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Autore: Distress_And_Coma    08/07/2012    5 recensioni
Miracle è la storia di un sogno. Sono quattro ragazze le protagoniste, e si chiamano Guren, Kaisui, _Hime_ e Yuri. Diventeranno delle famosissime star in tutto il mondo. Se volete sapere come va avanti io vi accompagno!
Disclaimer: I PERSONAGGI CHE PRENDONO PARTE A QUESTA STORIA, SEBBENE BASATI SU PERSONE REALI, NON ESISTONO.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miracle




Legenda:
corsivo: pensieri
“virgolette”: dialoghi


Disclaimer: i personaggi che descrivo non mi appartengono, sebbene basati su persone reali sono fittizi. Non pretendo di descriverli in realtà, così come non pretendo di descrivere situazioni realmente vissute. Rivendico i miei diritti su di essi solo perché frutto della mia immaginazione.








Era crudele quel giorno per lei. Proprio crudele.
Se ne stava li, svogliata come una donna con le voglie, a pensare all'assurdo sogno che aveva fatto quella notte, e che, purtroppo per lei, si era trasformato presto in incubo, facendola svegliare alle quattro del mattino di un giorno terribilmente afoso.
Fortuna che non aveva scuola. Le scuole superiori, ovvero il prestigioso Liceo Torricelli, le aveva finite a giugno.
Si era dovuta impegnare un sacco a studiare, lottando contro la caldera portata da quelle correnti africane, studiando la notte (eh, si...notti in bianco non mancavano), e spaccandosi praticamente la schiena per portare quella dannata cartella che pesava come un macigno, che, povera lei, mica era colpa sua. Oh, no no no, era colpa del numero spropositato di libri che vi erano dentro. Quei libri che un giorno o l'altro le sarebbero serviti per l'esame d'ingresso alla tanto ambita Università Cà Foscari di Venezia, indirizzo Lingua e Cultura Giapponese. Fortuna che lei si era informata in modo molto approfondito sul Giappone.
Molti dei suoi compagni la deridevano per quello, sostenendo che fosse impossibile un sistema scolastico così rigido.
Eppure lei sapeva che le divise scolastiche dovevano sempre essere perfette, i compiti sempre fatti, a fine lezione c'era sempre l'inchino dinanzi all'insegnante, che gli studenti avevano un loro armadietto di cui possedevano le chiavi. Inoltre erano vietatissimi i ritardi, e la pena era starsene fuori nel corridoio a pulire i pavimenti fino all'inizio dell'ora successiva.
Perchè la figura del bidello non esisteva, in quella terra così esotica, in quanto gli studenti erano responsabili dell'ordine e della pulizia a scuola.
Alcuni giorni, con le sue amiche aveva organizzato delle giornate di "economia domestica".
Un giorno c'era talmente tanta neve che il professore di matematica era rimasto bloccato in casa, un altro giorno c'erano ore buche.
Così, tanto per guadagnare note di merito e per semplificare la vita a quei poveri cristi dei bidelli.
Si misero a pulire i banchi, la lavagna, il pavimento con le scope e gli stracci. E avevano guanti. Qualcuno ai corsi di recupero pomeridiani si divertiva a sprecare l'intera mina di piombo della matita sui banchi, macchiandoli o riempiendoli di disegni osceni.
E il piombo era nocivo se respirato, quindi le ragazze avevano i guanti. Chiesero alla bidella Melania lo smacchiatore a base di alcool e iniziarono.
Lei li ringraziò molto, disse che ne avrebbe parlato con la coordinatrice di classe, e alla fine di un'ora un po' sfinente, la classe luccicava.
Quei poveri cristi dei professori lo sapevano che le cartelle a causa dei libri pesavano molto.
Lei non era certo l'unica a farsi accompagnare, e per fortuna dalla sua parte aveva la famiglia.Un fratellino piccolo e pestifero come pochi, con cui però poteva giocare a volano nelle due ore in cui non studiava, dopo aver ovviamente guardato Dragon Ball Z.
Ci era davvero cresciuta con quell'anime.
Una madre, che sebbene sfinita da molte ore di lavoro, non le rinunciava mai un consiglio "Suddividi le ore di studio", "Ora ripetiamo insieme queste cose". Perchè sapeva che la figlia era in difficoltà, dopo cio' che era successo anni prima, in cui si era ritrovata quasi impossibilitata a gestire le sue ore di studio. Un padre che al mattino, prima di andare al lavoro, passava dal villaggio vicino a prendere un collega, romeno e buonissimo, dolce come il pane. E che poi, lasciava la figlioletta poco lontano da scuola.
Quel dannatissimo Liceo. Nessuna delle sue compagne, perchè era una classe totalmente femminile, avrebbe mai più voluto vederlo.
Quelle poveracce, e lei non era da meno, avevano realmente dovuto sfacchinare come delle matte fino a due giorni prima dell'inizio della prima prova.
Sempre per la disorganizzazione interna dell'istituto.

Ma ora era li, tremendamente fiera dei suoi risultati agli esami, perchè si, la fatica paga, a pensare a quel diamine di incubo.
Si trovava in un giardino, una radura all'interno del suo amato Palazzo di Schönbrunn, per essere precisi. Finchè una splendida giornata di sole con i Versailles attorno, perchè si, i Versailles li voleva da una vita, non si tramutò in un temporale. Un tuono aveva squarciato la calma e la serenità di quel luogo, la luce emanata dai Versailles era sparita. E' stato qui che si era terrorizzata.
Infine, era comparso un angelo il cui corpo, coperto di una vestaglia bianca, riluceva. Quell'angelo somigliava alla sua Sara.
Così finiva il suo incubo. Pensò di contattare l'altra ragazza, sperando che fosse online su facebook. Voleva parlarle di questo incubo. Ne era rimasta proprio stravolta.
"Dannazione, fa che ci sia-fa che ci sia-fa che ci sia" mormorava tra sè e sè come una fanciullina in un atto capriccioso.
Eh, si, per sua fortuna Sara c'era.
"Ciao"
"Ciao. Come va?"
"Ho caldo."
"Anche io. A quest'ora sono sveglia perchè ero scesa a prendermi un gelato, ma poi mi è venuta voglia di vederti."
Condito con cuoricini e stelline, per dirle che le voleva bene.
E lei lo sapeva.
"Mhm...Sai, pensavo che potevamo incontrarci, magari...magari al Lucca Comics and Games"
"Si, mi piacerebbe molto. Sai quando è?"
"Ho già controllato, è dal primo al quarto di novembre. Tu ci sei? Io per allora sarò già patentata, potrei andare sola."
"Io si, vengo su in treno, ma sarà una sfacchinata assurda."
"Tranquilla, quando ci incontreremo sarà tutt'altra storia. A proposito? Come ci riconosciamo?"
"Cosplay?"
"Mh. Capitan Ovvio. Perchè volevo invitare qualche altra mia amica."
“Tipo?"
"Tipo la piccola Kohai. Volevo parlarvi di un progetto. E Valentina"
"Ah, canteremo i Versailles."
"Ok, ciao amo'."
"Ciao. Kiss."

  
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