Eccomi
Ragazzi! Spero che il capitolo vi piacerà e
mi scuso se non ho risposto alle recensioni, non lo farò
più.
La prossima pubblicazione, purtroppo, sarà a Settembre, di
ritorno dalle
vacanze, e vi assicuro che sarà un ritorno di fuoco! Buone
vacanze!
Tutto
questo perché quel fottutissimo Serpeverde non
mangiava.
Secondo lui bastavano del Succo di Zucca e una mela per tirare avanti
fino a
pranzo.
Merlino,
essì che il biondo si vantava di essere
intelligente.
Se
mangiasse come una persona normale, forse, non cadrebbe a
terra come un sacco di patate per un misero bacetto, no?
Ok,
era stato Harry Potter a baciarlo.
Ok,
lui era gay, sapeva che Potter lo era pure, e
sinceramente ci aveva fatto qualche pensierino.
Ok
tutto quello che volete, ma, mannaggia, quella non era
cosa per cui svenire, no?
…o
si?
Bah,
che lo fosse o meno, fatto sta era che Malfoy se ne
stava bello che addormentato, prono sul freddo pavimento di pietra, e
Harry,
che era talmente stupido da dimenticarsi di essere un mago, cercava di
far rinvenire
il compagno non con l’innerva, come chiunque altro
avrebbe intelligentemente
fatto, ma spogliandolo, alla maniera Babbana.
Bè,
dai, a dirla tutta, Harry mica era così scemo, alla fin
fine.
Però,
accadde che si fece distrarre dalle labbra carnose del
Serpeverde.
Ma
come dargli torto?
Erano
così invitanti, così rosse e piene, che ti
richiamano
con un sussurro leggero e ti chiedono di avvolgerle nelle le proprie e
di non
lasciarle mai.
Bè,
quello era un chiaro desiderio erotico, che il Grifondoro
sopprimeva già da un po’, e si era stufato di
aspettare. Meglio approfittarne
finchè la Serpe rimaneva incosciente, no?
Per
cui, fissando solo la sua bocca socchiusa, si avvicinò al
suo Draco, chiudendo gli occhi.
Era
vicino, molto vicino, lo stava per baciare di nuovo,
quando la porta dell’aula si spalancò.
“Ma
che diavolo state facendo voi due?” esclamò una
voce
familiare, che Harry riconobbe anche senza guardare in faccia il nuovo
venuto.
“Houston,
che tempismo.” Replicò, freddo, Harry,
risollevandosi dal corpo abbandonato di Malfoy e riallacciandogli la
camicia.
“Ma
che gli stavi facendo?” domandò, perplesso, Tim,
mentre
si accovacciava anch’esso su Draco.
“Lo
stavo violentando” fu la risposta, sarcastica, di Harry,
mentre finalmente si ricordava di possedere una bacchetta magica e,
oibò, di
saperla anche usare.
“Perché
è svenuto?” chiese ancora il Serpeverde, ignorando
la
risposta dell’altro.
“Così
mi riesce meglio a metterglielo nel culo.”
“Harry!
Ma ti sembrano risposte da dare?”
“Tu
rompi le scatole!” replicò il moro, allacciando la
divisa
di Draco. Nel farlo, gli sfiorò la mano, era così
fredda…
“Rinnerva”
mormorò, puntandogli
contro la bacchetta.
Il
Serpeverde si mosse. Prima si lamentò un po’,
grugnì, e,
infine, aprì gli occhi.
Harry
gli sorrise.
“Buongiorno,
Principessa!” enunciò, con tono ironico, per
prenderlo in giro.
“Cos’hai
detto, Potter?” gli domandò Malfoy, ancora mezzo
intontito, alzandosi da terra “chi sarebbe la principessa?”
Harry
sorrise, dandogli una pacca sulla scapola magra.
“Dai,
Draco, scherzavo! Ora vieni, ti porto in infermeria”
disse, prendendolo gentilmente per il braccio e conducendolo verso la
porta
dell’aula, ignorando completamente la presenza di Timothy,
che ancora
osservava, meravigliato, la scena dal suo angolo.
Draco,
però, si dimenò e allontanò la mano di
Harry dal suo
braccio.
“Tu
non mi porti da nessuna parte, Potter.” Disse, in tono
freddo, ma Harry non si scoraggiò.
Aveva deciso di cambiare tattica con Malfoy: anzi che opprimerlo e
costringerlo
a mangiare, avrebbe puntato sulla simpatia e l’ironia,
condendo ciò con tutto
l’affetto che riusciva a trasmettergli.
“Dai,
su, Draco! Non fare il bambino capriccioso! Eri svenuto
in terra, per cui, ora che stai meglio, andiamo da Madama Chips per
capire il
perché del tuo svenimento.”
“Già,
infatti, questo vorrei saperlo anche io. Che mi hai
fatto, Potter?” chiese, aggressiva, la Serpe, toccandosi ogni
parte del corpo e
facendo non poco agitare Timothy.
“Niente,
Draco, ti pare?! Cosa avrei dovuto farti?”
“Che
ne so io di cosa passa per la mente di un pervertito
come te!”
“Pervertito?!
Ah, questa e nuova” replicò Harry, che ora
cominciava
a scaldarsi “cosa avrei mai fatto io per essere considerato
un pervertito,
sentiamo!”
“Tu
hai…” cominciò Draco, ma poi si
zittì, ricordandosi che
Timmy era presente nella stanza.
Prese a sfregarsi con forza le mani, per l’ansia,
pensò Harry, così si voltò
verso il moro Serpeverde, guardandolo in cagnesco.
“Fuori!
Sparisci!” gli intimò, e Timothy non se lo fece
ripetere due volte, vaporizzandosi alla velocità della luce.
“Tu
mi hai baciato!” esalò Draco, una volta che furono
rimasti soli, senza smettere di tormentarsi le mani.
Un
attimo di silenzio, poi Harry scoppiò a ridere.
“E
ora che hai tanto da ridere?”
“E
io che mi stavo tanto preoccupando!” disse Harry, ancora
con le lacrime agli occhi, aggrappandosi alla spalla di Draco
“quante storie
fai per un misero bacetto!”
“Ti
ricordo, Potter, che io ero svenuto. Avresti potuto farmi
qualsiasi cosa.”
“Esagerato!
Ti pare che avrei davvero potuto farlo??!”
“E
che ne so io, Potter! Mica sono nella tua testa!”
“Si,
è vero, ma mi conosci molto bene ormai, no?”
replicò
Harry, con una punta di malizia nella voce.
“Ecco…
Io…” balbettò Draco, messo con le
spalle al muro.
Allora i suoi sguardi non erano passati inosservati al Grifondoro.
Forse lo
aveva sottovalutato.
“Ehi,
cosa vorresti insinuare?” esclamò, allora, sulla
difensiva.
Harry
fece un sorrisetto. “No, niente,
niente…” disse, con
fare noncurante “piuttosto… te non eri mica
svenuto? Come fai a sapere che ti
ho baciato? O almeno, che ci ho provato…”
“Ecco…
Io…” Draco si ritrovò a balbettare per
la seconda
volta in meno di un minuto.
“…Tu…?” lo esortò
Harry.
Merda.
E ora come faceva Draco a tirarsi fuori dai guai? Cosa
poteva dirli? Che lo aveva capito a causa del battito forsennato del
suo cuore?
O che aveva sentito vagamente la presenza di Harry e che avrebbe voluto
tanto
abbracciarlo?
Draco
era ancora indeciso sul da farsi, quando l’ennesimo
capogiro lo fece barcollare.
Pensava di capottare a terra, ma qualcosa lo tenne sollevato. O, per
meglio
dire, qualcuno.
“Draco,
ora tu non fai storie e andiamo in infermeria,
chiaro?” ordinò Harry, con voce preoccupata,
cingendolo in vita.
Draco,
incapace di reagire in modo diverso, annuì, così
si
fece trascinare dal compagno.
Non
era mai stato così vicino a Harry. Mai, neanche quando si
picchiavano, e quella vicinanza gli faceva battere il cuore a mille.
Non per
modo di dire. A ogni battito Draco si sentiva sempre più
debole, siccome quel
dannato organo si prendeva tutte le sue energie, prosciugandolo.
A ogni passo, strisciava sempre di più, e Harry lo stringeva
a se con maggiore
forza.
“Draco,
su, resisti. Ora andiamo da Madama Chips che ti darà
qualcosa.” Disse Harry, notando che l’amico si
faceva trascinare sempre di più,
segno che le forze lo stavano abbandonando, e lui si stava seriamente
preoccupando.
Fino
a qualche ora prima stava bene, cosa diavolo gli stava
succedendo?
Finalmente,
dopo aver attraversato tre corridoi, erano
arrivati.
“Harry…
Ho freddissimo alle mani…” mormorò ad
un tratto
Draco, prendendo alla sprovvista Harry.
Ma
che diavolo gli stava succedendo?
“Madama
Chips?!” chiamò, ma nessuno ripose.
L’Infermeria era vuota, così Harry
adagiò Draco sul primo lettino della fila.
Il
ragazzo rimase disteso su di esso con un’espressione di
fastidio in volto, continuando a sfregarsi le mani nel tentativo di
scaldarle.
“Draco,
che ti succede? Cosa posso fare per te?” domandò
Harry, ormai quasi in preda al panico.
“Non
lo so… ho le mani congelate, e ora comincio a sentire
freddo anche alle orecchie e ai piedi… ti prego, vai a
chiamare Madama Chips!”
lo supplicò Draco, sempre più irrequieto.
“Corro!”
esclamò Harry, uscendo in fretta dall’Infermeria.
I
corridoi erano deserti, ma la cosa era ovvia, siccome le
lezioni dovevano ormai essere cominciate da un pezzo.
Aveva
appena sceso l’ultimo gradino della scala principale,
quando notò Justin Finch-Fletchley che correva verso la Sala
Grande, con a
tracolla una borsa grigia.
“Ehi,
Justin!” lo chiamò Harry, alzando un braccio per
farsi
individuare.
Justin lo sentì e corse verso di lui. Harry notò
che era palesemente eccitato.
“Justin,
che succede? Perché non sei alle Serre con i
Grifondoro?” gli chiese, una volta che il Tassorosso lo ebbe
raggiunto, col
fiatone.
“Ma
come? Non lo sai?” ansimò il compagno, piegandosi
sulle
ginocchia “La lezione è saltata! Paciock e Nott si
sono picchiati!”
“Che
cosa??!!” esclamò Harry, interdetto e sicuro di
non
avere sentito bene.
“Hai
sentito benissimo, Harry!” disse Justin, indovinando,
forse dall’espressione, i pensieri di Harry.
“Pare che Nott abbia baciato a tradimento Zabini, e Paciock,
che era tornato
indietro perché si era dimenticato il libro di Erbologia, li
abbia colti in
flagrante.”
“No,
non ci credo…” mormorò Harry, che
guardava davanti a se,
impietrito. “Nott non lo avrebbe mai fatto, e Neville non
è uno violento.”
“Non
crederci, se non vuoi, ma è la pura
verità.”
“E
ora tu dove stai andando?” gli chiese Harry.
Il
Tassorosso si indicò la borsa che portava a tracolla.
“Sono stato nelle Segrete di Lumacorno a prendere degli
unguenti per Madama
Chips.”
“Ah,
allora la Chips è li?” domandò il
Grifondoro,
incamminandosi verso la Sala Grande, col compagno affianco.
“Si,
ha sedato la lite con un incantesimo e ora sta curando
Paciock, Nott, Zabini e altri compagni.”
“Anche
Zabini è rimasto coinvolto?”
“Bè,
mi pare ovvio. Ha tentato di fermare il fidanzato, ma
questi sembrava una furia scatenata. Ha anche mandato in frantumi la
vetrata
che c’è sulla parete ovest con un improvviso
attacco di Magia Accidentale. I
frammenti hanno colpito studenti e professori”
“Capisco…”
mormorò Harry, mentre varcavano la soglia della
Sala Grande, che sembrava un Campo di Battaglia.
La
vetrata era completamente frantumata, i pezzi di vetro
erano in terra, molti dei quali erano insanguinati a causa del contatto
con le
membra delle persone presenti nella sala, che stavano ora sedute sul
pavimento,
in attesa dell’unguento che custodiva Justin nella borsa.
Il
Grifondoro e il Tassorosso si avviarono insieme verso un
folto gruppo di ragazzi, al centro dei quali stava Madama Chips,
intenta a
mandar via l’alone violaceo attorno all’occhio di
Nott e a cercare di sgonfiare
il labbro di Neville.
Harry
si avvicinò a Zabini, che, in un angolo, aveva uno
zigomo gonfio e gli occhi lucidi.
Il Grifondoro gli diede un mezzo abbraccio.
“Hey,
Blay, che è successo?” gli chiese, il
più gentilmente che
poté, notando gli occhi colmi di pianto dell’amico.
“Nott
deve essere impazzito. Ha detto che ero bellissimo e mi
ha baciato. Così, di punto in bianco. Io ho cercato di
allontanarlo, ma lui ha
preso a baciarmi con più forza. E fu allora che è
apparso Neville, venuto da
non so dove. Ha lanciato un urlo e si è avventato su
Theodore. E quando ho
tentato di fermarlo,
ha mandato in mille
pezzi la vetrata!” spiegò, tutto d’un
fiato, buttando fuori tutta l’agitazione
che aveva in corpo.
“Adesso
Neville non mi vorrà più vedere”
mormorò, sconsolato,
dondolandosi su se stesso.
“Ma
no” cercò di rassicurarlo Harry “vedrai che, non appena gli
spiegherai cosa è
realmente accaduto, non farà storie, o almeno, non ne
farà con te. Però prevedo
grossi guai per Theo.”
“Tu
dici, Harry?” chiese Blaise, non troppo convinto dalle
parole del compagno “credi davvero che mi
perdonerà?”
“E
cosa ti dovrebbe perdonare?” chiese Harry “tu non
hai
fatto niente!”
“Appunto!
Non ho fatto niente! Non sono riuscito a spostarlo,
non ho impedito che Neville vedesse quella scena pietosa! Sono un buono
a
nulla!” si disperò Zabini, dondolandosi sempre
più forte.
Harry
stava per replicare che non era vero, che non era
affatto un buono a nulla e che non era dipeso da lui tutto
ciò, ma venne
interrotto da Madama Chips, che aveva finito con Neville e Theodore e
che ora
giacevano entrambi addormentati sul pavimento di pietra, probabilmente
grazie
alla pozione Soporifera dall’infermiera somministratagli per
impedirgli di
prendersi di nuovo a pugni.
Intanto,
dall’altro lato della stanza, i professori stavano
interrogando Goyle e la Grengass per capire cosa fosse successo, e
Harry notò
che mancavano diversi punti sia a Serpeverde che a Grifondoro.
“Allora,
Zabini, come sta?” chiese la Chips, esaminandogli
con la Bacchetta lo zigomo.
“Hai l’osso fratturato”
decretò, senza attendere la risposta del suo paziente.
“Finch-Fletchley,
passami l’Ossofast” ordinò al
Tassorosso,
che obbedì istantaneamente.
Mentre
Blaise beveva quell’intruglio schifoso, la donna aveva
estratto anche una pozione soporifera.
“Zabini,
dopo le sarei grata se bevesse questa. La vedo molto
agitato e sarebbe meglio se la prendesse.”
“No,
grazie, non la voglio” grugnì Blaise con voce
roca, dopo
che ebbe finito di bere.
“Oh,
signorino, tu qui non decidi proprio niente, sai?”
esclamò allora Madama Chips, accalorandosi “se non
la vuoi prendere di tua
spontanea volontà, stai
certo che ho il
modo per somministratela lo stesso.”
Dopodiché
gli porse la fiala di pozione con aria minacciosa,
e Blaise fu abbastanza intelligente da obbedirle e bevve tutto senza
fiatare.
Un attimo dopo era già addormentato sul liscio pavimento
della Sala Grande.
“Perfetto,
ora è meglio portarli via” borbottò tra
se e se la
donna, facendo levitare i compagni su delle barelle apparse dal nulla.
“Madama
Chips! Aspetti!” gridò Harry, notando che
l’infermiera si stava dirigendo verso l’uscita
della Sala Grande.
“Si,
Potter?”
“Sta
andando in infermeria?”
“Che
razza di domanda è, Potter? Secondo te dove sto andando?
A giocare a Quidditch?”
“No,
no, certo” rispose lui, dandosi mentalmente dello
stupido “senta, in infermeria c’è Draco
Malfoy che accusa freddo alle mani. Ok
che siamo a fine Ottobre, ma non è naturale.”
“Gli
darò certo un’occhiata.” Rispose lei.
Harry
così la seguì per tutti i corridoi, in silenzio,
fino a
quando non arrivarono in Infermeria.
“Draco?
Come stai?” chiamò Harry, affacciandosi
dall’uscio.
Draco
era ancora disteso sul lettino e di sfregava
violentemente mani e orecchie, rannicchiato sotto le coperte del letto.
“Allora,
Signor Malfoy, qual‘ è il problema?”
chiese Madama
Chips, dopo aver adagiato sui lettini i loro compagni.
“Ho
freddo. Alle mani, ai piedi e alle orecchie in particolar
modo, ma ho freddo in generale.”
La
donna si chinò su di lui e gli mise una mano sulla fronte.
“Di
febbre non ne ha.” Sentenziò, tirando fuori la
bacchetta
e cominciando a esaminarlo, sotto lo sguardo preoccupato di Harry.
Finita
l’analisi, si allontanò e prese a cercare una
pozione
dalla sua scorta.
“Allora?”
chiesero insieme Harry e Draco.
La
donna tornò al capezzale del Serpeverde.
“È
un “effetto collaterale” della sua malattia, Signor
Malfoy” rispose, sbrigativa, Madama Chips, porgendo a Draco
la fiala di
pozione.
“L’organismo non tollera più il freddo,
specialmente alle estremità, quali
mani, piedi, orecchie e naso.”
“E
come si può curare?” chiese Harry, osservando
Draco mentre
questi evitava accuratamente il suo sguardo, bevendo meticolosamente e
lentissimamente la sua pozione, che gli stava restituendo un tenue
colorito.
“Non
si può con Pozioni o altro, se è questo che
intendi,
Potter.” Rispose lei “Bisogna estirpare il problema
alla radice. E io ho
diagnosticato un livello abbastanza avanzato di Anoressia Nervosa, con
conseguenze di un grave deperimento organico.”
“Un
grave che cosa?” domandò il Grifondoro, allarmato
da
quelle parole di cui non conosceva il significato, ma che lo
spaventavano al
sol sentirle
pronunciare.
“Deperimento
organico” ripeté l’infermiera, sedendosi
in
fondo al letto di Draco “è un sinonimo di denutrimento. In pratica i
muscoli vengono come mangiati per produrre energia e le
ossa
incominciano ad essere metabolizzate per produrre zucchero. Gli organi
interni
incominciano a decomporsi. In pratica è il consumo del corpo
a scopo di
sopravvivere”
Harry
ascoltava inorridito le parole della donna, che, alle sue orecchie,
risuonavano
come una condanna.
“L’unica
sarebbe ricoverarla al San Mungo, Signor Malfoy.”
Proseguì l’infermiera “li
sarà seguito da degli psicologi e degli specialisti
che…”
“So già
tutto, e non intendo rinchiudermi in manicomio.” La
interruppe Draco.
“Ma la
farà solo stare meglio…”
provò ad insistere la donna, ma
era tutto inutile, e anche Harry preferiva che Draco restasse li ad
Hogwarts,
vicino a lui.
Solo lui, Harry, avrebbe
potuto guarire Draco, ne era sicuro.
Era come aveva detto Hermione: ci voleva immenso amore.
E nessuno psicoterapeuta o altre schifezze varie avrebbero potuto dare
al suo
Draco l’amore e le attenzioni di cui aveva bisogno.
L’amore e le attenzioni che solo Harry gli avrebbe saputo
regalare.
“Vabbè,
se non avete altro da aggiungere, io vi pregherei di
lasciare l’infermeria. La pozione che le ho dato, Signor
Malfoy, ha una
copertura di ventiquattro ore, per cui se sente di nuovo fastidi, venga
pure.”
Disse allora lei, mettendosi poi a rovistare della sua dispensa.
“Grazie, Madama
Chips” ringraziò Harry, mentre aiutava Draco a
rialzarsi dal lettino.
Strano che la donna li
volesse fuori dai piedi così in fretta,
di solito cercava di trattenere a letto i suoi pazienti il
più a lungo
possibile.
Stava per chiederle di come mai quella premura, quando i suoi pensieri
furono
interrotti dallo spuntare, da sotto il letto, di un animaletto bianco e
peloso.
“Guarda, Draco! Un
furetto!” sussurrò Harry, prendendo in
braccio la bestiolina.
Chissà
perché, Malfoy sembrava infastidito.
“Non è
un furetto” sentenziò.
“Come?”
“Non è
un furetto!”
“E che
cos’è allora?”
“È un
Ermellino, ignorante!”
“Un Ermellino? E
che ci fa un Ermellino in Scozia?*”
“E cosa vuoi che
ne sappia io?”
“Com’è
carino” disse, allora, il Grifondoro, accarezzando il
lungo e candido pelo morbido del piccolo mammifero. Harry
notò che aveva due
occhi sul blu scuro/nero, enormi.
“Tsz…”
mormorò, invece, Draco, uscendo dall’infermeria.
“Ehi, Draco,
aspettami!” gli urlò dietro Harry, seguendolo,
sempre con l’Ermellino in braccio.
“Dove stai
andando?”
“In dormitorio,
voglio risposare, per cui tu non ti azzardare a
seguirmi!”
“Oh, ti
seguirò eccome, Dracuccio Caro, ormai dovresti
conoscermi!”
Il Serpeverde
sbuffò, ma non insistette oltre. Non tanto per
rassegnazione, sia chiaro, ma perché sotto sotto (ok, non
così tanto sotto) gli
faceva piacere l’invadente presenza di Harry, e il suo modo
rozzo di voler
entrare nella sua vita e cercare di strapparlo via dalla sua malattia.
Mentre i due ragazzi
scendevano vicini per i corridoi,
avvertirono una presenza affannosa correre verso di loro. Era Hermione.
“Harry!
Draco!” li chiamò.
I due amici si fermarono, e
lei li raggiunse, piegandosi sulle
ginocchia per cercare di riprendere fiato.
“Avete…
Avete visto Timothy per caso?” chiese, non appena fu in grado
di parlare.
“No, mi spiace,
forse è in dormitorio” rispose Draco “se
vuoi
puoi venire con noi per vedere se è li, tanto ormai ci
entrano cani e porci”
disse, accennando a Harry, che lo guardò imbronciato.
Hermione rise, e si
voltò anche lei verso il Grifondoro, notando
l’animaletto appollaiato sulla sua spalla.
“Oh,
Harry!” esclamò, avvicinandosi per accarezzare il
cucciolo “com’è
carino! Dove lo hai trovato? Strano che ci siano Ermellini in
Scozia”
“È
quello che ho detto io” disse Harry, sentendosi potente per
aver detto una cosa giusta prima di Hermione.
Peccato che Draco era
già pronto per umiliarlo.
“Si, dopo averlo
scambiato per un furetto” sussurrò, malizioso e
malevolo, facendo diventare Harry di un bel color cremisi.
“Draco! Stai zitto
per favore!” urlò allora il Grifondoro,
imbarazzato, mentre l’Ermellino gli scovolava lungo il corpo
e si gettava tra
le braccia tese della ragazza, che lo strinse a se.
“Com’è
dolce! E com’è morbido!” mormorava lei,
coccolando l’animaletto,
felice.
“Allora, andiamo o
no?” chiese, seccato, Draco, incamminandosi
verso i dormitori. Harry lo seguì di corsa, ma Hermione
rimase li dov’era, col
cucciolo in grembo.
“Voi
andate” disse “parlerò on Timmy a cena.
A dopo!”
“Ciao!”
urlò Harry, mentre trottava dietro al Serpeverde, che
aveva già detto la parola d’ordine ed era entrato.
Anzi, Harry rischiava di
rimanere fuori.
Nella Sala Comune non
c’era nessuno, e il fuoco scoppiettava
allegramente nel camino.
A Harry sembrò un
momento perfetto per potersi finalmente dare
sfogo e finire quello che aveva cominciato quella mattina.
“Hey, Draco, vieni
un po’ qua!” disse, in modo suadente, tirando
a se Draco per un braccio e appiccicandoselo alla faccia, in un
violento bacio.
Con sua sorpresa, Draco non
oppose alcuna resistenza, anzi,
Harry lo sentì mentre ricambiava l’abbraccio e,
soprattutto, il bacio, con una
violenza e una passione non da lui.
Ma non si fermò
li.
Il Serpeverde, infatti,
evidentemente non accontentandosi del
bacio, ma senza scollare le proprie labbra dal quelle del Grifondoro,
aveva
preso ad armeggiare con la maglietta del moro, scoprendogli
metà torso, mentre
un Harry piacevolmente stupito, cercava di levargli i pantaloni.
Forse a causa di una perdita
di equilibrio da parte di uno dei
due, o di entrambi, finirono sul divanetto della Sala Comune, senza
staccarsi
neanche di un millimetro e continuando ad armeggiare l’uno
coi vestiti dell’altro.
Nella stanza non
c’erano che loro due, e l’unica fonte di luce
proveniva dal camino, dove il fuoco faceva loro da sfondo perfetto.
*Per chi non lo sapesse, Hogwarts si
trova in Scozia, non
in Inghilterra.