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Autore: Nimel17    09/07/2012    4 recensioni
La fiaba di Raperonzolo è molto conosciuta, ma qualcosa mancava...Rumpelstiltskin. La vera protagonista è comunque Rapunzel.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non toccò mai il terreno. Rimase sospesa dolcemente nel vuoto per qualche istante, poi iniziò piano a risalire, fino a raggiungere la finestra. Si aggrappò ai battenti con tutta la sua forza e, in un momento che le sembrò durare ore, riuscì ad entrare nella torre e si appoggiò alle pareti, la cui freschezza non le era mai sembrata tanto benvenuta. Tremava così tanto che fu costretta a sedersi per terra. Alzò gli occhi, cercando timorosa la persona a cui doveva appartenere quella voce.
“Forse è meglio fare un po’ di luce in questa lugubre torre, non trovi cara?”
Delle candele apparvero dal nulla, rischiarando notevolmente la stanza. Rapunzel guardò sbalordita l’uomo…ma era davvero un uomo?...che le stava davanti. Non assomigliava a nessuna delle illustrazioni dei suoi libri, questo era certo. La pelle variava dal giallo-verde a tinte più grigiastre, capelli castano-grigi e mossi che gli arrivavano al mento incorniciavano un viso appuntito, sogghignante. E gli occhi…sembravano non avere pupille, non fosse stato per dei bagliori ambrati. E come diamine era entrato nella sua torre? Si alzò di scatto e si allontanò da lui il più possibile, le mani che tastavano il muro alla ricerca di qualsiasi cosa con cui difendersi. Trovò un bastone per la legna e lo brandì davanti a sé.
“Chi sei? Come hai fatto ad entrare? Cosa vuoi?”
“Oh-oh, quante domande! Abbiamo davvero un uccellino curioso, qui, in questa gabbia!”
Rapunzel sentì gli occhi inumidirsi, ma strinse più forte il bastone.
“Una alla volta, allora. Chi sei?”
Lo strano uomo s’inchinò.
“Rumpelstiltskin, per servirti.”
Rumpelstiltskin…Rumpelstiltskin…il vento sembrava ripetere quel nome. Persino lei, chiusa da diciannove anni in quella torre, sapeva chi fosse. Madre Gothel l’aveva usato come uno dei numerosi spauracchi per impedirle d’uscire. Non c’era da stupirsi, che fosse riuscito ad entrare. Ma questo non spiegava…
“Perché ti trovi qui?”
L’altro si guardò le unghie affilate con aria annoiata.
“Oh, passavo di qui. Posso sentire i desideri delle persona, dearie. E te ne hai uno bello importante, vero dearie?”
Mentre diceva ciò gli occhi gli si erano illuminati, il sorriso si era allargato e aveva iniziato a gesticolare in modo tanto buffo che Rapunzel avrebbe riso, se non fosse stata così spaventata.
“Non stringerò mai un patto con te.”
“Mai è un tempo estremamente relativo, tesoro. Non vuoi sentire cos’ho da proporti, prima?”
Lei socchiuse gli occhi. Non si fidava nemmeno un po’.
“Ti ho appena salvato la vita, dearie. Che motivo avrei per farti del male, uccellino?”
“Da quello che dicono di te, mi aspetto di tutto.”
“E cosa dicono del terribile Rumpelstiltskin?”
Si girò di scatto, sollevando una mano di scatto come per richiamare l’attenzione.
“Sentiamo, cosa sa una ragazzina chiusa in una torre di Rumpelstiltskin.”
Rapunzel s’irrigidì. Le spalle del folletto erano scosse dalle risate e gli occhi erano diventati di un dorato fuso.
“Dicono che nessuno può rompere un patto con te. Che il prezzo per i tuoi servigi è troppo alto, che mangi i bambini di coloro che non rispettano i patti e che sacrifichi le vergini nel tuo laboratorio oscuro.”
Ora l’altro non si sforzava nemmeno più di trattenersi.
“Oh, è tutto così vero e così divertente! Sissì, nessuno può rompere un patto con me. Ma prima di rompere un patto, dearie, devi farne uno. Ascolta: ti offro la tua libertà. Basta torre, basta madre iperprotettiva, basta scorci di panorama dalla finestra, invece potrai viaggiare e vedere il mondo. Non è generoso?”
Rapunzel aveva lasciato cadere il bastone e si era avvicinata.
“Cosa vuoi in cambio?”
“Diciamo…sì, diciamo che mi dovrai un favore.”
Lei abbassò lo sguardo.
“No. Voglio che la mia parte sia ben chiarita, se devo dare la mia anima al diavolo.”
Rumpelstiltskin agitò scherzosamente un dito.
“E cosa me ne farei della tua anima? Non sono poi il diavolo. Va bene, va bene. Dopotutto, ogni tipo di magia ha un prezzo. Allora: la tua libertà in cambio di…”
Rapunzel lo guardava, gli occhi che s’ingrandivano speranzosi. Cosa poteva aspettarsi da lei?
“In cambio, tu diventerai il mio menestrello personale.”
Lei era esitante.
“Ma la mia libertà non sarà completa…”
“Oh, non sono poi un padrone così esigente. Ci sono volte in cui non sopporto un suono per anni…in tal caso tu sarai più libera di ora.”
Un lungo rotolo di pergamena comparve nella mano di Rumpelstiltskin. Rapunzel prese la piuma che le porgeva, la rigirò due o tre volte tra le dita, poi firmò. Cos’aveva da perdere?
“È un patto, allora, dearie.”
  
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