L'atmosfera
del Natale era sublime, l'aveva sempre amata, eppure quell'anno non
riusciva a coglierla. Avrebbe voluto addobbare lo studio, sia per lei
che per Fred, che ormai passava più tempo lì che altrove, ma non
poteva uscire e di usare la bacchetta per una cosa tanto futile non
se ne parlava nemmeno. E la cosa frustrante era che non poteva
chiedere a nessuno, nessuno doveva sapere che lei era lì.
Per
questo una mattina, quando al suo risveglio trovò lo studio
addobbato a festa, rimase senza fiato dalla sorpresa, quasi commossa
che Fred avesse indovinato il suo desiderio.
- Continua pure a
dormire, bavosa, - la
prese in giro, - potevo essere chiunque e tu ancora che
russavi.
Hermione gli lanciò addosso il suo cuscino,
- Non
chiamarmi così. - lo rimproverò, non riuscendo a distogliere lo
sguardo dagli addobbi. - Come hai fatto?
- Dimentichi che ho una
sorella, per quanto tu sia la strega più capace della tua
età rimani sempre una ragazza.
Ora devo scappare, sono già in ritardo, - disse, guardando
soddisfatto il suo lavoro, - ci si vede.
Hermione lo guardò
uscire, poi tornò ad ammirare gli addobbi.
Camminò scalza,
trovando di tanto in tanto sotto ai piedi degli aghi di pino che Fred
aveva fatto cadere, e si avvicinò alla finestra sperando di vedere
anche al di fuori qualche simbolo del Natale, segno quell'anno anche
della speranza mai morta delle persone. Avrebbe voluto dirlo, alla
gente, che erano gli ultimi mesi di sforzi, gli ultimi momenti di
paura, ma ovviamente non poteva farlo. Scorse Fred, ormai in fondo
alla strada, camminare svelto e si trovò a sorridere guardandolo.
Era abbastanza lontano, eppure riconosceva la sua tipica andatura
dinoccolata. Istintivamente si avvicinò maggiormente al vetro,
cercando di vedere meglio: Fred aveva raggiunto una sagoma femminile
che evidentemente lo stava aspettando, lo aveva preso a braccetto e
si erano incamminati insieme.
Scomparvero dalla sua vista,
Hermione notò che il suo riflesso sul vetro era crucciato.
Scosse
la testa, come per scacciare quei pensieri, e iniziò la sua routine
quotidiana: si sarebbe lavata, vestita, e avrebbe continuato a
spulciare i libri che ormai formavano una catasta alta quasi quanto
l'albero di Natale che Fred aveva portato.
Era da tempo che
ormai ci pensava, inizialmente aveva subito scacciato il pensiero,
ben sapendo quanto fosse difficile, ma mano a mano che le ricerche
proseguivano, con altrettanti buchi nell'acqua, quella sembrava
essere ancora l'ultima fiaccola di speranza:
non poteva far
fuggire Fred o fargli evitare lo scontro; rischiava di cambiare il
risultato dell'intera battaglia.
Tutto doveva andare come si era
svolto in origine; eppure Hermione era tornata indietro nel tempo per
salvare Fred: doveva trovare un modo per proteggerlo e fargli
affrontare Rookwood come aveva fatto, doveva indurre una morte
apparente da cui però si sarebbe svegliato. L'unica soluzione
possibile era lì.
Alzò gli occhi dalla pergamena su cui si
appuntava le varie intuizioni, scoprendo che era diventato buio: andò
ad accendere la luce e si sedette sul divano, guardando
distrattamente in direzione della porta.
Era tardi, e Fred non
era ancora arrivato.
Il suo stomaco gorgogliò, allungò la mano
e prese dal tavolino un sacchetto di carta, contenente dei pezzi di
ciambellone di zucca di Molly che Fred le aveva sottratto con chissà
quale scusa, e cominciò a mangiare, quasi indolente.
Chi era
quella ragazza, e perché lui non l'aveva nominata? Certo, non era
obbligato a raccontarle tutto, ma era anche vero che passavano così
tanto tempo insieme...
Si scoprì quasi gelosa a pensare che lui
stava tardando perché era con lei, e si pentì del suo egoismo: era
lì per salvargli la vita, lui non era di sua proprietà e poteva
fare quello che voleva, con chi voleva.
Nonostante quei pensieri
maturi quando sentì scattare la maniglia si finse assorta nella
lettura, evitando di andare a nascondersi già sapendo che era lui.
-
Oh, - lo accolse, distratta, - sei già qui?
Lo sguardo di Fred la
fece sentire immediatamente in colpa: tante volte in passato l'aveva
fatta arrossire o abbassare gli occhi con quello sguardo, sicuro di
sé e divertito, e quella volta non fu da meno.
- Passata una
buona giornata? - le chiese lui, ignorando il suo rossore. Hermione
tossicchiò e annuì,
- Molto proficua, in effetti. Sto cambiando
direzione nelle ricerche, forse è la volta buona.
Fred
appoggiò la busta con il cibo per lei sul tavolo, avvisandola,
-
Io ho già mangiato, questo è tutto per te.
Si alzò, svogliata
per mantenere una calma che in realtà inspiegabilmente non aveva,
avvicinandosi al tavolo.
- Immaginavo, vista l'ora. - Commentò.
Non voleva dare a vedere che se ne era accorta, ma le parole le erano
uscite di bocca prima che potesse fermarle.
- Oh, sei
già qui? - la scimmiottò Fred,
ridendo, senza dar peso all'occhiataccia che lei gli stava
rivolgendo.
Decise
di ignorare il suo impasse,
- Anche io, a dirti la verità, stavo
già cenando, mi era rimasto dal pranzo un po' di ciambellone.
Si
azzardò a guardarlo, con la coda dell'occhio, e ancora il suo
sguardo sicuro e tranquillo la costrinse a girarsi. Si stava
decisamente innervosendo, non capiva perché e non ne aveva
l'intenzione.
Tentò di mordersi la lingua, ma la domanda uscì
melliflua nonostante il suo impegno:
- E tu? Passato una
buona giornata?
Fred sollevò le spalle,
- Ottima direi,
grazie.
Lo guardò, scoprendosi ancora osservata,
- Ti diverto?
- lo sfidò. Più lei si innervosiva più lui era tranquillo,
divertito, appunto.
- Un po', sei abbastanza buffa stasera. - le
rispose, evitando il pezzo di dolce che Hermione gli aveva scagliato
addosso dopo la sua risposta, - Ho visto Ginny, oggi: è tornata a
casa per le vacanze, le manchi molto.
- Ginny? - gli chiese,
mentre a poco a poco gli eventi che l'avevano fatta innervosire
assumevano nuove tinte, rendendola un po' stupida.
- Esatto.
Lo
sguardo di Hermione si raddolcì,
- Manca molto anche a me. Quando
è arrivata?
- Ieri sera, è tutto il giorno che la porto in giro
in cerca di un regalo per Harry: dice che si sente che per Natale
magari si farà vivo.
- Questa volta si sbaglia, spero che non ne
rimanga delusa.
- No, - la tranquillizzò, - ho cercato di
limitare di danni e dissuaderla.
- Fred! Tu sai che Harry non si
farà vivo perché sai come stanno le cose, e se questo cambiasse il
corso del futuro? - lo rimproverò.
- Glielo avrei detto in ogni
caso: chi vuole che la propria sorella si faccia delle illusioni
imbastite da sensazioni?
Aveva ragione, ma ormai Hermione era
diventata paranoica su quell'argomento,
- Spero che tu abbia
ragione. - Commentò, con forzata accondiscendenza. Poi si sentì in
dovere di rassicurarlo, - Harry comunque la pensa sempre, per lui è
stato più duro di quanto volesse far credere partire senza di lei;
ma voleva proteggerla.
- Ha portato te. - Sottolineò Fred.
-
Credi davvero che qualcuno possa portarmi o impedire di andare da
qualche parte? - Lui sorrise, sapendo che era vero, - E inoltre, noi
siamo un trio: non avrebbero mai funzionato senza di me. Così come
per ognuno di loro due, dovevamo farlo assieme.
- Ora però sei
qui da sola.
Hermione andò verso la finestra, scrutando il cielo:
da un lato non era da sola, a Godric's Hollow era con Harry, e Ron li
avrebbe presto raggiunti.
- Odiavo con tutta me stessa Harry
quando lo ripeteva, così convinto che fosse vero, - disse, poi, - e
ora sono io a dirlo, ma so di avere ragione: è una cosa mia, dipende
da me.
Fred le andò accanto,
- Questo conferma la mia ipotesi,
- disse. Hermione lo guardò, interrogativa, nascondendo l'agitazione
che le stava nascendo dentro: di che ipotesi parlava? Una cosa non
detta, non accennata, senza ancora un nome e una sembianza,
impalpabile e labile, che non era reale; non sapeva cos'era ma ne era
al tempo stesso spaventata. Lui le strizzò l'occhio: - sei sempre
stata tu la matta del trio.
L'inquietudine era già volata via,
come se non fosse mai esistita, mentre Hermione rideva a
quell'uscita,
- Sai, - confermò, - credo di averci fatto caso
anche io, in un episodio o due.
Tornò a guardare fuori,
-
Domani è la vigilia di Natale, - osservò, - non stare a
preoccuparti per me: io indagherò sulla mia nuova pista e sarò
occupatissima a scriverti un nuovo elenco di libri che mi servono,
stai a casa con la tua famiglia.
Delle semplici parole
sincere, che cercavano anche di mettere a posto la sua coscienza dopo
la pazzia che l'aveva colta quella sera.
Non si pentiva di
averglielo chiesto, desiderava realmente che lui passasse le feste
con la sua famiglia, ed era più che pronta ad accettare la
malinconica solitudine che l'aveva colta.
Simile a quella del suo
viaggio ad Hogwarts, quando seduta sul treno accanto a Ginny
continuava a fissare la porta dello scompartimento, aspettandosi di
veder entrare da un momento all'altro Ron ed Harry.
Però, in un
certo senso, aveva bisogno di rimanere da sola: così come in passato
era stata tentata di accantonare la tristezza in un piccolo angolo
remoto della sua testa, ora sapeva che stava facendo qualcosa di
molto simile.
Stava ignorando deliberatamente una sensazione,
senza darle la possibilità di esistere nella sua testa, correndo il
rischio di ingigantirla senza nessun motivo.
Forse era sciocca a
sprecare del tempo che avrebbe potuto sfruttare studiando con quei
pensieri, eppure era pur sempre la vigilia, e poteva essere un
momento opportuno per una pausa.
La gelosia che l'aveva colta la
sera prima non era nata dal nulla, lo sapeva. Faceva sempre finta di
niente, eppure quella domanda continuava a torturarla: perché Fred,
proprio Fred?
Era sempre stato importante per lei, su questo non
c'era alcun dubbio. Come risposta era soddisfacente, eppure ne
conseguiva un altro quesito: perché, più passava il tempo, e più
era disposta a sacrificarsi per lui?
La sua importanza stava
aumentando, e se doveva essere del tutto onesta con sé stessa
Hermione doveva ammettere che non era perché era l'unica persona che
avesse accanto: aveva passato molto tempo sola con Harry, l'anno
prima, e quello non aveva cambiato le cose.
Aveva più a che
vedere con l'effetto che aveva sempre avuto su di lei, la sua
capacità a farle abbassare lo sguardo, confusa senza un motivo
reale, il modo in cui riusciva a farle scaturire una risata.
La
mancanza che sentiva di lui quando non c'era, il sorriso che le
compariva istantaneo quando sentiva i suoi passi sulle scale.
Ma
soprattutto, e solo perché rafforzato da tutti i motivi precedenti,
il batticuore che la coglieva sempre impreparata.
Impreparata come
in quel momento, in cui capì di non essere pronta ad accettare tutto
quello.
Aveva messo via l'orologio, per non essere costretta a
cadenzare con precisione il tempo che passava lì, nella sua
auto-imposta prigionia; eppure quella sera, forse per mettersi il
cuore in pace prima di andare a dormire, lo cercò dentro alla sua
borsa.
Mezzanotte meno un quarto.
Spostò una sedia accanto
alla finestra, prese la coperta dal divano che già aveva allestito a
letto e vi si avvolse, augurando mentalmente buon Natale ai suoi
cari.
Si tirò su all'improvviso, sentendo al piano di sotto la
porta del negozio che si apriva, e spaventata da chi potesse essere
rimase pietrificata mentre i passi veloci sulle scale si facevano
sempre più vicini.
La maniglia scattò,
- Eccomi, ce l'ho
fatta. - Esordì Fred, entrando.
Hermione si rialzò da dietro il
divano, dove si era accucciata, tenendo ancora stretta a sé la
coperta che la avvolgeva.
- Tu? - disse spiazzata. - Ma non
dovevi passare la vigilia a casa?
Fred si tolse il cappotto pieno
di neve,
- L'ho fatto, ma non abbiamo parlato della mezzanotte, e
credo che ti meriti anche tu un momento di festa.
L'angolo della
bocca di Hermione si alzò, incerto, per poi contagiare tutto il viso
in un sorriso.
- Non avresti dovuto. Grazie.
- Credevi davvero
che non mi sarei fatto vivo, oggi? - Scosse la testa, come se la
considerasse un'eventualità terribilmente stupida. Le porse un
sacchetto, - Abbiamo poco tempo, diamoci da fare: ieri mi sono
dimenticato il dettaglio principale.
Hermione lo aprì, trovandolo
pieno di candeline con cui addobbare l'albero e lo studio.
Si mise
subito al lavoro, lei le posizionava e Fred con la bacchetta le
accendeva, di tanto in tanto accendendo quella che lei aveva ancora
in mano.
- Se mi bruci... - gli diceva lei, come monito, senza
finire la minaccia. Fred sghignazzava, e le metteva fretta dicendole
che la mezzanotte si avvicinava, e per mezzanotte dovevano aver
finito.
La sollevò infine con un Levicorpus, in modo che lei
potesse mettere la candela a forma di stella sulla cima dell'albero,
e la fece atterrare di fianco a lui.
- Ottimo lavoro, tempismo
perfetto: manca ancora un minuto abbondante.
Hermione si guardò
intorno, sorridendo dal calore che aveva assunto la stanza: era una
vera vigilia, senza alcun dubbio.
Si bloccò, vagamente stupita,
quando notò il ramo di vischio appeso sopra di loro, chiedendosi se
anche Fred se ne fosse accorto. Lo guardò, cercando di capirlo, ma
incontrò il suo sguardo, che poi si sollevò curioso sopra di
loro.
Non vide la sua espressione quando si abbassò nuovamente a
guardarla, perché in quella frazione di secondo chiuse
istintivamente gli occhi, mentre sentiva le labbra di lui appoggiarsi
delicatamente alle sue.
Dalla strada salirono voci che si
scambiavano gli auguri, campanelle che suonavano, segno che era la
mezzanotte, era Natale.
Fred continuava ad accarezzarle le labbra,
e per il cuore di Hermione, che le suggeriva quanto in realtà avesse
desiderato quel momento, era il miglior regalo di Natale.
Poi,
colta improvvisamente dalla realtà, si staccò da lui,
- Aspetta,
- gli chiese, ancora con gli occhi chiusi. Li aprì lentamente, - non
va bene, sono la ragazza di tuo fratello. - gli ricordò.
Fred la
guardò, dubbioso,
- Ma...
Hermione lo bloccò,
- Lo so, ma
in questo momento, per lui, sono ancora la sua ragazza: non è
giusto.
Che poi di quegli ultimi mesi quel singolo gesto era solo
il più eclatante, in fatto di rispetto verso Ron neanche il fatto di
essersi imbarcata senza dirgli nulla in quel viaggio temporale era il
massimo.
Fred sorrise, e le posò un semplice bacio sulla
fronte.
- Buon Natale, Hermione.
Mentre lo guardava, ancora
così vicino a lei, capì come sarebbe solo stato tutto più
difficile, dai mesi che li aspettavano al momento della
battaglia.
Ricambiò il sorriso, imbarazzata dal bacio che c'era
appena stato tra di loro,
- Buon Natale, Fred.
Non capì bene
da dove lo tirò fuori, ma le stava porgendo un pacchetto.
Il suo viso si fece
serio, assumendo un'espressione crucciata:
- Non dovevi, sai che
io non ho potuto prenderti niente. - disse, dispiaciuta.
Fred la
sorpassò, sedendosi sul divano,
- Dai, Hermione, almeno un misero
regalo dovevi averlo. - si giustificò, guardandola mentre incerta
soppesava il pacchetto.
Si sedette accanto a lui, appoggiando il
regalo in grembo, e iniziò a sciogliere il nodo,
in
silenzio.
Era contenta che l'avesse pensata, e nonostante quel
gesto la faceva sentire in debito, capiva perché lui l'aveva fatto:
per lo stesso motivo per cui era andato lì prima della mezzanotte,
per portarle la vigilia.
Per ricordarle che non era sola, lui si
stava occupando di lei esattamente come lei aveva fatto con lui,
sfidando la legge universale e tornando nel passato per
salvarlo.
Iniziò ad aprire le pieghe della carta, con attenzione,
ricordando come sua madre le aveva insegnato che il gusto del regalo
non è solo nella sorpresa o nell'oggetto in sé, ma anche in quei
piccoli gesti.
Tolse infine la carta, trovandosi davanti una
scatola in cartone. Aprì la linguetta e tolse il coperchio mentre il
sorriso illuminava il suo viso.
- Fred! - rise contenta, mentre
estraeva delicatamente dalla scatola una palla di vetro, simile a
quella che avevano preso insieme per Arthur.
La sollevò, al posto
della torre del Big Ben era raffigurata una miniatura della
Westminister Abbey. L'agitò, ammirando la neve che brillava
all'interno della boccia, danzando.
Lo guardò, aspettandosi una
spiegazione, senza riuscire a cancellare il sorriso dal volto.
Fred
sollevò le spalle, come se fosse una cosa da poco conto,
- Mi ha
accompagnato Ginny, ieri: io non sarei mai riuscito a raccapezzarmi
tra le strade babbane, lei è più in gamba di me. Mi ha fatto un
sacco di domande, ovvio, ma sono riuscito a inventarmi qualcosa.
-
Cosa? - chiese, automaticamente.
Le strizzò l'occhio, scuotendo
la testa,
- Mi dispiace, ma le scuse di un gemello Weasley
rimangono segrete, esattamente come quella che ho usato per uscire
stasera.
Hermione tornò a fissare la sfera, la neve si stava
ormai depositando. Era impossibile guardarla senza pensare al
pomeriggio che avevano passato insieme.
- Grazie. - sussurrò,
mentre la capovolgeva nuovamente.
- Tu che lo dici a me?
Ironico.
Appoggiò la sfera al tavolino davanti al divano,
-
Non dire così. - disse, continuando a guardare la neve che volava
all'interno del vetro.
Fred si sporse, imitandola.
- No,
Hermione, - disse piano. - non è solo perché vuoi salvarmi la vita,
o meglio, sì; ma la mia gratitudine non va alla vita, in sé
per sé. - Si voltò a guardarla, incrociando il suo sguardo ora su
di lui, - È per il vuoi che ti ringrazio. È quello.
Hermione
sbatté le palpebre, commossa. Si chiese se ce l'avrebbe mai fatta.
Tornò a guardare il regalo che le aveva fatto Fred, abbassando la
testa e appoggiandosi alla sua spalla. Sentì le sue labbra posarsi
sui suoi capelli, e poi guardarono insieme gli ultimi fiocchi che
volteggiavano sopra Westminister.
Si svegliò che era ormai
mattino, non si era accorta di essersi addormentata. Fred l'aveva
allungata sul divano e l'aveva coperta, prima di andarsene.
Si
stiracchiò, intorpidita e confusa, a disagio dal sottile calore
della felicità che la avvolgeva come la coperta. Era il ricordo
della sera prima a renderla felice, e il disagio nell'ammetterlo.
Si
sentiva in colpa per quella felicità, nei confronti di Ron che non
solo ne era ignaro, ma era ignaro anche di come i suoi sentimenti per
lui fossero cambiati.
Aveva impiegato tanto tempo per ammetterlo
perché dopo tutti quegli anni lo considerava un fallimento, senza
soffermarsi a pensare che alla sua età era naturale che il suo cuore
evolvesse, staccandosi dal suo primo amore.
E avrebbe fatto
attenzione a quella cosa con Fred, alla quale non poteva ancora dare
un nome, per riguardo nei confronti di Ron.
Poi la tristezza
tornò ad avvolgerla: per quanto le sembrasse tutto reale, e
destinato a durare, Fred sarebbe morto, se non avesse trovato un modo
per salvarlo.
Sembrava che tutti i moniti ricevuti in passato
fossero stati dettati in previsione di quella situazione, eppure
Hermione non aveva scelta: doveva salvarlo, doveva evitare che
morisse. Il solo pensiero del fallimento era ancora più tremendo;
non aveva mai voluto salvarlo solo per Molly, George, o per il resto
della famiglia, ma anche per sé stessa.
Nonostante fosse la
mattina di Natale si mise di buona lena a prendere appunti su ciò
che Fred doveva procurarle, ben sapendo che l'avrebbe ritenuta
pazza.
Infatti, la sua espressione quando gli ebbe spiegato il
nuovo piano, era tutta un programma:
- Non mi guardare così, ce
la possiamo fare. - Gli promise, convinta.
- Proteggermi e al
tempo stesso indurmi una morte apparente per far sì che l'andamento
della battaglia non cambi? Sarebbe già complicato singolarmente,
insieme...
Hermione gli prese la mano tra le sue, richiamando la
sua attenzione,
- Lo so, non è una cosa da niente. Lo so, la
morte apparente, in un contesto di battaglia, è molto rischiosa, ma
non se io ti fossi accanto per farti l'incantesimo appena dopo
l'esplosione.
- Non pensare che io accetti che qualcuno corra
rischi di questo genere per me, e men che meno qualcuno con cui sto
avendo questa conversazione. Se tu fossi impegnata a farmi un
incantesimo del genere non potresti difenderti.
Hermione si
mordicchiò le labbra: poteva essere un burlone, mettere tutto sullo
scherzo e trovare sempre il lato positivo in tutto, eppure quando si
metteva in mente qualcosa era incredibilmente testardo e sapeva
essere anche serio.
- Potremmo evitare la protezione annullando
semplicemente l'incantesimo: ricordo di aver visto il Mangiamorte che
ti ha ucciso a Malfoy Manor, forse potrei compromettergli la
bacchetta rendendogli impossibile quel preciso incantesimo in quel
preciso momento. Potrei prendere il posto della attuale me quando
Bellatrix mi crucerà, e...
- Quando cosa, scusa? - la
interruppe, scrollandole le spalle.
Hermione abbassò il viso,
colpevole,
- Ci sono cose che ti ho omesso, non mi piace parlarne.
- Sollevò la manica sinistra, dove ancora la cicatrice Mudblood
si intravvedeva sull'avambraccio.
Guardò Fred, che fissava il
suo segreto. Il viso era contratto dalla rabbia, lo sguardo su quel
piccolo pezzo di pelle; sentendosi a disagio cercò di coprirsi ma le
dita di lui la fermarono.
- Mi hai detto la verità, ci penserà
mia madre ad ucciderla? - Hermione annuì,
- Sì, stava per
colpire Ginny e lei l'ha affrontata.
- Se lo avessi saputo, se
avessi saputo cosa ti ha fatto, non ci avrei pensato due volte a
farla fuori se me la fossi trovata davanti.
- Fred, - cercò di
farlo ragionare, - un conto è lottare per difendersi, un altro è
cercare vendetta: tu non sei così, lo sai.
Fred sbuffò,
- È
terribile, Hermione. È peggio di quello che hai detto è capitato a
me.
Lo sapeva che era terribile, lo sapeva bene: aveva lottato,
per dimenticarlo e sopravvivere. Era atroce, in quel frangente di
delirio la sua mente si augurava letteralmente di morire subito, e
rimpiangeva di non essere già morta. Sentì il respiro farsi
faticoso,
- Basta, per favore: non ne voglio parlare. - disse,
chiudendo gli occhi per scacciare il ricordo dalla mente.
Fred le
abbassò delicatamente la manica, con rispetto, come se il suo
braccio fosse una reliquia,
- E tu vorresti riviverlo? - la
rimproverò, piano.
Scosse la testa,
- No. Ma se potesse
essere la soluzione...
- Non è la soluzione. Vieni, usciamo da
qui.
Hermione strinse la mascella, nello sforzo di dimenticare, e
afferrò la sua borsa, dove nella fialetta era rimasta la pozione di
qualche settimana prima.
La ingollò senza sforzo, al pensiero di
quello che aveva passato quel sapore era nullo.
Si vestì in
silenzio, e lo raggiunse accanto alla porta,
- Due uscite nello
stesso mese? Mi vizi. - provò a sorridere.
Lui le prese la mano,
mentre scendevano le scale,
- Solo quando l'occasione lo richiede,
e come se non bastasse quello di cui abbiamo parlato prima, oggi è
ancora Natale.
Era ancora mogia, non voleva esserlo, avrebbe
voluto godersi quei momenti di libertà, eppure sentiva ancora la
tristezza in agguato.
Fece qualche passo, assaporando il rumore
della neve sotto al suo stivale,
- Dove andiamo?
- Via di qua,
poco ma sicuro.
La guidò svelto, fuori da Diagon Alley, dove la
sentiva più protetta.
Lì l'atmosfera del Natale era
amplificata, dove i babbani erano inconsapevoli della guerra e della
paura, lì tutto era più luminoso.
- È ancora più strano di
quanto non sia sempre stato, - osservò lui, - immagino che dovrei
essere io a guidarti, ma non so dove andare.
- Ovunque, non ha
importanza, - rifletté lei: più camminava e respirava e più tutto
sembrava tornare più sopportabile.
Le strade erano relativamente
vuote, la gran parte delle persone era ancora in casa a smaltire i
festeggiamenti del mezzogiorno o a finirli, però incontrarono
diverse persone che passeggiavano senza meta, come loro.
E il
rumore, la consistenza della neve: era stupendo, non capitava spesso
che a Natale nevicasse.
- Possiamo fare una cosa, - disse poi,
colta da un'illuminazione improvvisa, - vieni, dobbiamo camminare un
po'.
Gli fece strada tra vicoli e viali, a volte sembrava
trovare scorciatoie, delle altre cercare un percorso
dimenticato.
Fred la seguiva, commentando l'abbigliamento delle
persone che sorpassavano, o esprimendo la sua opinione per la strada
che lei sceglieva di percorrere.
- Fidati, - lo rassicurò, - so
come tornare indietro. - Rallentò e bevve un altro po' di pozione, -
Eccoci, siamo arrivati, sei pronto?
Davanti a loro una ringhiera
scura che delimitava una lastra immacolata, ai piedi della Tower of
London. Hermione lo guidò sicura tra le persone, raggiungendo
l'ingresso dove c'era lo stand per il noleggio dei pattini.
Fred
guardò le persone sulla pista, e poi guardò lei,
- Sei sicura?
- Altroché: i miei mi hanno portato qui un Natale, quando ero piccola; è stato uno dei più belli della mia vita.
In realtà era
abbastanza impacciata, ma qualcosa le diceva che lui era uno di quei
talenti naturali che dopo un secondo sul ghiacciano sembrano già
pattinatori professionisti. Nonostante fosse negata però si era
divertita, e quella le sembrava il giorno giusto per ripetere
l'esperimento.
Fred, una volta indossati i pattini, entrò nella
pista; dubbioso ma tutto sommato più sciolto di lei che gli
arrancava dietro. Stava osservando le altre persone, mentre Hermione
si arpionava al bordo e procedeva con piccole scivolate di
riscaldamento, per riprendere confidenza.
Dopo qualche minuto le
sfilò accanto,
- Non credo che tu lo stia facendo in maniera
corretta, - la prese in giro, - nessun altro fa così, nemmeno quei
vecchietti.
I pattini erano più incerti ed era più pericolante
di quanto si ricordasse, iniziava ad avere dei dubbi sulla sua grande
idea,
- Piantala, ti prego. Com'è che tu sei già a tuo agio?
Lui
provava e sperimentava nuove andature,
- Stile, talento. - si
vantò. - Ora vieni, hai zoppicato abbastanza.
Hermione non riuscì
ad impedirsi di urlare mentre Fred le prendeva la mano e la staccava
dal bordo,
- Fermati, fermati ti prego: non ce la posso fare! - lo
implorò. Lui rideva,
- Ti tengo, fidati, - guidandola nel mezzo
della pista. La teneva per le spalle, pattinando per entrambi mentre
la spingeva, - forza, - la incoraggiò, - muovi un po' quei piedi.
-
Tu sei pazzo, - dichiarò, mentre avanzava malamente sotto il suo
consiglio.
Non aveva più paura di cadere, sentiva la presa salda
di lui, eppure non si sentiva per niente sicura.
Era concentrata
nello sforzo di stare in equilibrio e di muovere un piede dopo
l'altro, ma iniziò ad ammettere che guidata da lui sentiva di
essere un po' meno impacciata.
- Sei tu che sei voluta venire, -
le ricordò, lasciando la presa sulle sue spalle e portandosi
velocemente al suo fianco, prendendole la mano, - ora aumentiamo la
difficoltà.
Regolò l'andatura a quella di lei, aiutandola quando
c'erano e curve e scegliendo il percorso meno trafficato, visto che
era abbastanza ovvio che lei non sapesse frenare.
Di tanto in
tanto la lasciava, divertendosi a lanciarla contro il bordo per
vederla andarci a sbattere sgraziata, poi incurante delle sue
proteste la tirava nuovamente in mezzo alla pista.
- Sto
diventando bravina, vero? - gli chiese, quasi con il fiatone.
Fred
rise, iniziando a girarle intorno,
- Vedi allora di non venirmi a
sbattere addosso.
Raccolse la sfida, seppur persa in partenza,
lamentandosi,
- Se cadi mi metto a ridere, e se cado io mi rialzo
e ti butto giù: puoi scommetterci. - Lo minacciò.
Si stava
divertendo, nonostante tutto, e sapeva che anche per Fred era lo
stesso.
Era liberatorio ridere e pattinare in mezzo ad altre
persone, ed essere per un momento esattamente come loro: senza
nessuna sentenza di morte in agguato e senza il peso di stare
sfidando le leggi della natura e del destino per salvare una
persona.
Inciampò nei suoi piedi, ma fu trattenuta nella caduta
dalle sue mani, stabili e ferme sulle sue braccia.
- Hai visto? -
si dissero, quasi all'unisono, ognuno per sostenere una teoria
diversa.
Erano in piedi, in mezzo alla pista, mentre la gente li
sfrecciava intorno.
- Fred... - riuscì a bisbigliare Hermione,
quando capì cosa stava succedendo.
- Non vale, è ancora Natale.
- La zittì, prima di baciarla.
Era strano, come lui fosse
totalmente a suo agio nel contatto fisico: le faceva piacere e allo
stesso tempo la metteva in imbarazzo, perché a lei, anche
semplicemente camminare per la strada tenendolo per mano, le metteva
una strana agitazione.
Stavano rientrando, mano nella mano con le
dita intrecciate camminavano verso la Charing Cross Road, dove si
trovava il Paiolo Magico.
Era un contatto intimo, la faceva
sentire protetta e la destabilizzava. Fred le camminava accanto,
ricordandole di tanto in tanto certe sue figuracce sulla pista, e
ancora la realtà, quel passato diventato ormai più reale del
presente, era lontana.
Ma era pronta per tornarci, fedele più che
mai al suo obiettivo.
Nda: ecco il capitolo con un
paio di giorni di ritardo, sono stata un po' presa con dei preparativi
per il matrimonio di una mia amica, e non sono proprio riuscita ad
aggiornare venerdì!
Ecco la seconda Boule de Neige, che ve
ne pare del capitolo? Spero che vi sia piaciuto e che
continuiate a leggere questa storia,
e se vi va fatemi sapere che ne pensate :-)
Alla prossima!
Ps settimana prossima sono in ferie e
conto di fare un paio di giorni in montagna, per cui non so ancora il
giorno preciso dell'aggiornamento, ma male che vada sarà
domenica!