Miracle
Legenda:
corsivo: pensieri
“virgolette”: dialoghi
Disclaimer: i personaggi che descrivo non mi appartengono, sebbene
basati su
persone reali sono fittizi. Non pretendo di descriverli in
realtà, così come
non pretendo di descrivere situazioni realmente vissute. Rivendico i
miei
diritti su di essi solo perché frutto della mia
immaginazione.
Era
crudele quel giorno per lei. Proprio crudele.
Se ne stava li, svogliata come una donna con le voglie, a pensare
all'assurdo
sogno che aveva fatto quella notte, e che, purtroppo per lei, si era
trasformato presto in incubo, facendola svegliare alle quattro del
mattino di
un giorno terribilmente afoso.
Fortuna che non aveva scuola. Le scuole superiori, ovvero il
prestigioso Liceo
Torricelli, le aveva finite a giugno.
Si era dovuta impegnare un sacco a studiare, lottando contro la caldera
portata
da quelle correnti africane, studiando la notte (eh, si...notti in
bianco non
mancavano), e spaccandosi praticamente la schiena per portare quella
dannata
cartella che pesava come un macigno, che, povera lei, mica era colpa
sua. Oh,
no no no, era colpa del numero spropositato di libri che vi erano
dentro. Quei
libri che un giorno o l'altro le sarebbero serviti per l'esame
d'ingresso alla
tanto ambita Università Cà Foscari di Venezia,
indirizzo Lingua e Cultura
Giapponese. Fortuna che lei si era informata in modo molto approfondito
sul
Giappone.
Molti dei suoi compagni la deridevano per quello, sostenendo che fosse
impossibile un sistema scolastico così rigido.
Eppure lei sapeva che le divise scolastiche dovevano sempre essere
perfette, i
compiti sempre fatti, a fine lezione c'era sempre l'inchino dinanzi
all'insegnante, che gli studenti avevano un loro armadietto di cui
possedevano
le chiavi. Inoltre erano vietatissimi i ritardi, e la pena era starsene
fuori
nel corridoio a pulire i pavimenti fino all'inizio dell'ora successiva.
Perchè la figura del bidello non esisteva, in quella terra
così esotica, in
quanto gli studenti erano responsabili dell'ordine e della pulizia a
scuola.
Alcuni giorni, con le sue amiche aveva organizzato delle giornate di
"economia domestica".
Un giorno c'era talmente tanta neve che il professore di matematica era
rimasto
bloccato in casa, un altro giorno c'erano ore buche.
Così, tanto per guadagnare note di merito e per semplificare
la vita a quei
poveri cristi dei bidelli.
Si misero a pulire i banchi, la lavagna, il pavimento con le scope e
gli
stracci. E avevano guanti. Qualcuno ai corsi di recupero pomeridiani si
divertiva
a sprecare l'intera mina di piombo della matita sui banchi,
macchiandoli o
riempiendoli di disegni osceni.
E il piombo era nocivo se respirato, quindi le ragazze avevano i
guanti.
Chiesero alla bidella Melania lo smacchiatore a base di alcool e
iniziarono.
Lei li ringraziò molto, disse che ne avrebbe parlato con la
coordinatrice di
classe, e alla fine di un'ora un po' sfinente, la classe luccicava.
Quei poveri cristi dei professori lo sapevano che le cartelle a causa
dei libri
pesavano molto.
Lei non era certo l'unica a farsi accompagnare, e per fortuna dalla sua
parte
aveva la famiglia.Un fratellino piccolo e pestifero come pochi, con cui
però
poteva giocare a volano nelle due ore in cui non studiava, dopo aver
ovviamente
guardato Dragon Ball Z.
Ci era davvero cresciuta con quell'anime.
Una madre, che sebbene sfinita da molte ore di lavoro, non le
rinunciava mai un
consiglio "Suddividi le ore di studio", "Ora ripetiamo insieme
queste cose". Perchè sapeva che la figlia era in
difficoltà, dopo cio' che
era successo anni prima, in cui si era ritrovata quasi impossibilitata
a
gestire le sue ore di studio. Un padre che al mattino, prima di andare
al
lavoro, passava dal villaggio vicino a prendere un collega, romeno e
buonissimo, dolce come il pane. E che poi, lasciava la figlioletta poco
lontano
da scuola.
Quel dannatissimo Liceo. Nessuna delle sue compagne, perchè
era una classe
totalmente femminile, avrebbe mai più voluto vederlo.
Quelle poveracce, e lei non era da meno, avevano realmente
dovuto sfacchinare
come delle matte fino a due giorni prima dell'inizio della prima prova.
Sempre per la disorganizzazione interna dell'istituto.
Ma ora era li, tremendamente fiera dei suoi risultati agli esami,
perchè si, la
fatica paga, a pensare a quel diamine di incubo.
Si trovava in un giardino, una radura all'interno del suo amato Palazzo
di
Schönbrunn, per essere precisi. Finchè una
splendida giornata di sole con i
Versailles attorno, perchè si, i Versailles li voleva da una
vita, non si
tramutò in un temporale. Un tuono aveva squarciato la calma
e la serenità di
quel luogo, la luce emanata dai Versailles era sparita. E' stato qui
che si era
terrorizzata.
Infine, era comparso un angelo il cui corpo, coperto di una vestaglia
bianca,
riluceva. Quell'angelo somigliava alla sua Sara.
Così finiva il suo incubo. Pensò di contattare
l'altra ragazza, sperando che
fosse online su facebook. Voleva parlarle di questo incubo. Ne era
rimasta
proprio stravolta.
"Dannazione, fa che ci sia-fa che ci sia-fa che ci sia" mormorava tra
sè e sè come una fanciullina in un atto
capriccioso.
Eh, si, per sua fortuna Sara c'era.
"Ciao"
"Ciao. Come va?"
"Ho caldo."
"Anche io. A quest'ora sono sveglia perchè ero scesa a
prendermi un
gelato, ma poi mi è venuta voglia di vederti."
Condito con cuoricini e stelline, per dirle che le voleva bene.
E lei lo sapeva.
"Mhm...Sai, pensavo che potevamo incontrarci, magari...magari al Lucca
Comics and Games"
"Si, mi piacerebbe molto. Sai quando è?"
"Ho già controllato, è dal primo al quarto di
novembre. Tu ci sei? Io per
allora sarò già patentata, potrei andare sola."
"Io si, vengo su in treno, ma sarà una sfacchinata assurda."
"Tranquilla, quando ci incontreremo sarà tutt'altra storia.
A proposito?
Come ci riconosciamo?"
"Cosplay?"
"Mh. Capitan Ovvio. Perchè volevo invitare qualche altra mia
amica."
“Tipo?"
"Tipo la piccola Kohai. Volevo parlarvi di un progetto. E Valentina"
"Ah, canteremo i Versailles."
"Ok, ciao amo'."
"Ciao. Kiss."