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Autore: leryass    08/07/2012    14 recensioni
Allie non è l'angelo che tutti credono di conoscere, ma a chi spetta il compito di dimostrare il contrario?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Entrò lui, prima di me, prendendo posto nel banco esattamente dietro il mio; seguendolo, potei notare un'altra cosa alla quale avrei potuto dedicare altro odio: la sua andatura. Mai, mai nella mia vita avevo incontrato un essere più lento di lui. Muoveva gambe e piedi come se stesse ballando un tango, con eleganza, magari per dare più tempo a tutti i presenti di guardarlo; è così che fanno i vip della scuola, no? certo, sono tecniche, sottigliezze, cose che non tutti colgono: concedono clementemente un pò del loro tempo prezioso agli altri -camminando come tartarughe - per permettere di ammirarli con tranquillità, (durante la loro pietosa sfilata) prima della loro grandiosa uscita di scena. Vanità, narcisismo, sembrava così chiaro, eppure qualcosa mi impediva di accostarlo in quella maledetta categoria. C'era davvero qualcosa in lui che mi implorava di essere osservato meglio, di prestare più dei soliti 3 minuti d'attenzione, di scavare più a fondo: come se mi stesse suggerendo che ne sarebbe valsa la pena, in qualche modo; mi voltai a guardarlo con la speranza che lui non fosse rivolto verso di me - e così era - per decidere sul da farsi: sbagliarmi era una cosa che odiavo, tanto, quindi decisi saggiamente di non seguire l'istinto e lasciare Zayn in un 'giudizio in sospeso', piuttosto che timbrarlo con la possibilità di errare. Mi voltai nuovamente di spalle e mi percorse uno strano senso di inquietudine, mi sembrava di sentire il suo fiato sul collo, in senso figurato. Mi agitava avercelo così vicino ma non poter scrutare ogni sua mossa.
La vecchia professoressa Grainder entrò in aula con una certa fretta, probabilmente perché era solita non fare nemmeno un minuto di ritardo alla mattina e, invece, quella volta di minuti ne erano passati già una decina dal suono della campanella: un vero evento. Niente marito, niente figli, queste erano le uniche cose che avevo appreso dalle voci di corridoio sulla prof, famosa per la sua acidità in tutto l'edificio. Lavorava alla School of Arts da più di cinquant'anni e, difatti, erano moltissime le ipotesi sulla sua età, tutte superanti la centinaia; era decrepita, il viso interamente solcato dalle rughe barcollava fin sotto il collo anch'esso sceso e molle: sembrava fatta di plastilina scadente. Andava in giro con un bastone che le serviva per reggersi in piedi, evidentemente, dato che anche le sue gambe dovevano pagare il peso della sua misteriosa - immensa - età. I capelli bianchi, raccolti in uno scignon scombinato, erano spesso coperti da assurdi cappelli che la Grainder abbinava ai suoi vestiti rigorosamente neri per darsi un tocco di classe. Tentativi inutili.
« Chiedo venia per il ritardo » biascicò nervosamente - forse anche più del solito - poggiando sul pavimento la sua borsa grigia « il preside mi ha fatto chiamare nel suo ufficio per avvisarmi che quest'oggi abbiamo un nuovo arrivo. » un ghigno, più che un sorriso, accompagnò quest'ultima frase. Provocare il ritardo di Mrs. Grainder era una colpa che di certo il signor Malik non si era preso volontariamente, ma adesso gli toccava comunque subire le conseguenze, povero sciagurato. Ella si prese un pò di tempo per cercarlo con lo sguardo, strizzando gli occhi già molto piccoli e nascosti dalle palpebre molli e scoscese, e quando l'ebbe trovato, « Malik, giusto? » fece scettica. Il moro alla mie spalle annuì, probabilmente godendosi quegli attimi di gloria in cui tutti gli alunni della classe lo stavano guardando. La donna sbattè il fido bastone sul pavimento facendo sussultare buona parte di noi, per poi fare cenno di 'no' col capo, sibilando: « E come mai abbiamo il piacere di averla qui? il suo non mi sembra affatto un cognome inglese. » osservò, perfida come suo solito, corrucciando le sopracciglia e assumendo una finta espressione curiosa. Mi permisi di poggiare le spalle al muro per poter avere una visuale abbastanza completa dei due interlocutori. Zayn fece una finta faccia stupita, come per predere in giro la Graider - pessimo errore - e « Mh, ottima intuizione. Non lo è. » rispose fulmineo e seccato, suscitando una reazione un pò ovunque all'interno della stanza. Se era in cerca di grane, le avrebbe sicuramente trovate: tutti sapevano che la Grainder non si sarebbe mai fatta rispondere in quel modo da nessuno, tantomeno da un novellino, e infatti la sua risposta pungente non aspettò ad arrivare. « oh non volevo ferire i suoi sentimenti, ma è davvero inusuale che uno straniero riesca ad accedere alla School Of Arts. » concluse sprezzante, guardando Zayn con aria schifata, che al suono di quelle parole sebrava volesse esplodere. Lo sentii chiaramente prendere un respiro profondo e « per me è inusuale che una signora della sua età sprechi ancora il suo tempo a punzecchiare ragazzini, professoressa. » soffiò, questa volta con tono calmo e pacato: autocontrollo, un'altra cosa da aggiungere alla lista del giudizio. 
Le facce degli altri compagni erano un misto tra il divertito e lo sconvolto, come anche la mia; 'che faccia tosta!' mi venne da pensare, mentre osservavo la sua espressione tirata e semplice, perfettamente composta. Si voltò anche lui verso di me, accartocciando la bocca e alzando le spalle, come per farmi capire che non poteva fare altrimenti. Dopo la sfuriata fuori la porta e la risposta a quella strega doveva aver capito che le mie considerazioni su di lui erano pessime: quindi era forse un modo per chiedere scusa?
Mrs. Grainder, dopo una buona ramanzina, mandò Malik dritto dal preside, continuando poi la lezione come se niente fosse; era ovvio però che aveva una grossa ferita nell'orgoglio. Seppure da parte mia il disprezzo verso il nuovo arrivato non fosse calato, apprezzai veramente quella presa di posizione! certo, ma lui non l'avrebbe mai saputo.
 
Erano circa le 16:00 del pomeriggio, i corridoio dei dormitori dei maschi brulicavano di persone da ogni angolo, me compresa, alla ricerca di quei quattro rincoglioniti dei miei amici; decisi di andare a bussare prima alla porta di Harry che a quell'ora era sempre in camera - mai da solo, ma c'era - per chiedere di accompagnarmi a cercare gli altri. Svoltai l'angolo che divideva l'ala est dall'ala nord, imbattendomi in Josh - uno del quarto anno - intento ad appendere una tela al muro di fronte a me. Mi fermai nel bel mezzo del corridoio a fissarla, come ipnotizzata. « l'hai fatta tu? » sussurrai, avvicinandomi a quello spettacolo. Josh tirò su col naso e « se, magari. » rispose, mettendosi di fianco a me. Il quadro era diviso a metà, da una parte c'era un mezzo volto di un uomo di carnagione un pò scura, dal quale capo - scoperto - uscivano frasi di ogni tipo, colori, arcobaleni, farfalle, note musicali, libertà. Dall'altro lato c'era un altro mezzo volto, questa volta un uomo bianco, col capo coperto, sfondo grigio. Gli occhi dei due uomini sembrava potessero parlare: da una parte c'era la gioia, la spensieratezza, la vita; dall'altra c'era tutto l'opposto, la chiusura mentale, la malinconia. « E il quadro più bello che io abbia mai visto. » mi feci scappare, tenendo la bocca ancora semi aperta per lo stupore. « Sono rimasto anche io ore a fissarlo, è normale, credo. » fece Jo, dissolvendosi chi sa dove. Sotto il dipinto non c'era nessuna targhetta, niente nomi, firme, niente di niente, delusione totale. Dovevo sapere di chi era quel quadro, in un modo o nell'altro.
Ripresi il mio cammino verso la stanza di Harry, che fatta uscire la biondina in fretta e furia fù lieto di accompagnarmi dagli altri. « Da chi passiamo prima? » chiese, ammiccando nella direzione di certe ochette che lo chiamavano. « A te la scelta. » feci, tirandomelo via. « Louis. » pigolò, sorridendomi. 
In camera di Lou trovammo anche Liam, intento a giocare a Fifa sulla X-Box, seduto a gambe incrociate sul pavimento. Salutai entrambi con un bacio e «Niall? » fù la mia prima domanda, una volta dopo essermi tolta le scarpe e abbandonata completamente sul letto di Louis. « Dovrebbe arrivare a momenti, quando sono andato a chiamarlo ha detto che doveva prima passare a prendere un amico. » fece Liam, senza spostare lo sguardo dalla sua partita. Feci spallucce e mi dedicai alla chioma di Harry, che nel frattempo s'era steso accanto a me. « perché i tuoi capelli sono più morbidi dei miei? muori Harry. » protestai, massacrando i suoi ricci perfetti con movimenti frenetici delle dita. Con un gesto sveltissimo mi fermò le mani e sbuffò divertito, per poi « tutti vorrebbero essere come me.. mettiti in fila. » rispondere. Mi liberai dalla sua presa e ridendo afferrai un cuscino con l'intento di sbatterglielo in faccia, quando il riccio - riuscito a scansarsi - lasciò che il mio tiro arrivasse dritto sul culo di Louis, che era in piedi davanti al letto. « Ci risiamo! » fece quest'ultmo fintamente seccato « sempre a cercare pretesti per toccare il mio culo! » Ridemmo all'unisono finchè Harry, allungata una mano, « non abbiamo bisogno di pretesti per toccarti il culo. » gridò, posandogli uno schiaffo non molto delicato su una chiappa. « Questo non dovevi farlo! » gridò dal canto suo Louis, gettandosi di peso su noi due che, onestamente, non sapevamo se farcela sotto dalle risate o supplicare Liam di correre in nostro aiuto. Egli, accortosi finalemente della situazione, s'alzo in piedi e « Amo questo gioco! » urlò, unendosi alla rissa e schiacciandomi con naturalezza non curante del fatto che mi mancasse l'aria. « Vi odio! » cercai di scandire tra un pizzico e uno schiaffo. Non c'era niente di più meraviglioso, davvero. Un pomeriggio con loro a ridere, scherzare, essere se stessi, era come vivere un mese intero di vacanza! Non ci serviva nient'altro, solo noi e le nostre stronzate. 
Stavo per sganciare un calcio sul culo di Liam che continuava a farmi il solletico quando sentimmo bussare alla porta. « chi diavolo è proprio adesso?! » mi lamentai, alzandomi e dirigendomi di mala voglia verso la porta; cercai di coprirmi meglio con la maglia che si era completamente alzata - cose da niente tra di noi - e spalancai l'uscio senza troppa eleganza. Il biondo irlandese mi si parò davanti con la sua solita espressione entusiasta e « che fate, giocate a fare la lotta senza di me? » disse, facendosi spazio nella stanza, lasciandomi intravedere una sagoma dietro le sue spalle. « ho anche portato un amico!» concluse, 'mostrandolo' orgogliosamente a tutti noi. Capelli impeccabili, camicia perfettamente stirata, profumo inconfondibile.
« MALIK? » 
WOW, IM BACK.
si okay mi sono presa parecchio tempo per postare il capitolo quattro, ma in realtà sono in vacanza, senza connessione.
spero possiate perdonarmi, posterò il capitolo 5 chissà quando, ma prima:
ALMENO 16 RECENSIONI A QUESTO. :)
#loveya

 
  
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