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Autore: AlexBlack    10/07/2012    2 recensioni

La senti quest'aria, Hagrid?
E' la stessa di una volta; incomincia una nuova battaglia.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Rubeus Hagrid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Cielo freddo, cielo nero


La senti quest'aria, Hagrid? 

*

- Ascolta, Hagrid...

Il vento si scontrava furioso contro il suo viso; penetrava nei capelli e nella barba, come tanti aghi velenosi pungeva la pelle, e lasciava cicatrici, segno di un'era buia.

- Signore, cosa succede? - Il mezzo gigante si voltò interessato verso un uomo alto, dalla barba bianca. Sentiva la gravità della situazione incombere negli occhi dell'anziano mago.

- Nulla che possiamo contrastare, ormai, - il vecchio indugiò piano, guardando il parco da una finestra della capanna del guardiacaccia, prima di voltarsi a guardarlo negli occhi, - ascolta il vento, Hagrid. Fanne tesoro, prima che venga invaso dalla luce delle maledizioni.

- Non ci siamo in un bel periodo, non è così Signore? - sussurrò, rivolto all'uomo.

- No, dobbiamo preparci: ci sarà una guerra, - guardò Hagrid intesamente, prima di aprirsi in un largo sorriso, - Non te ne preoccupare, ora. Siamo ad Hogwarts, e qui la battaglia arriverà per ultima.

*


Sì, la sento... E' la stessa di una volta; incomincia una nuova battaglia.

La senti la pioggia, Hagrid?

*


Una lanterna illuminava fievolmente una stanza, in cui erano riunite una ventina di persone.
Il silenzio regnava, congelando le parole sulla bocca dei presenti; sembrava che tutti avessero paura di parlare. Ma forse non ce n'era bisogno.
Il tempo passava lento e le goccie di pioggia che s'infrangevano sui vetri sembravano scandirne il ritmo. Il cielo piangeva, come piangevano i cuori di quelle poche persone sopravvissute.

- Dobbiamo fare qualcosa.

Un'unica voce rimbombò nella tetra stanza; una persona un po' più alta del normale spinse via la sedia e si issò in piedi, ripetendo il concetto, questa volta urlando.

- Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo lasciare che la gente ci muoia! Dorcas è appena stata uccisa, - il mezzo gigante prese un grosso respiro, - ...da Voldemort.

Un brivido percorse alcune schiene, qualche sussurro, e un applauso.
Un'uomo anziano si era alzato a sua volta, e fronteggiava il gigante, battendo fievolmente le mani.

- Sono sempre stato fiducioso in te, Hagrid, e questa è una grande prova di coraggio da parte tua. Ma noi stiamo già facendo qualcosa, - disse l'anziano con la barba bianca, sospirando, - il problema è che non è abbastanza.

- Allora facciamo di più! - protestò Hagrid, infervorato.

Ci furono alcuni consensi, alcune persone seguirono l'esempio del vecchio mago e applaudirono convinti.

Il rumore delle goccie venne coperto dal battere delle mani e Hagrid sorrise compiaciuto, sempre più sicuro che bisgognasse continuare, per un mondo nuovo.

Purtroppo Dorcas, come molta altra gente, era morta, e nulla poteva far tornare in dietro loro. 
Ma continuare a sperare, non arrendersi, affievoliva il rumore della pioggia; affievoliva il pianto disperato del cielo, coprendone l'urlo. Eppure, il giorno seguente le strade sarebbero rimaste bagnate.

*


Sì, la sento la pioggia. Il cielo piange, Malocchio è morto.
Sono le stesse lacrime di una volta.

E, Hagrid, lo vedi questo cielo?

*


Il cielo sovrastava il mezzogigante, il quale era intento a fissare con il cuore frantumato una casa diroccata dinnanzi ai suoi occhi.

Era lo scuro cielo della fine.

Era finita, finalmente, la guerra. Le paure spezzate, le lacrime prosciugate, i sorrisi rinati... eppure, il cielo era nero; non una stella a rischiarare la volta celeste.

Era uno di quei giorni in cui non si può essere felici

Troppe vite spezzate nella frazione di qualche minuto. Il cielo indossava i colori della morte.

- Hagrid... il bambino, - sussurrò piano il vecchio mago, - portalo dai suoi zii, in fretta: a quanto pare la spia non era Remus.

- Professore, io non mi posso smaterializzare. Non è meglio che... - così dicendo il gigante guardò negli occhi l'anziano dalla barba bianca, e accennò a quest'ultimo, - sarebbe decisamente più sicuro.

- Non ce ne sarà bisogno, - ribatté l'anziano, per poi avvicinare un giovane dai capelli color pece e il viso che esprimeva dolore più puro.

Hagrid tornò a fissare la casa. Il poco fuoco che ancora ardeva tra ciò che era rimasto delle mura del piano superiore era in contrasto con il buio cielo.
In quel fuoco ancora si poteva scorgere vita, luce, nell'oscura notte che odorava di morte.

NO!

Un urlo riscosse Hagrid dai sui pensieri: l'uomo con capelli neri si stava dimenando tra le braccia di un terzo, che cercava di fermarlo.
Era evidente che il dolore per la perdita dei suoi amici lo stesse dilaniando: era sudato, urlava, gli occhi gonfi e brucianti, eppure non piangeva, l'espressione terrorizzata.
Ma urlava per qualcos'altro, ora.  

- NO! - ripeté, - il bambino... io... sono il suo padrino! - continuava a dimenarsi, ma ancora Hagrid non capiva il perché, - lo porto io dai suoi zii! Posso smaterializzarmi, ho una moto...

- No, - stavolta era stata una voce più pacata a parlare, la voce del mago dalla barba bianca, - sarà Hagrid a portarlo. E'... è più sicuro.

- Ma signore...

- Niente ma, - continuò, - non c'è bisogno che ti preoccupi tanto, Sirius. Harry è in buone mani. Però, sì, la moto ci servirebbe...


E quella notte una moto prese il volo nella volta scura. Prese il volo verso il cielo della morte, prese il volo verso il cielo della fine.

*


Lo vedo il cielo, lo vedo.

E' lo stesso.

Lo vedo.


E' finita la guerra, si è conclusa. Eppure, il sole non vuole tornare, ostenta dietro a quella collina.
Si ferma, e osserva. 
La guerra è finita, ma non c'è bisogno di essere felici. Il cielo rimane scuro, a riflettere gli animi di chi si è sacrificato, ad accoglierli tra la fila dei privilegiati; come ora, una volta.
La guerra è finita, ma cinquanta persone sono morte.

L'aria mi sferza il viso, piccole goccie incominciano a cadere sulla mia folta barba, il cielo rimane nero. Veste i panni della morte, piange, mentre ci manda i sospiri dei caduti.

Ho vissuto questa guerra, dal primo giorno all'ultimo, e la porterò nel mio cuore per sempre. Come ora accolgo i respiri, le lacrime e la visione di un freddo cielo della fine.




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Milioni e milioni di scuse non basteranno per giustificare la mia assenza di... ehm... mesi?
Sì, e anche tanti. Capisco che sarete spariti tutti a quest'ora e non vi biasimo. Suprattutto se me ne torno con 'sta cosa non ben definita.

Ma passiamo alla storia. Ovviamente è un confronto tra la prima e la seconda Guerra Magica, ma fin qua penso ci siano arrivati tutti. Non so bene neanche io perché ho scelto Hagrid come protagonista, in tanti hanno vissuto tutte e due le guerre, ma, boh, Hagrid mi sembrava in qualche modo azzeccato.

Spero non sia un completo fallimento ^^' I consigli sono sempre bene accetti <3

Alex. :*

   
 
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