Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: selfisher    07/07/2012    8 recensioni
STORIA IN REVISIONE. UN MESE/DUE PRIMA DEL CONTINUO.
PROTAGONISTA: cambio nome Shani- Faith.
NON CONSIGLIO DI LEGGERLA ANCORA, DATO CHE CAMBIERANNO ANCORA UN BEL PO' DI COSE.
Fu allora probabilmente che si rese conto che non si sarebbe scocciato facilmente di quella piccola stronza.
Se ne accorse lì, mentre baciava quelle gambe ricoperte di lividi e di vari graffi. Se ne rese conto mentre entrava dentro di lei, senza preoccuparsi di farla abituare alla sua presenza, e pensando solo al suo di piacere.
L'importante era che però se ne era reso conto.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Secondo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter one.

she was just a simple girl.

 
Harry si era svegliato presto quella mattina. Steso ancora nel letto, mentre Faith dormiva, sdraiata sul pavimento, col trucco squagliato, una guancia arrossata, e le mani strette al petto per il freddo.
Si avvicinò al bordo del letto, osservandola.
La guardava: era obbiettivamente, una bella ragazza, misteriosa, forse la ragazza più particolare che avesse  mai visto, perfino più affascinante di Emy.
 Già, la sua Emy, la stessa Emy che l’aveva fatto diventare quello che era ora: un mostro, perché è quello che era. Eppure non voleva esserlo, ma era più forte di lui, voleva far soffrire come aveva sofferto lui a causa di quella semplice ragazza a cui aveva donato per la prima volta il suo amore.
La sua sadicità era disarmante, ma ne andava fiero.
Più ripensava a lei più si sentiva male, ma poi si girava a guardare quella ragazza e quel dolore non faceva altro che aumentare a dismisura.
Era più di un’ora che stava sveglio a guardarla, con gli occhi colmi d'odio.
Era la prima volta che era cosi con una sua vittima, le trattava sempre male, e con freddezza, eppure quella ragazza le intimava paura. La guardava ed il suo passato si riapriva vivido nella sua mente.
Faith in realtà era sveglia da un bel po’, ma fingeva di non esserlo per paura di incontrare lo sguardo del ragazzo, uno sguardo che nessuno le aveva mai dato, e che ora le veniva rivolto da un completo sconosciuto. Non era abituata ad essere scrutata così. Forse era quello il modo in cui si comportava un tizio come Edward. La ragazza forte e disinvolta, messa a tappeto da uno sguardo.
Quando decretò che fosse passato troppo tempo decise di ‘svegliarsi’ definitivamente.
«' Giorno»  Sussurrò con la voce impastata dal sonno stiracchiandosi. Harry non si spostò più di tanto, si limitò a girare la testa di lato, per poi girarsi definitivamente a pancia in su.
Il riccio le sorrise derisorio. «Prova di nuovo a pensare anche solo lontanamente a rifare ciò che hai fatto ieri, e non ta la vedrai bene.» le rispose burbero.
Faith era visibilmente stanca. Le due enormi occhiaie viola le contornavano gli occhi, peggiorati dal trucco nero sciolto e colato sulle guancie pallide, estremamente pallide. Sembrava sciupata, e la testa le vorticava rovinosamente mentre le sue tempie pulsavano sempre di più. Dovette portarsi le mani al viso per evitare di cadere, nonostante si trovasse su un letto.
«Stai bene?»le chiese il ragazzo guardandola, apparentemente come se quella domanda fosse stata fatta più per dovere che per altro.
Anche se, lui sapeva che lo aveva chiesto più che altro perchè voleva saperlo. La stava trattando forse troppo da "amica" per i suoi gusti. Sarebbe dovuto essere anche più cattivo con lei, considerando il modo in cui era stato trattato il giorno prima, ma non ci riusciva. Sembrava messo al guinzaglio.
La ragazza invece apprezzava questo suo modo di comportarsi, non sapeva, di certo, che tutti i rapitori fossero cosi gentili, dato che, da grande clichè, il sequestratore era sempre un tipo burbero e spregevole, tal volta anche brutto, pelato e sessomane.
«Io, sto - si fermò strizzando gli occhi a causa di una fitta forte al cranio- bene» Continuò strascicata voltandosi poi verso il ragazzo che si guardava le unghie perso dei propri pensieri.
Il fatto che fosse stanca era normale, dato le cose avvenute la sera prima. Faith rabbrividì dal dolore. Harry la guardò stranito. Senza nemmeno accertarsene, seppe già la risposta a quei malori, niente di grave. Semplicemente una leggere influenza.
«Hai la febbre.» Decretò lui alzando le spalle.
Aveva,  alquanto pare, preso freddo in quel vicoletto ventilato, con solo una felpa sottile in pieno gennaio. Con la neve a farle compagnia e la condensa ad uscirle dalla bocca. 
Alzò le spalle anche lei, tirandosi la felpa a coprirla di più. Non si stupiva di certo. Non aveva avuto il tempo per prendere niente di più caldo. Anche se, riflettendo, non aveva niente di adatto a quel mese.
Il ragazzo fece per alzarsi volendo strisciare poi lentamente verso la dua doccia calda. Ma la voce della ragazza, ancora insonnolita e manala per giunta lo trattennero.
«Edward...» le aveva soffiato all’orecchio senza continuare. Si morse forte il labbro come se si fosse pentita di averlo chiamato.  Aveva rimasto la frase a metà. Squotendo il capo lo scacciò via con un semplice 'no, niente..'.
«Vado a fare la doccia. » detto questo si rifugiò in bagno.
Stava morendo di freddo, le finestre erano aperte, ma non aveva la minima forza di alzarsi. Rimaneva malata. Si sedette sul letto, rovistando in un comodino. In un cassetto vi erano dei boxer di vari colori, ne notò uno fucsia fosforescente e trattende una risata. Sbattè distrattamente la mano contro il pizzo del comò facendosi male.
«Cazzo fai?» Le gridò Harry da sotto la doccia, come se avesse avuto dei raggi laser. Continuò a cercare tra i cassetti, tralasciando mutande particolari, o durex ancora in bustina. Estraendone poi una, non tanto enorme, maglia dei ramones, indossandola poi sotto la felpa.
 Si sciolse la coda, giocherellando con i capelli leggermente sporchi sedendosi sul letto. Sporco di sangue. Sbuffò. Si guardò la bruciatura da motore che si ritrovava sulla gamba, rendendosi conto che aveva ripreso a sanguinare lentamente. Il sangue non gli aveva mai provocato tanti fastidi. Forse perchè, per abitudine, si ritrovava a fuoriuscire sempre dal suo corpo. O semplicemente perchè quel colore carico ed intenso le donava pace. Il sangue di Faith era diverso dal normale, era più scuro, tendente al nero. Bordeaux, essendo precisi. La testa non aveva smesso di pulsare un secondo, e si rialzò dal letto. 
Prese i vestiti del ragazzo piegandoli e poggiandoli su una poltrona presente nella stanza. In sedici anni di vital aveva piegato più vestiti vestiti lei, che una donna che lo faceva di mestiere. Osservò i suoi, indossari, imprecando. Erano ridotti maluccio,  considerando il fatto che erano anni che li aveva, era normale. Osservando bene i suoi leggins strappati già di suo, notò un altro profondo squarcio sulle parti di dietro.
«Al diavolo.» Mormorò tra se e se. Adesso non aveva nemmeno niente da mettersi. Avrebbe ‘campato’ con le maglie di Harry, che, a quanto pare non erano niente male.
Esattamente in quel momento uscì dal bagno Harry con solo un’ asciugamano invita.
«Che ci fai con la mia - sottolineò- maglia?»  Il leggero bordo nero si intravedeva dalla felpa, e la scritta Ramones in rosso era ben leggibile da sopra.
Lei vacillò per un secondo, sentendo il tono con cui le era stata rivolta quella frase. Una maglia non cambiava certo la sua esistenza.
«Se non avessi fatto l'animale stanotte, non l' avrei presa.»  Si riscattò subito dopo leccandosi, come da copione, le labbra. Abbassò lo sguardo portandosi una mano alla fronte. La febbre icnominciava a giocarle brutti scherzi. Non era mai stata cosi riluttante nel dire qualcosa a qualcuno.
«Sono stato fin troppo buono con te - le si avvicinò pericolosamente, ritrovandosela di faccia - dovresti sottostarmi a cagnolino.»
Lei rise, non riuscendo però a trattenere lo sguardo, mordendosi ripetutamente l'interno guancia per non parlare.
Si accasciò sul letto - dalla parte pulita- La testa girava  accompagnata da un dolorosissimo mal di pancia. Non chiedeva soccorso. Fin da quando era piccola nessuno aveva mai curato i suoi malanni, le sparivano da soli.
Harry si sedette accanto a lei sul letto, non riusciva a trattarla male come faceva le con il resto. Ne aveva picchiate, sterilizzate, e aveva abortito con un calcio così tanti bimbi. Eppure la violenza veniva scacciata vià quando quella stronza era lì. Se voleva tenersela ancora un pò non poteva di certo averla malata.
«Prendo qualcosa per la ferbbe. Tu - la guardò- rimani qui» Detto questo si alzò dirigendosi verso la porta. Prima di uscire però si girò un ultima volta verso di lei sorridendole per poi abbandonare definitivamente la stanza. Lei si stese come aveva detto Harry, senza dar peso alla macchia di sangue che alloggiava sul materasso. La testa gli scoppiava, riusciva a mala pena a pensare, il che non era una cosa negativa, staccare la spina ogni tanto non danneggia di certo la salute.
« Mangia, e prendi e prendi la piccola.» Fece il suo ingresso in stanza il riccio. Aveva in mano un vassoio dove aveva poggiato sopra qualcosa da mangiare più un bicchiere d’acqua e vicino la pillola che avrebbe dovuto ingoiare dopo. Lei sorrise rivolta al riccio che si sedette affianco a lei poggiandole il vassoio carico di cose da mangiare sulle gambe.
«Capisco che ne ho l'aspetto -l'autoironia era il primo passo- ma non sono una balena. Non mangio tutto questo, Harr... Edward» Lo aveva chiamato in quel modo di proposito. Sapeva di farlo arrabbiare, e lei adorava stuzzicare le persone. Adorava il nome Harry per quanto banale, e comune fosse. Ma non gli erano mai piaciuti i nomi troppo elaborati.
Lui invece si intenerì guardando la ragazza. 
«Sfotti pure - le diede il permesso-  Adrubale.» 
Lei sorrise, evidentemente non era tutto perduto, chi lo sa, magari tra lei e Harry sarebbe potuta nascere un’amicizia. Se non fosse stato il suo rapitore, e si se si fossero conosciuti in un altro contesto. Lui e Faith sarebbero stati in perfetta sintonia. Scosse subito la testa a quei pensieri: tra pochi giorni sarebbe morta, non sarebbe esistita più, la sua faccia non sarebbe stata più presente sulla faccia della terra, le possibilità di poter stabilire un legame con Harry erano meno di zero. Rallegrata a causa di questo fatto prese a mangiare in compagnia del riccio.
«Harry è il diminutivo di quale nome?» prese a parlare lei. Sapeva che Harry non era un vero e proprio nome ma bensì un’abbreviazione, ma  non aveva mai saputo di che nome fosse.  Il riccio aveva un po’ di vergogna, non andava pazzo del suo nome, perciò si faceva chiamare con il secondo nome, nemmeno l’abbreviazione, una sola persona poteva chiamarlo in quel modo, adesso però ne erano due.
«Harold. Ma è orrendo - la guardò- Harold Edward Styles poi..» abbassò il capo lui grattandosi la testa imbarazzato. Lei scoppiò a ridere, le sembrava il nome di un damerino. Immaginò Harry vestito da lecchino con i capelli tirati in un codino, questo non vece altro che far aumentare la sua risata. Al riccio non dava fastidio, anzi, meglio ridere di lui che sentirla lamentarsi per giorni.
«Sembra il nome di un leccaculo.» Continuò a ridere lei. Lui annuì semplicemente, lo aveva sempre pensato anche lui, peccato che non fosse affatto un lecca culo: anzi.
«E sentiamo Faith - si focalizzò sul nome guardandola malizioso- quale sarebbe il tuo nome completo?» chiese lui, forse per ripicca, forse per trovare anche lui qualcosa sul cui ridere, o forse semplicemente perché voleva sapere qualcosa di più su di lei.
«Solo Faith. C'è chi mi chiama Faye, chi Fay, chi ancora Effie. Ma il mio nome è solo Faith.» Abbozzò un sorrisetto la sedicenne prima di ingerire la pillola con l’aiuto dell’acqua. Harry rimase un po’ perplesso dalle sue parole, ma poi finì col pensare  che semplicemente non voleva dirglielo, abbassò il capo un po’ triste.
«A dir la verità, non sono sicura nemmeno sul fatto che "Faith" sia il mio vero nome. Mi hanno abbandonato all'ofanotrofio senza niente, il nome me lo sono scelto da sola.» Si affrettò a spiegare lei, non sapeva nemmeno il perché gli stesse raccontando quelle cose, probabilmente nemmeno gliene importava a lui, ma si sentiva in dovere di spiegarglielo o più che altro di sfogarsi. Lui annuì semplicemente. La ragazza sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti. Fece un lungo sbadiglio e si distese accanto ad Harry che scrutava attentamente ogni sua mossa. Non aveva capito molto questo fatto del nome, ma ci sarebbe stato tempo per farselo spiegare. Tempo, sarebbe stata con lei ancora per un po’,  forse non l’avrebbe fatta uccidere, l’avrebbe semplicemente portata indietro.Sapeva che non l’avrebbe mai denunciato, o almeno lo sperava. Lei si era addormenta, si stese anche lui di fianco alla mora lasciandogli un bacio tra i capelli prima di abbandonarsi anche lui al sonno più profondo.


 

*
Capitolo revisionato il 30.05.2013 
ore: 15.16

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: selfisher