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Autore: Minnow19    09/07/2012    5 recensioni
Janet Bradford ha 17 anni ed un passato oscuro alle spalle. Nata e vissuta a S. Francisco, California, ha sempre avuto una vita spensierata e divertente, vita che cabierà totalmente quando la sua intera famiglia verrà trovata assassinata. Janet decide di lasciare un mondo colmo di ricordi e si trasferisce da sua zia Carol che vive con il suo nuovo marito Bobby e suo figlio Niall a Doncaster, Inghilterra. L'unica cosa che la terrà legata al passato sarà un migliore amico, Cory, assieme a un mistero tutto da svelare.
E nel tentativo di dimenticare sarà aiutata da un tale Louis Tomlinson e dalla sua banda di amici strampalati.
Peccato che non basti andare dall'altra parte del mondo per sfuggire al proprio destino.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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juls


Capitolo VIII


“Quindi, mi stai dicendo che un anonimo ti ha mandato un sms minaccioso? E credi che sia.. l’assassino dei tuoi?” Cory mi fissava dallo schermo del computer, era visibilmente preoccupato, pronunciò le ultime parole con paura, ma anche con disgusto. Come uno sputo. Io annuii in fretta, ero spaventata. Sentivo che le lacrime pungevano i miei occhi, avevo una grande, grandissima voglia di piangere. Il labbro inferiore mi tremava leggermente, e la voce sembrava sempre più incrinata.
“Non so cosa fare Cory.. E se fosse qui? Se mi avesse trovato? Magari vuole davvero finire ciò che ha iniziato.” Gli risposi tremando, rivolgendo i miei pensieri all’assassino.
“No, figurati, non può essere lì, la polizia è ferma sul caso da mesi, si sarebbe accorta se qualcuno avesse preso un biglietto diretto per Doncaster.”
“A proposito del caso, ci sono novità? Suppongo che quel bastardo sia ancora a piede libero.. Se solo sapessi dove trovarlo io..”
“Non potresti fare nulla Jan, o comunque io ti proibirei di farlo.. Non puoi sporcarti le mani per colpa sua..”
“Mi ha distrutto la vita Cory, non può passarla liscia. Ti prego, dimmi che ci sono novità..”
“Ce ne sono eccome. Non ci siamo sentiti per settimane, devo raccontarti tutto, quindi preparati. Nulla di buono.”
“Dimmi su.. Voglio sapere tutto”
“Ci sono due indagati, a quanto pare gli unici con un movente, e un terzo, non ancora certo.” Si bloccò, forse per cercare di capire la mia reazione, ma cercai di mostrarmi impassibile. Cercai, appunto.
“Chi?” la mia voce era di due ottave più alta, acuta e tremolante. Sentivo un peso così grande all’altezza del petto, che sembrava non volersene andare. Alla fine, avrebbe cambiato qualcosa, sapere chi era stato? Era quella la domanda che Niall mi aveva posto qualche giorno prima. E forse non sarebbe davvero cambiato nulla, in fondo nessuno poteva ridarmi indietro la mia famiglia. Ma di certo, avrei voluto vedere in faccia chi mi aveva fatto tutto quel male, chiunque fosse stato meritava di pagare.
“Il primo è George Parker..” parlò con calma, come se stesse calibrando le parole meglio che poteva.
“Cosa? No, dai, non è possibile...” balbettai “praticamente mi ha salvato lui..”
“E’ questo il punto Jan. Lui ha detto alla polizia di aver sentito delle urla da casa sua, ma sua moglie dice di non aver sentito nulla, e Mirna di certo non è sorda, è una delle più pettegole del vicinato, sembra la versione trentenne della mia prozia Beth..”
“No, non è possibile ti dico.. e poi, non aveva neanche un motivo.. Non ti credo”
“Ecco, è questa la parte difficile.. E’ venuto fuori che.. Dio, come cavolo te lo dico..” sembrava davvero a disagio a parlarne, come se fosse una fatica enorme per lui. Mi chiedevo cosa avesse di così importante da dirmi. Mi stavo seriamente preoccupando, cosa poteva essere di così terribile?
“Ecco.. Simon, tuo padre.. Ecco.. Aveva una relazione con Mirna.” Ed eccola lì, quella verità che mai avrei pensato potesse esistere, quelle parole che sembravano così sciocche e prive di senso, così false. Sta scherzando, pensai. Ma lui era serio, tremendamente serio. Bugiardo, fu il secondo pensiero. E lo sapevo che lui era un perfetto bugiardo, nessuno capiva mai quando mentiva, ma quella volta.. Sentivo che forse non stava mentendo.
“Con relazione intendi..”
“Sì, extraconiugale.. Quando George l’ha scoperto, secondo Mirna, è andato su tutte le furie, l’ha minacciata più volte, e ora lei è terrorizzata, è andata a vivere con una sua amica e collega per il momento. Non sapevo come dirtelo Jannie..”
“Io.. chi è l’altro?” mormorai cercando di mostrarmi impassibile, come se quello di cui stavamo parlando fosse una storia sentita al telegiornale, letta in una rivista, estranea a me.
“L’altro è Carlos.”
Carlos era il socio di mio padre. Nonché il mio padrino. Erano grandi amici, lui e papà. Sapevo che aveva qualche problema di soldi, ma per quanto grave potesse essere, era possibile che l’avesse trasformato in un assassino?
“L’ultimo, beh.. è mio padre.” Buttò lì Cory, come se nulla fosse. Come se le nostre famiglie non fossero state ostili l’una con l’altra, durante la nostra infanzia. Come se suo padre non avesse rubato tutti quei soldi alla mia famiglia, per poi finire dritto in galera, dopo essere stato trovato in aeroporto diretto alle Bahamas con la sua amante. Era quello il motivo per cui quando ero piccola, io non dovevo essere amica di Cory. Con il passare del tempo, e con il divorzio dei suoi genitori, i miei avevano acconsentito alla nostra amicizia, ma non avevano mai perdonato suo padre, che aveva rischiato seriamente di mandarci sul lastrico. Incantata. Non riuscivo a parlare, a muovere un solo muscolo facciale. Poi sentii una serie di lacrime che cominciavano a scorrere l’una dopo l’altra sulle mie guance, e iniziai a singhiozzare. Non capii quanto tempo passò, mentre ignoravo la voce sempre più alta di Cory che usciva dalle casse del pc, ma ad un certo punto la porta della mia camera si aprì, e Niall corse verso di me spaventato.
“Ehi.. ehi..” cominciò a sussurrarmi nell’orecchio, per calmarmi. Mi passò un braccio attorno alle spalle per confortarmi, e poi notò il mio notebook posato sul letto, con il viso di Cory ancora lì a guardarmi, scombussolato.
“Forse non avrei dovuto parlartene Jan..” si scusò lui.
“Che succede?” domandò curioso Niall, mentre mi accarezzava i capelli con una mano.
“Hanno.. tre sospetti. Tre Niall. Uno di quei tre uomini mi ha rovinato la vita..” e ripresi a singhiozzare sconvolta, mentre lui mi teneva tra le braccia nella sua salda presa. Gli stavo bagnando tutta la maglietta del pigiama, probabilmente avrebbe trovato righe di mascara colato sulle sue spalle, ma non sembrava importargliene più di tanto. Come avrebbe fatto un fratello, si prese cura di me, facendo attenzione che mi addormentassi, per poi chiacchierare con Cory del più e del meno. Chiusi gli occhi, e con un grande sforzo mi abbandonai al sonno. Almeno non avrei pensato a quella brutta situazione fino al giorno dopo.
*
Quella mattina mi svegliai terribilmente in ritardo, non avevo programmato la sveglia, sentivo chiaramente la voce di zia Carol dalla cucina. Feci per alzarmi, ma ero bloccata, stretta nell’abbraccio di Niall, che era rimasto con me tutta la notte. Un sorriso involontario mi sfiorò il viso. Cominciavo a vedere quello che somigliava ad uno spiraglio di luce, grazie a persone come lui. Sgusciai da quelle braccia calde e forti e mi alzai in piedi ancora intontita per andare al bagno. Mi guardai allo specchio, sembravo uno spaventapasseri, ma il tempo a mia disposizione era spaventosamente poco. Mi sciacquai il viso alla bell’e meglio, cancellando qualsiasi traccia delle lacrime, e notai che i miei occhi
non erano poi tanto rossi e gonfi come credevo. Mi lavai i denti, mentre con una mano spazzolavo i capelli. Mi truccai in velocità e tornai in camera, dove trovai mio cugino ancora sotto le coperte. Qualche ciuffo biondo spuntava da sotto la trapunta colorata. Provai a scrollarlo un po’, ma senza grossi risultati. Spalancai allora la finestra, il freddo di Doncaster sfiorò il mio viso per poi riempire la mia stanza. Come avevo previsto, Niall si svegliò di scatto. Un irlandese doc come lui, che odiava da morire il freddo. Fosse stato per lui, ci saremmo dovuti trasferire tutti alle Hawaii. Certe cose non le avrei mai capite.
“È tardi..” osservò leggendo l’ora sul suo orologio da polso.
“Grazie, Capitan Ovvio. Ora muoviti che dobbiamo andare a scuola!”
Senza curarmi della sua presenza mi liberai del pigiama e indossai la divisa della scuola. Odiavo quella stupida divisa, non mi era mai piaciuta. Calze grigie, gonna a scacchi, camicia bianca, giacca e cravattino rosso scarlatto, stringate nere o grigie. Era noioso vedere come fossimo tutti vestiti uguali, omologati.
Infilai qualche libro nella borsa e corsi giù per le scale. Mi sedetti a tavola sbuffando, sotto lo sguardo curioso di zia Carol, che mi diede una tazza di latte con i cereale, su cui mi tuffai affamata.
“Come stai tesoro?” mi domandò tranquilla. Già, come stavo? Meglio, decisamente meglio. Ma il solo pensiero delle indagini, di quello che era saltato fuori, mi faceva accapponare la pelle. Lei però non doveva sapere. In fondo, neppure io avrei dovuto essere al corrente di tutte quelle cose.
“Sto meglio grazie.. Sembra che la cosa stia diventando più gestibile.. Cerco di andare avanti..” Che bugiarda. E l’Oscar per migliore attrice protagonista va a.. me. Odiavo mentire, ma non credevo di avere altre alternative. Alzai le spalle lentamente e portai un cucchiaio di cereali alla bocca, masticando rumorosamente.
“Che cosa sta facendo Niall?” mi domandò dubbiosa.
“Non ne ho idea, ma spero tanto che si muova o arriveremo in ritardo..”
Osservai l’orologio e impallidii all’istante. Mancavano venti minuti alla campanella che segnava l’inizio delle lezioni e dovevamo andare a piedi. Neanche correndo in bicicletta, sfidando il freddo, ce l’avremmo fatta in così poco tempo. E la colpa era senz’altro del biondino che aveva un’agilità pari a quella di un bradipo. Sì, sarebbe stato in grado di schiantarsi contro un qualsiasi muretto.
“NIAAAAAALL!!!” urlai nervosa io. Lui scese le scale in tutta calma, ancora un po’ assonnato e si versò del caffè, stando bene attento a non macchiare quella maledetta divisa scolastica.
“Pensi di muoverti?” gli domandai.
“Ci fono quavi” borbottò infilandosi in bocca una fetta biscottata ricoperta di marmellata. Svuotò in fretta una tazza di latte e si infilò la giacca, mentre io facevo lo stesso.
“Tutto ok?” mi domandò, mentre stavamo uscendo, con un debole sorriso.
“Più o meno.” Risposi io. Non riuscivo mai ad arrabbiarmi con lui, mai. Era sempre così gentile, sembrava non farmi innervosire apposta, era dolce nella sua ingenuità. Sotto il mio sguardo si sedette sui gradini della veranda sbuffando, proprio come avevo fatto io il giorno prima.
“Ho capito che non arriveremo mai alla prima ora, ma possiamo cercare di arrivare almeno entro sera? Non sei d’aiuto così!!” sbottai.
Niall mi guardò spaesato e poi scoppiò a ridere come un demente. Fu allora che cominciai
ad innervosirmi. Ok, no, ammetto di essere stata nervosa fin dal mio risveglio, ma forse stava sfiorando il limite.
“Ehm.. non uccidermi.. mi sono scordato di dirti che viene a prenderci Louis..” sputò in fretta e furia, tanto che ci misi un po’ a comprendere il significato di quelle parole. Traduzione per la sottoscritta: da quando mi ero svegliata mi stavo facendo pale mentali per niente. Prima che potessi aprire bocca per lamentarmi o per emettere un qualsiasi altro suono, un Porsche nero si fermò elegantemente davanti a casa nostra, e al volante vedevo chiaramente il ragazzo che avevo consolato la sera precedente. O meglio, un ragazzo piuttosto familiare a lui. Aveva qualcosa di diverso. Il sorriso che mostrava sventolando la mano a mo’ di saluto, era un sorriso vero. I suoi occhi azzurri, che avevo visto cupi e tristi, come un cielo azzurro coperto da nubi grigiastre, ora erano l’eco di quel bel sorriso che aveva stampato in faccia. Lo salutai con la mano, sorridendo di rimando. Ero contenta che si sentisse meglio. Niall mi aprì la portiera e fui costretta a sedermi nei sedili posteriori, che in una macchina del genere erano minuscoli e molto scomodi.
“Buon giorno bei cuginetti!” esclamò Louis non appena mio cugino si allacciò la cintura di sicurezza. L’auto partì veloce come una scheggia, tanto che mi scapparono un paio di esclamazioni poco educate, mentre vedevo che fuori dal finestrino le case si facevano sempre più sfuocate. Evidentemente a Louis piaceva la velocità, e in quelle stradine sconosciute si trovava a proprio agio, il che era un bene, dato che se al suo posto ci fosse stato Niall ci saremmo ritrovati schiantati chissà dove già da un bel pezzo. Ho già menzionato i suoi ottimi riflessi da bradipo? Un bradipo dolce e carino, però. I ragazzi cominciarono a canticchiare qualche canzone che passava alla radio, ignorandomi bellamente. Io mi divertivo a commentare le loro fantastiche espressioni facciali tra me e me, senza parlare. Dopo qualche minuto eravamo già arrivati nel parcheggio della Hall Cross School, che cominciava a piacermi di meno, giorno dopo giorno. Niall smontò dall’auto tranquillamente, sbattendomi la portiera in faccia, come se avesse altro per la testa, smanettando con il suo cellulare. Lo fulminai con lo sguardo ma lui ovviamente non se ne accorse. Louis scoppiò in una risata cristallina, mentre scendeva e spingeva il suo sedile in avanti, tendendomi una mano per aiutarmi. La afferrai in fretta, anche perché avevo il terrore di scivolare rovinosamente a terra.
“Ah, l’amore..” commentò indicando la testa bionda di Niall che si allontanava con il telefono appiccicato all’orecchio.
“Dici che Niall è innamorato?” domandai allora curiosa. Me l’ero chiesta spesso ultimamente, in effetti.
“Ne sono abbastanza certo, non l’ho mai visto così felice. Sai, sei visibilmente più felice quando..” lasciò teatralmente la sua battuta scadente in sospeso. Io inarcai un sopracciglio e feci una smorfia di disappunto.
“Comunque..” continuò lui “.. non capisco perché non voglia parlarcene!” spiegò lui ridendo, mentre ci incamminavamo verso l’ingresso.
“L’ispettore Bradford entrerà in azione” mormorai io tentando di essere seria, anche se ammetto che non mi riuscì molto bene.
“Grazie per ieri comunque” mi sussurrò quasi nell’orecchio, come se non volesse farsi sentire. Gli sorrisi.
“Figurati, quando vuoi” risposi, alzando un poco le spalle.
Non parlammo più, e in silenzio ci avviammo verso le nostre rispettive aule. Ero calma e tranquilla, quando sentii il mio cellulare che vibrava nella tasca della mia giacca. Lo tirai fuori di soppiatto, dato che a scuola era severamente vietato, sicura che avrei trovato un sms di Cory, come al solito. Appena notai che sopra la bustina gialla vi era la scritta NUMERO SCONOSCIUTO che lampeggiava sul display, il mio cuore fece una capriola e poi cominciò a martellare sempre più velocemente, ne percepivo il battito sulle tempie. Io iniziai ad indietreggiare, finché non finii addosso al muro. Feci due respiri profondi e poi aprii gli occhi per leggere il messaggio.
“Non coinvolgere i tuoi amici, se non vuoi che finiscano male anche loro.”
Mi sentii mancare e mi lasciai scivolare a terra. Quando la campanella suonò, il corridoio si riempì di frenetici ragazzi che entravano all’ultimo minuto e correvano verso le loro aule. Quando cominciai ad attirare verso di me qualche occhiata stranita, mi alzai e mi avviai verso la classe di inglese, più pallida del solito.

Un’assenza durata mesi. Sono completamente sparita da qui, e non sapete quanto mi dispiace. Mi dispiace perché so che questa storia vi piaceva, era apprezzata e seguita, le recensioni erano bellissime e io ero super ispirata. Ma sapete, a marzo è venuto a mancare mio nonno, che per me era tutto. Da lì, sono scivolata sempre più giù. A scuola andavo male, è finita che ho perso l’anno, per vari motivi (specie una prof di scienze troia, dettagli) e mentre cercavo di tirare su varie materie, ho mollato EFP, e tutto quanto. Quindi non solo ho mollato questa FF. Non ho più letto, né recensito, né risposto alle vostre nuove recensioni. Ora sono qui comunque.
Sapete chi mi ha dato la forza di postare? @__ohluna, ovvero la mia Mari, che ho conosciuto su questo sito quasi due anni fa, e che ho incontrato per la prima volta tre giorni fa, quando siamo andate a vedere i Red Hot assieme. Non vi preoccupate, non vi parlerò di quanto Kiedis fosse figo, anche perché le parole non bastano davvero. Comunque, ho parlato con lei, e ora sono qua.
Io non so se vi interessi ancora questa cosuccia, però spero di sì. Voglio finirla, anche perché la trama ce l’ho tutta in testa, e non posso perdere così tutto il mio lavoro.
Se come al solito trovo almeno 5 recensioni, pubblico il prossimo capitolo. Sennò mi farò venire tremila complessi perché penserò che non ve ne freghi nulla.. ecco quindi recensite numerose e fatemi contentaaa <3
Vi voglio bene, a tutte.. Grazie per i tweet di supporto e per le nuove recensioni.. Grazie per chi ha continuato a mettere la storia tra i preferiti e a recensire nonostante io fossi un fantasmino.. Risponderò a tutte voi il prima possibile!
Ah, e passate a leggere la FF della Mari, vi lascio il link QUI.  Enjoy it!
È una cosa meravigliosa.. e se notate un personaggio un po’ strano, una certa Ginger, sappiate che è la ragazza che vi sta scrivendo ora. Quella sono io al 100%.
Un bacione,
VI AMOOO  <3
Juls
   
 
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