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Autore: Marimarti    07/07/2012    1 recensioni
Appena lo vide si pietrificò,il fiato le si affannò e le mani le iniziarono a sudare e le gambe tremavano,non erano capaci di muoversi;Voi direte i soliti sintomi dell'amore,vero?Ma vi sbagliate.Questi sono i sintomi di una ragazza che ha paura,Paura di un ragazzo,che tormenta la sua mente e il suo cuore.Lo stesso ragazzo che con il suo sguardo duro e freddo terrorizzava la scuola.Ma cosa succede se la vittima si innamora del bullo? Lei è Abby Marie Stwart,e lui è Harry Edward Styles.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due -Grenade.





 

Easy come,easy go
That just how you live,oh,
Take,take,take it all
But you never give.
-Bruno Mars (Grenade)






- Jack sto volando –disse Rose facendo la gatta morta con quel figone di Jack
Affondai il cucchiaio nella vaschetta del gelato, ingurgitando tutto cn l'eleganza di dieci scaricatori di porto. Lanciai un’occhiata veloce alla finestra: pioveva ancora. Il tempo oggi era orribile,che faceva concorrenza al Titanic,e purtroppo la serata di Giovedì era saltata. Sprofondai ancora più nelle coperte morbide, mettendomi comoda.
- Buttala sotto Jack – mugugnai, con la bocca piena-Buttala perchè quella non ha voluto spostare il suo grosso culone per farti spazio-. Perché lei non si è potuta spostare,per fare posto a Jack e salvarlo?perchè?
In quel momento, il cellulare suonò. Sbuffai, lasciando perdere il film e  scostai le coperte avviandomi verso la scrivania illuminata e recuperando il telefonino che vibrava
- Pronto? – chiesi, ancora masticando. Incastrai il telefono tra la guancia e la spalla e mi aggiustai la coda di capelli che stava scivolando, mentre una Caitlin trafelata iniziava a urlare parole senza senso.
- Aspetta, calmati! – la interruppi, facendola sospirare. – Non ho capito niente. Riparti. –
- Oggi ho chiamato Josh, ma dopo un po’ mi ha risposto sua mamma perché aveva lasciato il cellulare a casa. Ha detto che l’hanno portato in ospedale. –
Lasciai immediatamente perdere la coda. – Che cazzo dici? –
- Oggi pomeriggio, dopo scuola. Non so cosa sia successo, so solo che non è niente di grave… Almeno, così ha detto lei. –
- Ma possiamo andare a trovarlo? – domandai, spaventata. Il cuore aveva iniziato a battere più forte.
- No, no, non vuole: ha detto che non è nulla di importante e in ogni caso domani torna a scuola. – alla sua frase seguì qualche istante di silenzio, interrotto solo dal rumore della pioggia e da una piccola interferenza che disturbava appena la comunicazione.
- Tu hai qualche idea ? – chiese infine, facendomi trasalire. Ero persa nei miei pensieri.
Spostai gli occhi sul televisore: ora Jack e Rose si baciavano,staccandosi la faccia a vicenda.
– Sì. –
Non rispose: sapeva benissimo cosa intendevo, senza bisogno di chiederlo. Non avevo neppure il coraggio di pensarlo chiaramente, solo una piccola parte della mia mente cercava di abituarsi piano all’idea.
- Perché? – chiese solo la sua voce preoccupata.
- Non lo so. Ma ho intenzione di scoprirlo. –
 
 
- Josh? Josh fermati! Dannazione – sbottai, camminando velocemente con una pila di libri sottobraccio. – Josh! –
- Coglione – bisbigliai sottovoce, quando lo vidi accelerare il passo. Avevo perso il conto di quanti ragazzi e ragazze avessi investito nel tentativo di seguirlo, e quella era ormai la sesta volta che lo chiamavo.
- Pensi di risolvere qualcosa così? – urlai.
Alcuni ragazzi si voltarono verso di me, e Josh si fermò. Restò fermo qualche istante, indeciso sul da farsi, poi ripartì veloce, ma ormai avevo guadagnato terreno.
Con uno scatto mi portai davanti a lui e mi ci piazzai davanti. – Ehi. –
Lui, la testa bassa, deviò a sinistra quanto bastava per evitarmi, continuando a camminare.
-Josh! –
Lo afferrai per la maglietta, e a quel punto si girò. – Che vuoi? – sussurrò a stento, tra i denti.
- Ehi, puoi anche guardarmi quando ti parlo eh! – lo rimbeccai con voce acuta.
Sospirò, lasciando cadere la guardia, e lentamente alzò lo sguardo.
- Dove cazzo… Oh – la mia voce si affievolì, quando notai un cerchio leggermente più scuro su tutto l’occhio sinistro.
- Oh – ripeté lui, annuendo. Mi fissò con i suoi limpidi occhi azzurri – Che è successo? –
La mia staffetta all’inseguimento di Josh si era ormai prolungata oltre all’inizio delle lezioni e il corridoio si stava svuotando.
- Ieri ero rimasto venti minuti in più con la Smith per parlare delle lezioni del club di matematica – a proposito, giovedì non c’è lezione.
- Sì sì ma vai avanti – dissi, impaziente.
- …E quando sono uscito dall'aula,ho sentito dei singhiozzi provenienti dal corridoi.Ho controllato e ho visto un ragazzo disteso per terra,con la faccia gonfia,e ricoperta da lividi violacei.Mi sono avvicinato per capire se respirasse ancora,ma non era solo...–
Bingo. Me lo sentivo.
- E ti hanno picchiato… - conclusi da me. Mi sentivo così pesante ed impaurita, come se il giorno prima ci fossi stata io al posto di Mark.
- Prima era solo Jacob. Ha detto che non dovevo immischiarmi e cose del genere. Ma io gli ho detto che quel ragazzo aveva bisogno di un ospedale e che non me ne sarei andato.Poi è arrivato anche Bred,e li si sono incazzati. Ma – alzò gli occhi verso il soffitto della scuola – a dirla tutta pensavo andasse peggio. Mi hanno colpito solo qui – si sfiorò la palpebra inferiore con tocco leggero.
- Qui – alzò la manica della maglia, scoprendo un lungo graffio sul braccio – e qui – sollevò appena la parte inferiore dei jeans, lasciando intravedere un piccolo livido violaceo sulla caviglia.
- Fossi in te cercherei di stare lontano da me se ci sono loro nelle vicinanze – disse, un sorriso amaro sulle labbra.
Non riuscii a trattenermi dall’impulso di abbracciarlo e stringerlo forte a me. Ebbe un sussulto, forse per i lividi. – Scusa – bisbigliai – ma non ti lascerò da solo. – chiusi gli occhi, appoggiando il viso sulla sua spalla.
Cercavo di rassicurarlo, perciò sperai che non si accorgesse del fatto che in realtà stavo tremando.
 
 
- Che cosa orribile – commentò Caitlin, sdegnata. Concordai, stringendo le labbra. – Non capisco come si possa anche solo sfiorare Josh! Voglio dire, è adorabile. –
- Già – convenni. – Ma se hanno il coraggio di picchiare anche le ragazze, non penso che si facciano commuovere da un ragazzo solo perché è tenero e dolce. –
- Che stai insinuando? – chiese, le sopracciglia corrugate.
- Ehi, guarda che dispiace anche a me! – sbuffai, mentre riversavo i libri nell’armadietto senza curarmi del fatto che potessero rovinarsi. – Gli ho consigliato di restare sempre con gli altri ragazzi e… Beh, più di così non credo si possa. – Chiusi l’armadietto e mi ci appoggiai, sospirando.
Aspettai pazientemente che anche Caitlin riponesse i suoi libri, poi caricai lo zaino che avevo abbandonato a terra su una spalla e insieme ci dirigemmo verso l’uscita.
- E ora dov’è Josh? – chiese, non appena fummo all’aperto.
Affilai lo sguardo per colpa del vento e – là – indicai un punto del cortile. Aveva seguito il mio consiglio, e intorno a lui stavano altri quattro o cinque ragazzi.
- Io vado a salutarlo – dichiarai decisa, avviandomi verso di lui.
- Sicura sia una buona idea? – Rose era rimasta indietro. La solita fifona. Potevo capirla, ma se c’erano di mezzo gli amici allora la paura passava in secondo piano.
- Sì – proferii sicura, e – Ehi Josh! – esclamai, quando mi fui avvicinata. – Ehi. – si voltò, allontanandosi verso di me e lasciando gli altri ragazzi a discutere tra di loro.
Mi fissò per qualche istante, quando realizzai che forse avrei dovuto dire qualcosa. – No, niente, volevo solo sapere come stavi. – chiesi, mentre ci incamminavamo per la strada di casa.
- Mah, se dicessi che sto bene mentirei – disse, abbassando lo sguardo.
Mi girai e lo guardai dolcemente, continuando a camminare. – Sono sicura che è stato un episodio isolato, vedrai che si aggiusterà tutto. Non si ricorderanno neanche più di te domani! – esclamai, cercando di suonare ottimista.
Annuì e continuò a fissare il marciapiede: mi schiarii la voce.
- Però, che giornata infernale! – irruppi, alzando lo sguardo verso il cielo nero. Erano da poco passate le quattro ma stava già facendo buio. – C’è anche poca gente in giro oggi!–
- Non c’è mai molta gente da queste parti, Abby – dichiarò Josh con una nota di tristezza nella voce.
- Beh, già – assentii. – Allora, che farai oggi? –
Si morse un labbro. – Beh, probabilmente farò un po’ di compiti e giocherò ai videogiochi,anche se posso stare pocho per via degli occhi–
- Mi dispiace – dichiarai, guardando un gruppo di ragazzi in lontananza. – Sono sicura che guarirai presto. – Lo guardai con un sorriso.
- Ma guarda un po’ chi si vede! –
Alzai di scatto lo sguardo, e sentii il sangue nelle vene raggelarsi.
Jacob e Bred ci fissavano beffardi, venendoci incontro sorridenti quasi fossimo stati amici. Al loro seguito, altri due ragazzi che avevo già visto in giro.
Non capivo come diamine facessero a trovarsi lì, nella strada di casa: mi gettai un’occhiata intorno allarmata, ma tranne che per loro quattro, la strada era deserta. Vidi solo un ragazzo che camminava, ma era troppo lontano.
Il mio sguardo corse immediatamente a Josh: era fermo immobile, immobilizzato dalla paura.
- Bene bene. Che ci fai qui, frocio? – chiese Jacob, in tono canzonatorio. –
Oh, e vedo che non sei da solo. Ti sei portato dietro la ragazza? – Sollevò lentamente le maniche della felpa. – Così eviti di non rompere i coglioni– continuò poi, assottigliando lo sguardo. Bred rise.
- Lascialo in pace – intervenni a sorpresa, senza neppure accorgermene. Le parole erano uscite da sole.
I ragazzi risero con cattiveria. Presi istintivamente Josh per mano, con il respiro affannato e feci per voltarmi, quando mi accorsi che scappare sarebbe stato totalmente inutile: erano troppi, ed erano due volte più grossi di noi. Merda.
- Dove pensi di andare, tesoro? – chiese Bred, con tono falsamente dolce.
-Lontano così da non vedere la tua faccia da ebete.-ok,mi ero suicidata.
La mia presa sulla mano di Josh si fece più forte,fin quando quell'energumeno non mi tirò per un braccio,e mi mise conn le spalle contro il muro -Senti ragazzina..-
Mi sentii persa. Pregai soltanto che finissero in fretta, e che non mi uccidessero. Ero troppo impaurita per sentire una lacrima scendere lentamente lungo la guancia.
- Che state facendo, coglioni? –
Una voce, una parola. E brividi freddi lungo la schiena.
Non avevo neppure il coraggio di aprire gli occhi. Mi immaginai il ragazzo di cui mi aveva parlato Josh: se fosse andata bene sarei finita come lui, dolorante e sanguinante.
Se fosse andata male, non volevo neppure pensarci.
Eravamo fottuti.
- Ci stiamo divertendo – sbuffò Bred. – Come ti sei divertito con la mia ragazza? –rispose Harry a tono.
Si era avvicinato e ora riuscivo quasi a sentire la sua presenza alle mie spalle, ma ancora non mi azzardavo ad aprire gli occhi.
Ma potevo immaginarlo bene: gli occhi chiari, i ricci castani acconciati alla perfezione, i lineamenti ancora da bambino. E le sue labbra,così piene e rosee,così invitanti.
  Bred non ribatté. Aprii gli occhi: il suo viso era ostile, ma non proferì parola.
Con la coda dell’occhio vidi Harry passarmi davanti, ma tenni gli occhi bassi. Si fermò vicino a Josh.
- Tu, farai meglio a farti i cazzi tuoi. – disse solo, freddo.
Poi il suo sguardo si fissò su di me. – E tu restane fuori. –
Non dissi nulla, assimilando bene quelle quattro parole. Ad un suo cenno del capo, io e Josh ce ne andammo,ma poco prima mi voltai guardando come Harry mentre prendeva a botto quei due senza il minimo sforzo.Era così bello con quell'aria imbronciata,e con quei riccioli che gli ricadevano sul viso.
  Mi girai di forza ma prima lui si voltò verso di me e mi lanciò un’ultima, penetrante occhiata con quei suoi dannatissimi occhi verdi.
Eravamo salvi, per ora.
  
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