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Autore: AngelWithoutWings    06/07/2012    4 recensioni
Ci sono cose che non riusciremo mai a dimenticare.
Momenti. Sentimenti. Emozioni. Amore. Dolore...
Per Hayley tutto questo, poteva essere riassunto in una sola parola.
Daniel.
Non sarebbe mai riuscita a dimenticare il 9 ottobre di un anno fa.
Se ne stava seduta sulla panchina davanti al College, scarabocchiando come al solito sul suo album, ascoltando la sua canzone preferita, Boulevard of Broken Dreams.
Fu allora che il suo basco rosso le scivolò dalla testa, sospinto dal vento. Si voltò appena in tempo, afferrandolo al volo.
Strinse la presa, quando il ragazzo dalla felpa grigia lungo il viale si voltò verso di lei.
Il ritornello della canzone.
Gli occhi del ragazzo, da dietro i ciuffi biondi, incontrarono i suoi.
I brividi le percorsero tutta la schiena.
Un sorriso le si espanse timido sul viso, ricambiando quello del ragazzo simultaneamente.
Poi il ritornello finì.
Un gruppo di ragazzi stava attraversando la strada, tra lei e quel ragazzo.
Lo perse di vista.
La batteria e la voce di Billie Joe accompagnarono i battiti accelerati del suo cuore.
Si alzò in piedi, aspettando di vederlo.
La musica si calmò di nuovo.
Ma il ragazzo se ne era andato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Birthday Hayley!

“Buongiorno Oak Valley!” trillò lo speaker dalla radio sulla scrivania “16 ottobre e il sole splende nel cielo, regalandoci una giornata soleggiata e calda. A proposito di questo, tra pochi secondi il parere di due esperti sulla nevicata avvenuta giorni fa, totalmente inappropriata alla stagione e al clima della nostra regione. Do la parola...” Harry la zittì, spegnendola e, posato il giacchetto sull’attaccapanni, si sedette sul letto, guardando la sua migliore amica entrare ed uscire dal bagno e da un vestito all’altro “Un ragazzo, eh?” ripeté.
“Ah ah.” Affermò Hayley, davanti allo specchio in bagno, intenta a provarsi la terza maglietta quella mattina.
“Cioè vi siete conosciuti davanti al correzionale? Wow, com’è romantico...” la prese in giro.
Uscì dal bagno, risistemando le T-shirt scartate nel cassetto. Lo richiuse spingendolo con il bacino, sospirando rivolta al suo migliore amico “Ho detto davanti, non dentro!”
“Ah, giusto, scusa.” Commentò sarcastico “E quando è successo?”
“Venerdì scorso.” Rispose, richiudendo lo sportello della scarpiera prima di schizzare di nuovo in bagno.
“E quante volte siete usciti insieme?” insistette, poggiandosi allo stipite, guardandola truccarsi.
“Tre.” Hayley stava prestando più attenzione al mascara che a lui, dal momento che non era abituata a metterlo o semplicemente a truccarsi più del passare una semplice linea sul contorno inferiore degli occhi.
“E dopo tre uscite già passi il tuo diciannovesimo compleanno con lui piuttosto che con il tuo migliore amico?” incrociò le braccia, fingendo un broncio per mascherare quello che, in realtà, pensava davvero “Deve piacerti parecchio...”
Lei sorrise, rimettendo i trucchi nel borsellino arancione, nello scaffale sopra il lavabo e gli baciò la guancia “Primo: ho detto che mi piace passare del tempo insieme a lui, non che mi piaccia lui... in quel senso!” Harry alzò un sopracciglio, poco convinto, quanto lei del resto, ma evitò una delle sue battutine “Secondo: passerò la mattina con lui e il resto della serata con te, non puoi farmi sentire in colpa!”
Lui le sorrise, posando la mano sui suoi fianchi e l’avvicinò a sé per abbracciarla. Gli cinse il collo, alzandosi sulle punte “Sono felice.” Gli sussurrò all’orecchio, accarezzandogli i capelli scuri sulla nuca.
Le accarezzò la schiena, allontanandola appena per baciarle la fronte “Devi esserlo: è il tuo compleanno.” Anche se entrambi sapevano che lo stato d’animo della ragazza non fosse dovuto alla data del giorno. Perciò Harry finse un colpo di tosse, sciogliendo definitivamente quell’abbraccio “Allora, fatti vedere!”
Hayley ruotò su se stessa, sfoggiando un enorme sorriso radioso che le fece brillare gli occhi marroni, quella mattina risaltati dalla linea precisa e leggermente più spessa della matita nera, l’eye-liner sulle palpebre e all’esterno dell’occhio, il mascara sulle ciglia già lunghe. In quindici anni che la conosceva, Harry non l’aveva mai vista con il rossetto e sapeva che lei lo odiasse, infatti, quella mattina a rendere le sue labbra morbide ancora più invitanti per qualsiasi ragazzo, ci aveva pensato un semplice lucidalabbra alla ciliegia. I capelli profumavano di shampoo alla vaniglia dalla doccia mattutina e le ricadevano vaporosi e boccolosi dietro le spalle, fin sotto le scapole. Tra quella massa castana si intravedevano i cerchi argentati e la rosellina rossa al secondo buco dell’orecchio sinistro. Indossava una semplice camicia verde a scacchi aperta con una canottiera bianca che aderiva perfettamente al suo corpo, risaltandole la vita sottile e il seno senza però essere troppo attillata o scollata da sembrare volgare. Le gambe semicoperte da un paio di pantaloncini di jeans chiari e sfilacciati alle estremità. Un paio di Converse bianche ai piedi, anche se non erano le sue preferite, ma che erano il tocco finale.
“Dovresti indossare la cavigliera con i campanellini argentati.” Harry indicò la caviglia magra “Si abbina con il ciondolo di Tiffany.”
Hayley si guardò allo specchio, correndo in camera fin al comò e si mise a frugare nella scatola ricoperta da orrende pailette fucsia che le era stata regalata da sua sorella più piccola, fatta con le sue manine in terza elementare. Trovata la cavigliera la indossò, tornando dal suo migliore amico per afferrarlo dietro la nuca e stampargli un altro bacio, ringraziandolo “Sei un angelo!”
“Lo so.” Rise “A che ora passa a prenderti?”
Hayley guardò l’orologio che segnava le 10:20 sul display del suo Blackberry sgangherato -con i tasti minuscoli tipici di quella marca consumati senza più né numeri né lettere, ormai semplicemente neri, la copertina che aveva ricomprato un paio di volte blu, sul quale lei aveva fatto scrivere il suo nome in arabo da una sua compagna indiana con un pennarello indelebile dorato. L’aveva sempre trattato con la massima cura per cui lo schermo era ancora in ottimo stato e finché non avesse urlato pietà, lei avrebbe continuato ad usarlo e adorarlo.- “Tra dieci minuti!”
“Giusto il tempo di salutarmi, fare pipì e scendere le scale.” Ammiccò, augurandole di divertirsi con un altro abbraccio “Ci vediamo stasera!”
Harry la lasciò che rientrava in bagno mentre scendeva le scale fischiettando il ritornello di una canzone che aveva intesta da quando si era svegliato. Aprì il cancello e trovò seduto sulla panchina lì di fianco un ragazzo. Se ne stava seduto con le gambe leggermente divaricate, gli avambracci sulle ginocchia e le mani congiunte, intente a torturarsi le dita. Una testa bassa e ricoperta da folti capelli biondi disordinati era tutto quello che poteva vedere, perché lo sguardo del tizio insisteva sulle sue mani.
Era comunque sicuro che si trattasse del ragazzo con cui doveva uscire Hayley. Chiunque sarebbe stato ansioso di vederla uscire da quel portone pronta ad uscire con lui. E lo sapeva bene, visto che si sentiva esattamente come quel ragazzo prima di ogni loro incontro...
Lo superò e continuò a camminare prendendo il viale che l’avrebbe portato all’uscita est della scuola, quando lo sentì alzarsi. Si voltò, vedendo la luce accesa per le scale e capì che doveva essere scattato in piedi nel vederla.
Lo vide quindi di profilo, anche se solo di sfuggita e il pensiero di averlo già visto prima, si fece spazio nella sua testa.
 
 
Daniel scese dalla vecchia Range Rover nera, facendo il giro per aprire lo sportello alla festeggiata.
Hayley sorrise, inspirando un’ultima volta il forte odore all’interno dell’abitacolo: un misto tra sigaretta e anice. Le piaceva, perché era il suo odore.
Il viaggio era durato poco più di venti minuti. La scuola si trovava in centro, per cui era bastato prendere la statale e svoltare all’uscita per River Drust.
Considerando il fatto che fosse sabato mattina, si aspettavano di trovare parecchie macchine parcheggiate nello spiazzo assolato prima della discesa verso il fiume.
Il molo era un luogo di ritrovo per molti ragazzi. Costituito da assi di legno scure, ad ogni cinque passi vi era un lampione in stile liberty ed erano collegati da un filo di lucine bianche. Verso la spiaggia, prima di scendere le scale, si trovava il bar di Todd i cui tavolini occupavano la terrazza. Proprio sotto, tra i pilastri, durante le fiere venivano allestite le bancarelle e le giostre sulla spiaggia. Hayley l’aveva sempre considerato un posto suggestivo e l’aveva raffigurato in molti dei suoi disegni. A Daniel, a differenza sua che preferiva fare il bagno dalla spiaggia, piaceva la parte verso est, dopo il porto, sulle sponde del fiume.
Quel giorno erano diretti proprio ad est, davanti all’arco di metallo dell’entrata del porto.
Probabilmente lì ci sarebbe stata meno gente e lei ne era lieta perché ovviamente significava stare da sola con Daniel.
“Non dirmi che hai già finito la tua barca!” camminò al suo fianco, stando attenta a mettere bene i piedi lungo la strada bianca sterrata che scendeva tra una rada boscaglia fino al fiume.
Daniel rise, scuotendo la testa “Decisamente no! Ma ci tenevo a fartela vedere.” Hayley sorrise, onorata “Potrei almeno provare a fartela immaginare.”
“Oh, io adoro immaginare!” lo prese in giro.
Lui le pizzicò un fianco, facendola saltare. Lui non lo sapeva ancora, certo, ma Hayley era particolarmente vulnerabile in quel punto, in cui aveva sempre sofferto il solletico. Ma i brividi che le percorsero la colonna vertebrale furono causati da ben altro. Pensò, infatti, che quella era la prima volta che Daniel la toccava dal loro primo incontro, quando le aveva cinto le spalle. Si divertivano a scherzare e prendersi in giro a vicenda ma in realtà tra di loro non c’era mai stato alcun contatto. Quando si salutavano non si scambiavano neanche un bacio sulla guancia, mentre camminavano lui teneva le mani in tasca e lei salde alla tracolla della borsa senza farle mai incontrare.
“Per di qua.” Le indicò con un cenno del capo.
Lo seguì camminando sul pontile in legno, guardandosi intorno, per cercare di indovinare quale potesse essere la sua barca.
Deve avere di sicuro qualcosa di speciale. Rifletté Un po’ come lui.
“Daniel!” una voce anziana li riscosse, dalle loro spalle.
Si voltarono, trovandosi di fronte ad un uomo dai capelli e la barba bianchi, il viso abbronzato e rugoso seminascosto da un cappello blu bagnato. Se ne stava sulla sua barca, intento a pulire la rete da pesca.
“Buongiorno Steve!” lo salutò con un sorriso amichevole, alzando la mano e tornò indietro di qualche passo, superando Hayley.
Il pescatore si sporse, infatti “Non mi presenti la tua amica?”
Daniel rise, scansandosi “Non ti sfugge niente, eh?”
Il vecchio ammiccò “Di sicuro non una bella ragazza in compagnia di un mio amico.” Si avvicinò al pontile, lasciando la rete e le porse la mano, sfilata dal guanto “Steven Hanter.”
“Piacere, Hayley Johnson.” Sorrise lei, piegandosi sulle ginocchia per stringergli la mano.
“Il piacere è tutto mio.” Tornò a rivolgersi a Daniel “La porti a vedere la bagnarola?” il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sorridendo divertito “Io non lo farei se fossi in te. Ti mollerebbe entro due secondi!”
Hayley arrossì leggermente, ringraziando i grandi occhiali scuri rotondi per coprirla e Daniel rise, scuotendo la testa. Le si mise accanto, cingendole la vita -tentarono di mascherare entrambi i brividi dovuti a quel contatto- e sorrise, stando al suo gioco “Allora potrebbe essere un buon modo di vedere se mi ama quanto dice!”
Steve alzò il pollice, ridendo. Hayley lo salutò con la mano e si voltarono, tornando a camminare verso la tanto misteriosa barca di Daniel. Lui le teneva ancora la vita e non aveva alcuna voglia di lasciarla e lei, dal canto suo, non glielo avrebbe mai chiesto.
“E sentiamo, quanto direi di amarti io?” lo prese in giro, quando le orecchie del vecchio non furono più alla loro portata.
Daniel rise, reclinando il capo “Scusa, mi diverto a prendere in giro Steve.” Si fece poi serio, chiedendosi se con quella domanda lei non gli stesse chiedendo anche di lasciarle la vita.
“Già, è simpatico.” Sorrise, poggiando la testa sul suo petto. Inconsapevolmente, gli aveva appena dato la risposta che lui voleva sentire.
Qualche altro passo e tra le barche bianche, blu e verde scuro risaltò una piccola barca a vela di diversi colori, legata all’ultimo approdo.
Hayley si fermò, sorridendo e la indicò “Quella?”
Daniel annuì, abbassandosi per raggiungere il suo orecchio “Ora che l’hai riconosciuta...” le lasciò la vita “Ti sfido ad arrivare prima!”
“Sei sleale!” gli urlò, rincorrendolo. Lo sentiva ridere e ogni volta che lui si voltava verso di lei, le regalava una visione celestiale di un sorriso allegro e perfetto, due occhi che scombussolavano il concetto di grigio come un colore malinconico e i capelli che gli sfioravano gli zigomi e la fronte. Non poteva far altro che ridere anche lei.
Qualche barca prima, lui rallentò, fino a correre leggermente dietro di lei “Mi sono ricordato che è il tuo compleanno!”
“vuoi farmi di nuovo gli auguri?” rise
“No, ti do quattro secondi di vantaggio, prima che ci ripensi e abbandoni tutta la mia galanteria!” ammiccò, cominciando a contare.
Lei sorrise, accelerando e arrivò per prima alla barca colorata. Si fermò, alzando il pugno in segno di vittoria, guardandolo raggiungerla, poi entrambi si appoggiarono con le mani sulle cosce, recuperando fiato.
“Come hai fatto? Nessuno mi aveva mai battuto, brava!” la prese in giro, beccandosi una sberla sul braccio. Rise, parandosi tra lei e la barca “Signorina Johnson...” inchinò appena il capo “E’ con immenso piacere, che le mostro la mia umile imbarcazione.” Allargò le braccia, scivolando con i piedi verso destra, mostrandole orgoglioso la barca.
Rispetto a molte altre barche a vela ormeggiate lì intorno era più piccola e sottile, ma il fatto che fosse dipinta di rosso, blu, verde e giallo lungo tutte le fiancate –o come si chiamavano- faceva impazzire Hayley, anche se aveva sicuramente bisogno di una nuova mano di vernice.
La vela non era montata a quello che per Hayley era semplicemente un tubo orizzontale attaccato all’albero, perciò se ne stava afflosciata fino a toccare il pavimento, ricoperto di teli, secchi e altri attrezzi.
Saltellò sul posto, sorridendo “E’ così carina!”
L’entusiasmo di Daniel, nel vedere quel sorriso si spense, scoppiando a ridere. Scosse la testa, divertito, ripetendo, storcendo il naso “Carina?” lei alzò le spalle “Ragazza, forse non ti rendi conto di che ‘Signora Barca’ hai davanti!” le porse la mano “Vieni, ti faccio fare un giro.”
Hayley annuì, più felice di tenerlo per mano che di salire a bordo, a dirla tutta.
Daniel posò il piede sulla barca per tenerla vicina al pontile e l’aiuto a saltare “Occhio a non inciampare in tutte queste cianfrusaglie.” L’avvertì premuroso, scacciando con un calcio alcuni oggetti davanti a lei. Le sorrise, intrecciando le dita alle sue, indicandole con il capo l’interno “Seguimi.”
Scesero una decina di scalini, senza il bisogno di aprire la porta perché tanto era scardinata e poggiata alla parete laterale. Si ritrovarono in una stanza rivestita in legno dal pavimento al soffitto, ingombra di altra roba per i lavori.
“Ora è un macello, ma quando avrò finito sarà una camera da letto.” Le spiegò Daniel. Si mise dietro di lei, fino a toccarle le scapole con il petto e le sfiorò appena un fianco con la mano “Sulla parete destra ci sarà il letto.”
“Un letto?” aggrottò le sopracciglia “Hai intenzione di viaggiare parecchio, allora.”
Lui annuì, sfiorandole i capelli con la guancia “E lì, coperte da quei giornali ci sono delle bellissime vetrate e là davanti, adesso sembra da buttare, ma restaurerò quella scrivania.”
“Avrai una camera-studio, fa tanto capitano di un transatlantico.” Lo prese in giro.
Lui rise, pizzicandole di nuovo il fianco, dove ormai aveva capito, riusciva a farla saltare “La dietro ci sarà il bagno, ma non esiste ancora.”
“Sarà bellissima.” Sorrise Hayley, voltandosi appena. Lo guardò di profilo, studiare ogni centimetro di quella stanza con un sorriso sereno e l’espressione trasognata dipinta in volto.
Dio, quant’era bello...
 
Sapeva che lo stava guardando, sentiva il peso di quei bellissimi occhi marroni sul suo viso e avrebbe davvero voluto ricambiare il suo sguardo, ma, vista la vicinanza, non sarebbe stata la scelta più saggia.
Fece quindi scivolare la sua mano dal fianco a cercare quella olivastra di Hayley, intrecciando le dita alle sue “Continuiamo il giro?”
Stando attento ad eliminare ogni possibile intralcio sul cammino della ragazza, la guidò fino alla prua. Si aggrappò con una mano alla ringhiera d’acciaio che aveva già lavorato ed era quindi in buone condizioni. Lei lo imitò, lasciando comunque le mani legate tra di loro.
“Secondo me passerai la maggior parte del tempo qui, a guardare il mare davanti a te.” Sorrise, chiudendo gli occhi, godendosi la brezza che spirava sul suo viso e tra i suoi capelli “Almeno, è quello che farei io.”
La guardò sorridendo, trovandola semplicemente perfetta con i capelli mossi dal vento, quel sorriso rilassato e gli occhiali da sole. Avrebbe anche voluto dirle che quando era scesa al portone quella mattina l’aveva trovata anche più bella del solito ed era così felice, speranzoso che lo fosse per lui.
“Già, probabilmente è quello che farò.” Continuò a guardarla anche quando si voltò e si scambiarono un sorriso timido. Fu lui il primo a interrompere quel momento, odiando silenzi imbarazzanti di quel genere “Beh, io avrei preparato un pic-nic.” Si grattò il collo.
Lei rise, saltando giù dallo scalino della ringhiera “Tu cucini?”
“Perché, ti stupisce?” alzò un sopracciglio, raggiungendola “E’ solo uno dei miei illimitati pregi e virtù.” Lei rise, annuendo poco convinta, prendendolo in giro “Te li elenco mentre raggiungiamo la spiaggia, se vuoi.”
“Oh, sono proprio curiosa di scoprirli!” lo guardò divertita.
“Oltre alla mia bellezza e simpatia di cui ti sarai sicuramente già accorta...” l’aiutò a scendere dalla barca, mentre lei scoppiava a ridere “Sono bravo a cucinare come presto scoprirai, un grande fotografo come ti ho già detto...”
Si divertirono a camminare così, con lui che si lodava solo per vederla ridere e lei che commentava ogni singolo punto della sua lista. Tornarono alla barca di Steve, che stava rimettendo a posto le casse di pesce vuote e pulite e richiamò il ragazzo “Non ti ha lasciato? Le hai fatto vedere la barca di qualcun altro?”
Daniel alzò le spalle, con un’espressione buffa e alzò il braccio fino a cingerle le spalle “Che vuoi che ti dica, Steve... ci amiamo più di prima!” entrambi trattennero una risata e lasciarono il pescatore, continuando a camminare abbracciati.
 
“Ok, non sei niente male come cuoco. Te lo concedo.” Hayley bevve un sorso dal suo bicchiere, dopo aver finito il suo sandwich ripieno di tanta di quella roba da non voler sapere per il bene del suo pancreas.
“Diciamo che non sono niente male e basta.” Commentò lui, che rischiò di essere bagnato. Rise, alzando le mani “Sto scherzando! Non mi è mai piaciuto lodarmi o darmi delle arie.”
Hayley alzò un sopracciglio, divertita “Già, l’avevo notato.”
Daniel aggrottò le sopracciglia, lanciandogli le noccioline dal piatto “Oh, ma stai zitta!” Stavolta lei si vendicò davvero, gettandogli addosso l’acqua del suo bicchiere e lo colpi in pieno petto, scoppiando a ridere. Lui la guardò, fingendosi minaccioso “Cosa hai fatto?” lasciò le noccioline che teneva in mano “Ti do tre secondi...”
“Scusa, io...” tentò di convincerlo, senza riuscire però a trattenersi dal ridere.
“Uno!” la interruppe e lei scattò in piedi, urlando e cominciò a correre. Nonostante lui fosse indubbiamente più veloce, la lasciò correre, inseguendola per la spiaggia poco affollata.
Lei si voltò appena, guardandolo da sopra la spalla, scostandosi una ciocca castana che le coprì la visuale per il vento contro e gli mostrò il suo sorriso. Proprio come aveva fatto lui quella mattina, sul pontile. E proprio come lei, non poté non sorriderle di rimando e trovarla bellissima.
Sentì le gambe muoversi più velocemente da sole, desiderose di raggiungerla. La bloccò, afferrandola per la vita mentre stava risalendo la salita verso la strada “Presa!”
Lei rise, scostandosi i capelli “Non vorrai buttarmi in acqua dopo mangiato. Avrai un morto sulla coscienza!”
Daniel si irrigidì subito, serrando la mascella e la presa intorno alla sua vita. Si riprese subito, però, per non rovinare a nessuno dei due quella giornata e tornò a sorridere “No, peggio.” Si buttò con la schiena sull’erba, facendola atterrare sul suo petto e poi si voltò.
Hayley si ritrovò con la schiena aderente al terreno e il petto che sfiorava quello di Daniel ad ogni respiro. Non ebbero il tempo di considerare la loro vicinanza, però, perché erano ancora presi dai loro giochi.
Daniel posò le mani sui suoi fianchi, pizzicandoglieli prima di cominciare a torturarla con il solletico, guardandola ridere a crepapelle e contorcersi, tirando schiaffi a vanvera per farlo smettere.
Si fermò e lei si calmò, inspirando ed espirando con calma. Litigò con alcune ciocche castane appiccicate al poco lucidalabbra residuo per scansarli “Temevo di non respirare più!” rise.
Anche lui sorrise, prima di alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi, rimanendo inchiodato. Si fecero entrambi seri, concentrati ognuno nello sguardo dell’altra “Sei tu che mozzi il mio di respiro.” Le sussurrò, scostandole i capelli dalle guancie arrossate dalle sue parole a fior di labbra.
Bastò un attimo.
Entrambi si guardarono di nuovo e fu Daniel a trovare il coraggio di fare il primo passo.
Tagliò quella distanza già minima tra di loro, sfiorandole le labbra con le sue. Quelle labbra morbide proprio come sembravano e le aveva sempre immaginate e che avevano ancora un retrogusto di frutta. Quelle labbra che si socchiusero, non appena entrarono in contatto con quelle carnose del ragazzo e vi si incastrarono perfettamente, come pezzi di uno stesso puzzle.
Entrambi avevano desiderato quel bacio e le labbra dell’altro ancora prima di scoprire che erano fatte apposta per incontrarsi e combaciare.
Le sfiorò con la punta della lingua ed Hayley non gli negò l’accesso alla sua bocca. Le loro lingue si incontrarono, quindi, continuando a cercarsi con trasporto che spinse Daniel a posare la mano sulla sua nuca, accarezzandole il profilo con il pollice per tenerle il viso premuto al suo. Lei invece gli cinse il collo, infilando le dita tra i suoi capelli biondi.
Si allontanarono appena, continuando a guardarsi negli occhi con il respiro spezzato e le labbra leggermente arrossate, visibilmente felici.
Il sorriso di Hayley si espanse rapido sul suo viso, mentre si puntava sui gomiti, alzando il viso per sfiorare un’altra volta le labbra di Daniel, accarezzandogli la guancia quando posò la fronte sulla sua, concentrandosi sui loro respiri così vicini da mischiarsi mentre inspiravano ed espiravano con la stessa regolarità.
Le sorrise anche lui, baciandola all’angolo della bocca, perdendosi ancora nell’oceano scuro dei suoi occhi “Temevo non avrei mai trovato il coraggio...” le confessò, ridendo in un sussurrò che accarezzò il viso di lei.
“Anch’io.” Gli sorrise, prima che lui tornasse a baciarla.
Daniel si aiutò con le braccia ad alzarsi, sedendosi affianco a lei “Credo sia il momento del tuo regalo.”
Hayley pensò che ciò che era appena successo fosse già abbastanza, ma si trattenne dal dirglielo. Intanto lui infilò la mano nella tasca dei jeans e ne estrasse un pacchettino rosso. Glielo porse, sorridendole timido “Spero...”
Si avvicinò, baciandolo a sorpresa e lo interruppe “Di sicuro!” Lui rise, poggiandosi sui gomiti per guardarla aprire il suo regalo.
Hayley strappò lo scotch che chiudeva il pacchetto, infilandovi due dita. Intuì di cosa si trattasse e lo estrasse, trovandosi in mano una catenina composta da tre fili di caucciù di diversi colori, dai quali pendeva un ciondolo, costituito da una montatura d’argento dalla forma simile ad un occhio e la pupilla, per così dire, era una pietra circolare lucida dai colori del fuoco: fiamme rosso scuro all’esterno si mischiavano all’arancione e al giallo per tuffarsi nel centro, dov’era dipinto un cuore nero.
Si voltò verso Daniel, esibendo un sorriso raggiante “E’ bellissima!” Lui non nascose un sospiro di sollievo, tirandosi su e pulendosi le mani per offrirsi di chiudergliela dietro al collo. Hayley raccolse con le mani i capelli, spostandoli su una spalla “E’ come il tuo bracciale, vero?”
“Sì, beh... li ho fatti io.” Chiuse il gancetto d’acciaio, posando delicatamente le labbra sulla nuca scoperta della ragazza ma bastò comunque a farla rabbrividire “Sono tipici del nord, dove sono cresciuto.” Le cinse la vita da dietro, muovendo il polso per mostrare il suo braccialetto, con gli stessi fili, ma dalla pietra di varie gradazioni di azzurro “Ho cercato tra le pietre che avevo portato a casa ed ho pensato che il rosso ti donasse. Con i tuoi occhi, i capelli e la sciarpa con il cappello!” le prese la mano tra le sue, all’altezza del suo ombelico “Mi dispiace, ho saputo del tuo compleanno solo qualche giorno fa. Ci ho lavorato come un...”
Hayley sorrise, annuendo e gli baciò la guancia “Mi piace da morire.”
 
Passeggiarono per più di mezz’ora lungo il bagnasciuga sulla spiaggia e fin sotto i pilastri del pontile, tenendosi per mano. Non erano mancati sorrisi gioiosi ogni volta che i loro sguardi si incontravano, seguiti da dolci baci sulle labbra e Daniel ne aveva approfittato per scattarle una marea di foto, anche se lei odiava trovarsi davanti ad un obbiettivo, perché pensava di non essere fotogenica. Lui, ovviamente, non era dello stesso avviso...
Nonostante lui le avesse proposto di sdraiarsi sul telo da mare in spiaggia, Hayley aveva insistito per tornare sulla barca. Quindi ora stavano salendo le scalette di legno del pontile, scambiandosi delle domande a vicende per conoscersi meglio.
<< Colore preferito? >>
“Verde.” Rispose Hayley.
“Azzurro.” Daniel le cinse le spalle “Verde e Azzurro stanno bene insieme.” Lei annuì, sorridendogli.
<< Musica? >>
“Amo i Green Day e il rock-punk in generale.” Spiegò Hayley.
“Sono appassionato dei vecchi gruppi rock: Guns ‘nd Roses e Pink Floyd!” confessò “Suono la chitarra, sai?” lei scosse la testa, interessata “Già, insieme a Chris; ma non sono niente di ché!”
Lei non l’aveva mai ascoltato, ma era sicuro che si sbagliasse...
<< Sogno nel cassetto? >>
Hayley si mordicchiò il labbro, pensandoci su “Lavorare in un equipe di disegno.”
Daniel pensò che avrebbe tanto voluto vedere uno dei suoi disegni e nella sua mente comparve per un attimo l’immagine di lei, seduta a disegnare, assorta nei particolari che tracciava con la matita, come l’aveva vista un giorno al parco. Poi rispose “Il mio lo conosci già: viaggiare.”
<< Dolce o Salato? >>
“Dolce, assolutamente!” decretò lei.
Lui arricciò il naso, ribattendo “Salato per tutta la vita!”
Continuarono arrivando alla barca e si sdraiarono sul telo da mare sulla prua, uno davanti all’altra, trovandosi d’accordo su molti punti e in contrasto su molti altri, ma servì solo ad avvicinarli ancora di più, perché più cose scoprivano l’uno dell’altra, più se ne innamoravano...
“Davvero non ti piacerebbe viaggiare?” le accarezzò la guancia, scostandole una ciocca di capelli che il vento aveva spostato.
“Non ho detto che non mi piacerebbe. Ho solo detto che Oak Valley non è poi così male.” Sorrise, guardando la faccia contrariata di Daniel, che comunque le stava indicando di andare avanti “Beh, trovo che ci sia un’atmosfera vintage Parigina fusa a quella di Londra, senza il loro cattivo tempo. E’ circondato dalla campagna, pur essendo piccola però ha tutto quello che serve e poi c’è questo posto.” si avvicinò, baciandolo a fior di labbra “Oak Valley potrebbe anche essere affascinante.”
Daniel sorrise, continuando a passarsi tra l’indice e il medio un boccolo castano “Io vengo qui ogni mattina per lavorare alla barca, ma posso assicurarti che questo posto non è mai stato affascinante quanto oggi.”
Sorrise, bagnandosi il labbro inferiore con la lingua, con un sopracciglio alzato “Ah sì?”
Lui annuì, mettendosi a sedere e lei lo imitò. Le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance fino ad avvicinarle il viso al suo per baciarla. Le sorrise dolce, lasciando i suoi occhi marroni solo per un attimo, indicando il fiume davanti a loro “Prendi questo tramonto, per esempio. Ne ho visti tanti, ma non mi sono mai sentito così bene come con te oggi, guardandolo.”
Le guance di Hayley raggiunsero le stesse tonalità di rosso del sole, che tramontava all’altezza della foce del fiume, all’orizzonte, colorando le increspature dell’acqua e la sabbia della spiaggia di ogni sfumatura dal rosso al pesca.
Hayley stava guardando quel panorama, sentendosi d’accordo con Daniel. Neanche a lei sembrava di essersi mai sentita così bene come in quel momento. Sentiva i suoi occhi sul viso e lo vide avvicinarsi con la coda dell’occhio, ancora assorta a guardare il tramonto.
Sentì il toccò delle sue labbra sull’angolo della bocca, che si alzò immediatamente a quel tocco. Daniel proseguì, disegnandole il profilo lungo la mascella con le labbra, lasciandole una serie di piccoli e dolci baci.
E fu in quel momento che ad Hayley tornò in mente qualcosa che non avrebbe mai e poi mai dovuto dimenticare e scattò in piedi, portando una mano alla fronte ed esclamò “Il tramonto!”
“Che... Hayley, che succede?” le chiese confuso, mentre lei controllava l’orologio sul display del cellulare e camminava verso l’approdo.
“Puoi riportarmi al college in 15 minuti?” si scostò i capelli, nervosa “Non posso crederci, ho dimenticato Harry!”
Lui annuì, aiutandola a scendere e le camminò affianco con passo affrettato lungo il pontile e per la salita fino al parcheggio “Posso impiegarne solo 10.” Ammiccò, sorridendole per rassicurarla.
Hayley lo aveva avvisato, dopo il suo invito, di poter passare solo mezza giornata con lui per poi dover andare dal suo miglior amico. Sapeva anche, quindi, che Harry era solo il suo migliore amico. Eppure, non poteva non essere geloso, soprattutto perché, per come la vedeva lui, gliel’aveva portata via, rovinando un momento perfettamente romantico.
 
Daniel mantenne la sua promessa; dieci minuti dopo, erano all’entrata del college.
“Grazie!” slacciò frettolosamente la cintura, sporgendosi verso di lui per baciarlo “Mi chiamerai domani?”
Lui rise dal tono speranzoso con cui glielo aveva chiesto ed annuì, accarezzandole la guancia “Certo.” Lei sorrise e si voltò, già con la mano sulla maniglia della portiera. Lui la fermò, riprendendole il viso tra le mani e riportò le labbra alle sue “Abbiamo cinque minuti per salutarci, direi di farlo nel modo migliore.”
Hayley rise “Sei un genio del male.” Prima di posare una mano sulla sua nuca, giocherellando con un ciuffo biondo mentre si baciavano con trasporto. Si allontanò appena, mordendogli leggera il labbro inferiore “Ora devo andare.” Lui annuì, baciandole la fronte e la lasciò uscire, salutandola un’ultima volta con la mano. Premette l’acceleratore solo quando fu fuori dalla sua visuale, svoltato l’angolo per il portone del dormitorio femminile.
 

***

 
Hayley corse per il viale e ringraziò di cuore una ragazza appena uscita, per averle tenuto aperto il portone, impedendole di perdere tempo cercando le chiavi nella borsa. Si fermò un secondo sul pianerottolo del terzo piano, riprendendo fiato prima di affrontare altre tre rampe di scale. Arrivò davanti alla porta antipanico grigia e si appoggiò alla parete con le spalle, smorzando il fiato. Quando il suo respiro si fece regolare, aprì la porta ed uscì sul tetto del dormitorio.
Sorrise raggiante, quando vide delle lanterne di carta colorate appese a dei fili dai comignoli al muro della cabina dei contatori del gas. Sotto a queste, seduti su due dei tanti cuscini sparsi per terra intorno ad una tovaglia imbandita, trovò Harry e Sophie.
Quest’ultima si alzò in piedi non appena la vide, urlando e le corse incontro con le braccia aperte, finché i loro petti non si scontrarono ed Hayley si ritrovò inglobata tra quelle braccia magre e il familiare profumo di fragola proveniente dai capelli dorati della sua migliore amica.
“Auguri Scimmietta!” la lasciò andare, accarezzandole le spalle “Dio, quanto mi sei mancata!”
Hayley sorrise, prendendole le mani “Mai quanto tu sei mancata a me! Non sapevo che saresti tornata in tempo.”
“E secondo te mi sarei persa il tuo diciannovesimo compleanno? Mai!” la spinse appena, con il fianco “Guardati, sei bellissima!” studiò ancora meglio i suoi occhi “Ti sei... Io e te dobbiamo parlare!”
“Ferme lì!” si alzò Harry, posando sul cavalletto la sua Nikon e gli corse incontro, mettendosi tra le ragazze per cingergli le spalle “Cheese!”
Scattò il flash, imprimendo sulla carta lucida e quadrata la foto, che stava uscendo da sotto l’obbiettivo: Hayley a sinistra e la sua migliore amica alla destra di Harry. Sophie indossava una canotta bianca e il copri spalle ricamato beige, con una gonnellina nera a balze ed un paio di ballerine dello stesso colore. Aveva i capelli sciolti lasciati sulle spalle ad arricciarsi verso le punte, ma i ciuffi che di solito le contornavano il viso, accarezzandole le guance, erano tenuti dietro la testa da un fermacapelli nero quadrato. Esibiva un sorriso allegro, risaltato dal leggero strato di rossetto scuro sulle labbra piene e gli occhi, socchiusi come ogni volta che sorrideva, lasciavano comunque intravedere il luccichio delle iridi blu e dell’ombretto grigio sulle palpebre accompagnato alla matita nera e lo spesso mascara sulle ciglia. Teneva la mano destra sulla vita del ragazzo e l’altra all’altezza della spalla, con l’indice e il medio alzato nel segno di vittoria.
Harry al centro, con una camicia nera che slanciava il suo fisico e un paio di jeans bianchi. Il gel tra i capelli era la ciliegina sulla torta. Sorridendo, le lentiggini sugli zigomi gli sfioravano gli occhi d’ambra. Fino ad una settimana prima, Hayley avrebbe sicuramente fatto più attenzione al suo abbigliamento, rendendosi conto di quanto effettivamente fosse bello quella sera. Invece ora non riusciva a non pensare ad un ragazzo biondo e a come una semplice felpa grigia e un paio di jeans scuri lo rendessero bellissimo.
Scattarono una seconda foto, in cui le due ragazze baciavano rispettivamente la guancia destra e sinistra di Harry, il quale inarcò le sopracciglia e spalancò gli occhi, gonfiando le guancie e imbronciò la bocca a cuoricino, in un espressione buffissima.
Poi si sedettero sui cuscini per terra, scherzando e mangiando la torta al cioccolato. Passando una serata allegra come sempre, quando si ritrovavano tutti e tre insieme.

Sono tornata, anzi, sono tornatI!!!
Mi ci sono impegnata, spero davvero di aver raggiunto un livello soddisfacente per questo capitolo.
Non so se per voi sia una brutta o una cattiva notizia, ma sto per partire per due settimane
e non porterò il pc con me, quindi credo che dovrete aspettare per i prossimi capitoli!
Ma almeno così avrete il tempo di lasciare delle recensioni! ;D
A proposito, grazie a tutti quelli che l'hanno fatto nei capitoli precedenti. <3
Un bacio e a presto.

 





  
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