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Autore: yachan    25/01/2007    2 recensioni
Tutto inizia con il potere che Elena riceve da uno sconosciuto, ma ciò porta ad effetti indesiderati. Zick cercherà d'aiutare l'amica, ma andrà davvero tutto bene? Possono le incomprensioni cambiare la loro amicizia?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 2

 

 

-         Vi dico che l’ho visto chiaramente- disse Zick alle persone presenti- Due o forse tre metri da terra. Non era possibile che si trattasse solo di vento.

-         Questo non conferma che sia stata Elena a provocarlo- disse Timothy mentre prendeva la sua tazza.

-         Ma quell’energia…ne sono sicuro, proveniva da lei.

-         Però hai detto che prima non l’avevi percepita- disse il padre del ragazzino.

-         N- no…- disse lui confuso- Non capisco…in un momento sembra un semplice bracciale e poi d’improvviso sprigiona un energia incredibile.

-         Ed Elena cos’ha detto?- chiese la madre.

-         Lei non ricorda bene cos’è successo.

-         Che ne pensi Timothy?- il padre di Zick si rivolse al gatto seduto sulla sedia.

-         Mh…ci sono molte cose che non mi sono chiare- guardò Zick e poi sospirò- E va bene. Farò un controllo oggi stesso.

Zick sorrise.

-         Bene, vengo con te.

-         Non serve- scese dalla sedia- Andrò a fare una semplice visita alla tua amica.

-         Però…

-         Non preoccuparti- disse il padre- Timothy sa quello che fa.

-         Mh…okey.

Timothy aprì la porta e si spostò d’un lato, lasciando cadere un mostro sopra l’altro.

-         Zick, piuttosto controlla che questi mostri in detenzione, non scappino via in mia assenza.

-         Che ci facevate dietro la porta?- chiese Zick.

-         Noi? Niente, niente…- disse Bombo alzando lo sguardo, poi guardò Zick- Elena, molto ammalata?

-         Ehi, razza di stupido! Alzati! Ci stai schiacciando tutti!- dissero gli altri mostri sotto di lui.

-         Oh, scusate me- si alzò. Sotto la sua grossa pancia aveva fatto una schiacciatina di Sgnakuz, Gingi Lardine e Zamurro.

-         Elena sta bene- disse Timothy- E il discorso è chiuso.

 

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-         Tu che dici, sto bene?- chiese Elena guardando il suo piccolo mostro, Bombolo.

-         Gnak?

-         Già, hai ragione, mi sto facendo troppi problemi- guardò il braccialetto- Non è detto che sia stata io.

-         Gnak, igh- e si mangiò il suo pacchetto di patatine.

-         Uff, ma che te ne parlo a fare, se tanto non mi ascolti?

-         Elena- la porta si aprì di colpo- Vieni giù a darmi una mano- disse la madre di Elena- I gemelli insistono a litigare per i giocattoli.

-         Ho capito, ho capito- si alzò da terra- Adesso arrivo.

Elena uscì dalla stanza, seguita da Bombolo, che per sua fortuna era invisibile ai suoi genitori.

Entrò nella stanza dei gemelli e sentì le urla dei due bambini che si contendevano i giocattoli.

-         Li lascio a te Elena, io devo andare a fare la spesa- disse la madre e uscì di fretta.

-         D’accordo…- Elena guardò i fratellini- Porca bomba, come se non ne avessi già abbastanza di pensieri- si chinò fino ad arrivare all’altezza dei fratellini- Vogliamo smettere con questo litigio?- li divise- Vi ho già detto che non è bene litigare per dei giochi e…- per tutta risposta ricevette un giocattolo in fronte.

Stesa a terra, sentì che le voci dei fratellini non erano diminuite.

Bombolo guardava la scena, mangiandosi le sue patatine e ridacchiando.

-         Oookey…- disse Elena innervosita, mentre si alzava- L’avete voluto voi…STATE ZITTI!!- gridò arrabbiata.

In quel momento i giocattoli si animarono, si alzarono da terra avvicinandosi ai fratellini e guardarono minacciosi i due bambini, che non poterono che zittirsi e abbracciarsi intimoriti.

Elena guardò stupita la scena, mentre i giocattoli tornavano senza anima, come prima.

-         B- bombolo…hai visto?- si girò, indicando i giocattoli stesi a terra.

Anche Bombolo era rimasto senza parole e aveva smesso di mangiare. Cinque secondi dopo, riprese a mangiare.

-         Sono stata io?- disse Elena sorridendo- Sono stata io a muovere i giocattoli? Uhao! Non mi credevo in grado di fare una cosa simile. E per di più, i gemelli ora non litigheranno più per i giocattoli. Come sono contenta. Sì, ma…- si fermò- come ci sono riuscita?

Mentre Elena sistemava la stanza aiutata dai fratellini, che ora parevano due angioletti, dalla finestra c’era qualcuno che la osservava. 

“Aveva ragione Zick. Tutto questo non è normale”- pensò il gatto affacciato alla finestra- “Che sia davvero tutto merito del braccialetto?”

Elena si chinò a raccogliere un giocattolo e mentre si chinava, notò un ombra riflessa sul pavimento. Si girò e vide alla finestra un gatto senza pelo.

-         Timothy! Che spavento!- disse Elena, aprendo la finestra- Cosa ci fai qui?

Il gatto non parlò e scrutò l’interno della stanza.

“L’energia è già scomparsa”

-         Timothy?- Elena lo guardò confusa.

-         Oh, gatto!- disse la sorellina piccola.

-         Gatto, gatto!- ripeté il fratellino, allungando le mani per accarezzarlo.

-         Posso vedere il braccialetto?- chiese, mentre tentava di allontanarsi dalle mani dei bambini.

-         Oh…sì, certo- gli porse il braccio.

Timothy guardò bene i simboli del braccialetto e stette in silenzio.

-         Ohh, gatto ha palato!- dissero i due gemellini meravigliati.

-         Hai visto cosa è successo prima?- disse Elena con il sorriso stampato sul volto- E’ la prova che questo braccialetto è magico. Chissà, forse è stato creato dalle fate oppure da un cattivo stregone o…

-         Non lasciarti andare con la fantasia, Elena- disse il gatto con lo sguardo poco convinto- Credo di aver capito di cosa si tratti…vieni da Zick stasera.

-         Oh…va bene- vide il gatto girarsi e scendere dalla finestra.

“Perché nessuno sembra esserne entusiasta?”- pensò Elena triste, mentre chiudeva la finestra- “E’ come se a loro non facesse piacere che io abbia dei poteri…”

Sospirò davanti alla finestra, mentre guardava la casa di Zick.

-         Uh…gatto, è andato…- disse la sorellina delusa.

Elena si svegliò dai suoi pensieri e si chinò davanti alla sorellina.

-         Ehi, perché sei triste? Noi abbiamo un bellissimo gatto, sai?

-         Uh…ma Sfruscio è un pigrone…voglio l’altro.

-         Eh, eh, ma che dici- rise- Certo, è un po’ pigrone…ma gli vogliamo bene lo stesso, perché è speciale.

Alla parola “speciale”, le venne in mente Zick e tornò a sospirare di nuovo.

Dietro di lei, il fratellino Charlie la guardava, mentre faceva girare le ruote della sua macchinina. Era uno sguardo diverso dal solito, uno sguardo serio e preoccupato.

-         Bene, che ne dite di scendere giù?

-         Sì, sì- assentì la sorellina.

-         Charlie?- si girò per guardarlo.

-         Sì, sì- fece cenno di sì, tornando al suo solito faccino da bambino.

-         Andiamo, allora.

 

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-         Allora?- chiese Zick, guardando il gatto senza pelo.

-         Ho controllato su alcuni libri e ho trovato l’informazione che cercavamo.

-         Riguardo al braccialetto?- chiese Elena.

-         Elena…riesci a ricordare come ti sentivi prima che la magia apparisse?

-         Uhm…dunque- ci pensò su. Ricordò che la prima volta era con Teddy- Credo arrabbiata…sì, ero arrabbiata.

-         E anche le altre volte?

-         Uhm…sì…sì, ora che ci penso, ero arrabbiata in tutti i casi.

-         Questo che significa?- chiese Zick.

-         Semplice, il braccialetto che ora Elena indossa è impregnata di una magia particolare che sprigiona solo ad una condizione: deve essere in collera. Più la persona è arrabbiata, più il potere aumenta.

Zick guardò l’amica.

-         Ora capisco…ma perché proprio la rabbia?

-         Il libro non lo spiega…è un braccialetto molto antico. E’ passato di mano in mano, di persona in persona e da mostro a mostro, fino ad arrivare a Elena. E’ un braccialetto molto pericoloso, ma innocuo se la persona che lo indossa è tranquilla.

-         C’è da chiedersi come mai quel vecchietto lo avrà dato proprio a Elena- disse il padre di Zick.

-         Chissà…forse se ne voleva sbarazzare, perché sono poche le persone che sanno utilizzare il suo potere o probabilmente aveva capito che tipo era Elena.

Timothy e Zick guardarono Elena.

-         Come?- intuì i loro sguardi- Volete dire che sono una persona irascibile?

-         Ehm, no, non proprio…- disse Zick un po’ intimorito dallo sguardo minaccioso di Elena- solo che…a volte ti arrabbi facilmente.

-         Non è vero!

-         Calma ragazzi- intervenne la madre di Zick- Non è il caso di litigare.

-         E ora che si fa?- chiese il padre.

-         Basterà toglierlo, no?- disse Zick.

A queste parole, Elena guardò l’amico e abbassò la testa.

I nonni di Zick notarono lo sguardo di Elena e si guardarono tra di loro dispiaciuti.

-         Elena prova a toglierti il braccialetto- disse Zick.

-         Non c’è bisogno che tu me lo dica…- disse con un certo disappunto e cercò di togliersi il braccialetto- Mh…che strano…

-         Non riesci a toglierlo?- chiese Greta, la madre di Zick.

-         Non capisco…eppure qualche giorno fa non era così stretto.

-         Aspetta, ti aiuto- Zick provò a tirare via il braccialetto, ma con il solo risultato di trascinare Elena, cadendo giù dal divano- Ahio…

-         Come temevo…- disse Timothy.

-         Che vuoi dire?- chiese Zob.

-         Sembra che una volta trovato il padrone ideale, il braccialetto non si riesca più a sfilare. E a quanto pare, Elena è la persona giusta.

-         E’ terribile. Come possiamo fare?

-         Al momento niente. Cercherò altre informazioni a Bibbur-si, forse ci sarà una persona che potrà aiutarci.

-         Ed Elena?

-         Dovrai tenerla d’occhio e impedirle che si arrabbi. Basterà che per un po’ rimanga tranquilla, così il potere non uscirà fuori dal braccialetto.

-         Elena tranquilla? Sarà un impresa- disse Zick e ricevette un occhiataccia da Elena.

-         Un impresa?- si alzò in piedi- Per chi mi hai preso? Io sono una persona tranquillissima!

-         Eh, ecco…

-         Riuscirò benissimo a cavarmela da sola. Non ho bisogno del tuo aiuto- detto questo uscì a gran passo dal salotto e dalla casa.

“Stupido, stupido, stupido!”

Zob e Timothy sospirarono.

-         Allora lascio a te il compito di sorvegliare Elena- disse il gatto.

-         Ma non l’hai sentita? Non vuole il mio aiuto.

-         Che lo voglia o no, è pur sempre una tua amica- disse il padre in tono severo- E ora ha bisogno del tuo aiuto. Solo tu puoi aiutarla.

-         S- sì, certo, però…

-         Ricorda che la faccenda del braccialetto deve rimanere segreta. E’ meglio essere cauti- disse Timothy e infine tutti quanti abbandonarono il salotto, lasciando il povero Zick ai suoi doveri.

 

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-         Mi vuoi ascoltare Elena?- il ragazzino dai capelli blu, inseguì l’amica che proseguiva a passo spedito davanti a lui- Elena non cominciare a comportarti come una bambina.

Elena si fermò e si voltò a guardarlo.

-         Chi è la bambina?

-         Tu. Si vuol sapere perché mi tieni il muso da stamattina?

-         Oh, scusa, ero troppo impegnata a calmare la mia rabbia, che non avevo tempo per ascoltarti- disse con ironia.

-         Spiritosa. Perché c’è l’hai con me?

-         E me lo chiedi?- si voltò, continuando a camminare.

-         Ancora per quella storia di ieri? Ti ho già chiesto scusa.

-         Non è questo…

-         E allora cosa?

Elena fece per dire qualcosa, ma si fermò.

Come poteva spiegarglielo come si sentiva? Perché non capiva cosa rappresentava per lei quel braccialetto? Perché non capiva?

-         No, non importa. Andiamo, ci aspettano all’armeria.

-         Sì.

Aspettarono davanti alla casa di Zick il varavan che li prendesse e li portasse alla montagna che accoglie l’antica armeria.

Una volta arrivati i due scesero dal varavan e raggiunsero la piazza delle cento porte.

-         Elena, ciao- la salutò la sua compagna di rifugiologia.

-         Ciao- la salutò e si fermò a chiacchierare.

-         Ehi Zick- il ragazzino si girò e vide l’amico domatore venirgli incontro con tutto il gruppetto- Allora, si va?

-         Eh?

-         Ma sì, ne abbiamo parlato l’altra volta, ricordi?

-         Avevamo deciso di andare ad aiutare i domatori, che sono impegnati a fermare un armata di spettri neri- gli rinfrescò la memoria Lay- Già alcuni domatori sono andati, però non vogliono che ci andiamo noi.

-         Così durante la lezione sgattaioleremo fuori dall’aula e andremo sul luogo a dargli una mano.

-         Sì, sì, ricordo…però abbassate la voce- si girò dietro per controllare Elena. Continuava a parlare con l’amica.

-         Che succede? Non hai avvertito Elena?- Lay lo guardò.

-         Eh, meglio che questa volta non venga con noi.

-         Come mai? Avete litigato?- chiese confusa Lay.

-         N-no…- disse Zick incerto.

-         Meglio così- disse Teddy appoggiando la mano sulla sua spalla- Senza una palla ai piedi saremmo più d’aiuto ai domatori.

Zick non disse niente e rimase silenzioso.

-         Di chi state parlando?- comparve dietro di lui Elena, che lo guardava incuriosita- Allora?

-         Ehh…dunque.

-         Niente che t’interessi, piccolina- intervenne Teddy.

-         Ehi, piccolina a chi!

-         Calma, calma- notò che Elena si stava arrabbiando e doveva impedirlo- Stavamo solo parlando di…sì, di chi avesse collezionato tutte le figurine dei mostri.

-         Ah, solo questo?- sembrò quasi delusa.

-         Certo- gli sorrise.

-         In questo caso…vado in classe. Ci vediamo dopo- Elena si allontanò e Zick poté tirare un sospiro di sollievo.

-         E così le hai mentito…- disse Lay che aveva osservato la scena.

-         Non è proprio così…io…

-         Hai fatto benissimo Zick- disse sorridente Teddy- Vedo che hai ascoltato le mie parole e le stai mettendo in pratica.

Zick non fece in tempo a replicare, che era già ora di andare in classe.

Si sentiva strano. Aveva mentito a Elena. Ma non era la prima volta. Anche l’ultima volta le aveva detto una bugia.

 

-         Senti Elena…- disse un po’ timoroso.

-         Sì, Zick?- disse Elena, tutta concentrata con il braccialetto.

-         Per quel giorno…

-         Quale giorno?- non gli prestava molta attenzione.

-         Sai, quando ci eravamo dati appuntamento alla fontana…e alla fine non sono arrivato.

-         Oh…sì, ricordo- smise di guardare il braccialetto.

-         Ecco, io volevo scusarmi e…

-         Non importa- si voltò verso di lui e gli sorrise- Sai quel giorno ero davvero arrabbiata. Ma ora ripensandoci, mi sento una sciocca. Se non sei venuto all’appuntamento, sicuramente avevi avuto un impegno importante.

Zick rimase sorpreso a quelle sue parole.

-         Ho creduto che te ne fossi andato da qualche parte con i tuoi amici. Scusami se ho dubitato di te. Io mi fido di te- continuò a sorridergli e poi tornò al braccialetto.

Il ragazzino guardò l’espressione contenta di Elena. Avere quel braccialetto, la rendeva felice e questo, in un certo senso, era favorevole per lui, visto che non si era arrabbiata come al suo solito.

Però…Elena credeva davvero che Zick non era potuto venire per un impegno importante, aveva fiducia in lui…

E ora come faccio a dirle la verità, dopo le sue parole?- pensò Zick.

In quel momento preferì non dire nulla e lasciare stare. Con un po’ di fortuna, Elena non sarebbe venuta a scoprire la verità.

 

Zick sospirò dal suo banco. Cosa gli stava accadendo?

Possibile che non capisci? Trascinandoti sempre dietro Elena, non diventerai mai forte. Ti diverrà una palla al piede

Che fosse davvero come diceva Teddy?

Perché non lo ammetti invece? Elena è tua amica, ma resta pur sempre una semplice umana

Cosa doveva fare?

-         Pss…Zick!- lo chiamò Raul.

-         Eh?

-         Andiamo, è il segnale per filarcela.

-         Sì.

Non era il momento per pensarci. Una volta tornato ci avrebbe riflettuto con calma e avrebbe sistemato il problema. O almeno, era questo era il suo intento.

 

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-         Sei sicuro che avete trovato la persona giusta?

-         Sì, mio padrone. L’ho osservata a lungo, da quando l’ho vista per la prima volta con il piccolo domatore e posso dire con decisione che questa volta ci siamo. Anche il braccialetto sembra aver riconosciuto la persona.

-         Perfetto- disse compiaciuto lo strano individuo- Dopo anni, finalmente avremmo il potere assoluto. Metteremo fine a questa guerra contro i domatori- si alzò in piedi- Vinceremo e invaderemo la città sospesa. Ah, ah, ah!!

-         Una rinfrescante bibita al Mangaro?- il bicchiere gli apparve davanti agli occhi, rompendo l’atmosfera.

Il commesso sorrise beota e poi se ne andò.

-         Ehi…

-         Sì, mio padrone?

-         Perché ogni volta ci dobbiamo riunire alla Tana del Sollazzo?

-         Perché la sua base è stata distrutta.

-         Ah.

 

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-         Che vuoi dire?- Elena guardò l’amica.

-         Sì, me l’hanno detto ieri. Alcuni domatori si erano riuniti in piazza e Jeremy ha finito per invischiarsi in un bobak per colpa di Peter. Per questo Jeremy è nervosetto in questi giorni- guardò l’amica- Ma come, non lo sapevi? Pensavo che fossi insieme a Zick quel giorno.

-         No, lui aveva avuto un impegno e…

-         Zick era con gli altri…non te l’ha detto?

Elena guardò il suo banco.

-         No, non l’ha detto.

L’amica guardò Elena, che pareva pensierosa.

-         Qualcosa non va Elena?

-         No, no…- scosse la testa e si alzò in piedi- Mi scusi, dovrei andare in bagno.

L’insegnante la guardò e poi assentì.

-         Ma certo, vai pure.

-         Grazie…

-         Elena, dove vai?- l’amica intuì che l’intenzione di Elena era un’altra.

-         Devo verificare una cosa…- disse lei, mentre usciva dall’aula.

 

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-         Raggio Dom!- gridarono i ragazzini insieme.

-         E vai, fuori altri tre- disse contento Teddy.

-         Sì, ma gli spettri sono davvero tanti- disse Lay con il fiato corto- Guardate il confine. Da ogni parte spunta qualche spettro. Sembra quasi che si siano messi d’accordo per attaccare insieme.

-         Non sono niente in confronto a noi. Possono essere anche in decine e decine, ma noi siamo i più forti.

-         Non gasarti Teddy- disse Lay- Siamo sfiniti e la situazione non è migliorata.

-         Lay ha ragione- disse Zick osservando la situazione- Di questo passo la barriera dei domatori verrà del tutto frantumata e gli spettri avranno libero accesso in città.

-         Quanto siete noiosi- disse Teddy- Io e i fratelli Luseney andiamo avanti a cercarne degli altri.

-         Aspetta, non avventuratevi da soli- li inseguì.

Zick fece per seguirli, ma si fermò sentendo una forza che lo tratteneva.

“Cos’è?”

Si guardò intorno preoccupato. I suoi amici erano ormai lontani e non si erano accorti di niente.

-         Ziiiick…- una voce lo chiamò.

Tutto intorno a lui si fece scuro.

-         Chi sei!- disse Zick allarmato.

-         Non mi vedi?- un essere verde e grigio apparve davanti a lui.

-         Magnacat!- disse sorpreso- Ma come…ricordo molto bene che era stato sconfitto.

-         No, no…non sono Magnacat…sono suo fratello, Obius.

-         Ha un fratello?

-         A dire la verità, ne ha molti. Ma io sono il migliore tra di loro. L’unico che poteva prendere le redini di Magnacat.

-         Oh, interessante…- disse quasi annoiato. Quasi tutti i mostri-ska avevano la mania di vantarsi- Cosa vuoi da me?

-         Da te niente. Voglio qualcosa che ti appartiene.

“Non si riferirà al raggio Dom?!”- Zick indietreggiò.

-         Oh, tranquillo, non voglio i tuoi poteri…aspiro a qualcosa di più potente.

-         Come?

-         E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

-         Che cosa?

Obius sorrise compiaciuto. Notava l’ansia negli occhi del domatore.

-         Lo scoprirai molto presto…anzi, troppo tardi, per poter fare qualcosa. Appena ti distrarrai, essa scomparirà per sempre dalla tua vita.

Zick guardò il mostro senza capire.

-         Ma già che ci sono posso approfittare per farti vedere la mia potenza, in modo che tu non mi metta più i bastoni tra le ruote- si avvicinò in modo minaccioso al ragazzino, che non poté fare a meno di indietreggiare.

“Cavoli, ho utilizzato quasi tutta l’energia Dom contro gli spettri. Non sono riuscito ancora a riprendermi e in queste condizioni, sono completamente vulnerabile a qualsiasi attacco”

-         Allora Domatore…hai perso la voce?- disse Obius, ma un onda di luce lo colpì da dietro la schiena- Ma cosa?!

-         Mi sa che sarai tu quello che perderà qualcosa- disse la ragazzina dietro lui.

 

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Approfitto di questo spazio per tradurre quello che sarebbe il titolo di questa fan-fiction, ovvero “Nuestra promesa”, che altro non è che “La nostra promessa”. Il titolo è preso da una canzone (come al solito ho questa abitudine) di cui ho fatto anche un video.

Per quanto riguarda la fiction, a quanto possa sembrare la storia sta proseguendo…solo che per un motivo o l’altro viene interrotta. Però sono decisa a terminarla.

Perciò, continuate a seguire la storia!

By Ya-chan

   
 
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