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Autore: Lilyth    11/07/2012    6 recensioni
Il giorno del 17esimo anno è un giorno, importante, forse più del 18esimo;
ognuno di noi ne conserva anche solo un piccolo ricordo dentro al suo cuore; ci si diverte, si cresce, si cambia.
Per Smile, però, questo cambiamento è molto lontano da quello meramente numerico.
Lo scontro con una realtà in parte meravigliosa ed imprevedibile, in parte dura e difficile da accettare accompagneranno la nostra protagonista in un viaggio dentro il suo vero essere per aiutare una stirpe a lei estranea di cui non sapeva di far parte.
Scrivere questa storia all'inizio è stato un gioco, un gioco che piano, piano iniziava ad avere una forma ben definita.
Mi ha emozionato e spero emozioni anche i lettori.
Lo so, sono solo una ragazza di 17 anni, ed è difficile credere che in così tenera età si possa arrivare a metter su un racconto di rilievo.
Però, datemi fiducia.
Buona lettura.
Lilyth.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Non mi ero mai ritenuta una ragazza normale, se per normale si intende una persona assolutamente insapore.
No, assolutamente no.
Ero tutto tranne che normale, ero assolutamente fuori dagli schemi! Ad impatto visivo si notava immediatamente la differenza tra me ed il resto del mondo, o meglio, tra me e le altre ragazze che frequentavano la mia scuola.
Non potevo di certo essere definita una cretinetta, snob, stra-truccata , petulante, tinta e stra-tinta.
Uhmmm…forse un po’ tinta lo ero, ma non come le altre, nessun’altra infatti aveva mai avuto il coraggio di tingersi gran parte del retro testa di verde e sfoggiare quasi un metro di capelli mossi di tale sgargiante colore.
Vabbè, fatto sta, io non ero come le altre e ne ebbi la conferma la mattina del mio diciassettesimo compleanno.
So che tutti si aspetteranno una sviolinata su “quantoèbellocresceremisentograndeurràchebello” ma no,  non intendevo esattamente questo.
Diciamo che quella mattina mi svegliai strana, quasi come se non fossi io, poi capii che ero sempre io ma c’era qualcosa dentro di me che non andava…o sì, parlavo esattamente della voce nella mia testa che non era mia e che io non potevo assolutamente controllare.
Devo ammettere di aver sperato nella comparsa della coscienza, peccato che pochi secondi dopo ricollegai la voce al volto del proprietario e per poco non mi misi ad urlare sbraitando di essere diventata matta.
Ok, so che molti di voi non staranno capendo assolutamente niente, ma sappiate che è questo l’effetto che volevo ottenere, vi state immedesimando in me perché neanche io ci stavo capendo niente.
Ma torniamo alla voce.
Quella che sentivo era inconfondibilmente la voce di mio padre che si stava, come dire, impegnando a svegliarmi nel migliore dei modi in vista dell’anniversario della mia nascita.
Effettivamente il suo piano non era niente male, svegliarmi con cappuccino e cornetto caldo, gli avrei fatto i complimenti prima o poi.
Non riuscii a formulare altri pensieri che la porta della mia camera si spalancò mostrandomi mio papà nell’esatta posizione in cui l’avevo appena immaginato.
< Buon Giorno Smile!! > rimasi paralizzata con un sorriso ebete sulla faccia < buon compleanno piccola mia!! Ti ho portato la colazione > stessa posizione di prima, lui percepì che c’era qualcosa che non quadrava < ehm…Smile, tutto bene? >
Chiariamo il primo punto, chiamarmi Smile fu un grande, immenso errore.
È un nome che si da quando nasce una bambina immacolata, biondissima con gli occhi celesti ghiaccio, una bimba ridente e legiadra…ecco, a parte la parentesi sulla chioma verde, avevo detto di non essere assolutamente cosi??
Bene, lo dico ora!
Primo non ero bionda, ma mora; secondo non avevo (mio malgrado) gli occhi azzurri, ma un paio di occhi marrone chiarissimo, quasi giallo; terzo non ero, assolutamente ridente!
Quindi, beh, aver scelto Smile come nome per me fu quasi una bestialità.
Fatto sta che mi chiamavo Smile ed ero di un cinico esasperante.
Fui costretta a rispondere a mio padre prima che si auto convincesse che stessi ancora dormendo.
< papà, grazie, che bella sorpresa… > ecco, già sembravo poco credibile perché ridevo come una demente ed in più sentivo i suoi pensieri, ripeto, I SUOI PENSIERI!!
“ma perché sta facendo così…avrò sbagliato qualcosa? La mia bambina è strana” < non sono strana papà!! >
Errore, come mi era venuto in mente di rispondere a ciò che aveva appena pensato ad alta voce??
Il volto di mio padre era esterrefatto, cercai di riparare < dicevo, so che potrei sembrarti strana…ma non sono strana, sono…ecco…felice > non era affatto convinta < uao!! Cornetto posso? >
Non aspettai la risposta, lo presi e lo infilai in bocca, almeno non rischiavo di dire cose poco appropriate!
 
 
 
 
   
 
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