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Autore: Aelle Amazon    09/07/2012    11 recensioni
Evangeline Smith ha diciassette anni e pensa che la sua vita sia una vera merda. Odia tutti, odia anche se stessa.
Quando scoppia un improvviso temporale le cose cominciano a cambiare. Scopre che gli dèi Olimpi esistono e che sono stati imprigionati dai terribili Titani. Gettati in gabbie sporche, gli dèi hanno deciso di privarsi dei loro poteri per darli ad un mortale prescelto. I Discendenti- così sono chiamati i mortali prescelti- devono risvegliarsi e salvare gli dèi, altrimenti per il mondo sarà la fine.
Ed Evangeline è una di loro.
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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volcano ch6
Ehilà a tutti! Questa volta mi sembra di essere puntuale. Non capisco come ho fatto, visto che questo capitolo è il più lungo che io abbia mai scritto. Seriamente, non so come ho fatto. Si vede che avevano buona ispirazione. E’ un capitolo di “passaggio”. Lo definisco così perché non succede nulla di particolare e la scena non è incentrata sulle Discendenti. Ma dovevo pur dare una spiegazione per quello che era successo nello scorso capitolo, no? E così eccoci alla centrale di polizia. Spero che sia venuta fuori un’indagine decente. Non ne ho mai scritta una.
Bon, ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero Tea_Zeus, Dafne Rheb Ariadne, AleJackson, Ryo13, faboluis_ , La sposa di Ade, Menmosines, FallingInLove e Ahrya. Grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e a chi legge e basta.
Mi è stato fatto notare che la mia storia parla di Discendenti, esattamente come il libro “Starcrossed”. Lo sto leggendo ora, solo dopo aver saputo questa cosa. Mi scuso e dico che non ha niente a che vedere con quel libro.
Concludo dicendo un’ultima cosa: questa storia è frutto della mia fantasia, è stata scritta da me e viene pubblicata solamente su EFP. Pertanto, se la vedete pubblicata da qualche altra parte, avvisatemi e prenderò i giusti provvedimenti. Grazie mille! 
Baci,
Aelle
 
Volcano

6

 
 

Edward Hamilton si passò una mano tra i capelli brizzolati con uno sbuffo stanco e si trattenne a stento dallo sbadigliare. Erano quasi le otto del mattino e lui era ancora alla centrale, bloccato lì dalla sera precedente da quel caso che sembrava non avere né capo né coda. I rapporti che continuava a leggere dicevano che il tetto del Teatro Grande era crollato improvvisamente durante uno spettacolo e aveva ucciso quasi tutte le persone che si trovavano in platea. Solo pochi fortunati erano riusciti a scampare al disastro. Ed erano proprio i sopravvissuti che raccontavano di aver visto un drago distruggere il teatro e schiacciare sotto la sua pancia tutte quelle persone. I suoi uomini, inviati sul posto ad indagare, tentavano inutilmente di calmare quella povera gente, cercavano di rassicurarla dicendo che era stata solo un’allucinazione provocata dalla paura, ma loro non credevano ad una sola parola. Insistevano con la loro teoria e persistevano a blaterare qualcosa riguardo a un drago sputa fuoco e a due ragazze che l’avevano abbattuto.

La polizia prendeva nota di tutto, ma nessuno dei suoi uomini credeva a ciò che gli veniva riferito. Gli avevano consegnato quei rapporti quasi con il sorriso in faccia e lui, leggendoli attentamente, si era stupito di quanto la paura potesse confondere la mente umana. In fondo, i draghi non potevano esistere. Quella che conosceva lui era una realtà fatta di droga, alcol, rapine e incidenti d’auto, non di regni incantati, mostri, fanciulle in pericolo e prodi cavalieri. Non era una fiaba.
-Toc, toc- disse una voce femminile –Si può?-
Edward sobbalzò, preso com’era dai suoi pensieri, e alzò lo sguardo verso la porta del suo studio, dove una donna sostava, una spalla mollemente appoggiata allo stipite. Aveva corti capelli neri, occhi grigi e un sorriso smagliante. Anche se era passato tutto quel tempo, era impossibile non riconoscerla.
-Amanda!-
Si affrettò verso la porta e abbracciò stretta la donna, sentendo tutta la sua stanchezza svanire di colpo. Gli faceva sempre lo stesso effetto: non aveva rinunciato a lei nemmeno dopo che si era sposata. Gli piaceva ancora come la prima volta.
-Come stai?- le chiese staccandosi lentamente dall’abbraccio –Cosa sono, due anni? Ne è passato di tempo! Mi sembra ieri che te ne sei andata con il tuo marito nuovo di zecca!-
Lei sorrise. –E’ una storia vecchia ormai. Io e Phil non riuscivamo più a capirci, litigavamo in continuazione. Così mi sono stufata e l’ho lasciato-
Edward aggrottò la fronte. –Hai divorziato?-
-Le pratiche sono a buon punto. Quindi, sì, sto per divorziare- gli rispose.
-Oh- quasi voleva urlare dalla gioia –Voglio dire, mi dispiace. Dev’essere stato un brutto periodo-
Amanda alzò le spalle con noncuranza. –Un problema come un altro- commentò.
Edward non sapeva esattamente cosa dire, ma, del resto, Amanda l’aveva sempre lasciato senza parole. –Uhm, ti serve qualcosa?-
Lei fece una piccola giravolta. –Questo- disse indicando il suo ufficio con un dito –Sono venuta qui per questo. Mi serve un lavoro, Edward-
Lui sorrise. –E così, sei tornata con l’intenzione di restare, eh? Eri una poliziotta eccezionale, Amanda. Quando te ne sei andata, ci si è spezzato il cuore. Perciò saremo orgogliosi di riaverti con noi- le rispose porgendole la mano.
Amanda ignorò la sua mano e si precipitò ad abbracciarlo. –Sei sempre il migliore, Ed!-
Edward rise. -Ehi, ehi. Un po’ di controllo. Sono il tuo capo ora!-
-Oh, scusa. Non volevo mettere in imbarazzo il capo!- si scusò lei con una punta di evidente ironia.
-Ma quale imbarazzo!- si difese Edward, ridacchiando per nascondere quello che era veramente imbarazzo. Amanda non sbagliava mai un colpo, nemmeno quando tirava a indovinare. Era per quel motivo che il lavoro di poliziotta le calzava a pennello. Nessun criminale fuggiva mai lontano se era lei a condurre le indagini.
-Accomodati. Non stare lì in piedi- la invitò, girando attorno alla scrivania e sedendosi.
Amanda seguì il suo esempio. –Hai già qualcosa di cui mi posso occupare?- domandò senza perdere tempo.
Edward non sapeva se poteva dividere con lei quel caso, ma era anche consapevole che se non lo avesse diviso con lei non lo avrebbe fatto con nessun altro. Era stata la sua migliore collaboratrice. Due anni di lontananza non potevano di certo averla arrugginita.
-Sì. Sì, ho qualcosa-
Amanda si chinò in avanti sulla scrivania e attese che Edward continuasse con una certa impazienza.
Con un sospiro, lui prese in mano quei rapporti che prima che lei arrivasse non faceva altro che leggere e rileggere e glieli passò. –Sono qui da ieri sera, bloccato, per colpa di questo caso-
Lei alternò lo sguardo dai fogli al viso di Edward. –Cos’è, un’altra rapina?-
-Mi piacerebbe. Ma no-
Lei ritentò. –Droga o alcol?-
Edward le indicò un punto che tra i rapporti ricorreva sempre. L’elemento impossibile. –Peggio. Un drago-
Amanda sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere. –Un drago? Stai scherzando, vero?-
-No, sono serissimo- le rispose –Leggi-
Lei si abbandonò sullo schienale della sedia e si immerse nella lettura. Mentre aspettava che lei finisse, Edward si mise a tamburellare le dita sul tavolo al ritmo di un motivetto inventato al momento. Poi fissò Amanda aggrottare le sopracciglia e spalancare gli occhi per l’incredulità. La prima volta che aveva letto quei fogli aveva avuto la sua stessa reazione.
Eppure, Amanda riuscì a stupirlo ancora una volta. Riappoggiò i rapporti sul tavolo e si accarezzò il mento con una mano. –E’ più strano di quanto pensassi- commentò –Ma sono sicura che ci sia una spiegazione-
Edward atteggiò le labbra in un impercettibile sorriso. –Di questo sono certo anche io. Cosa proponi?-
Lei lo guardò con occhi determinati. –Direi di cominciare con delle foto. Ne hai?-
Edward se ne era completamente dimenticato. Dalla sera precedente non aveva fatto altro che leggere quei rapporti e non aveva minimamente pensato alle foto. I suoi uomini ne avevano scattate alcune al teatro, ma solo dopo il disastro inspiegabile. Poi, alcune persone si erano timidamente avvicinate e avevano consegnato i propri cellulari o le macchine fotografiche. La chiavetta con tutte le foto gli era stata consegnata giusto un’ora dopo i rapporti, ma lui non ci aveva prestato molta attenzione.
-Oh, giusto- esclamò.
Amanda accavallò le gambe con un sorriso divertito. –Ti eri dimenticato delle foto?-
-No, no. Ti pare?- sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Oh, oh. Anche il grande capo è vittima della vecchiaia?- lo prese in giro lei.
Edward non raccolse la provocazione. –Ho solo cinque anni più di te, Amanda- si limitò a risponderle. Si alzò per prendere la famosa chiavetta USB, dove le foto erano state salvate. La inserì nel computer e aspettò pazientemente che si caricassero. Poi fece cenno ad Amanda di spostare la sedia dall’altra parte della scrivania in modo tale da essere più comoda.
-Vediamo un po’- disse Amanda rubandogli il mouse dalle mani. Aprì la prima foto e si mise ad osservarla in silenzio.
Edward seguì il suo esempio e guardò la foto con attenzione. Come prevedeva che fossero tutte, era buia e mossa. Chi l’aveva scatta stava sicuramente correndo. Non si vedeva esattamente un drago, ma sicuramente qualcosa di enorme. Doveva essere uno dei primi istanti del disastro, dedusse. La gente era ancora molta e correva in massa verso le uscite. E già si distinguevano i primi cadaveri, schiacciati sotto quella massa gigantesca. Fece per prendere il mouse e passare alla foto successiva, ma Amanda lo bloccò con un gesto della mano.
-Aspetta-
Edward raddrizzò la schiena, improvvisamente più attento di quanto fosse un attimo prima. –Hai visto qualcosa?-
-Sì. Guarda qui- puntò il dito sullo schermo, in un punto un po’ più nascosto. –Sembra una bocca-
Edward strizzò gli occhi, cercando di mettere a fuoco l’immagine. Effettivamente, pareva proprio una bocca, ma non una di quelle normali.
Amanda inclinò la testa da un lato. –Più che una bocca, sembrano delle fauci- osservò –Che sia il famoso drago?-
Lui si agitò sulla sedia. –Oh, andiamo. La foto è mossa. Può essere qualsiasi cosa. Perché pensare subito a qualcosa di così irreale?-
Amanda sbuffò. –Passiamo alla prossima, allora-
La foto successiva non era sfocata come la precedente perciò erano visibili molti più dettagli. Qui non c’era tanta gente, ma solo qualche persona che tentava ancora di uscire illesa dal teatro. La massa enorme al centro della sala aveva cambiato posizione e ora era disposta di lato. Era piuttosto lunga e, diavolo, assomigliava proprio ad un drago. La testa gigantesca terminava, in alto, con due corna. E, come aveva detto Amanda, al posto di una bocca normale, quella bestia aveva due fauci da cui spuntavano denti affilati.
-Lo vedi anche tu, vero?- gli domandò Amanda.
-Sì- ammise Edward, riluttante. –Mio Dio, è spaventoso-
Amanda si mise una mano davanti alla bocca, cercando senza tanto successo di soffocare lo stupore. –E’ davvero un drago?- si azzardò a dire, rompendo il pesante silenzio che si era venuto a creare.
Edward non sapeva cosa risponderle, così si limitò ad annuire. Era troppo scioccato per dire o fare altro. Quello che stava vivendo sembrava un film dell’orrore.
-Le foto non sono state toccate, vero? Intendo, modificate o quant’altro-
Ancora una volta aveva centrato il punto. Per quanto ci si potesse impegnare, era impossibile ingannarla.
-No, non penso proprio. Posso chiedere conferma a Mike, è stato lui a consegnarmele- si alzò in piedi e chiamò a gran voce il nome del suo collaboratore.
Mike comparve sulla porta, leggermente trafelato, e gli domandò di che cosa avesse bisogno. Edward gli spiegò brevemente il problema delle foto.
-No, assolutamente. Le ho lasciate così com’erano-
-Quindi le hai guardate tutte- si intromise Amanda, piantogli addosso i suoi occhi grigi.
Mike si agitò sotto quello sguardo penetrante. –Sì, tutte-
Lei parve meravigliata. –Allora complimenti. Noi ci siamo fermati alle prime due-
-Sì, signora- ripeté Mike.
Amanda si alzò dalla sedia con un movimento aggraziato, portandosi con un sorriso rassicurante davanti a Mike, che deglutì.
-Credi a quello che hai visto?- gli chiese.
Mike non ebbe alcuna esitazione. –Sì, signora-
-E cosa ti ha portato a pensarla in questo modo?- lo interrogò ancora.
-Una delle ultime foto- le rispose sostenendo il suo sguardo senza paura. –Le avete viste?-
Edward scosse la testa. Le prime due gli erano bastate e avanzate.
-Quali foto?- si informò lo stesso, più per dovere che per piacere.
Mike si fece largo fino al computer sotto gli sguardi stupiti di Edward e di Amanda. Scorse la cartella con occhi concentrati finché non trovò quello che stava cercando.
-Ecco qui!- cliccò due volte e l’immagine invase tutto lo schermo.
Amanda si avvicinò, curiosa, ed Edward fu subito dietro di lei. Si bloccò all’istante, mentre lei quasi si metteva a strillare. La foto rappresentava una scena strana. Nell’angolo all’estrema sinistra c’era una ragazza rannicchiata a terra, con una mano davanti a sé a fermare l’enorme bestia, che, al centro della scena, cercava di sfondare un muro luminoso. A destra, invece, c’era un’altra ragazza, chinata sul pavimento, che toccava con le mani. E dalla punta delle sue dita uscivano fiamme.
-Oddio- si lasciò sfuggire Edward.
Amanda gli lanciò una breve occhiata, tornando poi a rivolgere gli occhi allo schermo. –Non si vedono i volti-
-Già- disse Mike –Ed è proprio un peccato. Se sono le due ragazze di cui la gente parla, allora sono due eroine-
-Sì, sembrano proprio due super eroine- commentò Amanda con una piccola risata.
-Ammetto che mi sembra stranissimo essere finito in un mondo di supereroi. Non penso di poter negare l’evidenza- sospirò Edward.
-E’ come nei fumetti che leggevo da piccolo … - disse Mike con occhi sognanti.
Edward lo guardò e scoppiò a ridere, subito seguito da Amanda. Il povero Mike non poté fare altro che grattarsi la testa, imbarazzato.
Amanda spezzò l’allegria con un gesto. Si sedette sul bordo della scrivania e accavallò le gambe. –Ho un’idea-
Edward cercò di ignorare le sue gambe e mentre rispondeva non la guardò negli occhi. –Che genere di idea?-
Lei alzò un dito. –Beh, sono supereroi. Le persone devono sapere che Dio ha mandato qualcuno a proteggerle- disse. –Noi non sappiamo affrontare queste minacce-
-Quindi?- si informò Mike senza capire.
-Quindi diamo questa notizia in pasto ai giornali. Noi abbiamo foto e spiegazioni adeguate per qualcosa a cui loro stanno ancora cercando una soluzione-
Mike guardò Edward, gli occhi indecisi. Alla fine, era lui che comandava.
-Questa è una piccola città, Amanda- le ricordò –I nostri giornali non sono così influenti-
Lei sorrise, afferrando con una mano il telefono e componendo con l’altra un numero. –Oh, non c’è nessun problema. Phil Greenfield è ancora il capo del giornale più famoso della metropoli in cui mi sono trasferita quando l’ho sposato- ghignò –E per la legge siamo ancora marito e moglie. Dopo tutto quello che è successo tra noi due, un favore me lo deve-  

  
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