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Autore: rossellina    07/07/2012    3 recensioni
Salve a tutte! Questa è la mia prima ff e ci provo ... speriamo! Bella e Edward si incontrano in un'aula di tribunale. Lui è sotto accusa, lei l'avvocato dell'accusa. Dal secondo capitolo:
-Obbiezione!- saltò dalla sua sedia Jasper -Non ho ancora capito dove vuole arrivare l'avvocato dell'accusa. E poi il signor Culler non era in sé in quel momento-
-Ed è proprio qui che voglio arrivare!- rispose Isabella rivolgendosi al giudice – Se mi permette di continuare su questa linea avrà fra poco chiaro del perchè-
Il giudice guardò prima Jasper e poi Isabella. -Respinta- sentenziò. -Prosegua avvocato ma arrivi al dunque velocemente-
-Grazie.- e poi rivolgendosi ad Edward – Signor Cullen, si ricorda di quando era al liceo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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I miei propositi di postare due volte alla settimana sono andati a farsi benedire con i primi caldi. Purtroppo non ci riesco a mettermi davanti al pc con questo caldo e non ho neanche il condizionatore in casa.

Buona lettura e al prossimo capitolo, anche se non so quando sarà!

 

CAPITOLO 27

 

Pov. Edward

 

Sabato.

 

Rischiavo di tornare in carcere. E non perchè avessi commesso qualche reato.

No. Stavolta no.

Era per una questione politica. Che poi, cosa voleva dire questione politica? E perchè io?

Non avevo chiesto a Bella dettagli, ma mentre parlava aveva il tono convinto di chi crede in quel che dice. E le credevo quando diceva che forse sarei tornato in carcere.

Obiettivamente, forse meritavo una punizione più severa. Eravamo io, Ben e Mike quella sera. Se riflettevo sul fatto che non ero stato giudicato come lo sarebbero stati loro, per un verso potevo trovarlo giusto. Ma forse dovevano essere gli avvocati di Ben e Mike a chiedere che fossi giudicato come loro. Dwyne poteva contestare la sentenza di Noth subito e non dopo tre mesi!

 

Poi c'è Isabella.

La mia Bella.

La donna che amo e che ho sempre amato.

E che credo mi ricambi, anche se ancora non ce lo siamo detti.

 

Quello che mi spaventa è il tempo. Ora abbiamo tempo per noi, per conoscerci. Ma se torno in carcere, non ne avremo più a disposizione.

 

Poi ho paura che lei se ne vada.

Anche se diventa socia, dovrà girare per il suo lavoro. Non posso certo impedirglielo.

Ho una fottutissima paura che ripasseranno altri dieci anni prima di rivederla. Che conosca qualcuno che me la porti via.

 

Ma perchè a me?

 

Domenica.

 

OK.

Ho capito perchè è una questione politica. Ma dobbiamo agire d'astuzia e giocare d'anticipo.

Ho detto a tutti che dobbiamo fare finta di non sapere.

L'idea di Bella e del Gran Giuri mi rassicura.

Ma la vedo preoccupata.

 

Povero amore mio! Credo che anche tu sia giunta alla mia stessa conclusione. Dwyne vorrà che sia tu ad interrogarmi. Così salterà fuori la nostra relazione e potrà usarla per i propri scopi. So che sarebbe meglio lasciarti andare, ma non ci riesco. Ma forse devo abituarmi a non averti più nella mia vita, accanto a me nel letto, magari nudi dopo aver fatto l'amore. Ecco perchè non ho accettato di venire con te a Seattle questa settimana. Sarebbe stato come dirti addio, e io non voglio dirti addio. Non te l'ho detto dieci anni addietro, non ho intenzione di dirtelo ora.

 

E poi voglio realmente finire la serra. E' il mio orgoglio quel luogo. Ho trovato una cosa che mi piace fare nella vita. Ogni tanto ho sognato come sarebbe avere una serra tutta mia. Mi piacciono le piante e so di essere bravo. Potrei diventare un bravo giardiniere.

Chissà! Forse ho trovato il mio posto nel mondo.

 

E spero di avere la mia Bella con me.

 

Venerdì. Seattle.

 

Isabella ed Edward si erano sentiti più volte quella settimana; anche più volte al giorno.

Isabella, mentre era in auto e stava andando alla clinica, si sentiva il cuore pesante.

Sopratutto dopo la conversazione con Dwyne avuta proprio quella mattina.

 

-Signorina Swan, si accomodi.- le disse Dwyne dopo averle chiesto di raggiungerlo nel suo ufficio. -Si chiederà perchè l'ho fatta venire qui dopo la riunione dello staff.-

-In effetti, si.- rispose tentando di essere il più sincera possibile.

-So che martedì c'è la prima udienza del caso Stanley. Pensa che Banner se la possa cavare da solo?-

-Direi di sì, anche se i contatti con Hobbs li ho tenuti esclusivamente io.-

-Capisco.- disse Dwyne. Stettero zitti mentre questi rifletteva. -C'è l'udienza della signorina Weber quel giorno.-

-Lo so e mi dispiace non poter partecipare.-

-Cullen ci sarà?-

-Sì. Verrà accompagnato dal suo avvocato.-

-Avrei voluto averla in aula con me martedì.- disse Dwyne prendendola alla larga.

-Non credo sia possibile. Se non sbaglio gli orari delle udienze si sovrappongono e non so se siamo in tempo a chiedere uno spostamento. Perchè?-

-Vede, … credo che Cullen debba essere giudicato come i suoi amici.-

-Vuole chiedere una revisione del processo?-

-Esatto.-

Stettero nuovamente in silenzio studiandosi a vicenda.

-Non mi ha chiesto perchè voglio una revisione del processo.-

Isabella alzò le spalle. -Avrà le sue buone ragioni.-

-Ma se dovesse ritornare in carcere … -

-Che Cullen sia in carcere o sconti la pena alla clinica, a me non fa differenza.-

Dwyne la guardò ancora. -Bene. Me ne occuperò da solo.-

-Se non c'è altro, me ne andrei.- e si alzò.

-Certo.- e quando Isabella stava per uscire: -Signorina Swan?-

-Sì?-

-Vorrei che questa conversazione rimanesse tra noi. La discrezione è tenuta in grande considerazione tra i futuri soci.-

-Mi sta minacciando?-

-No, la sto avvisando.-

-Bene. Arrivederci.- ed uscì.

 

Come avrebbe potuto ora affrontare questo discorso con Edward? Doveva dirglielo perché le sue sensazioni erano pessime.

Trovava orribile basare la loro relazione su delle sensazioni, ma proprio perché teneva moltissimo ad Edward non riusciva a ragionare in modo più obiettivo.

Ma gli doveva parlare. Anche di quello che gli aveva detto Dwyne. E doveva anche dirlo a Jasper.

Si fermò sul ciglio della strada. Guardò davanti a sé senza guardare nulla in particolare. Svuotò la testa da qualsiasi pensiero. Aveva bisogno solo di un momento di stand-by.

Il suo cellulare suonò ridestandola dal suo torpore. Una veloce occhiata al display: Edward la chiamava. Sorrise al pensiero di quante volte si sentivano al giorno. E quando sapeva che lei si recava alla clinica, lui la chiamava più spesso. Era sempre in apprensione quando si doveva spostare da Seattle, e voleva sapere tutti i suoi spostamenti da quando usciva dall’ufficio, a quando entrava al centro commerciale, a quando percorreva l’autostrada. Era tenero e un po’ asfissiante al tempo stesso. Ma lei sorrideva ogni volta che lo sentiva e gli chiedeva a che punto era perché voleva che fosse da lui presto, cosa che anche lei voleva.

-Ciao!- cercò di essere serena nel salutarlo.

-Ciao! Dove sei?-

-Sono per la strada, appena fuori Port Angeles.-

-Quindi tra poco sarai qui con me!?-

-Si.-

-Hai cenato? Vuoi che ti prepari qualcosa?-

-No, non ho fame.-

-Cosa c’è che non va?-

-Niente! Perché?-

-Sei una pessima bugiarda. Non sei migliorata negli anni.-

-E dire che gli avvocati sono i migliori bugiardi!-

-Tu sei un bravo avvocato, ma sei ancora incapace di mentire. Cosa ti preoccupa?-

-Ne parliamo quando arrivo.-

-Va bene, non insisto. Ci vediamo tra poco.-

-A tra poco.-


 

Isabella restò ancora ferma in auto per un po’. “Non fartelo portare via” le aveva detto Chris. “E se lo fanno combatti”. Avrebbe fatto questo. Avrebbe combattuto per il suo amore.


 

Ripartì con una ritrovata consapevolezza di cosa voleva. Ed Edward era ciò che voleva.

Quando arrivò alla clinica, parcheggiò davanti alla casetta. Ne uscì Edward tutto sorridente. Lei gli corse incontro gettandosi praticamente tra le sue braccia. Dopo un momento di smarrimento per questa euforia, le chiese: -Ma non dovevamo stare attenti?-

-Non mi interessa. Voglio che lo sappiano tutti che stiamo insieme.-

Lui non potè far altro che abbracciarla e stringerla forte forte. Gli batteva forte il cuore a quelle parole che lo riempirono di profonda gioia.

-Vieni dentro che fuori fa freddo.- le disse amorevolmente.

E lei gli prese la mano per farsi condurre al calduccio della loro casetta.


 

La serata di venerdì la passarono solo loro due, accoccolati sul divano davanti ad un film trasmesso alla televisione. Non parlarono per nulla, le loro bocche troppo impegnate ad unirsi. Poi furono le loro mani ad unirsi e a dividersi per cercare di spogliarsi a vicenda. E quando si trovarono sul divano, nudi e ansanti, furono i loro corpi ad unirsi.


 

Isabella si svegliò sentendo il calore di Edward sulla sua schiena. Dormiva placidamente tranquillo tenendole un braccio sui fianchi e l’altro sopra la testa. Non erano più sul divano, ma bensì nel letto di lei. Si chiese quando ci erano arrivati ma non le importava poi tanto. Ripercorse la serata appena trascorsa e al pensiero di quello che avevano fatto, un languorino la percorse tutta. Si chiese come fargli capire della nascente voglia e si ricordò di quella mattina in cui si svegliarono a casa Cullen. Sorrise al pensiero che questa volta non ci sarebbero stati Emmett ed Alice ad interromperli e soprattutto erano nudi.

Delicatamente prese la mano di Edward e la portò lentamente fra le cosce. Sempre con lentezza la spostò verso l’alto ad arrivare al bacino. Quando ci arrivò, iniziò a muovere la mano di lui avanti e indietro sulla sua intimità. Era già bagnata, ma il fatto che stesse muovendo la mano di lui, la fece bagnare ulteriormente. Chiuse gli occhi per assaporare quel momento di piacere. Qualcosa di caldo e umido le baciò la base del collo, mentre qualcosa di caldo si stava indurendo dietro la sua schiena.

Lasciò la mano che ora si muoveva da sola, accarezzandola, e sentiva i suoi umori che venivano sparsi con un movimento circolatorio per tutta la sua intimità.

Cominciò a gemere sempre più forte. Prese tra le mani il membro di Edward massaggiandolo. Anche Edward iniziò a gemere. Quando stava per raggiungere l’orgasmo, Isabella fermò il suo massaggio e si concentrò solo sul suo piacere che la scosse. Edward rallentò le carezze lasciando che lei si rilassasse e poi lei lo fece sdraiare supino per poi salirgli sopra.

Quella fu una notte di pura passione.


 

Sabato. Clinica.


 

Edward si svegliò per primo e si soffermò a guardare Isabella dormire. Il lenzuolo le copriva solo le gambe. Aveva un fisico stupendo pensò, anche con quelle cicatrici. Riflettè che in quel momento non costituivano più nessun ostacolo fra loro.

Decise di alzarsi; per quanto gli sarebbe piaciuto stare tutta la mattina così, nudi, da soli in casa, li aspettava comunque una giornata di lavoro. Si diresse di conseguenza in bagno per farsi una doccia.

Mentre era sotto il getto dell’acqua immaginò che Isabella entrasse nel box doccia a fargli compagnia … “basta se no oggi non vado al lavoro” pensò poi.

Quando ritorno in camera dopo essersi fatto la doccia, in accappatoio:

-Giorno … - mugugnò Isabella con gli occhi ancora chiusi.

-Giorno a te.- e le si avvicinò per darle un bacio sulla nuca.

-E’ già ora di alzarsi?-

-Per me si.-

-Allora lo è anche per me.-

-Ti aspetto per andare insieme in mensa?-

-Si grazie.- e si sporse per baciarlo sulle labbra.


 

Quando entrambi furono pronti per andare, si guardarono intensamente negli occhi senza parlare.

-Il rito della mattina?- chiese lei speranzosa.

-Senza non potremmo uscire di casa.-

-Allora farò un po’ la preziosa … così possiamo restare ancora solo noi due.-

Lui le si avvicinò sorridendo maliziosamente. -Ad una sola condizione però.-

-Quale?-

-Se ci vengono a cercare, facciamo finta di non esserci.-

-Ci sto.-

E si avventarono uno sulle labbra dell’altro.


 

Sabato mattina. Clinica. Serra.


 

Edward era impegnato a sistemare alcune piattaforme che sarebbero poi servite per mettere a dimora le piante.

-Ci devi dire qualcosa?-

Sobbalzò quando sentì la voce di Jake che lo interrogava. Nel girarsi, oltre a Jake, c’erano anche Embry e Paul. Lui li guardò prima spaventato e poi divertito.

-Dipende da cosa volete sapere.-

-Siete una coppia?- chiese Embry

-Sì.-

-Hai intenzione di farle del male?- sempre Embry.

-Ho intenzione di renderla felice.-

-Falle del male solo una volta, e te la vedrai con noi!- lo minacciò Paul.

Edward lo guardò ad occhi sgranati.

-Ti ricordi quando ti dissi che lei aveva delle guardie del corpo e tu no?- gli chiarì Jake.

-Voglio solo che sia felice. E io sono felice quando siamo insieme.-

-Vi teniamo d’occhio.- disse Paul.

Ed uscirono lasciandolo da solo nella serra.


 

Sabato mattina. Clinica. Area uffici.


 

-Isabella?- disse Emily entrando nel suo ufficio.

-Dimmi.-

-Hai per caso il regolamento sotto mano? Ho un dubbio.-

-Si, ce l’ho qui.- e lo estrasse da un cassetto.

-Mi controlli se c’è qualcosa a proposito fra rapporti tra il personale?-

-Rapporti?-

-Sì, rapporti sentimentali.-

-Emily … -

-Avrei preferito che me lo dicessi, e non capirlo perché avete gli occhi da pesce lesso quando vi guardate. E poi quel succhiotto sul collo!-

Isabella si alzò la maglia per nasconderlo. Non se n’era accorta.

-Da cosa l’avete capito?-

-Te l’ho detto. Dagli sguardi che vi lanciate. In questi mesi sono andati dalla simpatia, all’amore, alla passione. Direi che siete il pettegolezzo preferito, e non solo della nostra tavolata.-

-Cercheremo di essere più discreti.-

-E chiudete le finestre quando fate sesso. Vi si sente!-

-Oh no!- disse Isabella diventando tutta rossa.

-Allora diventiamo zie?- disse Rachel entrando anche lei.

-No.-

-Uffa! Mai una soddisfazione!-

-Ma com’è stare con Edward?-

-Molto romantico.-

-Qualche dettaglio piccante?-

-No! Non vi dico niente! Andatevene che devo lavorare!-

E ridendo, Rachel ed Emily uscirono.


 

Sabato sera. Casetta.

 

-Che fai?- chiese Edward notando che Isabella si rimirava allo specchio.

-Sai che mi hai fatto un succhiotto sul collo?-

-Davvero?-

-Guarda!-

-Uhm … direi che è proprio un succhiotto.- e le diede un bacio sul punto rosso.

-Edward … così mi distrai … -

-E' la mia intenzione … -

-Aspetta!- e tentò di allontanarlo.

-Perchè?-

-Oggi ho avuto un colloquio con Rachel ed Emily. Siamo un po' rumorosi; assicuriamoci prima di aver chiuso tutto in casa.-

-E io ho ricevuto minacce di morte da parte di Jake, Embry e Paul.-

-Dovremmo trasferirci, così accontentiamo tutti.-

-Lo sai che sono confinato qui per due anni.-

-Però mi devi seguire quando non lavoro … e per caso domani non devo lavorare … -

-Dove andiamo?-

-Andiamo a casa mia a Seattle.-

-Adesso?-

-Perchè no? Il tempo di avvisare che domani non ci siamo. E comunque domani dovremmo partire.-

-Andiamo ad avvisare?-

-Andiamo.- e si presero per mano.

 

DRIN DRIN DRIN DRIN

Il cellulare di Isabella prese a suonare mentre stavano preparando le loro cose prima di partire per Seattle.

-Pronto?-

-Amica degenerata!-

-Ciao Alice. Come stai?-

-Benissimo! Sto preparando un omicidio.-

-Che ho fatto stavolta?-

-Venite a Seattle e non ci dite niente!-

-Alice abbiamo poco tempo.-

-Una cena in famiglia non rovinerà le vostre sessioni di sesso selvaggio.-

-Alice, aspetta … -

-Domani sera. A casa nostra. Ci siamo tutti. Puntuali alle sette.-

-Se dico di no.-

-Ti uccido. E poi uccido Edward.-

-Va bene. A domani.-

-Ottimo.- ed Alice riattaccò.

 

-Alice?- chiese Edward quando vide Isabella riporre il suo cellulare.

-Si. Aggiungi Alice alle minacce di morte. Domani sera siamo da lei a cena.-

-Ma fino a domani sera, siamo solo noi?-

-Si, siamo solo noi.- e si baciarono.

  
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