By chance two separate glances meet
1.1
Il pavimento era ricoperto di libri e quaderni gettati con noncuranza e su di essi i due fratelli Higurashi parlavano di geometria.
- Oh Sota, come hai potuto scordare di finire i compiti per le vacanze? - sospirò la maggiore.
Il ragazzo si limitò a fare un sorriso imbarazzato e tornò a guardare sul quaderno.
- D’accordo, non importa, l’importante è che hai capito come completare gli esercizi -
- Sì sorellina, grazie - il più giovane le rivolse uno di quei sorrisi sinceri e spontanei che la facevano impazzire.
Il risultato fu che Kagome gli si fiondò addosso, facendogli il solletico quasi fino a farlo soffocare, mentre Sota si dimenava senza convinzione, né speranza di divincolarsi dalla sua presa. Ad interromperli fu una matura voce di donna.
- Kagome - la signora Higurashi irruppe nella stanza - non avevi appuntamento con le tue amiche? -
La ragazza, per tutta risposta, lasciò andare il fratellino come scottata e si alzò in piedi senza dire una parola. Corse nella sua stanza e guardò il grande orologio rotondo affisso alla parete, rimanendo immobile per qualche secondo e ispirando abbastanza da permetterle di urlare.
Le lancette segnavano le 18:15.
- L’appuntamento era... alle 18:00 - pronunciò dapprima in un inaudibile sussurro di preparazione - E’ tardissimo! -
L’urlo finale fece scappare Buio sotto il letto di Sota, mentre lui era ancora steso sul pavimento tappezzato di libri, non ancora ripresosi dalla scenata della sorella.
Lei, dal canto suo, si fiondò fuori dalla stanza con una velocità sovraumana e in pochi secondi era sulla soglia di casa, barcollando mentre si infilava le scarpe.
- Non correre per la strada, tesoro -
Non sarebbe stata costretta a farlo se non fosse stato per suo fratello Sota: ormai era un ometto, non poteva continuare a contare sull’aiuto della sua amorevole sorellina ogni volta che aveva problemi con la matematica. Ed era quello che Kagome stessa gli ripeteva ogni volta che le chiedeva aiuto, ma poi lui la guardava con certi occhi e lei ci cascava e perdeva completamente la concezione del tempo.
- Non preoccuparti, mamma -
La porta di casa Higurashi si chiuse alle sue spalle e Kagome si fermò qualche istante per guardarsi intorno. Non c’era molto da fare, le strade che la portavano a destinazione erano due: quella che prendeva di solito le faceva impiegare più o meno un quarto d’ora. Se la faccio correndo, magari, risparmio cinque minuti, ma non di più, ragionò la ragazza. Si voltò poi verso un vicolo piuttosto stretto. Ecco lì l’alternativa. Mentre si figurava il cammino con la mente, non riuscì in alcun modo ad evitare di percepire l’eco della voce di sua madre: “Non andare mai di là” le diceva “è una strada molto pericolosa!”
Kagome deglutì. Era comunque la scelta più veloce che avesse a disposizione e su questo non vi erano dubbi. Sfilò il cellulare dalla tasca per leggere sul display: 18:18. Emise un sospiro di rassegnazione. Aveva 18 minuti di ritardo ed era appena fuori casa. Non aveva altra scelta: strinse i pugni e si diresse nel vicolo deserto.
***
Il capitolo è finito, andate in pace.
Il titolo di questo capitolo è stato brutalmente rubato dalla favolosa Echoes, dei Pink Floyd <3
Ecco che pubblico la mia prima storia su EFP!*0*
Sono emozzzzzionata <3
Vi dirò solo che è la mia prima storia dedicata a questo stupendo anime che ho ricominciato a vedere di recente e lo A M O ogni puntata di più!*^*
Ah, no, devo dirvi un'altra cosa: il capitolo vi sembrerà un po' cortino, vero? Tranquilli, tranquilli, è tutto normale: in realtà il capitolo integro è fatto da tanti mini capitoli come questo che mi permetteranno di aggiornare più velocemente - sappiate che sono una lumaca v.v
Vedete, infatti, che a sinistra del titolo vi sono due numeri separati da un puntino: il primo rappresenta il numero del capitolo, il secondo il numero del mini capitolo.
Occhei, ho definitivamente finito di annoiarvi.
Spero vi sia piaciuto questo insignificante inizio.
Baci,
Ticket to anywhere.