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Autore: laNill    06/07/2012    1 recensioni
Fu alla fine di tutto, nel Gruppo C, che la sala trattenne il fiato, incredula, nel vedere il nome di Italia al di sotto di quello della Spagna.
Spagna - Italia
Due delle più forti nazioni d’Europa si scontravano al primo turno.[..]
[Spagna ~ Antonio Fernanez Carriedo x Sud Italia ~ Romano 'Lovino' Vargas; Stralci di Inghilterra ~ Arthur Kirkland x Francia ~ Francis Bonnefoy ]
Genere: Fluff, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volontà di vittoria


“Oddio, che cazzo ho fatto!?” 
Era da un buono quarto d’ora che Romano si lagnava e disperava, rannicchiato in un angolo della propria stanza, tremante e depresso fino all’inverosimile per ciò che aveva appena avuto il coraggio di fare.
Aveva insultato Croazia ma, contemporaneamente, anche tutte le altre Nazioni.
Per la miserie, si era autodefinito insegnante assoluto del calcio.
Ma che cazzo gli era saltato in mente!?
Le accuse di Croazia lo avevano fatto andare su tutte le furie, facendogli uscire fuori una superbia che, in condizioni normali, di fronte a Stati di quel calibro non avrebbe mai mostrato, ed invece lo aveva fatto, forse pure fin troppo. E come risultato ora aveva una paura esagerata delle conseguenze.
Se avrebbe fatto una figura di merda, come si sarebbe mostrata, l’Italia, di fronte agli altri? Con che faccia tosta avrebbe potuto guardare i membri d’Europa?
“Stupido, stupido, stupido! Perché non sono stato zitto!? Dannazione!”
Continuava, prendendosi la testa tra le mani e scuotendola, gli occhi sbarrati da un terrore melodrammatico e, forse, anche esagerato.
“Sù, fratellone, non fare così! Ci hai difeso, sei stato grandissimo!” Lo rassicurò il minore, sorridendogli solare, dandogli piccole pacche sulla spalla.
“Vorrei vedere te al mio posto, deficiente!” Lo attaccò, scostandogli stizzito la mano, alzandosi e sospirando sconfortato. “Non sarai te quello che verrà preso in giro, dopo la scenata che ha fatto!”
“Non lo saremo, Romano! Tutti hanno fiducia in noi e nelle nostre potenzialità.” Spiegò placido il Nord, avvicinandolo.
Allungò la mano, dunque, posandola a sfiorargli il petto, sul punto dove era situato il cuore, Vita del meridione.
“Puoi sentirlo, giusto? Come lo sento anche io; La nostra gente ha fiducia, ci crede e ci ha creduto dall’inizio.”
Romano rimase in silenzio, lo sguardo basso, acconsenziente nonostante una lievissima velatura di riluttanza, lasciando che l’altro lo abbracciasse.
“Sì.. ovvio che lo sento, dannazione..” Un borbottio appena percettibile accompagnò il movimento delle braccia a ricambiare il gesto d’affetto del minore, mentre nascondeva il viso dai capelli scuri e stringeva il tessuto della maglia.
Doveva vincere, a qualunque costo. Avevano la stoffa, la tenacia, il cuore e la forza per riuscire nell’impresa e lo avrebbero fatto, per loro, per la sua gente, per dimostrare al mondo che non erano più dei deboli. 
E, in qualche modo, anche per lui.
 
Il giorno della partita, il Nord e il Sud erano più carichi di qualunque altra partita fin’ora disputata, tanto da lasciare stupite le Nazione che, quella sera, erano rimaste in Hotel a vedersi il match dallo schermo della hall, vedendoli passare in gran carriera.
Erano partiti nel primo pomeriggio, Italia e Irlanda in un bus e Spagna assieme alla Croazia in un altro.
Poco prima di partire, Romano si voltò appena indietro, volendo scorgere la figura di Antonio per un’ultima volta prima delle partite decisive. Sussultò, imbarazzandosi, nel vedere come ancor prima di lui, l’altro si era voltato completamente nella sua direzione, con sguardo fermo e deciso rivolto unicamente verso di lui.
Non dissero né fecero alcun segno o gesto di saluto. 
Si guardarono, soltanto. E l’italiano capì ciò che lo spagnolo voleva dirgli. 
Sapeva che la paura di quel biscotto e di una partita già decisa in precedenza aleggiava negli animi dei due fratelli, e per il proprio orgoglio, un aiuto non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo. Ma Lovino sapeva che il gioco di Antonio non era così sporco come quello di molti Stati e su quel punto non aveva alcun dubbio. 
Nonostante quella situazione, la sua fiducia era totale.
Ma, c’era qualcosa in quegli occhi, che lo tradiva, stonava; e non capiva cos’era.. 
Antonio..
 
Con quei pensieri, dunque, ognuno si diresse ai propri campi da gioco.
Gli occhi chiari, color nocciola, degli Italiani puntati in alto con l’inno che gli riempiva il cuore.
Gli occhi verdi e brillanti della Spagna puntati sul proprio cuore, sulla propria Nazione, con la croce d’argento tenuta stretta tra le dita della mano.
Furono partite sofferte, giocate al massimo delle loro potenzialità e abilità, nessun momento di pausa, nessuna interruzione o presa di fiato, solo un grandissimo desiderio di uscirne vincitori.
Tanto Romano quanto Feliciano sapevano. 
Sapevano di non essere i favoriti e, ogni volta che sbagliavano, guardandosi reciprocamente negli occhi tra il fiatone e il rimbombo delle urla dagli spalti, quel dubbio e quella paura tornavano a farsi più prepotenti che mai.
Ma subito venivano scacciati dalle abilità dei propri giocatori e dal loro cuore di volere una vittoria che stavano sudando con fatica.
E alla fine avvenne.
Il primo Goal e la gioia dell’Italia esplose tra gli spalti e in tutta la Nazione.
I due fratelli potevano nitidamente sentire il cuore pulsare e pompare sangue in maniera massiccia mentre dentro le orecchie risuonavano le grida di gioia, di esultanza e di felicità per quella rete da parte di tutto lo stivale.
Ma non era finita.
La sola vittoria non bastava per passare alle semifinali, e lo sapevano bene.
In panchina, una radiolina era sempre accesa a rendere partecipi gli Azzurri rimasti come riserve della situazione nella partita della Spagna.
E dopo aver segnato il secondo goal, agli ultimi minuti alla fine della partita, in quel momento dove i giocatori poteva riprendere momentaneamente fiato, vennero informati.
“La Spagna non ha ancora segnato. Nessuno dei due ha segnato!” Diceva concitato un giovane, con una cuffietta inforcata nelle orecchie. “Se finisce zero a zero potremmo persino arrivare primi nel girone, dicono!”
Ma nonostante quella piccola ed insignificante esuberanza del giocatore, Romano era rimasto impietrito sul posto, osservato preoccupato dal minore.
“Fratellone..”
Perché? Perché quel bastardo non aveva ancora segnato? Che era successo?
Gli ritornarono alla mente quegli occhi che lo guardarono poco prima di entrare dentro il bus, ricordò la durezza e il coraggio che gli aveva infuso, ma c’era dell’altro.
E quel qualcosa, in quel momento, gli stava distruggendo l’animo di angoscia.
Ricominciarono il gioco, gli ultimi minuti di quella partita che pareva essere più lunga dei 90 minuti usuali e, al suono del fischio finale, invece di esultare per la vittoria, tutti i giocatori andarono a sentire ciò che succedeva nell’altra partita.
In ansia, in tremenda e logorante ansia.
Feliciano aveva corso svelto, diretto verso la panchina, seguito da un Romano che si limitò a camminare, non volendo sentire. 
Aveva paura, un immensa paura.
E se..
“ANTONIO! Antonio ha segnato!”
E quell’urlo appena stridulo del fratello minore, quasi lo stordì.
Attimi di smarrimento, lasciando che il suo cervello metabolizzasse la cosa, per poi piegare le labbra in un leggero sorriso di gioia ed infine esplodere in un urlo liberatorio mentre correva verso il suo gemello e lo abbracciava, felice, tremendamente felice.
Erano salvi, non era ancora finita. 
Non per l’Italia!
 
Ritornarono in Hotel quella sera stessa, non prima di aver fatto foto, autografi ed interviste ai giornalisti della loro stessa Nazione.
Il cuore ancora che batteva forte, in autobus intonarono cori e schiamazzarono di gioia assieme ai tecnici della squadra, urlando ed esultando della vittoria ottenuta nemmeno fossero ubriachi.
Appena rientrarono, nella hall ad attenderli c’erano gli stessi che li avevano visti uscire quel pomeriggio, magari con qualche bottiglia di vino in più e qualche vestito in meno, per alcuni.
“Ce l’avete fatta a tornare, complimenti!” Li accolse un ridente Francis, verso il quale subito si andò a fiondare Feliciano, coccolato - forse fin troppo - dalle mani e dagli occhi del cugino.
“Siamo stati bravi, eh? Eh?” Continuava a cantilenare il settentrione, per poi accorgersi della figura bionda e robusta di Ludwig uscire dall’ascensore, e accorrendo subito ad abbracciarlo. “Doitsu! Doitsu! Ci hai visti? Siamo stati bravi? Abbiamo vinto!”
“Non che ci fosse qualcosa da perdere con quel bastardo e inutile di un fratello.” Borbottò Inghilterra, a gambe l’una sopra l’altra, sorseggiando una tazza di thè con sguardo stizzito, riferendosi al fratello maggiore Irlanda.
“Uh?Dov’è Antonio?Voglio ringraziare anche lui, vee!” 
Si intromise il Nord, dopo aver dato una occhiata fuggevole al maggiore che, anche se non voleva farlo notare, stava setacciando ogni angolo della sala con lo sguardo in cerca degli occhi dell’ispanico.
“Mh? E’ tornato prima di voi, ha esultato come uno scemo e poi se n’è andato a dormire. Era stremato, ha detto.” Spiegò il biondo francese, sorseggiando del vino rosso.
Non se lo fece ripetere due volte.
Fregandosene di tutto, Romano scattò verso le scale in direzione della sua stanza.
Doveva parlargli, assolutamente.
Doveva dirgliele, quelle parole che non ebbe avuto il coraggio di pronunciare qualche giorno prima, in presenza del fratello minore.
Doveva spiegarsi, scusarsi, ringraziare e capire.
Capire cosa gli era successo quella sera.
 
“Ma dove và così di corsa?” Borbottò Arthur dopo un momento di perplessità, spostando poi i diamanti verdi al liquido color del miele all’interno della piccola tazzina. “Cos’è, ancora euforico per una semplice partita?”
“Mmh, mon cher, tu non le capisci queste cose.”
La voce melodiosa e appena smaliziata del francese lo fece rabbrividire, scorgendolo tremendamente vicino al suo viso.
“Che cazzo vuoi dire, idiot!?”
Una mano andò a sfiorargli il mento, scendendo sul collo niveo dell’inglese, facendolo diventare paonazzo.
“Voglio dire che farà le stesse cose che faremo noi domani sera, non so se mi sono spiegato..” 
“M-Ma.. Ch.. SHUT THE FUCK UP, IDIOT!” 


Nota dell'Autrice:
Cieeeo :3
I know. I know. E' tipo da.. tre giorni? Che non aggiorno e mi dispiace ç^ç
Non è tanto lungo e, dai, un pò di rilevanza la ha perchè *tadadada* fa da preludio al capitolo hot della serieh 8D
..Ok, iniziamo col dire che non dovete immaginarvi chissà quali sconciate da parte di Antonio e Romano, ho deciso che dal rosso direi di cambiare con un arancione u.u''
E al prossimo capirete che non è così selvaggia e esageratamente descritta la cosa .. o sì?
Bhè, alla prossima e GRAZIE davvero a chi mi sta seguendo, a chi recensisce ed a chi sta mettendo la storia tra seguite/preferite *me commossa* *-*
A presto ^*^
  
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