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Autore: Ranessa    21/01/2007    2 recensioni
Poiché un tempo vi erano cinque Black. Oggi due sono morti, e tre portano un altro nome. Ma un tempo vi erano cinque Black.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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[ Regulus - Fuga ]


Vorresti dire qualsiasi cosa
e vorresti provare qualsiasi cosa
per fuggire dalla tua insignificanza
e dalla tua banalità
Sei incontrollabile
Vorresti dire qualsiasi cosa
e vorresti provare qualsiasi cosa
per fuggire dalla tua insignificanza
e dalla tua banalità

«Escape» (Fuga), Muse


Sirius è in ritardo.
E noi con lui.
Aspetto seduto sul suo letto.
Nella sua camera.
Guardando fisso la porta bianca del suo bagno come se la sola mia presenza potesse farlo uscire prima.
Lui che è sempre stato così vanitoso.

+ + + + + + + + + +

E finalmente lui esce, con i capelli bagnati che gli incorniciano il volto e un asciugamano bianco in vita che tiene stretto con una mano.
Avanza verso il letto senza nemmeno avermi notato.
«Sei in ritardo» lo dico in tono neutro, né scocciato né comprensivo.
«E tu sei nella mia stanza senza il mio permesso, Regulus» la sua voce invece è tagliente, non gli sono mai particolarmente piaciuto.
«Sono nella tua stanza senza il tuo permesso perchè nostra madre è stanca di doverti aspettare ogni volta Sirius. Mi ha chiesto di venire a vedere a che punto eri».
«Oh, gentile da parte sua...» lo dice voltandomi le spalle, aprendo il suo armadio e cominciando a gettare abiti alla rinfusa sul letto.
Uno mi arriva addosso, il beccuccio dell'appendino che mi graffia il collo.
«Vediamo... aiutami a scegliere fratellino. Per una festa come questa cosa potrei mettere? L'abito nero, o quell'altro lì vicino nero, o magari quello nero dall'altra parte? Tu che ne dici?»
«Non cambierai mai vero?» mio fratello ha l'innata capacità di irritarmi terribilmente, sempre e comunque.
Singolare dote che ha affinato in anni di assidua pratica.
«E perchè dovrei cambiare fratellino? Per diventare come te forse? O come uno dei tanti idioti a cui dovremo stringere la mano questa sera?»
«Piantala...»
«Di fare che cosa fratellino?»
«Di chiamarmi così!»
«Come vuoi... fratellino»
Si volta a guardarmi, storcendo lentamente le labbra in un odioso sorrisetto compiaciuto.
Mi domando come diavolo faccio a continuare a desiderare di essere come lui.
Di essere proprio lui.

Abbiamo decisamente fatto progressi.
Sirius ha scelto il vestito, il più vecchio e scolorito che è riuscito a trovare le cui maniche non gli arrivassero al gomito e il cui colletto non lo strozzasse eccessivamente e ora si sta asciugando i capelli con un asciugamano, spargendo goccioline d'acqua per tutta la stanza, ignorando le urla di esasperato rimprovero con cui nostra madre ci aggredisce regolarmente da quasi un quarto d'ora. Le verrà un colpo quando vedrà il nero del vestito ormai sfumato in un nauseante grigio topo e gli orli del mantello scuciti che sono sicuro svolazzeranno in maniera assolutamente poco elegante quando Sirius camminerà.
Probabilmente anche quando semplicemente respirerà.
«Perchè devi sempre fare di tutto per farla arrabbiare, Sirius? Cosa ci trovi di così divertente?»
«Suppongo sia la sua faccia, fratellino. Sai, quella fossetta all'angolo della bocca che le viene solo quando ci sono di mezzo io e gli occhi spiritati...» lo dice in tono ironico, ridacchiando al pensiero e guardandomi attraverso lo specchio mentre getta l'asciugamano zuppo in un angolo, consapevole che Kreacher accorrerà al più presto per far sì che non rimanga lì ad ammuffire in eterno. Mio fratello è convinto che tutti gli esseri viventi di questo pianeta debbano avere gli stessi diritti, ma gli fa sempre molto comodo maltrattare un povero elfo domestico affinchè nostra madre non gli debba dare addosso anche per la sua totale incapacità a mantenere un minimo d'ordine nella sua camera.
Sempre fissandomi attraverso la superficie dello specchio mi fa segno di girarmi con un dito. Subito non comprendo, poi capisco che deve vestirsi e mi volto di scatto, arrossendo e cercando di ignorare il suo risolino. Continuiamo a parlare, anche senza poterci vedere in faccia.
«Continuo a non capirti Sirius, davvero...»
«Non mi sono mai aspettato che qualcuno di voi potesse farlo Regulus» sento alle mie spalle il rumore dell'asciugamano bianco che scivola e viene abbandonato anch'esso sulla moquette del pavimento e del vestito che Sirius comincia ad indossare. «Quindi non vedo dove stia il problema» conclude sbrigativo, come se all'improvviso la sua stanza fosse diventata troppo piccola per entrambi e lo stesse soffocando.
Mi azzardo a dare un'occhiata alla mie spalle e lo trovo a fissare il suo riflesso nello specchio.
Ormai gli mancano soltanto le scarpe.

Finalmente scendiamo le scale, io nella mia elegantissima e nerissima veste e Sirius che fa le boccacce agli uomini e alle donne dei quadri appesi alla parete. Spesso mi chiedo chi di noi due sia in realtà il fratello maggiore. Smette quando le tele lasciano il posto alle teste imbalsamate degli elfi domestici.
Le ha sempre detestate.
«Misericordia!» è nostra madre, con il volto rosso dalla rabbia, insulta Sirius così come ha sempre fatto, lo rimprovera duramente per il suo vestito, per i suoi capelli, che sono troppo lunghi, e intanto si dirige a grandi passi verso la porta.
«E proprio oggi poi! Il nostro camino deve avere qualche problema, la polvere volante è inutilizzabile e tu e Regulus ancora non vi potete smaterializzare...» la sua voce si addolcisce un po' mentre pronuncia il mio nome, mi guarda di sfuggita con occhi benevoli. «Vostro padre si è fatto prestare una macchina dal Ministero, sbrigatevi! Oh dei! Chissà cosa penseranno quando ci vedranno arrivare con uno di quei, quei... cosi».
Sirius, che non ha più aperto bocca da quando è uscito dalla sua stanza, adocchia velocemente il camino del salotto, infila le mani in tasca e poi si gira per guardare me. Mi fa l'occhiolino e fischietta, sorride soddisfatto e mi precede verso gli scalini, sogghignando alla vista di nostro padre che ci aspetta seduto al volante.
Sospiro, mio fratello è davvero pessimo.
«Voi due sedetevi dietro, forza!»
Non ero mai salito su una macchina prima d'ora. È molto piccola, tanto che accanto a me le gambe di Sirius lottano inutilmente contro il sedile su cui è seduta nostra madre nella speranza di riuscire a strappare un altro paio di centimetri. Non ho la più pallida idea di quanto ci vorrà per arrivare, ma non me ne preoccupo, così come non lo fa nostro padre alla guida: ormai siamo così irrimediabilmente in ritardo che qualche minuto in più o in meno non fa alcuna differenza.
Cerco di rilassarmi nel poco spazio che mi è concesso, guardando fuori dal finestrino e guardando il finestrino, rigato dalla pioggia che raramente abbandona Londra in questo periodo, le gocce che sembrano scavare lunghi solchi nel vetro, il rumore dell'acqua e delle pozzanghere che superiamo sobbalzando nelle orecchie. Nessuno sembra intenzionato a parlare e la cosa non mi stupisce affatto, in fondo, forse, è meglio così. Eppure il silenzio non mi è mai piaciuto e allora mi volto a fissare Sirius, studiandolo attentamente, sentendomi terribilmente infastidito, senza nemmeno riuscire a spiegarmi il perchè.
«Che hai da guardare?» sbotta alla fine mio fratello, quando proprio non ne può più del mio sguardo puntato sul collo.
«Sei ridicolo così, sai?» e non voglio provocarlo, ma è la verità, è davvero ridicolo con quel vestito.
Lui però non se la prende, sorride invece, come fa spesso, senza un apparente motivo.
«Almeno io il vestito lo posso cambiare Regulus... tu che mi dici della tua faccia, fratellino?»
Dovevo immaginarlo.

«Non vedi proprio l'ora di arrivare eh, fratellino?»
«Cosa vuoi dire?» il viaggio sembra essere interminabile e Sirius approfitta del rumore incessante della pioggia per non farsi sentire dai nostri genitori. Riesce a girare il busto quanto basta per guardarmi in faccia.
«Solo che a te piacciono queste cose, no? Le feste, i parenti snob, il lusso sfrenato, leccare il culo a chi un giorno, forse, ti lascerà un bel po' di galeoni da parte quando finalmente deciderà di liberare il mondo dalla sua indesiderata ed ingombrante presenza...»
«Smettila» contraggo i muscoli del collo, irritato: non è affatto vero e forse lo saprebbe se mi conoscesse, se mi conoscesse davvero. «Il fatto che non mi ribelli così palesemente come invece fai tu, che non mi ridicolizzi spesso e volentieri e che non cerchi sempre una scusa per sottrarmi alle mie responsabilità non significa che sia meno insofferente di te!»
«Uh-uh, Regulus» sorride, forse stupito, forse sardonico. «Non dirmi che pian piano ti sta crescendo un po' di spina dorsale! Ad ogni modo» si porta una mano ai capelli, come fa sempre il suo migliore amico, Potter. «Continua pure a non ribellarti così palesemente come invece faccio io, continua pure ad essere insignificante, tanto lei non ti noterebbe comunque...»
Passano i secondi, ci fissiamo in silenzio, sento la rabbia montare dentro di me, lo odio. Provocazione. Lo odio così tanto da farmi quasi paura da solo. Vuole provocarmi. Vorrei avventarmi contro di lui e prenderlo a pungi, vorrei vederlo strisciare implorante ai miei piedi, ecco, cosa vorrei.
«Non so di cosa tu stia parlando, Sirius».
Mi volto, distolgo lo sguardo da mio fratello per tornare a posarlo sul finestrino, sulla pioggia grigia.
«Io invece credo proprio di sì, fratellino» lo sento spostarsi affianco a me, cercare una posizione più comoda, lo intravedo con la coda dell'occhio mentre porta le mani a intrecciarsi dietro la nuca. «Voglio dire, la nostra adorata cugina è certamente... ah, gli aggettivi si sprecherebbero, ma non mi sembri il tipo portato per gli scandali, anche se sono sicuro che gli incesti non siano certo mancati nell'antica e nobile casata Black, anzi, ho addirittura ragione di credere che i nostri amati genitori, in qualche modo, siano cugini, sebbene alla lontana. Non credi che tutto questo sia deliziosamente perverso
«Ti ho detto di smetterla, Sirius! Non c'è mai stato alcun incesto nella nostra famiglia e come diavolo puoi pensare che possa essere attratto da Bellatrix?!»
Mi guarda.
Mi guarda e mi odia.
«Bellatrix, Regulus?» sogghigna, soddisfatto, sono caduto in trappola. «Non mi sembrava di aver specificato a quale cugina mi riferissi...»
La macchina si ferma.
Siamo arrivati.

Insignificante
Continua pure ad essere insignificante...
Vorresti dire qualsiasi cosa
e vorresti provare qualsiasi cosa
per fuggire dalla tua insignificanza
e dalla tua banalità
Sei incontrollabile
Vorresti dire qualsiasi cosa
e vorresti provare qualsiasi cosa
per fuggire dalla tua insignificanza
e dalla tua banalità
Fuggire
Fuga...


«Di certo non avresti il coraggio di baciarla... non in privato, né tanto meno in pubblico».
«Adesso basta Sirius!»
«Io invece lo farei, lo farei solo per te fratellino, per mostrarti ciò che potresti essere e che invece non sarai mai» continua a parlare salendo lentamente i gradini, dandomi le spalle. «Facciamo che entro la fine della festa vado da lei e la bacio, prima che trovi il coraggio di farlo tu, che te ne pare?»
Stiamo entrando in casa, nell'atrio, accompagnati già dalle voci stridule dei nostri parenti, dal profumo dolciastro del vino.
«Scommettiamo, Regulus?»
Vorrei piangere.
«Piantala, Sirius».
«Non dirmi che hai paura di perdere fratellino...»
Ed io mi domando come diavolo faccio a continuare a desiderare di essere come lui.
Di essere proprio lui.

   
 
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