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Autore: lady hawke    10/07/2012    5 recensioni
Sirius e James sono sopravvissuti alla Guerra Magica del 1981 e sono diventati due Auror famosi ed ammirati, cosa che non fa necessariamente rima con disciplinati. Costretti ad una missione estremamente noiosa in una tranquilla domenica pomeriggio decideranno di vivere un'avventura nel mondo Babbano, cacciandosi in guai seri. Troveranno qualcuno disposto a salvarli?
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Note: Devo dire che sono quasi emozionata nel postare questa storia. È luglio, ed è la prima oneshot che riesco a pubblicare oltre alla long del mio account e quella sull’account Stormtroopers in Stilettos. Un po’ scarso come risultato, vero? Lo so, lo so, non è per niente da me. Ma quest’anno vacche magre, e ci si deve accontentare. Vorrei poter dire di avere fatto chissà quali cose mirabolanti per giustificare questa mia inerzia, ma no, sono solo pirla. Ma credo che il lettore medio si stia già grattando le balle per la noia. ORDUNQUE.
Il titolo della storia è mutuato dall’omonima canzone dei Queen, a cui ogni essere dotato di intelletto dovrebbe essere grato. Esistono o sono esistiti, la voce di Freddie era grandiosa, le canzoni adorabili. Inutile tentare di convincermi del contrario. Quanto all’idea… be’, mi sono ispirata a questa immagine trovata su facebook: http://i213.photobucket.com/albums/cc40/Raingarda/523987_299406613469046_805670944_n.jpg
Quando l’ho vista ho avuto risate convulse per circa due giorni e davvero, non ho potuto non scriverci sopra. Spero vi diverta quanto ha divertito me scriverla.
Note bis: questa storia è un AU. Siamo circa nel 1987, la guerra è finita nel 1981 lasciando vivi e scarcerati i Potter e il nostro amico Sirius. James e Lily hanno pensato di scodellare un secondo pargolo, che ho battezzato Julian e ho rifilato a Sirius una fidanzata stronzetta di nome Cornelia Lethifold. Perché? Perché questa oneshot segue la timeline di una mia long che si chiama Lo strano caso del cane che abbaiava a mezzanotte, e altre storie ad esse collegate presenti sempre sull’account Stormtroopers in Stilettos. In realtà a voi questo interessa poco, ma almeno non rimarrete per metà lettura con un enorme punto interrogativo in fronte, o almeno spero. Ah, è la mia ottantasettesima storia mai scritta, e ne sono felice. Buona lettura!



Lazy on a sunday afternoon


A Sirius Black e a James Potter non mancavano di certo le avventure. Dopo essere diventati Animagus illegalmente, dopo essere stati eroi di guerra, dopo essere finiti sulle carte delle Cioccorane, e dopo essere diventati valorosi Auror, si poteva ben dire che avevano sperimentato ogni genere di impresa pericolosa.
Alla tenera età di ventisei anni dunque, potevano definirsi uomini adulti e responsabili. O forse no.
Di certo, sopportavano con stoica resistenza l’idea di essere spediti in giro da Scrimgeour come pacchi postali per sorvegliare zone che non necessitavano di sorveglianza nei giorni più strani. C’era da pensare che il Capo Dipartimento lo facesse apposta per non averli tra i piedi. Questo, su per giù, era il motivo per cui in quel momento si trovavano a Manchester, durante un bel pomeriggio di primavera, a passeggiare.
- Ricordami Ramoso, per quale ragione non posso farmi i fatti miei di domenica ma devo stare agli ordini del nostro capo? – fece Sirius sbadigliando.
- Perché secondo Scrimgeour ci sono stati dei disordini dovuti a contrabbando di animali di categoria XXXXX. – rispose prontamente Potter, più vispo dell’amico.
- Appunto, a che serviamo noi? Ci sono commissioni fatte apposta per questo al Ministero.
- Naah… il povero signor Nettle quando è andato a controllare che i traffici di animali fossero legali si è ritrovato con le mani invertite, è ancora al San Mungo a farsele sistemare. Per questo chiamano noi, la cavalleria.
- Yu hu. – fu l’unico commento di Black. Non c’era niente di più triste che essere utilizzati in modo improprio, Sirius lo trovava avvilente e inutile. Voglio dire, a Nettle era capitato uno scambio di mani, e allora? Malocchio Moody aveva perso occhio e naso per colpa di Rosier, ma mica si era messo a chiedere giorni di ferie, o aveva scomodato altri al posto suo. Il Ministero era decisamente pieno di mezze calzette. Troppe mezze calzette. La cosa tragicomica, peraltro, consisteva nel fatto che se lui si trovava a Manchester, città natale della sua… ehm… distrazione, questa se ne stava a Londra, a farsi beatamente i fatti suoi. Com’era ingiusta la vita.
Nemmeno Potter, dal canto suo, era estasiato dall’idea di vagare per quella città ai suoi occhi anonima: avessero anche recuperato quei trafficanti, sarebbe stato mortalmente noioso arrestarli. Avevano attraversato per un bel pezzo il centro di Manchester, per poi spostarsi verso Old Trafford dove, a quanto si diceva, si erano asserragliati i contrabbandieri. Old Trafford avrebbe dovuto essere un posto tranquillo, senza confusione, perfettamente adatto per nascondersi, ma quando James e Sirius ci arrivarono, preoccupandosi di nascondere le scope che avevano lasciato in un’aiuola pubblica, notarono qualcosa di strano. Da un edificio di enormi dimensioni proveniva un vociare veramente curioso, quasi come se lì dentro fossero contenute centinaia e centinaia di persone.
- Merlino. C’è una particolare festa Babbana di cui non sappiamo niente in corso? Perché se è uno scherzo io sono già pronto a tornarmene a casa. – disse subito Potter, passandosi una mano tra i capelli.
- Credo sia uno di quei campionati di giochi Babbani. La versione triste del Quidditch o giù di lì. – disse Sirius.
- Carino! Andiamo a vedere che cos’è? – propose.
- Mentre siamo in servizio? Ad annoiarci a morte? – Sirius scosse la testa, l’idea non gli piaceva per niente.
- Oh Felpato dai, non fare l’orso brontolone! Solo perché a te una cosa sembra noiosa, non è detto che non possiamo farla e poi senti… - James si zittì un attimo. – Ti pare questo il suono della noia?
Sirius Black ci pensò su: effettivamente non avevano niente di meglio da fare che distrarsi un po’ prima di entrare nel lavoro vero, ma doveva ammettere che, chissà perché, aveva un pessimo, pessimo presentimento. – D’accordo. – ammise. – Andiamo a dare un’occhiata.
Non si posero nemmeno il problema di come entrare: in quanto maghi, potevano semplicemente piazzare un Confundus o due ai sorveglianti presenti, ed intrufolarsi dentro allo stadio senza alcun impiccio.
Così fecero: in mezzo minuto Ramoso e Felpato ebbero la security dello stabile a loro completa disposizione, e poterono fare il loro ingresso con tutta tranquillità. Quando giunsero sugli spalti capirono però che il rumore che si sentiva da fuori non era semplice caos da tifo, ma qualcosa di più. Lo stadio era completamente pieno di persone rumorose e dall’aria furiosa, come se si fosse trattato di un’orda di unni. Si distinguevano bene le due tifoserie avverse per i colori, ma soprattutto per gli insulti che si stavano lanciando con notevole impegno.
- Che problema hanno? – domandò James incuriosito. – Oh, carino, gioca il Manchester United, la squadra della città. – disse poi osservando il tabellone.
- E giocano contro il Liverpool. Questo potrebbe essere un problema. – rispose Sirius.
- Perché?
- Da quello che mi ha spiegato Nel le due squadre si amano quanto noi amiamo Mocciosus.
- Uh… - Ramoso fece una smorfia che era tutto un programma. – Be’, spero non si attacchino alle irregolarità di gioco come quella volta con i Kenmare Kestrels contro i Caerpilly Catapults…
Proprio in quel momento, manco a farlo apposta, l’arbitro fischiò un rigore a favore del Liverpool, e la curva del Manchester esplose: entrambi assistettero ai tentativi di alcuni tifosi di fare un’invasione di campo scavalcando reti e protezioni di sorte con aria assai perplessa.
- Un vero Veggente, complimenti. – gli disse Felpato, sospirando. Mentre rimanevano immobili, sotto e accanto a loro si stava scatenando una vera guerra. Le squadre di calcio avevano fatto appena in tempo a ritirarsi negli spogliatoi, cosa valida soprattutto per i giocatori del Liverpool, a serio rischio linciaggio. Sprovvisti di calciatori con cui prendersela, parte dei tifosi del Manchester passarono a disastrare il campo stesso o ad aggredire i tifosi avversari. Presto, anche accanto a Sirius e James cominciò una vera e propria guerriglia. Chi era allo stadio con i bambini si affrettò ad agguantarli al volo e a cercare di lasciare la struttura il più presto possibile, prima che la cosa diventasse incontrollabile. I due maghi vennero spintonati più e più volte.
- Si tolga per piacere, non vede che mio figlio ha otto anni? Che vuole, che me lo ammazzino qui? – urlò un uomo mentre si levava Black di mezzo con una spallata. Sirius rimase sorpreso, soprattutto perché vide, mentre questo si allontanava, che il bambino in braccio a lui lo stava salutando con il dito medio alzato. Senza scomporsi, Felpato lo salutò allo stesso modo con un sorriso, lasciando il piccolo teppista momentaneamente sorpreso. Un attimo dopo, entrambi erano già scomparsi alla sua vista. Certo era, si ritrovò a pensare il mago, che forse quel bambino non avrebbe avuto alcun problema, in mezzo a quell’inferno.
- Pensi sia il caso di abbandonare la nave? – chiese James, con fare dubbioso.
- Non direi, no. Ora voglio sapere come va a finire. – rispose l’amico, con un ghigno malefico in volto.
- Se combiniamo altri guai Scrimgeour ci mette alla porta, però.
- E tu sei un pollo, Ramoso. – considerazione veramente infantile, soprattutto perché esternata in mezzo a una folla pronta a richiamare giù dal cielo divinità varie senza troppi complimenti, ma molto efficacemente.
- Non è affatto vero, piantala, Felpato. Non ci provare neanche per sbaglio a tirarmi in mezzo.
- Oh, d’accordo. – rispose Black con aria annoiata. James lo fissò negli occhi, come per accertarsi che il suo compare di malefatte non stesse pensando a qualcosa di molto stupido da fare. Ma sapeva bene che la noia portava il suo migliore amico a compiere le peggiori azioni del mondo. Capitava anche a lui stesso, naturalmente, ma lui, a casa, aveva una dolce mogliettina in grado di scorticarlo senza nessun rimorso.
Sirius si guardò attorno, alla ricerca di un pretesto, un qualsiasi pretesto, per movimentare la situazione. Poi fece quello che gli veniva meglio: agire in modo sconsiderato. Afferrò una lattina di birra trovata per terra e la tirò contro un ragazzo smilzo che si stava strattonando con un tifoso avversario sugli spalti accanto a loro. Questo si girò in direzione della strana coppia con aria furiosa.
- È stato lui. – con un serafico sorriso, Sirius indicò il suo migliore amico, che rimase momentaneamente paralizzato dallo sgomento.
- L’ho sempre detto che Liverpool è popolata da pezzi di merda! – con un’agilità che nessuno dei due maghi aveva previsto, lo sconosciuto balzò via dalla sua postazione, pronto ad aggredire Potter con tutta la sua ferocia di Hooligan. James decise che, se doveva essere coinvolto in una guerriglia urbana, il suo migliore amico non si meritava di meno. Cercando di sfuggire al giovane Babbano arrampicandosi sugli spalti, Ramoso pensò di colpire accidentalmente alcuni tifosi. Ogni volta che veniva a scontrarsi con qualcuno, indicava come i reali colpevoli dell’incidente o il suo inseguitore, o Sirius stesso.
- Ehi, amico! – ne fermò uno, ad un certo punto, mentre si sistemava gli occhiali con la mano. – Quello lì, - disse, indicando Sirius, - Mi ha detto che si è fatto la tua ragazza! – parlò a voce alta, scandendo bene, di modo che anche Black riuscisse a sentirlo nonostante il caos. Uno a uno, palla al centro: il match Sirius Black contro James Potter pareva molto equilibrato, e decisamente acceso. Avevano entrambi le bacchette a portata di mano, ben nascoste in una tasca, ma anni di addestramento Auror avevano insegnato loro a non usarle in mezzo a così tanti Babbani se non in caso di estrema necessità… senza contare che, in tutto quel tumulto, era più facile che la bacchetta finisse spezzata in due piuttosto che rendersi utile. Perciò, entrambi scelsero di colpire poco e fuggire molto. James in fondo aveva ragione a temere Scrimgeour: considerato che aveva già visto come il loro Capo Dipartimento aveva reagito quando si erano presentati in ufficio con i postumi di una scazzottata non avvenuta per motivi di… lavoro, sapeva che non avrebbe affatto gradito un bis. 
Sirius, saltellando come un leprotto da un punto all’altro per sfuggire al suo inseguitore, invece, si ritrovava a pensare a quanto fosse fortunato nello stare in mezzo a Babbani: in caso di scontri dovuti al Quidditch probabilmente sarebbe già stato affatturato più di una volta. Doveva inoltre fare una rettifica mentale: per dispetto, considerando che gran parte degli ottimi amici della sua… sì vabbè, di Quella lì, la sua ragazza, era nativa di Manchester, si era abituato a considerarli mammolette senza polso, ma ora che ne vedeva l’aspetto meno civilizzato e più barbaro doveva ammettere che se la cavavano benissimo a pestare i loro avversari. Continuando a correre si rese conto di aver perso di vista James, e un po’ di rimorso si fece strada in lui: il suo amico era magro e occhialuto: forse, ed era bene sottolineare il forse, non avrebbe dovuto lasciarlo solo in mezzo alla folla. Così, come aveva deciso di mettere nei guai il suo fratello putativo, decise di correre in suo soccorso. In barba allo Statuto di Segretezza si mutò in cane, e tornò indietro per cercarlo. Seminato il suo inseguitore personale, che avrebbe probabilmente fatto passare un pessimo quarto d’ora alla sua ragazza quella sera stessa, cominciò a trotterellare alla ricerca di Potter. Ormai anche la polizia era giunta allo stadio per sedare quelle migliaia di esaltati, e il lancio di lacrimogeni costrinse Felpato ad affidarsi completamente al suo olfatto per orientarsi. Starnutendo e imprecando mentalmente, camminò per un bel pezzo, ma alla fine trovò l’occhialuto James appallottolato in un angolo con gli occhi rossi e la faccia bagnata di lacrime. Anche in quelle condizioni, però, fu subito in grado di riconoscere il suo compagno di malefatte.
- Poi dicono a noi che usiamo diavolerie, eh? Stupidi Babbani! – urlò Ramoso.
- Che vuoi che ti dica. Sono matti. – rispose Sirius, riacquistando il suo aspetto umano. – Che dici, battiamo in ritirata?
- E chi è il pollo ora?
- Se vuoi ti lascio qui, mi basta saperlo. – Black si finse quasi scocciato. – Lo sai, quando arriva la polizia finisce il divertimento. Meglio andare.
James fu d’accordissimo, e si mise a seguire l’amico verso una delle scalinate che portavano fuori dallo stadio. L’idea era di filarsela velocemente e senza conseguenze, arrivare in strada, portare a termine il lavoro per cui erano arrivati fin lì e tornarsene a casa. Il destino, però, sembrava avere altri piani. Improvvisamente si sentirono entrambi spingere contro un muro.
- Ammanettali stretti, John. Perché mi sono proprio rotto il cazzo di questa gente.
Prima che potessero fare alcunché si trovarono con i polsi legati, la faccia contro il muro e un paio di Babbanissimi poliziotti che non vedevano l’ora di portarseli in centrale per fare quattro chiacchiere molto poco civili.
- Ehi! – tentò James. Tra i due era sicuramente quello che poteva spacciarsi con più probabilità per un passante casuale vittima degli eventi, soprattutto a causa dei suoi occhiali. L’idea di usare la carta della compassione gli pareva buona, ma non aveva calcolato che quello non era certo il primo intervento degli agenti allo stadio, né che questi covassero un profondissimo odio per i tifosi violenti.
- “Ehi” lo dici a tua sorella, stronzetto. – rispose uno degli agenti, spingendo la testa di James nuovamente contro il muro.
Affranto, Potter lanciò un’occhiata a Sirius con aria triste. L’amico, che prese l’arresto con molta più filosofia, come se si trattasse di una tappa irrinunciabile nella vita di un uomo dabbene, alzò appena le spalle e si lasciò trascinare via, senza proferire parola.
Furono trascinati in strada senza troppa grazia, ma la cosa si rivelò positiva per i loro polmoni, che poterono tornare ad avere contatto con aria pulita e fresca. Come loro, molti altri erano stati ammanettati e portati via, e vedendo alcuni tifosi essere presi a manganellate, i due Auror si sentirono particolarmente fortunati. I due poliziotti li fecero accomodare sulla volante, e partirono in direzione della centrale.
- Io comunque non ce l’ho una sorella. – pigolò James, con una vocina da ragazzino.
- Voglia di cabaret, oggi, eh? – disse l’agente che guidava l’auto rivolto al collega. – Al tuo posto me ne starei zitto, non c’è modo che la situazione migliori per te e il tuo amico muto.
James a quel punto fu sinceramente dispiaciuto. Era solito considerarsi una personcina simpatica in grado di strappare un sorriso nelle situazioni più disparate, ma quei due musoni proprio non volevano dargli soddisfazione. Posò di nuovo lo sguardo Sirius, come a chiedere un consiglio sul da farsi, il che era tutto sommato equivalente al voler pretende una buona azione da parte di Satana ma, del resto, ognuno ha gli amici che si merita. Black lo guardò alzando un sopracciglio, perplesso. Erano rinchiusi in una piccola, stupida automobile Babbana, con le mani legate e le bacchette non a portata di mano, che poteva pretendere da lui? Perfino la sua inventiva aveva dei limiti. Rimasero perciò un po’ in silenzio, ad ascoltare i messaggi che arrivavano alla volante via radio, pensierosi. Poco dopo l’automobile si fermò davanti al commissariato: il viaggio si era concluso, e ai due Auror si prospettava l’esperienza di un non piacevole interrogatorio. Serviva un diversivo, e serviva subito.
Bastarono pochi attimi, e a James, alla fine, mentre gli agenti scendevano dalla vettura, venne un’idea stupida e contemporaneamente geniale: si trasfigurò in Ramoso. In effetti era l’unico tipo di magia che era in grado di fare al momento, e di sicuro un cervo maschio adulto all’interno di un’automobile della polizia era un diversivo non da poco. Stretto com’era nell’abitacolo, schiacciato tra i sedili posteriori e quelli anteriori che spostò a calci, Ramoso si affacciò dal finestrino abbassato, osservando la strada. A quell’agreste visione, Sirius scoppiò a ridere, con la sua consueta risata così simile ad un latrato. – Ramoso, sappi che stavolta la colpa è davvero tutta tua. – e continuando a ridere si trasfigurò in Felpato, affacciandosi a sua volta dal finestrino. Solo dopo che entrambi avevano mutato forma gli agenti, che avevano scambiato giusto due chiacchiere con un collega che era venuto loro incontro, notarono che all’interno della macchina non c’erano più i due tifosi violenti che avevano arrestato, ma qualcosa di assolutamente imprevedibile.
- Ma che diavolo… ? – fece uno, voltandosi verso i sedili posteriori. Per tutta risposta Sirius si girò verso di lui e cominciò a scodinzolare.
- John, vedi anche tu quello che vedo io?
- Un cervo e un cane troppo cresciuti sulla nostra auto? Sì, per Dio, sì!
- Che succede? – chiese il collega che li aveva raggiunti da poco.
- Affacciati alla macchina e guarda tu stesso, Stephane. Avevamo due violenti da spremere come limoni in centrale e mi ritrovo con un cervo e un cane nella mia auto, ti pare normale? – strillò il poliziotto John con una punta di isteria nella voce.
L’ultimo arrivato guardò il collega come se fosse sotto l’effetto di droghe pesanti, ma dovette ammettere con se stesso che non mentiva: l’auto era occupata da un adorabile cervo di dimensioni assurde e da un cane nero altrettanto gigantesco che scodinzolava e abbaiava ai passanti.
- Come hanno fatto a sfuggirvi? – domandò, con calma.
- Non sono affatto fuggiti. Erano in auto, ammanettati. E ci sono rimasti finchè non abbiamo spento il motore. Il tempo di salutare te ed è successo questo. – rispose il terzo poliziotto, altrettanto sconvolto.
- È il caso di chiamare la forestale, questi due non possono rimanere qui. Sulla mia auto. – iniziò a dire John, recuperando un po’ di lucidità.
- Sì… sono d’accordo. – disse Stephane. – Solo… teneteli d’occhio cinque minuti, devo fare una telefonata. – l’uomo si voltò, lasciando cervo, cane e colleghi in stato di profonda perplessità. Solo Felpato, mentre lo osservava allontanarsi, ringhiò sommessamente.

Stephane tornò alla sua scrivania con un’aria tra il divertito e il perplesso. Quello che stava succedendo era assolutamente improbabile, ma conosceva una persona che in genere era veramente una strega a trovare spiegazioni per questi strani fenomeni. Compose il numero di telefono e pregò silenziosamente che la sua amica fosse in casa: aveva un estremo bisogno di rintracciarla, e i suoi mezzi erano limitati.
- Pronto? – rispose una voce dopo qualche squillo.
- Ciao Nel, qui è Steph dalla centrale di polizia di Manchester. Sai niente di un cane nero gigante e di un cervo altrettanto enorme incastrati in una volante del mio distretto?
La risata sguaiata che perforò l’udito dell’uomo gli fece intuire che la sua amica Cornelia doveva saperne più di qualcosa.
- Credo di conoscere questi due deficienti, agente. E in via del tutto confidenziale devo confessarle che uno dei due si chiama Sirius Black, ed è una sottospecie di fidanzato.
- Suppongo che si tratti di quello che mi ha ringhiato contro. – rispose Steph, ridacchiando a sua volta.
- Tombola, è lui. Dove devo firmare perché tu li chiuda a chiave entrambi per sempre?
- Per Sirius posso capire, ma per l’altro?
- Sua moglie e i suoi figli te ne saranno grati per l’eternità, credi a me. – altra risata, stavolta più trattenuta. – Pensi di trovare una scusa plausibile per i tuoi colleghi mentre penso a come risolvere la situazione?
- Non lo so… la città è un bordello a causa della partita, penso riuscirò a farli passare quasi inosservati.
- Non azzardarti a farli passare per geni del crimine, li faresti solo felici. Quindici minuti e sono da te.
- Non vedo proprio l’ora. – disse Stephane, chiudendo la comunicazione.

Riagganciando il telefono, Cornelia Lethifold rise da sola per qualche minuto buono. Non aveva idea del perché Sirius e James fossero stati arrestati, ma l’idea che fosse stato Steph a recuperarli in quello stato era assolutamente meravigliosa. Per Potter la cosa di sicuro non era rilevante, ma considerando che Black aveva ringhiato al suo caro amico, nonché ex fidanzato, era chiaro che l’aveva riconosciuto, e che la cosa doveva indispettirlo da morire. Un vero peccato che avendo scelto di mostrarsi al mondo con le sembianze di un cane ora non poteva far altro che starsene a cuccia, e soffrire in silenzio. Prese inchiostro e pergamena, preparandosi a scrivere un messaggio a Lily Potter, prima di Smaterializzarsi ad un Ufficio Postale magico e poi a Manchester.

Carissima Lily,
Non so bene che parole usare… ma sono appena stata chiamata dalla polizia di Manchester. Pare che un cane nero molto idiota e un cervo molto stupido si trovino non si capisce bene come in una volante della polizia. Riesci anche tu ad immaginarti la scena? Ma soprattutto, intuisci le reali sembianze che si nascondono dietro questi due animali? Io sì, e sto andando là a vedere che succede. Raggiungimi, se vuoi, sono disponibile ad uno spargimento di sangue.

La tua futura complice di un delitto,
Nel


Indecisa su quanto mostrarsi arrabbiata in pubblico, Nel si preparò a partire e si Smaterializzò. A Godric’s Hollow, invece, la notizia sortì un effetto abbastanza diverso.
- Quell’idiota patentato! – tuonò Lily dal giardino, da dove aveva appena fatto ripartire il gufo.
- Chi, mamma? – chiese Harry dalla cucina.
- Nessuno, tesoro, nessuno. Solo un’urgenza di lavoro, dovrò chiedere alla signora Harrison di farvi compagnia per un po’, ma non dovrei stare via molto. – spiegò Lily addolcendosi. Scrisse alla simpatica signora che in genere le faceva da babysitter, salutò i piccoli Harry e Julian, di quasi sette e tre anni, e si Smaterializzò, pronta per compiere una strage.
Cornelia fu la prima a giungere sul posto, e dal punto in cui apparve riuscì subito ad intravedere l’auto incriminata, parcheggiata nel cortile interno della centrale con le due bestiacce all’interno e due tristissimi poliziotti a sorvegliarla a vista. Salì gli scalini dell’ingresso quasi saltellando, e faticò a rimanere seria mentre chiedeva di poter parlare con il suo amico. Quando lo vide, trattenersi fu impossibile.
- Felice occasione per rivedersi, mi pare. – la salutò Steph, baciandole la guancia. – Sulle prime ho temuto che fossi venuta qui con intenti omicidi.
- Oh, la mia amica li avrà, e io le darò volentieri una mano. Solo che questo credo sarà il miglior regalo di matrimonio che potrò mai ricevere: la possibilità di farmi gioco di Sirius da qui al prossimo secolo! Con questa prodezza è nelle mie mani.
Stephane rise di cuore. – C’è da dispiacersi per lui.
- Avrebbe dovuto non farsi arrestare. Ora ne pagherà le conseguenze, e il fatto che io ne trarrò gioia è solo un vantaggio. Per me, chiaramente.
- Vuoi vederli?
- No, lasciamoli macerare un altro po’. Aspettiamo Lily Potter, glielo devo. Spero solo che i tuoi colleghi non si traumatizzino troppo.
- Se sono sopravvissuti alla sorpresa di trovarsi quei due in auto possono sopportare qualche minuto di sorveglianza in più. Ti va un caffè, intanto?
Fu mentre chiacchieravano allegramente che Lily fece il suo ingresso in centrale, annunciata da un poliziotto che la definì “Una donna coi capelli rossi in cerca del cane e del cervo”.
- Ciao Nel. Scusami, ho letto subito il messaggio ma dovevo sistemare i bambini.
- Figurati, lo immaginavo. Lui è Stephane, mi ha avvisato della magnifica impresa.
Il poliziotto accanto alla giovane Lethifold si avvicinò e le strinse la mano con aria divertita.
- Piacere, Lily Potter. Come avrà intuito sono la badante del cervo.
- Supponevo, sì.
Durante questo breve scambio di battute, Lily non mancò di lanciare uno sguardo a Cornelia. Conosceva Steph, di nome, non tanto perché gliene aveva parlato la futura signora Black, ma per le lamentele del povero Sirius, che trovava assolutamente inconcepibile che la sua fidanzata potesse essere ancora tanto amica con un uomo con cui era cresciuta insieme di cui era stata la ragazza per poco più di un anno. Più che inconcepibile, la questione riguardava solo e soltanto la tremenda gelosia di Black e, conoscendo di persona il Babbano, Lily comprese che forse l’Auror aveva qualche ragione per sentirsi così minacciato.
- Allora, andiamo a liberare le belve? – chiese, cordiale.
Lo strambo terzetto trovò sorprendente semplice liberarsi delle due povere guardie carcerarie: Lily usò su di loro un semplice Confundus, e i due finirono per credere di dover diramare un mandato di caccia all’uomo per contrabbandieri di animali, e il problema fu, si fa per dire, risolto.
- Per colpa loro sto anche andando contro il regolamento. Non dovrei fare magie in presenza di un Babbano.
- Dubito che avrò occasione di raccontarlo a qualcuno, sono abituato da anni a queste stranezze. – le disse Steph.
- E questa è una manna per tutti. Se la cosa fosse venuta fuori questi due avrebbero rischiato il posto, visto che pochi mesi fa si sono presentati al lavoro in condizioni pietose perché hanno pensato di giocare alla lotta. – Lily aveva volutamente assunto un tono da madre furiosa, e il Ramoso cercò senza gran successo, per la verità, di rimpicciolirsi sempre più.
- Dai, fuori da quella macchina, oggi la polizia ha da fare. – disse Nel.
Sotto gli occhi esterrefatti di Steph i due animali uscirono dall’auto, non senza difficoltà, soprattutto per Ramoso, e riacquistarono le loro forme umane. 
- Ohi, ciao ragazze, come va? – fece James, risistemandosi gli occhiali. Le manette erano andate perse dopo la trasformazione, e trovava piacevole avere di nuovo la totale mobilità dei suoi arti.
- A me bene, a te un po’ meno. – rispose Lily.
Sirius lanciò uno sguardo a Cornelia, che stava a braccia conserte accanto a Steph: la visione fu piacevole quanto una pugnalata al petto.
- Abbiamo avuto fortuna, sai, James? Se Steph non avesse intuito che poteva esserci lo zampino della magia in tutto questo probabilmente la notizia sarebbe arrivata al Ministero.
- Oh, ma tu sei il Babbano Stephane! – James s’illuminò in un modo che a Black non piacque per niente. – Ho sentito tantissimo parlare di te! – aggiunse allungando la mano per presentarsi. - Mi chiamo James Potter, sarò il testimone dello sposo, qui.
Steph guardò verso l’amica con aria perplessa ma, vedendo che lei alzava le spalle, si presentò cordialmente.
- C’è da obliviare qualcuno? – chiese Sirius, imbronciato come solo un bambino di sei anni avrebbe potuto essere.
- No, Lily ha confuso chi di dovere e dovremmo essere a posto. – rispose Nel. La ragazza assunse un’espressione satiresca prima di ricominciare a parlare. – Resta da capire come ci siete finiti, voi due, in un’auto della polizia, umani o meno.
- Ha iniziato Sirius. – James in genere era il tipo di persona che si sarebbe fatto torturare pur di coprire un amico. Ma Lily era presente, e Lily poteva scagliargli contro una Maledizione. Meglio salvarsi se possibile. Mors tua vita mea.
- Che diavolo stai dicendo?
- Senti, mi hai scatenato contro un’orda di tifosi furiosi.
- L’hai fatto anche tu! Hai fatto credere ad uno di loro che mi fossi ripassato la sua ragazza! – sbottò Sirius.
- Che è una cosa che non faresti proprio mai, vero? – rispose James, piccatissimo. Non avrebbe preso la colpa, non stavolta. No, no e no.
Mentre Sirius e James facevano a gara a spiattellare più nefandezze possibili, Nel se ne stava immobile, fissando i due con aria truce. Il sopracciglio di Lily, invece, si alzava sempre più ad ogni parola. Steph, che in fondo non c’entrava proprio niente, si voltò verso l’amica.
- Sempre così?
- Questo è il meglio del meglio, non vedi? – rispose seccamente la ragazza.
Alla fine fu Lily, martire da tutti amata, a bloccare la discussione.
- Domanda apparentemente scema: che ci facevate ad una partita di calcio?
- Oh… be’…
- Ecco… come dire…
- Avanti Sirius. Fremo dalla curiosità. – era stata Cornelia a parlare. La questione ora si tingeva di mistero, e si faceva interessante. – Non eravate di servizio?
- Lo eravamo, infatti. – Sirius fissò Steph come se fosse stata colpa sua, se non era riuscito a portare la sua missione. – Ma la cosa stava diventando oltremodo noiosa per i nostri standard, e dallo stadio veniva un gran rumore: ci siamo incuriositi e ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una rissa Manchester/Liverpool. Ora non starei a questionare su chi ha messo nei guai chi. È capitato e basta.
- Grazie alle chiappe di Agrippa, hai iniziato tu! E comunque era una missione noiosa, escogitata per punirci. Ci meritavamo un po’ di svago.
- Oh, Morgana. – sospirò Lily, sfinita e vagamente divertita. Di due Auror non se ne otteneva uno. Alzò lo sguardo verso Cornelia.
- A questo punto… - fece la ragazza. – Credo dobbiate tornare a finire il turno se vogliamo evitare che Scrimgeour vi metta alla porta, no?
- Immagino di sì. – fece James.
- Bene! – la ragazza si voltò verso l’amico. – A che ora stacchi tu? Che quasi quasi, già che ci sono, mi fermo al Murray’s, stasera. – disse Nel con un sorriso a cinquemila denti. – Naturalmente se vuoi puoi unirti a noi, Sirius. Volevo far conoscere a tutti il piccolo Gramo. Lily, James, siete naturalmente invitati, se volete.
- Oh sarebbe grandioso… - iniziò James.
- Lo sarebbe, sì. Ma qualcuno deve fare da babysitter ai bambini. – lo bloccò subito Lily, prendendolo per una manica e tirandoselo vicino. – Vorremmo davvero tanto esserci, ma tu capisci.
- Be’, non riesci a raggiungerci anche solo tu? – propose Cornelia, incoraggiante. Sirius e James videro che nello sguardo di entrambe le loro compagne s’intravedeva un luccichio perfido.
- Oh, be’… mi piacerebbe molto. Sarebbe davvero magnifico, in effetti. Che dici, James? – era una domanda retorica, e il mago lo sapeva. Se avesse osato fare anche la più piccola obiezione sarebbe stato trucidato in pubblico, e la cosa  no, non gli piaceva molto. Del resto Lily aveva tutto il diritto di uscire e divertirsi, però l’idea che lo facesse per vendetta un po’ lo indispettiva.
- Oh, sì… certo… vai.
- Sirius riuscirà a fare a meno di te, per una sera, ne sono certa. – aggiunse Nel, come stoccata finale. Guadagnandosi un’occhiata piena di odio da parte del fidanzato e una piena di dolore da parte di Potter.
- Bene, se è così a stasera per chi ci sarà. – con un sorriso di chi era felicissimo di essere del tutto innocente, Stephane salutò l’amica e le nuove conoscenze, e si avviò di nuovo in centrale per finire il suo turno.
- Siete proprio due scemi, sapete? – disse poi la signora Potter, non appena il quartetto rimase solo.
- Oh, quante storie. – sbottò Sirius. – Nessuno lo sa, nessuno ci ha scoperto, tutto è finito in gloria. Non facciamo drammi dove non ce ne sono. E tu! – si rivolse poi verso Nel con aria scontrosissima. – Gongola un po’ meno con i tuoi amichetti, signorinella!
Cornelia rimase interdetta. Di certo era pronta ad aspettarsi un sacco di cose strane da Sirius, ma non una versione ridicola di un padre primi Novecento.
- Se vuoi la prossima volta ti lascio in balia della polizia di Manchester. Che problema c’è?
- Ce la stavamo cavando benissimo da soli. – disse James, in difesa sua e dell’amico.
- Sì, certo… pronti a far scoppiare un caos nazionale per colpa della vostra voglia di divertirvi. – fece Lily. – Trasfigurarvi, in un’auto della polizia! – ripetè la donna, ridacchiando. – Davvero, non so come potesse sembrarvi una buona idea.
- Si chiama improvvisazione, capita quel che capita. – fece James. – Be’, Felpato, che facciamo. Andiamo a prendere i cattivi, prima che qualcun altro voglia arrestare ingiustamente noi?
- Sì, forse è meglio. – convenne Sirius.
- La prima idea intelligente da quante, almeno tre ore? – ghignò Cornelia.
- Tu stasera considerati morta. – soffiò Black, prima di Smaterializzarsi via, seguito da James, che a malapena salutò la moglie, anche lui improvvisamente ansioso di levarsi dai piedi.
- Dici che l’ho offeso? – chiese la giovane Lethifold all’amica, una volta rimaste sole.
- Oh, anche se fosse, male non gli fa. – rispose Lily. – Non rischiassero il posto di lavoro, giuro che la racconterei a Scrimgeour io stessa domani mattina. Ma credo che a Kingsley e agli altri piacerà molto ridere alle loro spalle, è davvero comica. Non so che hanno per la testa a volte. – esclamò la signora Potter, ridendo di gusto. 
- Oh be’, se tu lo facessi te ne sarei immensamente grata. – rispose Nel, cominciando ad incamminarsi per la strada ormai tranquilla.
- Non mancherò. Ad ogni modo, James starà da solo, stasera, ho intenzione di accettare il tuo invito. Ti va di venire da me a fare un po’ di compagnia a Harry e Julian? Se porti Gramo con te li renderai autenticamente felici. Senza contare che ora che ho visto che Stephane è reale e quanto Sirius lo odia, be’… dovrai prepararmi alla serata che mi attende.
- Noto il bisogno di un po’ di sano pettegolezzo per la signora Potter? – chiese Cornelia, maliziosa.
- Più che altro… adoriamo tutti vedere Sirius struggersi come un dodicenne innamorato.
- Sento che anche questa storia finirà per tenere banco in Dipartimento, vero?
- Solo se anche tu lo desideri, Nel.
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Cornelia ponderò sulla questione.
- Vai e distruggi, amica mia.
- Bene. – disse Lily. – Vado a recuperare i miei piccoli, mentre tu recuperi il tuo. – Tra mezzora a casa mia?
Cornelia fece appena in tempo ad annuire che la signora Potter si era già Smaterializzata verso casa, mentre lei preferì camminare un po’ per la sua città, assaporando i momenti di vendetta appena goduti e quelli a venire. A costo di sfidare la sorte, quella sera sarebbe rimasta totalmente sobria. Doveva essere lucida, o il suo trionfo non sarebbe stato completo. Certo, Sirius gliel’avrebbe fatta pagare molto cara, ma in quell’istante, nella città da poco tornata tranquilla, lei si sentiva potente ed invincibile, e lo doveva probabilmente al peggior fidanzato del mondo. Tutto sommato, l’idea di trasformarsi in Animagi era stata se non buona, quanto meno deliziosa.
 

  
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