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Autore: LenaOne    06/07/2012    1 recensioni
Soffrivo, e volevo soffrire... Perchè un tatuaggio avrebbe portato solo ricordi, e i ricordi mi avrebbero spinti alle lacrime. Ma lo volevo, lo volevo per avere sempre un ricordo di lui, ovunque fossi andata, qualunque fosse stato il mio umore.
Forse mi piaceva soffrire, se avessi dovuto stare male per lui... 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"No, non posso essere così masochista". 
Questo era il mio unico pensiero ormai da circa 20 minuti, da quando obbligai le mie gambe a muoversi verso lo studio del tatuatore.
Volevo un tatuaggio, uno con il suo nome: Liam. Lui che mi aveva spezzato il cuore due settimane prima, lasciandomi "per l'amore della sua vita, quello vero, a cui non puoi resistere" così aveva detto lui, "come l'imprinting di Twilight"aveva concluso, accennando il mio film preferito.
Ormai la sua assenza si faceva sentire più della presenza di chiunque altro.
Ogni volta che pensavo a lui soffrivo, già, chi non sarebbe stato male... Da due settimane, al posto dei miei luminosi occhi color nocciola, c'erano due occhi spenti, cupi, rossi e gonfi. La bocca arrossata dai morsi che mi ero procurata per non piangere, e i capelli arruffati in una pettinatura senza scopo.
Soffrivo, e volevo soffrire... Perchè un tatuaggio avrebbe portato solo ricordi, e i ricordi mi avrebbero spinti alle lacrime. Ma lo volevo, lo volevo per avere sempre un ricordo di lui, ovunque fossi andata, qualunque fosse stato il mio umore.
Forse mi piaceva soffrire, se avessi dovuto stare male per lui... 
"Ma non ha senso, Lena, non ha senso!"
Ecco, ero arrivata davanti alla porta. Aprire o non aprire?
"No, non ce la posso fare..." 
20 minuti sprecati per andare fino a lì, e poi capire che sarebbe stato un dolore troppo grande, 20 minuti da vera masochista, 20 minuti a pensare alla stessa cosa, 20 minuti persi di vita, di felicità.
Camminavo senza pensare, senza capire nulla, camminavo e basta su una delle tante strade trafficate di Londra, fari e clacson, gente che urla, che si saluta, coppie che si prendono per mano, amiche che si fermano a osservare le vetrine dei negozi. La strada... Non era un posto per me. 
Una tale confusione da non capire più niente, da non sentire più niente, da non vedere più niente.
Già... non vedere più niente. Due fari accecanti fu l'ultima cosa che vidi. 
Poi nero, buio totale, un dolore lancinante al braccio, e nient'altro.

                                                               ------------------------------------------------------------------
 

*bip, bip, bip, bip*
Un suono regolare e acuto mi svegliò, quella mattina. O forse non era mattina...
Aprii gli occhi, lentamente, infastidita dalla luce, seppure fioca, del luogo in cui ero.
E dopo qualche secondo, o qualche minuto, riuscii a mettere a fuoco: una stanza bianca, due lettini bianchi, uno a destra e uno a sinistra, un lungo tubicino che da una cosa che si poteva chiamare benissimo "palo" finiva nell'interno del mio gomito destro, con un lungo ago.
Indossavo un camice bianco, di una stoffa sottile, e avevo il braccio sinistro ingessato, e la testa circondata da una benda.
Una camera di ospedale... wow. Bel posto in cui svegliarsi.
Continuai a guardarmi intorno, confusa, cercando di mettermi seduta su quel lettino infernale. Non c'era nessuno, non un rumore, a parte quel fastidioso *bip* regolare che usciva da un macchinario alla mia sinistra. 
Sentivo un forte dolore alla testa, perciò decisi di sdraiarmi e dormire un po'.
Mi accovacciai sul lato destro, ma il mio occhio cadde su una cosa insolita: dove prima vi era appoggiato il mio braccio destro, sul materasso si trovava un foglietto, piegato in quattro.
Non resistii alla curiosità, perciò lo presi e lo aprii.
Subito un profumo mi invase, e provai un senso di angoscia, di malinconia, di vero e proprio dolore al cuore. Non potevo crederci, ma quello era il Suo profumo. No, non poteva essere lui. E subito cominciai a mordermi le labbra, la voglia di piangere, e il desiderio di non farlo.
Cominciai a leggere:

"Ciao amore,

cominciamo bene... 

 quando leggerai questa lettera vorrà dire che finalmente ti sarai svegliata, sono giorni che non sento la tua voce, mi manca il tuo sorriso, il più bello del mondo, l’unico che riusciva a cambiarmi le giornate, l’unico che riusciva a farmi sentire le farfalle nello stomaco, ti amo, oh si se ti amo, e sono solo stato un’idiota a farti soffrire, a lasciarti.  
Mi manca il tuo tono arrabbiato e persino le lacrime che ti bagnano il viso quando abbiamo litighiato.
Mi manchi, questo è tutto, mi sento morire vedendoti qui, inerme, ho bisogno di te, dei tuoi baci, delle tue coccole.
Spero tu possa perdonarmi, perchè questo "mi dispiace" è il più sincero che abbia mai detto.
Già, mi dispiace, mi manchi, io voglio tornare con te, perchè il mio amore vero, quello a cui non posso resistere, il mio oggetto dell'imprinting sei TU, solo TU.
Io ho bisogno del tuo perdono, sei l’unica che amo, l’unica che mi rende felice con un semplice sorriso, l’unica che mi ama per quello che sono e non si aspetta nulla da me.
Ora sono qui che ti scrivo, piango, piango da giorni ormai, da quando quella stupida macchina ti ha investito, sento un vortice combattere al mio interno solo guardandoti stesa su questo stupido letto d’ospedale.
Sai ricordo quando ci incontrammo, quando ti trasferisti qui a Londra, eri solo una semplice ragazza il cui sogno era quello di fare amicizia, semplicemente, ma la vita ha voluto darti di più, anzi la vita mi ha voluto dare di più... TE.
Senza di te ora non sarei la persona che sono, la mia vita sarebbe stata diversa, non avrei avuto nessuno a cui donare tutto il mio amore, perchè l'unica sei te.  
Odio quando litighiamo, odio il fatto che fosse sempre causa mia, odio il fatto che forse non potrò più riaverti indietro... Ma per favore, perdonami, torna con me.
Tre fottute settimane sono passate ormai, e con te ora, come prima, voglio passare il resto della mia vita, mi prenderai per pazzo leggendo queste parole, ma io so che con te voglio invecchiare, con te vorrò avere un qualcuno che mi chiamerà ‘Papà’.
Lena, io ti amo più della mia stessa vita, qualunque cosa succeda non dimenticarlo mai, sei parte di me ogni giorno.
Con tutto l’amore e il pentimento di questo mondo,
 Liam "

Ed ecco le lacrime, quelle che non avrei voluto che uscissero, ma che nonostante tutto hanno combattuto e hanno vinto. Il volto rigato ormai aveva un espressione felice, anche se il mio cervello continuava a dire di non perdonarlo, che non potevo rischiare di soffrire ancora.
Ma io lo amavo, lo amavo nonostante tutto, e la voglia di perdonarlo era troppo forte. Ma come avrei fatto a ritornare insieme a lui?
Ci avrei pensato, ma non in quel momento... ora volevo solo riposare.
 

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Erano passati tre giorni dal mio risveglio in ospedale... Mi dissero che ero stata in coma per poco più di una settimana e che ora potevo tornare a casa. Con un braccio rotto, sì.
Preparai le ultime cose e con l'aiuto di mio fratello Luke, uscii da quel posto orribile e tornai a casa.
Il viaggio in macchina fu lungo e snervante, l'aria colma delle parole premurose, continue e ripetitive di mio fratello:
- Come stai? -
- Ti fa male la testa? -
- Hai dolore al braccio? -
- Come ti senti? -
- Sei sicura di stare benone? -
Sempre le stesse cose, sempre la stessa risposta:
- Sì, Luke, sto bene, tranquillo. -
Accompagnato dalla mia risata.
Ancora non sapevo come parlare con Liam... Non volevo chiamarlo, avevo troppa paura della sua reazione, così decisi di aspettare e parlargli semmai l'avessi incontrato in giro. Volevo chiarire di persona.
Aprii la porta di casa, mentre Luke prendeva il borsone dalla macchina, ed entrai.
"Home Sweet Home" pensai subito.
Mi incamminai verso il salone, sgranchendomi le gambe state per troppo tempo ferme, e mi avvicinai all'interruttore per accendere la luce dell'entrata, quando due mani calde e forti mi coprirono gli occhi
- Eddai, Luke, smettila! Lo sai che non vale! Mi funziona un braccio solo! - dissi, ridendo. 
Sempre il solito, mio fratello... Non perdeva occasione per farmi stupidi scherzi.
- Luke, lasciami! - quasi gridai, un grido spezzato da una risata.
Ma no, non mi lasciava.
- Luke, smettila - ora ero davvero spazientita.
Con una girvolta mi fece girare, troppo velocemente per capire, e due labbra si posarono sulle mie.
Quel profumo mi invase, il profumo che mi mancava già da troppo tempo, lui era lì, per scusarsi, per avermi di nuovo sua, per amarmi.
- Liam... - sospirai, appena ci staccammo, e senza neanche rendermene conto, tirai fuori dalla tasca la sua lettera, e la strinsi al cuore.
- Scusa, sono un'idiota, uno stupido, tutto quello che di male ci può essere - cominciò, quasi con le lacrime agli occhi. - Mi dispiace, ma ho capito, anzi, ho sempre saputo, che l'amore della mia vita sei tu. Puoi perdonarmi? Puoi far sì che tutto torni come prima? Anzi meglio di prima... -
Potevo? Volevo?
- Ma, perchè allora mi hai lasciata? Perchè l'hai fatto, perchè mi hai fatto soffrire? - chiesi io, ormai piangendo senza sosta
- Perchè, io... beh, io... non lo so. Mi dispiace, ti prego... -
Rimasi in silenzio, tentennando, non sapendo cosa fare. Il dolore che poteva causare era forte, sì, ma l'amore che provavo per lui, che non ho mai smesso di provare, superava ogni cosa.
- Ti prego, dimmi qualcosa... - supplicò, a voce così bassa che quasi non lo sentii.
E, senza parlare, lo baciai, un bacio riparatore, che riparava il mio cuore e il nostro amore.
- Ti amo - mi disse, felice, innamorato.
- Ti amo.... Anzi, di più. Amare per la prima volta è facile, ma continuare ad amare anche dopo che quella persona ti ha fatto soffrire, riprovarci, quello allora sì che è amore vero... Ed è quello che ho fatto io - ammisi.
- Non ti farò soffrire mai più, non ti deluderò - concluse.
E mi abbracciò, e io rimasi lì, circondata dal calore della sue braccia, dimenticandomi di tutto, e amando veramente.
 

My Space
Ecco la mia nuova One-Shot!
Che dire? Recensite che mi fa piacere!
Baci
Lena xxx

  
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