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Autore: Allyii    06/07/2012    3 recensioni
La guerra non è un gioco.
Lascia dietro di se morte e distruzione.
La guerra comporta orribili conseguenze per i sopravvissuti.
Ottavo anno ad Hogwarts, Harry, Draco e gli altri tornano a frequentare.
Timothy Houston, nuovo acquisto Serpeverde, darà lo sprint e le due Case rivali inizieranno a fraternizzare
A causa di una pozione Draco torna bambino e verrà affidato a Harry, che siaffezionerà a lui.
Quando Draco tornerà grande, però, i problemi si moltiplicheranno, perché la guerra lo ha marchiato per sempre: Harry dovrà aiutare Draco ad uscire dall’Anoressia Nervosa che lo sta logorando sempre di più.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Eccomi Ragazzi! Spero che il capitolo vi piacerà e mi scuso se non ho risposto alle recensioni, non lo farò più.
La prossima pubblicazione, purtroppo, sarà a Settembre, di ritorno dalle vacanze, e vi assicuro che sarà un ritorno di fuoco! Buone vacanze!

 

 

 

Tutto questo perché quel fottutissimo Serpeverde non mangiava.
Secondo lui bastavano del Succo di Zucca e una mela per tirare avanti fino a pranzo.

Merlino, essì che il biondo si vantava di essere intelligente.

Se mangiasse come una persona normale, forse, non cadrebbe a terra come un sacco di patate per un misero bacetto, no?

Ok, era stato Harry Potter a baciarlo.

Ok, lui era gay, sapeva che Potter lo era pure, e sinceramente ci aveva fatto qualche pensierino.

Ok tutto quello che volete, ma, mannaggia, quella non era cosa per cui svenire, no?

…o si?

Bah, che lo fosse o meno, fatto sta era che Malfoy se ne stava bello che addormentato, prono sul freddo pavimento di pietra, e Harry, che era talmente stupido da dimenticarsi di essere un mago, cercava di far rinvenire il compagno non con l’innerva,  come chiunque altro avrebbe intelligentemente fatto, ma spogliandolo, alla maniera Babbana.

Bè, dai, a dirla tutta, Harry mica era così scemo, alla fin fine.

Però, accadde che si fece distrarre dalle labbra carnose del Serpeverde.

Ma come dargli torto?

Erano così invitanti, così rosse e piene, che ti richiamano con un sussurro leggero e ti chiedono di avvolgerle nelle le proprie e di non lasciarle mai.

Bè, quello era un chiaro desiderio erotico, che il Grifondoro sopprimeva già da un po’, e si era stufato di aspettare. Meglio approfittarne finchè la Serpe rimaneva incosciente, no?

Per cui, fissando solo la sua bocca socchiusa, si avvicinò al suo Draco, chiudendo gli occhi.

Era vicino, molto vicino, lo stava per baciare di nuovo, quando la porta dell’aula si spalancò.

“Ma che diavolo state facendo voi due?” esclamò una voce familiare, che Harry riconobbe anche senza guardare in faccia il nuovo venuto.

“Houston, che tempismo.” Replicò, freddo, Harry, risollevandosi dal corpo abbandonato di Malfoy e riallacciandogli la camicia.

“Ma che gli stavi facendo?” domandò, perplesso, Tim, mentre si accovacciava anch’esso su Draco.

“Lo stavo violentando” fu la risposta, sarcastica, di Harry, mentre finalmente si ricordava di possedere una bacchetta magica e, oibò, di saperla anche usare.

“Perché è svenuto?” chiese ancora il Serpeverde, ignorando la risposta dell’altro.

“Così mi riesce meglio a metterglielo nel culo.”

“Harry! Ma ti sembrano risposte da dare?”

“Tu rompi le scatole!” replicò il moro, allacciando la divisa di Draco. Nel farlo, gli sfiorò la mano, era così fredda…
Rinnerva” mormorò, puntandogli contro la bacchetta.

Il Serpeverde si mosse. Prima si lamentò un po’, grugnì, e, infine, aprì gli occhi.

Harry gli sorrise.

“Buongiorno, Principessa!” enunciò, con tono ironico, per prenderlo in giro.

“Cos’hai detto, Potter?” gli domandò Malfoy, ancora mezzo intontito, alzandosi da terra “chi sarebbe la principessa?”

Harry sorrise, dandogli una pacca sulla scapola magra.

“Dai, Draco, scherzavo! Ora vieni, ti porto in infermeria” disse, prendendolo gentilmente per il braccio e conducendolo verso la porta dell’aula, ignorando completamente la presenza di Timothy, che ancora osservava, meravigliato, la scena dal suo angolo.

Draco, però, si dimenò e allontanò la mano di Harry dal suo braccio.

“Tu non mi porti da nessuna parte, Potter.” Disse, in tono freddo, ma Harry non si scoraggiò.
Aveva deciso di cambiare tattica con Malfoy: anzi che opprimerlo e costringerlo a mangiare, avrebbe puntato sulla simpatia e l’ironia, condendo ciò con tutto l’affetto che riusciva a trasmettergli.

“Dai, su, Draco! Non fare il bambino capriccioso! Eri svenuto in terra, per cui, ora che stai meglio, andiamo da Madama Chips per capire il perché del tuo svenimento.”

“Già, infatti, questo vorrei saperlo anche io. Che mi hai fatto, Potter?” chiese, aggressiva, la Serpe, toccandosi ogni parte del corpo e facendo non poco agitare Timothy.

“Niente, Draco, ti pare?! Cosa avrei dovuto farti?”

“Che ne so io di cosa passa per la mente di un pervertito come te!”

“Pervertito?! Ah, questa e nuova” replicò Harry, che ora cominciava a scaldarsi “cosa avrei mai fatto io per essere considerato un pervertito, sentiamo!”

“Tu hai…” cominciò Draco, ma poi si zittì, ricordandosi che Timmy era presente nella stanza.
Prese a sfregarsi con forza le mani, per l’ansia, pensò Harry, così si voltò verso il moro Serpeverde, guardandolo in cagnesco.

“Fuori! Sparisci!” gli intimò, e Timothy non se lo fece ripetere due volte, vaporizzandosi alla velocità della luce.

“Tu mi hai baciato!” esalò Draco, una volta che furono rimasti soli, senza smettere di tormentarsi le mani.

Un attimo di silenzio, poi Harry scoppiò a ridere.

“E ora che hai tanto da ridere?”

“E io che mi stavo tanto preoccupando!” disse Harry, ancora con le lacrime agli occhi, aggrappandosi alla spalla di Draco “quante storie fai per un misero bacetto!”

“Ti ricordo, Potter, che io ero svenuto. Avresti potuto farmi qualsiasi cosa.”

“Esagerato! Ti pare che avrei davvero potuto farlo??!”

“E che ne so io, Potter! Mica sono nella tua testa!”

“Si, è vero, ma mi conosci molto bene ormai, no?” replicò Harry, con una punta di malizia nella voce.

“Ecco… Io…” balbettò Draco, messo con le spalle al muro. Allora i suoi sguardi non erano passati inosservati al Grifondoro. Forse lo aveva sottovalutato.

“Ehi, cosa vorresti insinuare?” esclamò, allora, sulla difensiva.

Harry fece un sorrisetto. “No, niente, niente…” disse, con fare noncurante “piuttosto… te non eri mica svenuto? Come fai a sapere che ti ho baciato? O almeno, che ci ho provato…”

“Ecco… Io…” Draco si ritrovò a balbettare per la seconda volta in meno di un minuto.

“…Tu…?”  lo esortò Harry.

Merda. E ora come faceva Draco a tirarsi fuori dai guai? Cosa poteva dirli? Che lo aveva capito a causa del battito forsennato del suo cuore? O che aveva sentito vagamente la presenza di Harry e che avrebbe voluto tanto abbracciarlo?

Draco era ancora indeciso sul da farsi, quando l’ennesimo capogiro lo fece barcollare.
Pensava di capottare a terra, ma qualcosa lo tenne sollevato. O, per meglio dire, qualcuno.

“Draco, ora tu non fai storie e andiamo in infermeria, chiaro?” ordinò Harry, con voce preoccupata, cingendolo in vita.

Draco, incapace di reagire in modo diverso, annuì, così si fece trascinare dal compagno.

Non era mai stato così vicino a Harry. Mai, neanche quando si picchiavano, e quella vicinanza gli faceva battere il cuore a mille. Non per modo di dire. A ogni battito Draco si sentiva sempre più debole, siccome quel dannato organo si prendeva tutte le sue energie, prosciugandolo.
A ogni passo, strisciava sempre di più, e Harry lo stringeva a se con maggiore forza.

“Draco, su, resisti. Ora andiamo da Madama Chips che ti darà qualcosa.” Disse Harry, notando che l’amico si faceva trascinare sempre di più, segno che le forze lo stavano abbandonando, e lui si stava seriamente preoccupando.

Fino a qualche ora prima stava bene, cosa diavolo gli stava succedendo?

Finalmente, dopo aver attraversato tre corridoi, erano arrivati.

“Harry… Ho freddissimo alle mani…” mormorò ad un tratto Draco, prendendo alla sprovvista Harry.

Ma che diavolo gli stava succedendo?

“Madama Chips?!” chiamò, ma nessuno ripose.
L’Infermeria era vuota, così Harry adagiò Draco sul primo lettino della fila.

Il ragazzo rimase disteso su di esso con un’espressione di fastidio in volto, continuando a sfregarsi le mani nel tentativo di scaldarle.

“Draco, che ti succede? Cosa posso fare per te?” domandò Harry, ormai quasi in preda al panico.

“Non lo so… ho le mani congelate, e ora comincio a sentire freddo anche alle orecchie e ai piedi… ti prego, vai a chiamare Madama Chips!” lo supplicò Draco, sempre più irrequieto.

“Corro!” esclamò Harry, uscendo in fretta dall’Infermeria.

I corridoi erano deserti, ma la cosa era ovvia, siccome le lezioni dovevano ormai essere cominciate da un pezzo.

Aveva appena sceso l’ultimo gradino della scala principale, quando notò Justin Finch-Fletchley che correva verso la Sala Grande, con a tracolla una borsa grigia.

“Ehi, Justin!” lo chiamò Harry, alzando un braccio per farsi individuare.
Justin lo sentì e corse verso di lui. Harry notò che era palesemente eccitato.

“Justin, che succede? Perché non sei alle Serre con i Grifondoro?” gli chiese, una volta che il Tassorosso lo ebbe raggiunto, col fiatone.

“Ma come? Non lo sai?” ansimò il compagno, piegandosi sulle ginocchia “La lezione è saltata! Paciock e Nott si sono picchiati!”

“Che cosa??!!” esclamò Harry, interdetto e sicuro di non avere sentito bene.

“Hai sentito benissimo, Harry!” disse Justin, indovinando, forse dall’espressione, i pensieri di Harry.
“Pare che Nott abbia baciato a tradimento Zabini, e Paciock, che era tornato indietro perché si era dimenticato il libro di Erbologia, li abbia colti in flagrante.”

“No, non ci credo…” mormorò Harry, che guardava davanti a se, impietrito. “Nott non lo avrebbe mai fatto, e Neville non è uno violento.”

“Non crederci, se non vuoi, ma è la pura verità.”

“E ora tu dove stai andando?” gli chiese Harry.

Il Tassorosso si indicò la borsa che portava a tracolla. “Sono stato nelle Segrete di Lumacorno a prendere degli unguenti per Madama Chips.”

“Ah, allora la Chips è li?” domandò il Grifondoro, incamminandosi verso la Sala Grande, col compagno affianco.

“Si, ha sedato la lite con un incantesimo e ora sta curando Paciock, Nott, Zabini e altri compagni.”

“Anche Zabini è rimasto coinvolto?”

“Bè, mi pare ovvio. Ha tentato di fermare il fidanzato, ma questi sembrava una furia scatenata. Ha anche mandato in frantumi la vetrata che c’è sulla parete ovest con un improvviso attacco di Magia Accidentale. I frammenti hanno colpito studenti e professori”

“Capisco…” mormorò Harry, mentre varcavano la soglia della Sala Grande, che sembrava un Campo di Battaglia.

La vetrata era completamente frantumata, i pezzi di vetro erano in terra, molti dei quali erano insanguinati a causa del contatto con le membra delle persone presenti nella sala, che stavano ora sedute sul pavimento, in attesa dell’unguento che custodiva Justin nella borsa.

Il Grifondoro e il Tassorosso si avviarono insieme verso un folto gruppo di ragazzi, al centro dei quali stava Madama Chips, intenta a mandar via l’alone violaceo attorno all’occhio di Nott e a cercare di sgonfiare il labbro di Neville.

Harry si avvicinò a Zabini, che, in un angolo, aveva uno zigomo gonfio e gli occhi lucidi.
Il Grifondoro gli diede un mezzo abbraccio.

“Hey, Blay, che è successo?” gli chiese, il più gentilmente che poté, notando gli occhi colmi di pianto dell’amico.

“Nott deve essere impazzito. Ha detto che ero bellissimo e mi ha baciato. Così, di punto in bianco. Io ho cercato di allontanarlo, ma lui ha preso a baciarmi con più forza. E fu allora che è apparso Neville, venuto da non so dove. Ha lanciato un urlo e si è avventato su Theodore. E quando ho tentato di  fermarlo, ha mandato in mille pezzi la vetrata!” spiegò, tutto d’un fiato, buttando fuori tutta l’agitazione che aveva in corpo.

“Adesso Neville non mi vorrà più vedere” mormorò, sconsolato, dondolandosi su se stesso.

“Ma no” cercò di rassicurarlo Harry “vedrai  che, non appena gli spiegherai cosa è realmente accaduto, non farà storie, o almeno, non ne farà con te. Però prevedo grossi guai per Theo.”

“Tu dici, Harry?” chiese Blaise, non troppo convinto dalle parole del compagno “credi davvero che mi perdonerà?”

“E cosa ti dovrebbe perdonare?” chiese Harry “tu non hai fatto niente!”

“Appunto! Non ho fatto niente! Non sono riuscito a spostarlo, non ho impedito che Neville vedesse quella scena pietosa! Sono un buono a nulla!” si disperò Zabini, dondolandosi sempre più forte.

Harry stava per replicare che non era vero, che non era affatto un buono a nulla e che non era dipeso da lui tutto ciò, ma venne interrotto da Madama Chips, che aveva finito con Neville e Theodore e che ora giacevano entrambi addormentati sul pavimento di pietra, probabilmente grazie alla pozione Soporifera dall’infermiera somministratagli per impedirgli di prendersi di nuovo a pugni.

Intanto, dall’altro lato della stanza, i professori stavano interrogando Goyle e la Grengass per capire cosa fosse successo, e Harry notò che mancavano diversi punti sia a Serpeverde che a Grifondoro.

“Allora, Zabini, come sta?” chiese la Chips, esaminandogli con la Bacchetta lo zigomo.
“Hai l’osso fratturato” decretò, senza attendere la risposta del suo paziente.

“Finch-Fletchley, passami l’Ossofast” ordinò al Tassorosso, che obbedì istantaneamente.

Mentre Blaise beveva quell’intruglio schifoso, la donna aveva estratto anche una pozione soporifera.

“Zabini, dopo le sarei grata se bevesse questa. La vedo molto agitato e sarebbe meglio se la prendesse.”

“No, grazie, non la voglio” grugnì Blaise con voce roca, dopo che ebbe finito di bere.

“Oh, signorino, tu qui non decidi proprio niente, sai?” esclamò allora Madama Chips, accalorandosi “se non la vuoi prendere di tua spontanea volontà,  stai certo che ho il modo per somministratela lo stesso.”

Dopodiché gli porse la fiala di pozione con aria minacciosa, e Blaise fu abbastanza intelligente da obbedirle e bevve tutto senza fiatare.
Un attimo dopo era già addormentato sul liscio pavimento della Sala Grande.

“Perfetto, ora è meglio portarli via” borbottò tra se e se la donna, facendo levitare i compagni su delle barelle apparse dal nulla.

“Madama Chips! Aspetti!” gridò Harry, notando che l’infermiera si stava dirigendo verso l’uscita della Sala Grande.

“Si, Potter?”

“Sta andando in infermeria?”

“Che razza di domanda è, Potter? Secondo te dove sto andando? A giocare a Quidditch?”

“No, no, certo” rispose lui, dandosi mentalmente dello stupido “senta, in infermeria c’è Draco Malfoy che accusa freddo alle mani. Ok che siamo a fine Ottobre, ma non è naturale.”

“Gli darò certo un’occhiata.” Rispose lei.

Harry così la seguì per tutti i corridoi, in silenzio, fino a quando non arrivarono in Infermeria.

“Draco? Come stai?” chiamò Harry, affacciandosi dall’uscio.

Draco era ancora disteso sul lettino e di sfregava violentemente mani e orecchie, rannicchiato sotto le coperte del letto.

“Allora, Signor Malfoy, qual‘ è il problema?” chiese Madama Chips, dopo aver adagiato sui lettini i loro compagni.

“Ho freddo. Alle mani, ai piedi e alle orecchie in particolar modo, ma ho freddo in generale.”

La donna si chinò su di lui e gli mise una mano sulla fronte.

“Di febbre non ne ha.” Sentenziò, tirando fuori la bacchetta e cominciando a esaminarlo, sotto lo sguardo preoccupato di Harry.

Finita l’analisi, si allontanò e prese a cercare una pozione dalla sua scorta.

“Allora?” chiesero insieme Harry e Draco.

La donna tornò al capezzale del Serpeverde.

“È un “effetto collaterale” della sua malattia, Signor Malfoy” rispose, sbrigativa, Madama Chips, porgendo a Draco la fiala di pozione.
“L’organismo non tollera più il freddo, specialmente alle estremità, quali mani, piedi, orecchie e naso.”

“E come si può curare?” chiese Harry, osservando Draco mentre questi evitava accuratamente il suo sguardo, bevendo meticolosamente e lentissimamente la sua pozione, che gli stava restituendo un tenue colorito.

“Non si può con Pozioni o altro, se è questo che intendi, Potter.” Rispose lei “Bisogna estirpare il problema alla radice. E io ho diagnosticato un livello abbastanza avanzato di Anoressia Nervosa, con conseguenze di un grave deperimento organico.”

“Un grave che cosa?” domandò il Grifondoro, allarmato da quelle parole di cui non conosceva il significato, ma che lo spaventavano al sol  sentirle pronunciare.

“Deperimento organico” ripeté l’infermiera, sedendosi in fondo al letto di Draco “è un sinonimo di denutrimento. In pratica i  muscoli vengono come mangiati per produrre energia e le ossa incominciano ad essere metabolizzate per produrre zucchero. Gli organi interni incominciano a decomporsi. In pratica è il consumo del corpo a  scopo di sopravvivere”

Harry ascoltava inorridito le parole della donna, che, alle sue orecchie, risuonavano come una condanna.

“L’unica sarebbe ricoverarla al San Mungo, Signor Malfoy.” Proseguì l’infermiera “li sarà seguito da degli psicologi e degli specialisti che…”

“So già tutto, e non intendo rinchiudermi in manicomio.” La interruppe Draco.

“Ma la farà solo stare meglio…” provò ad insistere la donna, ma era tutto inutile, e anche Harry preferiva che Draco restasse li ad Hogwarts, vicino a lui.

Solo lui, Harry, avrebbe potuto guarire Draco, ne era sicuro.
Era come aveva detto Hermione: ci voleva immenso amore.
E nessuno psicoterapeuta o altre schifezze varie avrebbero potuto dare al suo Draco l’amore e le attenzioni di cui aveva bisogno.
L’amore e le attenzioni che solo Harry gli avrebbe saputo regalare.

“Vabbè, se non avete altro da aggiungere, io vi pregherei di lasciare l’infermeria. La pozione che le ho dato, Signor Malfoy, ha una copertura di ventiquattro ore, per cui se sente di nuovo fastidi, venga pure.” Disse allora lei, mettendosi poi a rovistare della sua dispensa.

“Grazie, Madama Chips” ringraziò Harry, mentre aiutava Draco a rialzarsi dal lettino.

Strano che la donna li volesse fuori dai piedi così in fretta, di solito cercava di trattenere a letto i suoi pazienti il più a lungo possibile.
Stava per chiederle di come mai quella premura, quando i suoi pensieri furono interrotti dallo spuntare, da sotto il letto, di un animaletto bianco e peloso.

“Guarda, Draco! Un furetto!” sussurrò Harry, prendendo in braccio la bestiolina.

Chissà perché, Malfoy sembrava infastidito.

“Non è un furetto” sentenziò.

“Come?”

“Non è un furetto!”

“E che cos’è allora?”

“È un Ermellino, ignorante!”

“Un Ermellino? E che ci fa un Ermellino in Scozia?*

“E cosa vuoi che ne sappia io?”

“Com’è carino” disse, allora, il Grifondoro, accarezzando il lungo e candido pelo morbido del piccolo mammifero. Harry notò che aveva due occhi sul blu scuro/nero, enormi.

“Tsz…” mormorò, invece, Draco, uscendo dall’infermeria.

“Ehi, Draco, aspettami!” gli urlò dietro Harry, seguendolo, sempre con l’Ermellino in braccio.

“Dove stai andando?”

“In dormitorio, voglio risposare, per cui tu non ti azzardare a seguirmi!”

“Oh, ti seguirò eccome, Dracuccio Caro, ormai dovresti conoscermi!”

Il Serpeverde sbuffò, ma non insistette oltre. Non tanto per rassegnazione, sia chiaro, ma perché sotto sotto (ok, non così tanto sotto) gli faceva piacere l’invadente presenza di Harry, e il suo modo rozzo di voler entrare nella sua vita e cercare di strapparlo via dalla sua malattia.

Mentre i due ragazzi scendevano vicini per i corridoi, avvertirono una presenza affannosa correre verso di loro. Era Hermione.

“Harry! Draco!” li chiamò.

I due amici si fermarono, e lei li raggiunse, piegandosi sulle ginocchia per cercare di riprendere fiato.

“Avete… Avete visto Timothy per caso?” chiese, non appena fu in grado di parlare.

“No, mi spiace, forse è in dormitorio” rispose Draco “se vuoi puoi venire con noi per vedere se è li, tanto ormai ci entrano cani e porci” disse, accennando a Harry, che lo guardò imbronciato.

Hermione rise, e si voltò anche lei verso il Grifondoro, notando l’animaletto appollaiato sulla sua spalla.

“Oh, Harry!” esclamò, avvicinandosi per accarezzare il cucciolo “com’è carino! Dove lo hai trovato? Strano che ci siano Ermellini in Scozia”

“È quello che ho detto io” disse Harry, sentendosi potente per aver detto una cosa giusta prima di Hermione.

Peccato che Draco era già pronto per umiliarlo.

“Si, dopo averlo scambiato per un furetto” sussurrò, malizioso e malevolo, facendo diventare Harry di un bel color cremisi.

“Draco! Stai zitto per favore!” urlò allora il Grifondoro, imbarazzato, mentre l’Ermellino gli scovolava lungo il corpo e si gettava tra le braccia tese della ragazza, che lo strinse a se.

“Com’è dolce! E com’è morbido!” mormorava lei, coccolando l’animaletto, felice.

“Allora, andiamo o no?” chiese, seccato, Draco, incamminandosi verso i dormitori. Harry lo seguì di corsa, ma Hermione rimase li dov’era, col cucciolo in grembo.

“Voi andate” disse “parlerò on Timmy a cena. A dopo!”

“Ciao!” urlò Harry, mentre trottava dietro al Serpeverde, che aveva già detto la parola d’ordine ed era entrato. Anzi, Harry rischiava di rimanere fuori.

Nella Sala Comune non c’era nessuno, e il fuoco scoppiettava allegramente nel camino.

A Harry sembrò un momento perfetto per potersi finalmente dare sfogo e finire quello che aveva cominciato quella mattina.

“Hey, Draco, vieni un po’ qua!” disse, in modo suadente, tirando a se Draco per un braccio e appiccicandoselo alla faccia, in un violento bacio.

Con sua sorpresa, Draco non oppose alcuna resistenza, anzi, Harry lo sentì mentre ricambiava l’abbraccio e, soprattutto, il bacio, con una violenza e una passione non da lui.

Ma non si fermò li.

Il Serpeverde, infatti, evidentemente non accontentandosi del bacio, ma senza scollare le proprie labbra dal quelle del Grifondoro, aveva preso ad armeggiare con la maglietta del moro, scoprendogli metà torso, mentre un Harry piacevolmente stupito, cercava di levargli i pantaloni.

Forse a causa di una perdita di equilibrio da parte di uno dei due, o di entrambi, finirono sul divanetto della Sala Comune, senza staccarsi neanche di un millimetro e continuando ad armeggiare l’uno coi vestiti dell’altro.

Nella stanza non c’erano che loro due, e l’unica fonte di luce proveniva dal camino, dove il fuoco faceva loro da sfondo perfetto.

 

 

 

 

 

*Per chi non lo sapesse, Hogwarts si trova in Scozia,  non in Inghilterra.

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