthony…» lo chiamò: chissà se fu il suo tono di voce, o la disperazione che lesse nel suo sguardo, fatto sta che la porta della cabina si richiuse alle sue spalle e, prima ancora che potesse rendersene veramente conto, premeva la schiena nuda contro la parete.

 

«Anthony…» affondò i denti nel suo labbro inferiore, con forza, finché una goccia di sangue non le colò sul mento. Lui gettò indietro la testa e la baciò sulla bocca, gemente. Il labbro ferito era già gonfio. Roxanne stava per dirgli qualcosa, quando udirono entrambi qualcosa che rotolava, ed un cofanetto cadde a terra.
Solo allora vide che tutto pendeva verso sinistra, compresa la cravatta sciolta di Anthony.
«Muoviti, muoviti» le ordinò lui, ansioso, e si rivestì in tutta fretta, dopo essersi brevemente asciugato l’inguine con l’asciugamano del bagno adiacente.
Afferrò un vestito autunnale, grigio e informe come la paura che la attanagliava, e si gettò addosso uno scialle: Anthony le afferrò la mano – le sue dita erano sempre gelide – e la trascinò di malagrazia, faticando per l’inclinazione della nave, fino alla scialuppa 14, a cui l’aveva condotto l’inconfondibile suono di un colpo di pistola.
«C’è un’altra donna da far salire a bordo!» gridò all’ufficiale, che porse le mani a Roxanne per aiutarla a salire; lei, però, si aggrappò con entrambe le mani alla giacca di Anthony.
«E tu?» balbettò, improvvisamente livida.
Lui la scrutò in volto per alcuni secondi, impassibile, poi si voltò da un’altra parte: stretta in un abito liso e troppo leggero per quelle temperature, una donna lo fissava con aria implorante, stringendosi al petto un bambino piangente.
Anche Roxanne la vide, ma spostò subito gli occhi su di lui, quando lo sentì sospirare.
«Devo lasciare il posto a lei» mormorò, le palpebre socchiuse, e fece per allontanarsi; i piedi di Roxanne colpirono il bordo della scialuppa. «Ti prego, Anthony…»
Lui sospirò ancora, più forte, e le forzò le mani.
La donna con il bambino salì a bordo, in lacrime.
«Anthony!» lo richiamò, bianca come un cencio.
«Posso parlarle un attimo?» chiese all’ufficiale, ancora intento ad accogliere bambini e donne a bordo. Quello annuì, senza neppure guardarlo. Abbastanza lontano da renderle impossibile toccarlo, le disse: «Mi dispiace.»
«Anthony, c’è posto… siamo in prima classe… ce lo meritiamo…»
«Credi che sia così vigliacco?! Mi dispiace, Roxanne, ti amo» ripeté, implacabile.
Il sangue le rimbalzava nelle tempie, mentre la scialuppa cominciava a scendere, inesorabile; rimase senza fiato, vedendo il viso pallido di Anthony allontanarsi sempre più, farsi sempre più piccolo nella notte. Prima che fossero tutti fuori vista, lo vide allontanarsi dal parapetto.
Solo allora si premette una mano sulla bocca, mentre le lacrime le inondavano le guance.

Mi dispiace… solo allora pensò che non l’avrebbe rivisto mai più.

   
 
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