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Autore: JessL_    06/07/2012    4 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione:
Lo so, sembra un miracolo, ma invece no! Sono proprio io :) non lo avreste mai detto che avrei fatto così in fretta, eh? Beh, non so se dipenda dal fatto che la parte, per me, più complicata sia passata, resta il punto che questo capitolo l’ho scritto abbastanza in fretta e con piacere.
 
Questo capitolo, tratta il numero 26/27/28 di “Travolgimi”, quindi sì, è piuttosto lungo ma non potevo dividerli. Spero solo che vi piacciano e di non annoiarvi troppo xD
Detto ciò, ne approfitto solo per ricordarvi la mia nuova originale: “Nuove prospettive” e il gruppo
dove metto gli spoiler delle storie e dove chiacchiero anche fin troppo :) siete tutti i benvenuti. Con questo, passo e chiudo! Buona lettura :)

   



   ~ Sdoppiarsi è impossibile, però è sempre bello far sorgere un sorriso a un amico, anche se significa litigare con la propria fidanzata. Tanto si sa, la cosa bella del litigare è fare pace...







 
 
<< Ciao Giorgia, la bestia di tuo figlio? >> Stringo gli occhi e sposto lo sguardo dal monitor per sentire Gigi che parla con mia madre nel corridoio di casa nostra.
Velocemente saluto Elise tramite la chat di facebook e li raggiungo trovando mia madre che ride per qualche battuta – sicuramente assurda – del mio amico.
Mi appoggio al telaio della mia porta e li osservo, Gigi mi nota subito e mi saluta con un movimento del mento che ricambio incrociando le braccia al petto.
<< Mi devi aggiornare! >> Dice Gigi puntandomi un dito contro ma senza muoversi. Mia madre ci guarda straniti.
<< Aggiornare su cosa? >> Apro bocca per rispondere ma ovviamente Gigi mi precede, perciò mi avvicino – pronto a ricevere duemila domande dalla mia genitrice.
<< Ma come, non ti ha detto dove ha passato la notte? >> Mia madre mi fulmina con lo sguardo e Gigi si fa piccolo piccolo. << Non le hai detto niente. >> Mi dice sussurrando.
<< Già. >> Gli rispondo guardandolo di sfuggita. << Non guardarmi male! >> Dico rivolto a mia madre che si sta sicuramente per mettere le mani sui fianchi e iniziare a farmi una ramanzina con i fiocchi. << Ero da Elise. >> La sua espressione si rilassa leggermente.
<< In salotto, subito. >> Sospirando, mi avvio e mia madre riprende a parlare. << Gigi, anche tu. Immediatamente. >> Il mio amico mi segue senza fiatare, ma quando sento la porta di casa aprirsi, sbircio per vedere di chi si tratta e vedo Melissa entrare con le cuffie alle orecchie.
<< Ciao mamma, mi ha portato papà a casa. >> Torno verso il corridoio e noto subito che, grazie al cielo, mio padre non è salito.
<< Come mai? >> Le chiede Giorgia, ma Melissa scrolla le spalle chiudendosi subito dopo in camera. Mia madre sospira e si rivolge a me. << Adolescenza. >> Cerco di non sorridere, anche perché non ne ho il tempo, poiché subito dopo punta un suo dito verso il salotto, spronandomi ad andarci.
Mi siedo al tavolo e mia madre fa altrettanto, mettendosi a capotavola tra me e Gigi.
<< Perché non mi hai detto che hai dormito da Elise? >> Mi chiede seria e io non so nemmeno che dirle, non pensavo potesse prendersela tanto.
<< Sinceramente mi è passato di mente. Sapevi che avrei dormito fuori casa, non ho pensato di dirti che alla fine non ho passato la notte nella casa in cui sapevi. >> Mi guarda nuovamente male e io alzo le spalle sperando non mi sbrani. << Non sto cercando di tenerti buona, giuro! È che per Elise è stata una giornata pesante e... mi ha chiamato in lacrime, ok? >> Lo sguardo di mia madre, ora, si fa preoccupata.
<< Perché? Avevate litigato? >> Scuoto il capo.
<< No, figurati. Praticamente sabato sera doveva andare a un compleanno, per quello non ci siamo visti, ma all’ultimo è arrivata a casa sua un’altra cugina, disperata a causa del fidanzato, e lei non è più andata alla festa. Le altre cugine non hanno apprezzato, quindi il giorno dopo una di loro l’ha chiamata e l’ha distrutta. Non mi ha detto nulla per tutto il giorno, ero preoccupato e sentivo che ci fosse qualcosa, ma quelle poche volte che l’ho sentita, continuava a dirmi che andava tutto bene... >> Mi stoppo per prendere aria e mi passo una mano tra i capelli. << La sera mi ha chiamato dicendomi che aveva bisogno di me, se potevo raggiungerla... una volta arrivato a casa sua con Fabio, c’erano anche Gigio e Gigia, lei si è un po’ sfogata, ha spiegato la situazione ai suoi genitori e poi siamo andati a dormire. >>
<< Anche Fabio ha dormito da Elise? >> Chiede stupita, e io faccio una smorfia.
<< Ma no! Fabio ha accompagnato a casa Sandra e poi si è fatto venire a prendere. >>
<< E tu hai dormito a casa di Elise con i genitori sotto lo stesso tetto? >> Mi chiede lentamente, come se per lei fosse complicato capire il tutto.
<< Già. È stato... strano. Non mi aspettavo che suo padre mi permettesse di rimanere, ma è stato proprio lui a chiedermelo. >> Gigi sgrana gli occhi.
<< Ma ti ha fatto dormire... sul balcone? Nella vasca da bagno? >> Giorgia lo guarda divertito mentre io, basito, scuoto il capo.
<< No, in un primo momento me lo sono chiesto anch’io se mi avrebbe chiuso nello sgabuzzino a dormire, ma invece ho dormito con Elise. Con la porta aperta. In teoria avremmo dovuto dormire, sì nella stessa stanza, ma in due letti diversi... >>
<< Ma è inutile dire che alla fine si è usufruito un letto solo, non è vero? >> Mi chiede complice mia madre. Mi sento arrossire, ma cerco di fare finta di niente.
<< In effetti sì. E il risveglio è stato... un po’ strano, non avevo voglia di alzarmi, ma resta il punto che abbiamo fatto un passo avanti. Il fatto che i suoi genitori si fidino di me mi fa estremamente piacere. >> Ammetto.
<< È una cosa grande, Alex. >> Annuisco alle parole di mia madre.
<< Lo so, ma amo Elise. E tu di certo non l’avresti fatta dormire con Melissa, no? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Certo che no! Non l’ho fatto e non ho intenzione di farlo, mi chiedo ancora come faccia lei a dormire con tutti quei poster che la fissano. >> Si stoppa guardando nel vuoto per poi scuotere il capo. Io sorrido, cercando di non ridere, Gigi si copre semplicemente la bocca con una mano. << Resta il punto che è diverso; io confronto a loro sono più “giovane”, forse ho la mente più aperta e per di più manca un uomo in questa casa, di conseguenza... è tutto diverso. Non so come sarebbero andate le cose se ci fosse stato tuo padre in casa. >>
<< Non sarebbe cambiato niente. >> Dico velocemente. << Solo che avrebbe fato scenate quando sarebbe stato il turno di Melissa. >> Giorgia ride.
<< Già. >> Mi afferra una mano e torna seria. << Non fare danni; Elise tiene molto a te, e devono saperlo anche i suoi genitori per averti permesso una cosa del genere, ok? >>
 
***
<< È andata via? >> Mi chiede zio Mario, riferendosi ad Elise che è venuta per la prima volta a trovarmi in carrozzeria. Annuisco con un sorriso a mio zio e continuo a compilare dei fogli, ma a quanto pare, il mio caro zio, non ha intenzione di lasciarmi lavorare.
<< Non è stata molto... >> Sospirando lievemente, alzo lo sguardo e incontro i suoi curiosi occhi marroni. Lo guardo senza sapere cosa dire e lui si gratta una guancia sporcandosi un po’ di grasso. << Non ho potuto evitare di origliare... sembra... felice. >> Torno a sorridere.
<< Sì, in effetti è fiera di sé. >> Annuisce.
<< Quindi anche lei non ha un bel clima... a casa. >> Alzo un sopracciglio. Mio zio è peggio di una pettegola, ma lo comprendo, per quanto io gli abbia parlato di Elise, non sono mai andato troppo sul personale, o comunque non gli ho mai raccontato gli affari suoi.
<< No, in realtà a casa va tutto bene. È con le cugine che ha problemi, ma a quanto pare li sta risolvendo. >>
<< E te ne sei contento? >> Ridacchio.
<< Certo. Se riesce ad affrontare loro, vuol dire che può fare tutto. Superare qualsiasi ostacolo, anche dirmi quello che prova per me. >>
<< Ancora non te l’ha detto? >> Scuoto il capo tornando ad osservare i moduli.
<< Vedrai che accadrà presto. Comunque dov’è che vai a guardare la partita? >>
Torno a guardarlo. << A casa di una sua amica, perché? >>
<< Perché non abbiamo guardato nemmeno una partita assieme... e non è mai capitato da quando sei nato! >> Dice mettendo il broncio. Io sorrido divertito.
<< Zio, è già tanto che io le guardo, sai benissimo che non sono un amante dello sport. >>
<< Non mi attappo le orecchie solo perché non voglio sporcarmi, ma sappi che non si bestemmia in questo modo! >> Cerco di non ridere mentre mi punta un dito contro.
<< Dai, vieni con me a guardarla in centro. Potrebbe venire anche lei. >> Lo guardo frastornato; so perfettamente che Elise direbbe di no, e non perché abbiamo già deciso di andare da Sandra, bensì perché stare in mezzo a troppe persone non le permette di stare tranquilla.
<< Di che parlate? >> Chiede Gigi, sbucando da chissà dove.
<< Di andare a guardare la partita dell’Italia in centro. >> Gli risponde zio Mario.
<< Wow, sì, io ci sto. Poi possiamo andare da Sandra come abbiamo deciso, non sarebbe male. Dai, ci stai? >> Mi chiede Gigi spingendomi lievemente.
<< Devo parlarne con Elise. >> Mormoro senza guardarli. Gigi sbuffa.
<< Perché? Non devi di certo aspettare un suo assenso per fare qualcosa. >> Lo guardo cercando una risposta sensata da dargli.
<< Non posso di certo organizzarmi senza dirle niente! >> Dico piccato.
<< Invece sì! Non dirmi che sei diventato un cagnolino? >> Sbuffo perché sono stufo di litigare o giustificarmi per ogni cosa.
<< Gigi, tu non puoi saperlo, ma quando si è fidanzati, o si fanno le cose assieme, oppure, nel caso si facciano separatamente, ci si avvisa. >>
<< Beh non me ne fotte un cazzo. Elise capirà, mica se la prenderà! >> Scuoto il capo lasciando cadere il discorso e mi allontano tornando a lavoro.
Non ho voglia di discutere con lui, sarebbe come farlo con un muro.
 
<< Ok, sei fin troppo silenzioso. >> Evito per l’ennesima volta di aprire bocca, e continuo a guardare la strada invece che conversare con Gigi.
Stiamo tornando a casa, è stato con me finché non ho smesso di lavorare, ma non mi è stato attaccato come al solito, forse capendo che dovevo sbollire o che comunque non avevo voglia di parlare. Peccato che ora non lo comprenda, o che non lo vuole capire.
<< Ho detto qualcosa che ti ha fatto diventare muto? >>
<< In effetti sì. >>
<< Oh, miracolo! Parli ancora! >> Esclama saltando quasi dal sedile.
<< Non capisco perché per te è così difficile capire che non posso più dire “ok, va bene, facciamo questa cosa” senza parlarne con Elise. D’altronde avevo organizzato con lei di andare a casa di Sandra. Non posso darle buca, o non chiederle se vuole venire con noi. >>
<< Sì, che puoi! >> Dice subito, ma poi respira per calmarsi e riprende a parlare gesticolando. << Io non dico che devi tacerglielo... però non stai più facendo niente da solo. >>
<< Ma che cazzo dici? Sabato ero con voi, te lo ricordi? >>
<< Certo, dopo quanto tempo? >>
<< E allora? È normale passare il proprio tempo libero con la propria fidanzata. >>
<< Scordandosi degli amici? Beh devo dire che la mia voglia di trovare una e starci insieme sta passando sempre più velocemente. >> Sospiro. Odio quando ci rispondiamo a botta e risposta, vuol dire che abbiamo entrambi fin troppi pensieri per la testa e cose che non ci siamo detti.
<< Non voglio credere che tu, ora, voglia andare in centro a guardare la partita perché senti la mia mancanza o perché reputi Elise di troppo. Non è così, so benissimo che non puoi pensare una cosa simile. >> Gigi si passa una mano sul viso mentre io mi fermo a un semaforo rosso.
<< No, infatti non lo credo e non lo penso. È che non ho superato un esame e... e sono scazzato. Ero abituato a passare quasi tutte le serate col mio migliore amico. Abbiamo una sottospecie di rituale quando io non supero un esame, e sapere che tanto non potremo farlo perché devi prima consultarti con Elise mi fa incazzare. >>
<< Mi spiace per il tuo esame. >> Dico dopo qualche attimo rimettendomi in carreggiata con lo scoccare del verde.
<< Spiace anche a me, ho studiato come un pazzo e non è servito a nulla. >>
<< Senti, io stasera non devo vedere Elise, dovrei vederla giusto domani per la partita... facciamo una cosa: stasera facciamo il nostro rituale, e domani vediamo che fare per la partita, ok? >>
<< Ok. Ma non voglio che tu ti senta obbligato. >> Mi dice mentre parcheggio sotto casa, quindi non gli rispondo subito.
<< Gigi, non farmi saltare i nervi. Non sei stato tu a propormelo, sono stato io, quindi acconsenti e taci. >> Sorridendo annuisce.
<< Sei un grande. >>
<< Sì, un gran pirla. >> Dico spegnendo l’auto.
 
<< Sono ubriaco. >> Sorrido piuttosto divertito alla constatazione di Gigi.
<< Sì, parecchio. >> Ammetto come se ce ne fosse bisogno.
<< Anch’io sono ubriaco? >> Chiede Francesco sbucando dai sedili posteriori. Rido non distogliendo lo sguardo dalla strada.
<< Un bel po’. >> Francesco sbuffa e Gigi scoppia a ridere appoggiando i piedi sul cruscotto, lo guardo male – e ancora ridendo – li rimette giù.
<< Comunque quelle spogliarelliste erano trooooppo fighe. >> Dice Francesco tornando seduto dietro appoggiandosi allo schienale dei sedili.
<< Molto. >> Gli risponde Gigi tutto esaltato cercando di girarsi, ma una volta che gli ricordo la cintura cerca di togliersela, ma dopo un’altra mia occhiataccia mette il muso sedendosi composto.
Il “rituale” bocciatura è molto semplice: sbronza colossale e night. Ovviamente uno evita di bere – in questo caso sono stato io – e si prende cura degli screanzati portandoli a casa sani e salvi e soprattutto senza fargli fare troppe cazzate – come spendere tutti i soldi.
Una volta portato Francesco a casa, mi avvio verso casa di Gigi, mettendoci più tempo del dovuto poiché si è addormentato e so benissimo che svegliarlo subito sarebbe controproducente, cioè vomiterebbe ovunque e non mi sembra il caso.
<< Scusami. >> Mormora sbalordendomi, poiché lo pensavo addormentato.
<< Per cosa? >> Chiedo senza capire ma curioso.
<< Per la scenata di oggi. >> È ovviamente ancora ubriaco, ma sembra più lucido di una decina di minuti prima.
<< Na, è tutto passato. L’importante è che non pensi che io non voglia più passare del tempo con voi ragazzi. >>
<< No, non lo penso... ma è dura accettare il cambiamento. Voglio dire... sono contento che tu sia felice con Elise, sono contento che stiate bene... ma a volte mi manca catapultarmi da te e sapere di trovarti. >>
<< Ci sono sempre e comunque per te, lo sai. >> Sbuffa e ride.
<< Che discorsi da checche. Lasciami qui, non entrare nel cortile, non ce n’è bisogno. Oh, domani andiamo in centro a guardare la partita... niente scuse! >> Dice scendendo dalla macchina non facendomi ribattere. L’unica cosa da fare è sperare che domattina non si ricordi nulla.
 
<< Sei stato un po’... troppo brusco. >>
<< Non ti ci mettere anche tu. >> Dico a Gigi, cercando di non insultare tutte le persone attorno a me che cantano i cori della squadra.
Sì, alla fine siamo in centro, Gigi si è ricordato fin troppo bene quello che mi ha detto ieri sera e io ho dovuto acconsentire. L’unico problema? Non aver avvisato Elise in tempo. E penso di aver esagerato...
<< Mi ci metto eccome! Mi sento in colpa. >>
<< Fai bene. >> Dico scontroso beccandomi un suo broncio che mi fa sospirare. << Ok, no, non è colpa tua, d’altronde non sei stato tu ad avvisarla all’ultimo e soprattutto non sei stato tu a metterla spalle al muro obbligandola a fare una cosa che faceva solo per me. >>
<< Quindi pensi che non vada? Non sarebbe andata anche se tu non ci fossi stato di mezzo? >> Mi chiede con la voce più alta del normale a causa del trambusto.
<< Non lo so. >>
<< Ohi! Ma perché non vi aggregate ai cori? >> Chiede zio Mario saltellando tutto vestito come un giocatore più la sciarpa, una bandierina e i tatuaggi finti della bandiera sul viso e le braccia.
Per favore, ditemi che non è veramente mio parente.
Scuotendo il capo, cerco di concentrarmi sull’inno italiano e alla partita, sperando che Elise non ce l’abbia molto con me e che soprattutto non me la faccia pagare in chissà quale modo.
 
<< La smetti di tenere il broncio? >> Chiedo a Gigi una volta sotto casa di Sandra.
<< Non ci posso fare niente. >> Alzo gli occhi al cielo. A volte è peggio di un bambino.
<< Gi, era solo una partita. >>
<< No, non era solo una partita! Siamo fuori dal mondiale, a causa di questa partita! >> Esclama quasi con il fumo alle orecchie.
<< Ok. >> Dico sperando di aver finito il discorso; Gigi citofona a Sandra ma io non lo seguo, notandolo, si gira verso di me confuso.
<< Vuoi andare da Elise? >> Mi passo una mano tra i capelli.
<< Vorrei, ma penso che non sia il caso... voglio comunque sentirla prima di salire. >> Gigi annuisce e infine ghigna.
<< Io salgo, non ho intenzione di vederti con i cuoricini che aleggiano sopra la tua testa. >> Ridendo scuoto il capo e afferro il telefono.
<< Quindi secondo te non ce l’ha con me? >> Gli chiedo.
<< Ah non lo so, però sono certo che riuscirai a farti perdonare, se è arrabbiata. >> Ridacchiando, sale le scale e mi lascia sotto ad ascoltare i “tu” del telefono.
A rispondermi è la sua risata e io non posso evitare di sorridere e darmi del deficiente poiché il mio cuore ha accelerato i battiti. << Mi piace sentirti ridere. >> Elise smette subito, e io inizio a temere il peggio.
<< Hai anche la faccia tosta di chiamare? >> Ecco. Sono nella merda.
 
Mi stiracchio e guardo fuori dalla porta dove vedo Elise guardare con un sorriso tenero i suoi genitori che dormono. Siamo stati a casa di Sandra, ci siamo divertiti, abbiamo bevuto e fumato ma non esagerando e alla fine ci siamo comportati egregiamente di fronte ai suoi parenti una volta tornati a casa e adesso ci siamo messi nel letto a parlare ma lei è dovuta andare in bagno.
Lentamente la raggiungo e noto Gigio e Gigia con i visi vicini e le mani intrecciate che dormono tranquilli, un sorriso mi sorge spontaneamente.
<< Sono teneri. >> Mormoro per poi abbraccia Elise da dietro e appoggiare il mento sulla sua spalla.
<< Sì, molto. Voglio trovarmi così tra tanti anni. Nonostante tutti i problemi che hanno dovuto affrontare, sono ancora assieme e continuano ad amarsi. >> Ha ragione, vedere una dimostrazione d’amore del genere non capita spesso e lei deve ritenersi fortunata ad avere due genitori che si amano tanto dopo tutti questi anni.
Le poso un bacio sulla guancia sperando che anche tra noi duri. Non voglio far cadere come carte i miei sogni, vorrei veramente  poter vivere una vita serena con la ragazza che stringo tra le mie braccia, ma non le faccio promesse, non le dico nulla... non voglio portarmi sfiga da solo e poi la vita è tutta una mistero, non sappiamo cosa ci aspetta il domani.
Velocemente si volta verso di me, e notando i suoi occhi lucidi, le accarezzo una guancia spostandole alcuni capelli dal viso; il sorriso che mi rivolge subito dopo mi scalda e mi fa venire voglia di saltarle addosso ma cerco di trattenermi.
<< Vieni con me domenica. Al battesimo della piccola Alessia. Voglio presentarti. Voglio che tu sia lì con me. >> Il mio cuore batte a mille. Ha deciso di fare il passo successivo e io vorrei solo mettermi a saltellare felice, ma mi dico anche che è una cosa importante è che deve essere veramente decisa per fare un passo simile.
<< Dici sul serio? >> Le chiedo, quindi. Con un sorriso abbagliante, mi afferra il viso con le mani.
<< È arrivato il momento di uscire allo scoperto. Ho capito che è giusto affrontare tutti insieme piuttosto che uno alla volta. >> Mi ritrovo ad annuire; penso che potrei dirle sì a qualsiasi cosa mi propone.
<< E dov’è finita la mia ragazza timida che si fa solamente complessi? >> Le chiedo prendendola in giro e facendo di tutto per non far scoppiare il mio cuore dalla cassa toracica.
<< Direi che si merita una vacanza. >> Mi dice divertita portando le sue mani ad accarezzare le mie braccia, le nostre mani s’intrecciano e io avviso la mia fronte alla sua.
<< Una meritatissima
vacanza. >> Mormoro prima di baciarla e stringerla a me.
   
 
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