Finita la mia prima giornata di lavoro mi rifugio nella mia piccola casa e con un'insalata ben condita inizio a pensare a ciò che ho fatto, ho fatto bene?
Squilla il telefono, da quando sono qui mi sono dimenticata di averlo e sinceramente non credevo funzionasse ancora.
-Joanna?
-Si sono io chi parla?
-Sono tua madre.
-Ah ciao mamma.
-Ascolta quando torni?
-Mai.
-Si dai, smettila di giocare, torna.
-No mamma! Ho trovato un lavoro, ho un appartamento e degli amici non tornerò!
-Ti stai facendo scappare l'ultima chance di tornare.
-Ok adesso posso chiudere?
Una voce fuori-campo chiede con chi mia madre stia parlando è John, sento il telefono muoversi e poi...
-Joanna? Hai esattamente 72 ore per tornare a casa, dovrebbero bastare.
-Non tornerò, salutami le vipere delle tue figlie e l'illusa di mia madre.-sto per riagganciare ma sento lui che parla.
-Se tua madre è l'illusa e le mie figlie sono le vipere io che sono?
Senza pensare un attimo a cosa sto per dire rispondo:
-Sai nelle storie il cattivo è identificato da un mantello nero, tu invece no, hai dei capelli perfetti e uno sguardo che farebbe sciogliere chiunque. Ma sei comunque il cattivo.
-E tu?
-Io sono la stupida che ha gettato la spugna, quella che si è arresa prima di combattere. Adesso scusa salutami tutti i personaggi della storia più cattiva e crudele del mondo.
Se vuoi davvero ricominciare e farti una vita di nuovo devi azzerarti: devi dare il peggio di te.
Riaggancio e vado all'aperto, sul portico, dove chi viveva prima di me ha messo un salottino di bambù. Mi siedo e guardo quel magnifico tramonto. Non ricordo di averne visto mai uno più bello.
-Ciao Jenna!
-Ciao... sai mi sfugge il tuo nome! Ma non mi sembra che per te i nomi siano importanti devi ancora capire il mio.
-Si certo.
Continuo a guardare il tramonto mentre il tipo si siede sulla poltrona.
-Prego... fai come se fossi a casa tua.
-Certo, lo avrei fatto anche se tu non mi avessi detto niente.
Annuisco.
-Come ti sembra il lavoro nell'ambulatorio? Difficile?
-Non è difficile, grazie per l'interessamento.
-Di la verità ti aspettavi bambini paffuti e tanta felicità.
Lo ignoro non rispondendo.
-Ciao ragazzi!-lui è Pete, poco dopo ci raggiungono Violet, Charlotte e Robert.
Sono tutti europei o americani. Tranne il tipo di cui non so il nome.
Siamo tutti seduti, chiacchieriamo e ci divertiamo. Sembra un di quelle scene dei film, dove dopo una giornata estenuante i protagonisti si incontrano e discutono dell'accaduto.
Mi piace vivere qui. È vero è passata solo una giornata, ma qui senti che la gente ha bisogno di te, dove vivevo il massimo problema era la varicella! Adesso mi sento utile.
-A che ora si inizia domani mattina?-chiedo.
-Alle 8.00 devi essere già li.-mi risponde Pete sorridendo.
-Ah... e che ora è adesso?-chiedo soridendo a mia volta.
-Le 19.30
-Uh...
Mi avvicino a Charlotte chiedendo il nome del tipo odioso e lei mi risponde:
-Te lo direi volentieri! Ma ha fatto questo scherzo a tutti,si vuole proteggere da non si sa cosa, così mette una barriera davanti a lui. Nessuno gli rivolge la parola se non è necessario.
Ho una sfida, conoscere il nome di quell'uomo che da oggi chiamerò QSN (Quello Senza Nome).