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Autore: Hikari93    06/07/2012    6 recensioni
«Ho dimenticato di dirti una cosa» aggiunse subito Itachi, sostando davanti alla porta, entrando soltanto a mezzo busto. «Domani viene a trovarci obaa-san.»
Sasuke strabuzzò gli occhi. Boccheggiò. «Quale obaa-san?»
Itachi gli sorrise; in altre occasioni, Sasuke avrebbe interpretato quel sorriso come qualcosa di rassicurante, di protettivo. Non in quel momento, però. Piuttosto, pareva che suo fratello si stesse divertendo alle sue spalle.
«Quella obaa-san» chiarì.
«Non la obaa-san che mi, mi…»
«Che ti sbaciucchia e ti abbraccia quasi fino a consumarti? Quella che ti reputa il suo nipotino preferito? Quella che ti stringe naso e guance fino a staccarteli?» scherzò Itachi, istigandolo. «Proprio quella, otouto.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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O-Obaa-san… ?

Per intimorire non c’è bisogno di essere alti, robusti e gingillati
 





 
Capitolo 1: Proprio quella obaa-san!

 





 

Aveva avuto una pessima giornata, e ne stava pagando lo scotto anche in quel momento.
«N-nii-san, e-evita» sbottò imbarazzato.
Aveva fatto a botte – sotto provocazione degli avversari, naturalmente – con dei ninja di quint’ordine insieme a quel dissennato del suo migliore amico, che non aveva mosso nemmeno un dito per impedirgli di assestare un bel cazzotto sul naso a quel gigante di due metri e venti d’altezza a partire dalle gambe. Ma Sasuke non se ne sentiva toccato minimamente: Naruto avrebbe dovuto difendere gli abitanti, visto che desiderava di succedere a suo padre, lo Yondaime, come Hokage, mica lui. E, ancora, non sarebbe dovuto essere lui a beccarsi una pseudo ramanzina da Itachi riguardante la massima con la violenza non risolve nulla, otouto. E non davanti allo stesso Naruto che sbatteva gli occhi a mò di baccalà, in segno d’assenso.
Ma a Itachi non era bastato intervenire nella rissa e sedarla prima qualcuno potesse farsi veramente male, magari venendo stordito da una Sharingata di tutto rispetto.
No.
Suo fratello aveva deciso di umiliare il suo orgoglio ancora di più, mandandolo direttamente al diavolo con tanto di valige in mano ben altre due volte; prima medicandogli l’unico graffietto che aveva sulla guancia – per inciso, era stato colpito dallo stesso Naruto, mentre questi tentava chissà quale super jutsu usufruendo dello speciale kunai che suo padre Minato gli aveva regalato da poco – e poi in quello stesso momento, quando, dopo essersi assicurato che si fosse messo a letto, fece per rimboccargli le coperte fino sotto al mento.
«Devi coprirti bene, di notte si gela» si difese Itachi, improvvisamente dimentico che, nonostante tutto, anche Sasuke era uno shinobi, ed era – sempre per inciso –abituato a qualcosa di ben più pericoloso che una nottata di ghiaccio.
Sasuke borbottò qualcosa in dissenso, mettendo su un broncio infantile che fece sorridere Itachi. Accortosene, Sasuke eclissò ancora di più il suo sguardo, puntandolo dall’altra parte della stanza. Improvvisamente, il vetro della finestra era diventato l’oggetto più ammirabile in quel posto, insieme alle goccioline che, scivolando su di esso, formavano dei disegnini bizzarri.
«Otouto» Itachi si abbassò su di lui quel tanto che bastava per sfiorargli la pelle con le labbra, «ti auguro buonanotte.»
Sasuke si irrigidì a quel contatto e corrugò istintivamente la fronte – dove ancora sentiva la dolce sensazione del bacio di Itachi –, arrossendo di botto.
«Buonanotte, nii-san.»
Sentì i passi lenti di suo fratello farsi sempre meno intensi e più lontani. Soltanto quando la porta si chiuse, Sasuke si permise un sospiro di sollievo, nonché qualche minuto per pensare.
Era strano come il suo caratteraccio da teme – come lo definivano altri – diventasse simile a uno zuccherino imbecille, quando Itachi era nelle vicinanze. Suo fratello aveva una strana influenza su di lui, come se fosse capace di mitigare tutti i suoi spiriti aggressivi e vendicativi – per ogni genere di sciocchezza, ecco – e di cacciar fuori il suo così detto – pensarci era orribile, se avesse avuto un kunai a portata di mano e non avesse dovuto alzarsi dal letto, si sarebbe ammazzato – lato tenero.
Sasuke non era semplicemente felice di avere una presenza del genere al suo fianco. Non era in grado, nemmeno sforzandosi, di esaminarsi, di chiedersi e soprattutto di rispondersi su cosa lo legasse così tanto a suo fratello, Era un legame diverso da tutti i legami che aveva instaurato. Bah, concluse che non sapeva cosa fosse, ma che sicuramente non era uguale all’affetto che provava per Naruto, suo migliore amico, né a quello che provava per Sakura, la sua ragazza. Itachi era unico e basta, anche quando lo trattava – ma perché in certi versi ancora lo vedeva così – da bambino.
D’un tratto sentì bussare, giusto due colpi secchi e non eccessivamente forti. Nel senso che se avesse dormito, probabilmente non li avrebbe sentiti.
«Sei ancora sveglio, otouto?»
Sasuke si tirò su a sedere, poggiando la schiena al muro dietro di sé e le braccia, libere, adagiate sulle gambe. Con un sol fiato, fece sparire la ciocca ribelle di capelli che gli aveva oscurato un occhio.
«Che c’è, nii-san?»
Si ritrovò a pensare alla situazione inversa, a quando era lui a recarsi nella camera di suo fratello maggiore per poter dormire insieme. Ma apparteneva al passato, era successo soltanto – già – un mese prima. In gran segreto, ovviamente.
«Ho dimenticato di dirti una cosa» aggiunse subito Itachi, sostando davanti alla porta, entrando soltanto a mezzo busto. «Domani viene a trovarci obaa-san.»
Sasuke strabuzzò gli occhi. Boccheggiò. «Quale obaa-san?»
Itachi gli sorrise; in altre occasioni, Sasuke avrebbe interpretato quel sorriso come qualcosa di rassicurante, di protettivo. Non in quel momento, però. Piuttosto, pareva che suo fratello si stesse divertendo alle sue spalle.
«Quella obaa-san» chiarì.
«Non la obaa-san che mi, mi…»
«Che ti sbaciucchia e ti abbraccia quasi fino a consumarti? Quella che ti reputa il suo nipotino preferito? Quella che ti stringe naso e guance fino a staccarteli?» scherzò Itachi, istigandolo. «Proprio quella, otouto.»
Come unica risposta, troppo scosso e troppo preso dai suoi ricordi sulle giornate trascorse con la madre di sua madre, Sasuke si lasciò cadere a letto, scivolando tra le coperte di lana che Itachi aveva cambiato proprio quel giorno.
«Buonanotte, nii-san.»
«Buonanotte, otouto, e non preoccuparti.»
Figurarsi. Avrebbe trovato qualcos’altro di importante da fare con Naruto o con Sakura il giorno dopo, pur di sottrarsi a quella specie di riunione di famiglia. Magari, sarebbe andato a chiedere scusa a quei deboli che aveva sistemato – avrebbe parlato Naruto, ma simbolicamente sarebbe stata pure da parte sua – oppure sarebbe andato a trovare Sakura, Con lei… modestamente ne poteva avere di cose da fare.
«Ah otouto?»
«Se è un’altra brutta notizia, tienitela almeno fino a domani mattina, nii-san» borbottò.
«Non è niente d che. Soltanto, non sperare si svignartela domani. E ora buonanotte davvero. Sogni d’oro.»
E come no… avrebbe dormito amorevolmente. Ma non che non volesse bene a sua nonna, anzi, per lui la sua famiglia era qualcosa di troppo importante, però… però era troppo il bene che sua nonna voleva a lui! Insomma, lo avrebbe diviso volentieri con Itachi!
Sbuffò, si mise a pancia in giù e nascose la testa sotto al cuscino, così da riscaldarsi anche prima. Chiuse gli occhi e pensò che, nel bene o nel male, non doveva farla tanto tragica. Non poteva essere tanto tragica!
Ah, e per un terzo inciso – tanto perché non c’era due senza tre – la giornata era stata sì pessima, ma era finita addirittura peggio. Tanto per inciso e tanto per non fare i tragici.
 
 
 
Era uso comune – boccatura comune, per meglio dire – dire che la notte portasse consigli con sé, tuttavia Sasuke non ne aveva acchiappato nemmeno mezzo di quei preziosi – eccome – consigli lontani quanto le stelle nel cielo, che per via della pioggia incessante nemmeno aveva potuto vedere. Aveva soltanto capito, suo malgrado, di aver fatto la figura dell’idiota col suo nii-san, giusto otto ore prima, visto che aveva dimostrato di temere una vecchietta innocente, che, ormai, vista l’età, poteva ricordare ben poco di imposizioni delle dita delle mani, di chakra, di scatti acrobatici, di lanci di kunai e di quant’altro dovesse sapere e saper fare uno shinobi. Ovviamente non era l’immagine in sé della sua obaa-san a spaventarlo, quanto la presenza di altri – suo fratello compreso, sì – nel momento in cui la donna si fosse approcciata a lui in maniera troppo diretta. Certo, quand’era un bambino ne era più che contento, più che soddisfatto che qualcuno, almeno, si ricordasse più di lui che di Itachi, che lo apprezzasse anche per quello che non era in grado di fare, invece che per quello in cui eccelleva – in cosa avrebbe potuto mai spiccare un bambino di quattro o cinque anni era un mistero.
Però… lui era cresciuto – atteggiamenti un pochettino pochettino infantili specialmente con suo fratello a parte – quindi esigeva di essere trattato in un certo modo, come un maschio di casa Uchiha, come un… adulto.
Qualcuno bussò alla sua porta.
«Tesoro, posso entrare?»
Era sua madre, sorridente come tutte le mattine. Sasuke se ne sentì subito contagiato e nemmeno si accorse che il solito broncio fisso che adorava restarsene sulla sua faccia era stato sostituito dal lieve inclinarsi delle sue labbra all’insù.
«Okaa-san» mormorò lui, ancora con la testa tra le nuvole.
Mikoto gli si avvicinò e gli baciò i capelli, accarezzandoli con le labbra. «Volevo avvisarti che la colazione è pronta.»
Annuì a attese che sua madre se ne uscisse. Poi si alzò di malagrazia, maledicendo l’inizio di quella giornata che, ormai, poteva soltanto finire.
 

 
 

*

 
 
 
Quel giorno era nuvoloso, metteva un po’ di tristezza, dava noia.
Sakura sbuffò, conscia che avrebbe trascorso, probabilmente, un’altra delle giornate tipo, di quelle ventiquattrore fatte soltanto da sbadigli, occhiate furtive alla finestra, pensieri di ogni tipo su Sasuke, schiamazzi lontani di un instancabile Naruto-kun che si sarebbe udito fin lì – perché il suo amico non si sarebbe fatto fermare da un semplice scroscio d’acqua, nel caso –, pensieri di ogni tipo su Sasuke-kun,  desiderio non soddisfatto di recarsi da Ino per parlare e sparlare del più e del meno e… sì, pensieri di ogni tipo su Sasuke-kun. L’aveva già detto, forse?
Non aveva il turno all’ospedale quel giorno, i suoi genitori nemmeno c’erano…
Però… avere la casa tutta libera poteva essere un gran vantaggio per lei. Nella noia di una giornata uggiosa, avrebbe potuto liberamente invitare chi le pareva – magari proprio Sasuke e solo Sasuke – e spassarsela come voleva. Tanto i suoi non sarebbero tornati prima di quella sera. Non le sembrava un’idea malvagia. Certo, sarebbe dovuta entrare nella temuta tenuta Uchiha, affrontare le occhiatacce del signor Fugaku Uchiha – in realtà Sasuke sosteneva che quello era il suo solito sguardo, nulla di più diverso dalla normalità per suo padre – e sperare anche di non fare figuracce. Non sapeva come, né perché succedesse, però quando metteva piede in quella casa, imparava miracolosamente a dire sciocchezze e a comportarsi in maniera poco consona; in parole povere, si sentiva profondamente a disagio lì dentro.  Ma doveva dire una sola cosa a Sasuke, niente di più semplice. Un invito a casa sua, e possibilmente doveva farlo senza essere udita dal padrone di casa, senza insospettirlo, mah… magari Fugaku Uchiha era uscito, tante volte…
«Andiamo, stupida che non sei altro E’ soltanto suo padre! Coraggio, vai!»
 
«Che cosa?» domandò Sakura, incerta di aver davvero sentito. «A casa tua?»
Sasuke, le mani in tasca, lo sguardo volto altrove e qualche capello arruffato per via di qualche gocciolina d’acqua che l’aveva colpito, sembrava perfettamente tranquillo.
«Sì, a casa mia» confermò, «mia madre ha ritenuto che fosse… carino invitarti, così da presentarti anche a obaa-san. Non vuoi?» chiese poi, di fronte al suo ostico silenzio.
Sakura subito si affrettò a smentirsi. «No, no, no, no, no, Sasuke-kun! Ci vengo, ci vengo anche con molto piacere!» ridacchiò, una tempia pulsante e un sorrisetto un po’ forzato.
Immaginò che la decantata obaa-san di Sasuke potesse essere una sorta di Fugaku in gonnella – se il capofamiglia Uchiha avesse potuto leggere quei suoi pensieri, probabilmente lei non avrebbe avuto più il permesso nemmeno di avvicinarsi a suo figlio – con un’espressione costantemente seria e degli occhi capaci di incuterti molto timore, troppo. La prospettiva non era delle più allettanti…
«Non è un obbligo» precisò Sasuke, stoico.
«Posso permettermi una domanda, Sasuke-kun?» Lui non rispose, ma la guardò fisso, e lei seppe di poter continuare senza problemi. Seppe che Sasuke era a conoscenza che c’era un problemuccio per lei. «La tua obaa-san… ecco, che tipo è?» domandò timorosa, vergognandosene con tutte le sue forze. Lei era una shinobi, svolgeva missioni su missioni, rischiava la vita ogni secondo che trascorreva fuori da quel benedetto villaggio e temeva una vecchietta? Oddio, se fosse stata come Fugaku senior, la sua paura sarebbe stata più che giustificata!
«E’ da molto tempo che non la vedo, non ne ricordo molto» ammise lui, e si toccò la guancia in un gesto apparentemente spontaneo. Probabilmente, fosse stato qualcun altro, nemmeno se ne sarebbe accorto, ma Sakura… ormai Sakura lo conosceva meglio delle sue tasche, e sapeva che anche un battito di ciglia in più, se si trattava di Sasuke, faceva la differenza. «Ero bambino quando… quando ci visitò l’ultima volta» continuò, e Sakura avrebbe potuto giurare di vedere spuntare una linea sottile di rossore sulle gote di Sasuke. Forse sarebbe stato divertente.
«Beh, di sicuro non morde!» ironizzò lei, decisamente tranquilla. Si avvinghiò al braccio di Sasuke e gli scoccò un bacio sulla guancia. Infine gli sussurrò all’orecchio un’ultima preoccupazione: «Non è come tuo padre, vero?»
Non poté vedere l’ombra di un mezzo sorriso sulle labbra di Sasuke perché lui la baciò, soffocando quel gesto per lui così innaturale sulla bocca di lei, che invece ne faceva un uso – a dire di Sasuke – anche troppo frequente. Forse anche per quello che l’aveva scelta.
«E’ da parte di mia madre.»
 
 
 












 
E’ una settimana che proseguo tra studio mattutino, studio pomeridiano e scrittura serale (perch+ sì, faccio parte di coloro che stanno ancora aspettando per la maturità. Ma tranquilli, il 10 Luglio è vicino! *^* Poi si riprende con gli aggiornamenti, tutto regolare! <3), e tutto per dare un piccolo contributo al SasuSaku (contributo stupido, ma insomma, alcuni di voi già mi conoscono XD). L’ho pubblicata, a parte per il mese del SasuSaku, anche perché sarà una cosina piccola piccola, di al massimo altri due capitoli, perciò non mi pesa. SE mi allargo, escono due capitoli ancora, se mi stringo ne basta un altro. ^___^
Niente di impegnativo.
Fatevi sapere, se vi va, se vi piace, se non vi piace, cosa va bene, cosa andrebbe migliorato… insomma, accetto consigli! ^.^
Grazie per aver letto! ^_____^
(Ci sentiamo il 9 con la pubblicazione del secondo capitolo – già scritto da un mese – dell’ItaSasu! C:) 
   
 
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