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Autore: Rebeccah    06/07/2012    2 recensioni
Elena e Serena, due ragazze dii diciott'anni, vanno in vacanza insieme a Rimini. Elena non sa ancora che qui incontrerà il vero amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
La hall dell'hotel non era niente di che, tuttavia era accogliente e pulita e questo a Serena ed Elena bastava. Si entrava attraverso una porta di vetro. La pavimentazione della stanza era di moquette rossa, in tono con le morbide poltroncine ai lati della hall. Davanti alle poltroncine c'erano invece dei tavolini con le gambe in legno scuro e la superficie di vetro, sopra cui erano state posizionate delle riviste e il giornale del giorno. Alla destra della reception saliva una scala, anch'essa di legno scuro, e alla sua sinistra un ascensore.

Era occupato per lo più da anziani in vacanza, di quelli che vengono con i pullman e se ne vanno dopo una quindicina di giorni. Quando Elena aveva dieci anni, era andata in Sardegna con i suoi genitori e aveva incontrato unna vecchietta molto simpatica. La ricorda sempre con piacere: era bassa e rotondetta, una di quelle nonnine che si vedono nei cartoni, con un sorriso smagliante e gli occhiali blu davanti a due occhioni marroni. Giocava spesso a carte con Elena e Mariastella, la sua sorella maggiore, e prima di andarsene aveva regalato ad entrambe una collana, una di quelle semplici, che si regalano ai bambini, ma che per Elena aveva significato molto, tanto che la custodisce ancora nel suo portagioie.

Si avvicinarono al bancone, dove una donnetta con dei capelli color paglia, piccoli occhi porcini, naso da topo e unghie laccate di verde (verde?) stava ritta davanti ad un computer che aveva visto tempi migliori.

- Buon giorno, sono Donatella - , squittì l'addetta alla reception vedendole arrivare, con un grande sorriso in volto. - Avete bisogno di aiuto? - .

- Salve! Sì - , rispose Elena. - Siamo Elena Mantovi e Serena Dotti, abbiamo prenotato - .

Dopo aver consultato un qualche file a computer, Donatella alzò lo sguardo e ci guardò ancora più sorridente di prima. Ma ha una paralisi facciale?, pensò fra sé Serena.

- La vostra stanza è al terzo piano - , ci comunicò, consegnandoci una un portachiavi di cuoio con appesa una piccola chiave.

Ringraziarono, presero la chiave e si diressero verso l'ascensore.

La loro stanza, in linea con il resto dell'albergo, non era la camera da letto della principessa Sissi ma era comunque adeguata a soddisfare le loro esigenze. Aveva le pareti azzurre e il parquet marroncino chiaro, due letti singoli troneggiavano al centro della stanza, divisi da un solo comodino. Una scrivania era posizionata contro il muro sotto la finestra, mentre dall'altra parte della stanza c'era un tavolino con quattro sedie. Davanti ai letti avevano posizionato un mobile con la tv (una di quelle vecchie, no a schermo piatto) e un armadio che, da tanto era grande, sarebbe bastato pere tutta la famiglia di Serena. Elena aveva sempre desiderato far parte della famiglia di Serena, non perché andasse in disaccordo con la sua, anzi, ma perché l'aveva sempre vista come una famiglia grande ed accogliente. Serena aveva due fratelli, Simone e Federico, e una sorella, Claudia. Federico aveva un anno in più di loro e, anche se non l'aveva mai detto a Serena, per una certo periodo Elena si era presa una bella cotta per lui.

- Allora, chi si prende il letto sotto la finestra? - , domandò Elena con un finto sguardo indifferente, anche se dentro di lei sperava che Serena ci rinunciasse.

-  Sinceramente pensavo di prenderlo io.-  affermò Serena

- Ah. -  disse Elena.

Si guardarono per un momento negli occhi e poi, come se si fossero messe d'accordo prima, urlarono insieme “E' di chi arriva prima!”

Si gettarono insieme sul letto, ridendo come pazze.

- Io l'ho toccato prima!-  disse Elena.

- Hahahaha, okay, per questa volta te lo concedo, sono troppo buona! - rispose Serena, ridendo.

- Sei la migliore Sere! -

Passarono la mattinata a sistemare i vestiti negli armadi. Decisero che quella mattina non sarebbero andate in spiaggia, poiché erano stanche per il viaggio e un paio di orette di sonno non avrebbero fatto male a nessuno.

Elena aprì gli occhi. Aveva le palpebre pesanti dal sonno. Dopo un grande sbadiglio, lanciò un'occhiata all'orologio da polso nero che aveva appoggiato sul comodino. Sgranò gli occhi, divisa fra il divertito e l'allarmato.

- Sere, svegliati! -  urlò nelle orecchie alla sua amica, saltando sul suo letto.

- Che vuoi? Mi sono appena addormentata... - la rimproverò, assonnata.

Elena rise divertità.

- Macché? Hai, anzi, abbiamo, dormito cinque ore! -.

Serena si alzò tanto velocemente dal letto, che finì con la schiena a terra.

- Ahi! - si lamentò - Ma come! Quindi sono già le tre? Mi stai dicendo che abbiamo saltato il pranzo...?-

Aveva un volto tanto affranto che sembrava che fosse una bambina a cui era stato rubato il lecca-lecca.

- Mi dispiace, ma si. Dai, vestiamoci che andiamo a comprarci una piadina! - 

  
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