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Autore: alaisse_amehana    07/07/2012    4 recensioni
C’è qualcosa di strano in me.
L’ho sempre saputo. Non è una cosa di cui si possa parlare. Non che debba vergognarmene, almeno non credo. E’ solo che non posso spiegarlo. Non più di quanto posso spiegare cosa c’è nella mia testa. Per quanto mi sforzi, le parole sono insufficienti.
L’ho sempre saputo.
Quando la gente parla non capisce mai davvero cosa vuole dire l’altro.
Con le parole si possono creare così tante realtà alternative, ma queste realtà non potranno mai superare quelle presenti dentro ciascuno di noi. Io lo capisco bene.
Mi chiedo se sono l’unica.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, non mi hanno rapito gli alieni, mi dispiace. Lo so che speravate che fossi stata risucchiata da un buco nero o qualcosa di simile... Invece ero semplicemente in coma post esami e immersa nel lavoro estivo. Una pacchia insomma!
Vabbè, vi lascio a questo capitoletto corto corto, in attesa di temperature più clementi che non mi friggano il cervello ancor prima che lo metta in moto... (u.u notato il gioco di parole col titolo...?).
Ok, la smetto di umiliarmi in questo modo.
Buona lettura!





< Ehi, ancora qui?> chiede.
No, siamo delle allucinazioni…
< Già> rispondo, a corto di parole.
Stare sola con questi due mi rende nervosa. Soprattutto perché non ho la più pallida idea di cosa stiano pensando.
< La stavo per accompagnare a casa> dice Diego con un cenno verso di me.
Non ne sono sicura, ma mi sembra che anche lui sia in tensione. Quando è arrivato Blu si è improvvisamente irrigidito e non guarda nessuno di noi in viso.
< Posso portarla a casa io… stavo per prendere la Yamaha> dice attraversando la stanza per frugare tra i ripiani di uno scaffale. Due secondi dopo ci mostra le chiavi.
< La Yamaha… dici la moto?>.
< No, il pianoforte!> Blu solleva gli occhi al soffitto.
Deglutisco guardando Diego in cerca di aiuto.
< Non sono mai andata in moto…>.
Il sorriso di Blu è troppo ampio per i miei gusti.
< Allora devi fare un giro con me> dice ammiccando.
< Non accetto un no> dice prendendomi per mano e strappando lo zaino a Diego. Mentre mi trascina fuori dal salotto gli lancio sguardi disperati che però cadono nel vuoto. Prima di uscire l’ultima cosa che vedo è Diego che mi saluta con la mano.
Blu mi trascina nel camper vero e proprio, oltre la porta dell’armadio, poi fuori. In strada è già buio e le macchine hanno i fari accesi. La zona in cui è parcheggiato il camper, però, è nella penombra. I due lampioni vicini sono spenti.
Andiamo sul retro del camper, dove Blu si ferma e prende l’aperio. Lo punta verso la targa come fosse il telecomando di un portone automatico e subito si apre uno scomparto, dove secondo i miei calcoli avrebbe dovuto esserci il bagno. All’interno, in uno spazio largo poco più di un metro, è sistemata un’enorme moto nera.
Non me ne intendo per nulla di moto. L’unica cosa che so è che questa ha l’aria di un mostro pronto a sbranarmi ed è grossa, molto grossa.
Blu balza sul camper e preme un pulsante sulla parete che fa scendere una passerella fino a terra per la moto. La porta giù con la tranquillità di uno che fa una passeggiata col proprio cane. Come se non avesse appena fatto comparire un garage in fondo ad un camper, in mezzo a una strada trafficata.
< Pronta?> chiede richiudendo il portellone da cui è uscito. Una volta chiuso nessuno potrebbe dire che di lì sia appena uscita una moto di quelle dimensioni.
< Senti, non è che possiamo andare a piedi? Portati pure la moto se ci tieni, ma a mano> dico a disagio.
Blu mi lancia lo zaino tra le braccia e si mette a cavalcioni della moto, come se non mi avesse sentito. Poi mi lancia il suo sguardo di sfida. Non posso leggergli i pensieri ma è come se avesse una scritta luminosa sulla fronte che mi chiede se sarò davvero così vigliacca da non salire dietro di lui. Sostengo il suo sguardo finché le mie gambe non si muovono da sole per farmi salire.
Blu mi passa un casco. Non so da dove l’abbia tirato fuori.
Faccio fatica ad agganciarlo. I capelli legati mi danno fastidio.
Blu è costretto a scendere e darmi una mano.
< Questi è meglio scioglierli> dice togliendomi l’elastico.
Sento i capelli che mi ricadono morbidi sulla schiena. Blu si attarda un po’ troppo a sfiorarli con le dita prima di mettermi il casco.
< Ecco qua. Pronta per la battaglia> dice con un colpo leggero che mi risuona nelle orecchie.
< Ehi, smettila> dico cercando di togliermi i capelli dal viso.
Blu ride mentre rimonta in sella e mette in moto. Istintivamente mi aggrappo a lui, stringendomi contro la sua schiena.
Ci metto alcuni secondi per capire che mi sta chiedendo qualcosa.
< Come hai detto?>.
< Dove abiti, principessa?> chiede con un sorrisetto strafottente.
Mi viene voglia di tirargli un pugno sulla spalla, ma visto che deve guidare e riportarmi salva a casa, lascio stare.
Gli rispondo e lui parte come se avesse uno di quei demoni di cui mi hanno parlato che gli alita sul collo. Ma l’unica vicino al suo collo sono io.
Soffoco a fatica un urlo mentre Blu sfreccia tra le auto come un centauro impazzito. Vorrei urlargli di rallentare, oppure di farmi scendere, ma le parole mi si sono fermate da qualche parte tra lo stomaco contratto per la paura e la gola serrata dall’adrenalina.
Andiamo così veloci che i fari delle macchine e le luci dei lampioni si confondono in strisce di luce. Mi lacrimano gli occhi per l’aria, ma non riesco a chiuderli. Sono ipnotizzata dalla strada che mi scorre davanti.
Qualcosa dentro di me si scioglie e mi ritrovo a guardare affascinata le case che scorrono senza più tremare. Continuo a aggrapparmi a Blu come a un salvagente in un mare in tempesta, ma la paura mi sta lentamente scivolando di dosso.
Non mi sono mai sentita così… libera. L’aria fredda che mi frusta la faccia è un balsamo che lava via le preoccupazioni.
Arriviamo troppo presto sotto il portone di casa mia. Mi sembra che siano passati solo pochi secondi. Mi tolgo il casco e lo ridò a Blu. Sento le guance in fiamme e gli occhi lucidi. Delle ciocche di capelli mi sono finite sul viso e cerco di rimetterle a posto.
< Così ti sei divertita> dice Blu. La sua espressione dice che non aveva dubbi.
< Sì>.
Non ci sono parole che possano descrivere la sensazione che provo. Una parte di me sta ancora volando sulla strada, con le luci che si confondono in strisce colorate.
< Grazie> dico e lo penso davvero.
E’ strano come due ragazzi, nel giro di pochi minuti, mi abbiano fatto fare qualcosa di cui ero così spaventata e alla fine sia stata contenta in entrambi i casi.
La mia mano va automaticamente a controllare che gli orecchini siano al loro posto.
< Allora, mi fai entrare?> chiede Blu seguendomi.
Mi fermo davanti al portone, le chiavi in mano.
< I miei dovrebbero essere già a casa> dico lentamente.
< Beh, tu hai conosciuto Gabriele e Marianna. Direi che puoi presentarmi ai tuoi genitori. Mi adoreranno> dice facendo l’occhiolino.
Non so come comportarmi. Non capisco se mi sta solo provocando per vedere la mia reazione, oppure fa sul serio.
< Puoi smetterla?> chiedo.
< Di fare cosa?>.
< Di comportarti come… come se fossi una ragazza da conquistare. Non ho dubbi che tu riesca a abbagliare tutte quelle che ti capitano davanti, ma ora come ora la mia testa è fin troppo incasinata per pensare anche a questo. Perciò ti prego, puoi comportarti più seriamente?>.
Non so cosa gli passi per la testa, ma la sua espressione muta una decina di volte dalla sorpresa all’incredulità, prima di assestarsi su una rigida compostezza, guastata però da un velo di ironia.
< Come vuoi, principessa. Niente più scherzi. Posso entrare?>.
Scuoto la testa.
< Ci tieni così tanto?>.
Blu annuisce, questa volta serio.
< Perché?>.
< Per controllare che nella tua famiglia non ci siano Occulti o altri demoni che stanno per prendere il controllo>.
< Se così fosse me ne sarei accorta> ribatto piccata.
< Una verifica di un professionista non guasta>.
Ci penso un attimo.
< Potrebbero esserci sul serio?>.
La sua espressione composta viene guastata da un ghigno divertito.
< Ci sarò io a proteggerti, non devi avere paura>.
Sbuffo, aprendo il portone.
te. Mia sorella ha rovinato l’autostima di ragazzi molto più intrepidi di te>.
Blu mi segue fischiettando. La sua mano scivola rapida sui miei capelli ma quando mi volto per fulminarlo con lo sguardo fa finta di niente.
< Infantile> sibilo mentre entriamo in ascensore.

  
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