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Autore: Psyker_    05/07/2012    1 recensioni
[Dal capitolo II]
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“... perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato a Kubara”
Il Luthus, quella stessa sostanza che un tempo aveva reso grandi i Maghi, adesso è il motivo della loro rovina. Valerian, l'unico superstite con poteri magici a questa nuova forma di energia presente ormai in tutto il mondo, si ritroverà costretto a intraprendere un viaggio per comprendere il proprio scopo da ultimo mago del Saar.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Saar'
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revisione 28

“Quando la ragione arriva al confine della realtà, quando la mente percepisce ciò che effettivamente non può esistere, quando il cuore porta alla visione di ciò che realmente si vuole, di ciò per cui si lotta egoisticamente, è a quel punto che si vede Satariel e voi sarete i suoi giochi”

 

Riaprì gli occhi con fatica a causa della luce del sole che filtrava attraverso la fitta vegetazione che lo circondava. Golden si destò, portandosi le mani agli occhi per testare l’autenticità di ciò che stava vivendo e guardandosi intorno cercò di ricordare come potesse essere finito in un luogo del genere se l’ultimo suo ricordo era legato all’entrata nella caverna di Nefilim. Non aveva la sua spada ed era ridotto male ed alcune ferite all’addome gli avrebbero fatto perdere nuovamente i sensi se non avesse trovato alla svelta un aiuto. Proprio in quell’istante però, un bambino sbucò dal fogliame e con aria coraggiosa piombò di fronte il malconcio spadaccino. Lo fissò per alcuni interminabili istanti ma rendendosi conto delle sue ferite non indugiò oltre ed avvicinandosi gli indicò una via in mezzo a quell’inferno verde.

“Prosegui in quella direzione, troverai un piccolo accampamento. E’ lì che vivo e noi salviamo sempre i cacciatori che si smarriscono nella foresta, sai, anch’io sono un viaggiatore”

Il giovane dai capelli biondi non riusciva a capire ma sapeva che l’univa via che avrebbe potuto percorrere in quelle condizioni era quella indicata dal ragazzino, era consapevole di non poter resistere ancora per molto. Si alzò dunque e premendo con una mano il fianco, lo ringraziò:

“Mi stai salvando la vita, grazie… ma dimmi, dove siamo?”

Il fanciullo dagli occhi vispi inclinò la testa apparendo confuso, di certo non era una domanda che avrebbe posto un viaggiatore a caccia in quella precisa selva.

“Siamo nell’Horion, ad Est. Come sei finito qui?”

Non rispose immediatamente a quella domanda, d’altronde non lo sapeva neppure lui, dunque decise di temporeggiare almeno finché non si sarebbe rimesso in sesto.

“Da quella parte eh?”
“Sì, ti faccio strada”

Golden annuì, non aveva nulla da perdere infondo e doveva sapere quello che era successo. Camminarono per circa mezz’ora tra le radici e gli alti alberi e seppur con delle fitte sempre più frequenti, lo spadaccino riuscì a raggiungere i dintorni del modesto accampamento della famiglia di quel piccolo ‘viaggiatore’ che gli aveva di fatto salvato la vita. Perse i sensi giunto a quel punto, aveva usato le sue ultime forze per arrivare fin lì ed adesso doveva solo sperare di non essere finito nel covo dei nemici. Non seppe dire quanto tempo era passato quando riaprì nuovamente gli occhi e vide accanto a sé una splendida ragazza dai profondi occhi smeraldini e dei lunghi capelli scuri che le ricadevano dolcemente in una spalla. Sembrava preoccupata ma quando si accorse che il biondo straniero aveva ripreso conoscenza, un sorriso le illuminò il volto.

“Come ti senti?”

Golden provò ad alzarsi a mezzo busto ma una fitta alla testa lo costrinse a rimanere a letto ed a farsi vincere dai modi gentili di quella fanciulla che si stava prendendo cura di lui. Non poteva fare altro dunque e sospirando rispose semplicemente alla domanda:

“Ho passato giorni migliori”
“Anche peggiori a giudicare da come ti ha trovato Tarus”
“Tarus?”
“Il ragazzino che ti ha portato qui”

Cominciò a ricordare, da quando si era svegliato aveva chiaro solo il fatto di non capire più nulla di quello che stava succedendo.

“Chi siete? Come sono arrivato qui?”
“Devi avere una sorta di amnesia o magari sei sotto l’effetto di una qualche magia”
“M-magia?”

La magia non intacca la mente, doveva trattarsi di una sorta di stregoneria ed il solo pensiero di essere potuto finire vittima di uno di quel maledetti e viscidi utilizzatori di arti arcane gli dava un terrificante senso di ribrezzo. Ad ogni modo doveva indagare, non poteva essersi volatilizzato nell’Horion improvvisamente, e Carian? Gli altri?

“Ero da solo quando mi ha trovato Tarus?”
“Sì ed eri proprio ridotto male”
“Non potere fare nulla per farmi tornare la memoria?”
“Sì, ci stavo giusto pensando, il nostro mago proverà ad usare un incantesimo di liberazione e magari potrà riaprire quei portali chiusi nella tua mente”
“Un mago? Stregone vorrai dire, questa è arte proibita!”
“Di che cosa stai parlando?”

Sembrava davvero stupita, come se non avesse mai sentito quella parola. Era la seconda volta che parlava di magia e non di stregoneria ed invece di vederci più chiaro, ad ogni secondo che Golden trascorreva in quel letto sembrava che una nube scura gli occupasse tutti i ricordi e le certezze che aveva di quegli ultimi tempi vissuti alla ricerca di Javia al fianco di Valerian e gli altri. Si alzò dunque, trovò finalmente al forza e rimettendosi la maglia poggiata su una mensola di legno, si diresse verso l’uscita di quella tenda.

“Aspetta! Era ancora umida…”

Cercò con gli occhi qualcosa che non sapeva neppure lui, un volto familiare forse, qualcuno con cui parlare ma in quella sorta di rifugio non vedeva altro che gente che gli ricambiava lo sguardo con aria interrogativa. Fu in quel momento che una voce già sentita gli si rivolse, l’unica che il giovane spadaccino avrebbe ascoltato senza neppure sapere il perché.

“E’ per questo che voglio distruggere la magia e tutti coloro che possono prediligerla. Un giorno li ucciderò tutti”

Si voltò e riconobbe immediatamente quei due occhi vispi di colore azzurro che aveva già incontrato nella foresta, era lo stesso bambino che gli aveva salvato la vita. Sorrise dunque ed osservandolo attentamente gli rispose:

“Sì, è esattamente ciò che pensavo anch’io”
“Vieni con me, devo dirti un segreto che non sa nessuno, nemmeno mia sorella”

Lo afferrò per un braccio senza lasciargli troppa libertà di scelta e dopo aver percorso alcune centinaia di metri, gli mostrò col fiatone ma con grande fierezza una piccola casa sull’albero che aveva tanto l’aria di essere il suo covo segreto.

“Entriamo, ti mostrerò i miei progetti”

Non sapeva perché, non era per riconoscenza ma in qualche modo, Golden si fidava di quel giovane dalla grande vitalità e senza fare storie lo seguì incuriosito dalle sue parole. Si arrampicarono celeri tra i rami ed in poco tempo raggiunsero la vetta dell’albero e l’interno della struttura. Dentro era tutto in disordine, piuttosto normale per essere il rifugio di un bambino, ma la cosa strana erano i numerosi fascicoli e libri sparpagliati per il pavimento e gli scaffali. Era una vera e propria enciclopedia di magia, in quei testi vi era riportata tutta la storia mistica dei maghi e le loro discendenze. Golden sgranò i suoi occhi dorati e senza parole rimase a guardare quella strana collezione non adatta sicuramente ad un ragazzino dell’età di Tarus.

“Perché?”

Semplice e schietta domanda, lecita e di sicuro auspicabile per qualcuno che vedeva per la prima volta quegli studi non associabili di sicuro ad un fanciullo. Tarus rispose senza distogliere lo sguardo da uno dei libri più corposi, in cui continuava ad appuntare delle piccole note ai lati delle pagine.

“La magia ha distrutto la mia famiglia, ha ucciso mia madre e… mio padre. Voglio solo fare un favore al mondo e trovare il modo di distruggerla per sempre”

Distruggerla per sempre…

Una fitta alla testa colpì Golden che con le mani ai capelli cercava di riprendere il controllo di se stesso. Una serie di immagini gli percorsero la mente, era un susseguirsi di emozioni, di momenti giù vissuti e qualcosa in quel luogo, in quella casa sull’albero, gli ricordava una storia che aveva già affrontato. Poi riaprì gli occhi incrociando il proprio sguardo luminoso come il sole, con quello azzurro dell’interlocutore e come in uno specchio rivide una sequenza della propria vita che l’aveva forgiato come lo spadaccino che insieme a Valerian e gli altri era partito per porre fine alla battaglia con Liz e gli altri cacciatori della notte.

“Ehi va tutto bene?”

Tarus si avvicinò assicurandosi della condizione del ragazzo che lentamente sembrava riprendersi, era confuso e non riusciva ancora a capire.

“Che cosa mi succede?”
“Forse non avrei dovuto mostrarti tutto questo…”
“No… non c’entra”

Mentre i due cercavano di capire cosa fosse successo, un boato devastante li scaraventò fuori dalla casa sull’albero e parte della foresta fu rasa al suolo da un’onda d’urto potente e veloce. Golden riuscì a balzare in tempo fuori dalla finestra ed afferrando al volo Tarus, evitò che entrambi finissero vittima di quel disastro. Il giovane si divincolò dalle possenti braccia dello spadaccino ed in lacrime si diresse verso il villaggio.

“Aspetta!”

Il biondo dagli occhi dorati gli corse dunque dietro e più si avvicinava all’epicentro del colpo, più si rendeva conto della distruzione che aveva causato quel colpo tra le grida che facevano di contorno.

“Che diavolo è successo?”

Tarus non riusciva a smettere di piangere e quando vide gli autori dell’esplosione, cedette in ginocchio senza più forza o speranza: davanti a lui vi erano una miriade di uomini incappucciati con al seguito alcuni draghi minori. Golden rimase basito, non riusciva a spiegarsi quella situazione, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, stava accadendo tutto troppo in fretta. Quegli esseri continuavano a fare stragi tra le abitazioni e chiedevano una sola cosa, continuavano a gridarla e non si sarebbero fermati prima di averne preso possesso.

“Dov’è la strega celeste?! Consegnatecela e vi risparmieremo!”

Lo spadaccino non riuscì più a stare con le mani in mano e buttandosi nella foga della battaglia pur senza arma, colpì due uomini a mani nude per poi finire scaraventato lontano da una forza violacea.

“Ve lo diremo per l’ultima volta: dove si trova la strega celeste?!”

Uno di loro caricò un colpo tra i palmi delle mani e puntando verso Tarus che non riusciva più a muoversi, stava per decretare la fine dell’ennesima vita quel giorno tra grida e angoscia, ma in un istante, in un frammento di tempo, una luce azzurra avvolse il campo di battaglia e tutti i guerrieri incappucciati caddero al suolo tra fitte e dolori lancinanti alla testa. Solo allora comparve una bambina, una fanciulla, vestita di uno splendido completo con rubini e zaffiri che alzando le braccia al cielo, concentrò quell’energia così pura quanto temibile che da sola stava tenendo a bada un intero esercito nemico.

“Scappate tutti”

Quei lunghi capelli di seta, dello stesso colore del fuoco che arde di speranza, era lei e l’avrebbe riconosciuta in ogni situazione. Golden la vide danzare tra il suo potere ma prima che potesse definitivamente concludere la battaglia, uno degli uomini riuscì a rialzarsi nonostante la forza di quella figura… celeste.

“Perché non vuoi capire? E’ il tuo destino, Carian”
“Il mio destino? Il mio destino è proteggere la mia terra!”
“No, il tuo destino è ben più ampio, vieni con me!”
“Mai!”

Un’onda azzurra lo scaraventò a qualche metro di distanza ma riuscì ancora una volta ad alzarsi seppur tremante e stavolta senza cappuccio, mostrando il suo viso e quei lineamenti inconfondibili. Golden non riusciva a crederci ma lentamente stava comprendendo, cercò di alzarsi e rialzò anche lo sguardo verso quei due.

“Carian, Javia… ma allora…”

L’uomo dai capelli argentati continuava a sogghignare nonostante continuasse a tossire sangue, era sicuro di sé, sicuro di concludere da vittorioso lo scontro.

“Tu verrai con me, che lo voglia o no”

Alzò le braccia scurendo il cielo improvvisamente, il sole sembrava essere scomparso o celato dalla forza oscura che quel mago stava generando. Carian trattenne le lacrime, non gli avrebbe permesso di fare altro male e stringendo i denti congiunse le mani rilasciando ancora più energia. La forza creata fu devastante ma in qualche modo riuscì a colpire soltanto ciò voleva, come una sorta di onda intelligente. Cominciò a perdere sangue dal naso e dalle orecchie, stava sforzando il suo fisico oltre ogni limite ma Javia era stato atterrato proprio sotto gli occhi attoniti di Tarus.

Il ragazzino guardò vicino a sé quel corpo contorcersi e rivide in quella preciso momento tutta la propria famiglia devastata dai maghi e dalle loro ossessioni. Aveva la possibilità di vendicare un intero villaggio, di concludere un obbiettivo che non gli dava pace, di… concludere la guerra.

“No! Non farlo!”

Carian provò ad opporsi ma il giovane aveva già estratto il piccolo pugnale che portava sempre con sé e con lo sguardo fisso sul corpo di quel mago dai capelli bianchi, affondò mirando al cuore.

“Non così in fretta!”

Javia fermò il colpo con una sorta di barriera invisibile e respingendo l’arma verso il proprietario, la conficcò dritta nel suo petto. Tarus cadde all’indietro tra il suo sangue e le grida di Carian mentre Golden assisteva alla scena senza aver padronanza del proprio corpo, non riusciva a muoversi.

“E’ la fine, non avrei voluto arrivare a tanto”
“Sei… sei un mostro”
“E tu sei solo una bambina, ma con me potrai diventare una dea…”

La piccola dai capelli rossi cadde al suolo piangendo e tremando, la forza azzurra stava divenendo sempre più densa ed intorno a lei si materializzò una sorta di campo magnetico che fece tremare la terra.

“Ma che?!”
“Tarus…”

Il villaggio non c’era praticamente più, draghi e uomini incappucciati erano al suolo incoscienti, in quel momento vi era solo quell’energia celeste che stava per impossessarsi dell’intera foresta e di Javia impotente dinnanzi tanta superiorità.

“Perché, perché L’HAI FATTO?!”

La fanciulla non si dava pace, una sfera d’energia esplose investendo tutto l’Horion e Golden stava assistendo a quel massacro senza poter muovere un muscolo, come un inutile risorsa senza coraggio, un’essenza corrotta dalla paura. Tra la luce ed il vuoto, cominciò a perdere sangue dagli occhi e dalle orecchie, e vide le proprie mani divenire trasparenti: stava per scomparire.

“Tutto questo… io l’ho già vissuto, ma perché non riesco… a ricordare?”

Vagava nel nulla riuscendo a percepire a tratti solo vari frammenti di volti e ricordi.

“Io… non sono riuscito a proteggerla”

Anche il busto divenne trasparente ed in quei secondi successivi non riusciva quasi più a pensare. Era prossimo alla fine, alla morte, ad una conclusione che l’aveva visto un codardo e niente più. Era solo questo: un inutile vigliacco che non era mai riuscito ad aiutare le persone che amava. Era questo che pensava, era questo che lo stava distruggendo.

“Tarus!”

Udì quel nome, lo sentì così vicino, così proprio, ma non bastava per farlo rinsavire.

“Sei vivo… Grazie al cielo…”

Non era vivo, era solo immaginazione, pura realtà distorta, il suo subconscio che lottava contro la fine.

“Sapevo che non mi avresti mai lasciata sola…”

C-Carian…

Eppure quella voce così soave riusciva ancora a tenerlo in vita, riusciva a non far desistere la sua anima, il suo cuore. Era l’unica che poteva davvero salvarlo dall’oblio, dal disastro del nulla.

“E’ tutto finito, è tutto finito…”

Come farei senza di te…? Sei rimasta la mia unica famiglia…

“E per te ci sarò sempre”

…Grazie

Il corpo cominciò a tornare visibile, le pareti bianche del vuoto ripresero consistenza: stava tornando.

“Golden ti prego, non mollare!”

N-non mollerò

“Sei la mia unica famiglia…”

Era diverso adesso, non era più una voce, ma era la sua voce, ancora più vicina, ancora più calda e soave. No, non poteva mollare, doveva restare per proteggerla e per portare avanti la speranza. Doveva difendere colei che le aveva salvato chissà quante volte la vita, doveva vivere per la strega celeste, per la sua famiglia.

“Non mollerò!”

 

Il nulla fu distrutto, il vuoto riprese forma ed il suo corpo tornò forte e vigoroso, al suo fianco vi era anche la fidata spada. Era in piedi con i pugni chiusi e gli occhi dorati ad osservare dove si trovasse. Non era un codardo, un vigliacco, ed era lì per dimostrarlo, anzi, era lì perché l’aveva dimostrato.

“Maledetti umani!”

In quella grande camera oscura comparve lo stesso demonio che l’intero gruppo aveva incontrato all’ingresso della caverna di Nefilim, ma non era forte come allora, non aveva la stessa energia malefica.

“Perché, perché siete così testardi?!”

Lo spadaccino estrasse la sua arma e con un sospiro, gli rispose con tono fiero e determinato:

“Non batterai mai l’unione della forza, la potenza della fiducia, dell’amicizia, dell’amore, della famiglia. Maghi, stregoni, demoni, nessuno potrà mai fermare chi davvero vive per amare e per difendere qualcuno”
“E’ inutile, deve esistere un equilibrio… finché ci sarà l’amore, ci sarà anche l’odio. Nessuno resiste alle tentazioni e presto lo capirete tutti!”
“Forse, ma fino ad allora saremo noi a prevalere. Addio, demone”

Un singolo fendente e la luce illuminò nuovamente quel luogo immerso nell’oscurità, rivelando gli occhi dorati della sorella, lo sguardo determinato di Valerian e quello preoccupato di Danarius: erano tutti lì, insieme, e come una famiglia avrebbero vinto quella battaglia.

“…Grazie”
“Ci sarò sempre per te”

Il piccolo fanciullo, tra le braccia della sorella, riaprì gli occhi dopo quel bagliore celeste, mostrando un nuovo riflesso, una nuova luce: risplendevano come il sole, di un dorato pronto ad alimentare quella speranza che avrebbe dato una possibilità a quel mondo corrotto dal male.

 

  
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