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Autore: PiccolaEl    11/07/2012    0 recensioni
"Benvenuti a Nottingham, o meglio a Bakersfield, sobborgo annesso ad essa, poco più di duemila abitanti, visi puliti, patria del mitico Robin Hood e delle biciclette, vita tranquilla e tanti saluti. Benvenuti nella città più pulita dell’Inghilterra, dove avere un auto è paragonabile a omicidio colposo e dove mandare avanti una vita da carcerato è più difficile del trovare un autobus con il motore che emette smog a mai finire, il che è tutto dire. Benvenuti nella città dove non solo l’aria è pulita, ma anche le reputazioni. Un paese, sobborgo, cittadina. Troppo piccolo anche per pulirsi il culo senza che qualcuno non lo sappia. Benvenuti nella città di Bonaria, cioè Bonnie, Maria Hilton e Brooklyn Candice Williams."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"I'm never gonna be good enough for you, can't pretend that I'm alright.
And you can't change me.
"


“Sei splendida, smettila di farti mille problemi” sbotta Candy entrando nella stanza di Bonnie, sorridendo di fronte all’indecisione dell’amica. Indecisione. Bonnie si volta di scatto, distogliendo lo sguardo dalla figura dello specchio e Candy potrebbe giurare che i suoi occhi sono diventati quasi neri. Un verde cosi scuro mai visto.
“Non mi sto facendo mille problemi” la contraddice Bonnie, girandosi di scatto e fulminandola con lo sguardo. Troppo dura per dare ragione, troppo forte per darla vinta.
“Si, certo. Infatti è per questo che ti sei specchiata almeno un dodici volte, volta in più e volta in meno” rimugina ad alta voce Candy, guadagnandosi un’altra occhiataccia da parte dell’amica.
“Non è vero” brontola, tornando ad aggiustarsi il vestito griffato lungo fin sotto l’intimo color verde acqua sfumato e senza spalline davanti allo specchio.
“E’ forse questo vestito, mi fa troppo grossa. No, forse questo è colore che da questo effetto.” borbotta un poco, seriamente convinta di quello che dice.
“O forse sono i tuoi occhi.” replica Candy.
“I miei occhi? Cos’hanno i miei occhi? Dovrei levare le lenti a contatto? Ma lo sai che non vedo niente senza di loro! Dici che dovrei tirare fuori gli occhiali? E se poi sembro una nerd?” e sputa tutto fuori e non sembra più la stessa Bonnie.
“No, scema” scuote la testa Candy “i tuoi occhi sono a dare luce. Forse non ti convincono perché sono più convinti di te nel pensare che possa andare qualcosa di storto stasera e credimi, niente andrà storto. Perciò rilassati, goditi ogni istante e per favore non gliela dare al primo appuntamento, perché risulteresti una facile.” si raccomanda, si avvicina, le da una pacca sulla spalla.
“Dici che sarebbe opportuno abbracciarci?” chiede Bonnie trattenendo il fiato.
“Io credo che non sia proprio una situazione da abbraccio. Vai fuori e non rompere i coglioni, solo questo.” risponde Candy con tono sarcastico e fintamente dolce.
“Concordo” sbotta allegra, lasciando un bacio sulla guancia dell’amica e incamminarsi verso la porta della sua camera completamente verde.
“i tuoi programmi?” chiede poi, prima di uscire definitivamente dalla stanza.
“Credo che porterò Sunshine a fare una passeggiata dopo aver mangiato una pizza e visto un film tutto rosa e confessi che mi farà venire il diabete.”
“Capisco. Ma non provare nemmeno a usare Sunshine come diversivo. E non sono una ragazza facile.” ed con quest’ultima frase esce ridendo dalla stanza, facendo ridacchiare anche Candy.
 
“Sei…” prova a dire Harry, ma si blocca immediatamente appena scopre lo sguardo di Bonnie, lievemente truccato con i toni del vestito.
“In ritardo? Si beh, ho aiutato Candy con l’allenamento, oggi le toccavano i pesi, mi dispiaceva lasciarla sola cosi ho fatto anche io allenamento con lei e mi sono buttata sotto la doccia in anticipo ma comunque in ritardo secondo i miei tempi perciò ho provato a fare più in fretta ma più andavo di corsa più mi muovevo e più mi muovevo più sudavo. Perciò ho fatto tardi, anche perché ho rotto le mie odiatissime scarpe col tacco e ho dovuto mettere le infradito. E il vialetto di casa non è esattamente pianeggiante e ben messo, ecco tutto.” spiega Bonnie con nonchalance, accennando un sorriso che, Harry potrebbe giurare, è il migliore di sempre.
“Volevo dire bellissima, ma va bene. Credo che dopo tutta questa parata risulterei banale. E per la cronaca sono io in anticipo. Tu sei… perfetta.” si spiega meglio Harry, sciogliendosi in una risata dolce.
“Oh… grazie. Ma a me i complimenti non piacciono. Per niente.” replica Bonnie, sorridendo. Un sorriso rigido, freddo. Bonnie e il suo essere cosi glaciale.
“Credo che dovrai abituartici perché intendo frequentarti. Andiamo?” e aprendole la portiera della macchina elegante tutti i castelli crollano e Bonnie è spalle al muro. Si accomodano e il viaggio prosegue in silenzio. Nessuno dei due fiata. Come può una persona cosi farti perdere il senso della realtà? E’ come riuscire a non vomitare su una nave mentre fuori c’è la tempesta: decisamente difficile e molto improbabile.
 
“Allora, parlami di te.” sono là seduti, due sconosciuti, in uno dei locali più chic di Londra città, un tovagliolo riposto sulle gambe e sicurezza di fronte sicurezza. E’ Harry a parlare, a chiedere, a interessarsi. E’ l’antinoia, il siero che dona guarigione. Bonnie alza gli occhi dal piatto con la portata di pesce e incontra quelli del ragazzo: sono più verdi, verdi come il vestito. Durante il viaggio in macchina si sono scuriti un poco, ma ecco che adesso sono tornati, esattamente com’erano.
“Cosa vuoi sapere?” chiede. E’ una domanda un po’ sbagliata e un po’ giusta. Cosa gli altri possono voler sapere di te? Bonnie se lo chiede ancora ancora e ancora nella sua testa e una risposta in quei restati trentotto secondi non la trova.
“Tutto.” risposta sbagliata. “No. Tutto quello che puoi dirmi.” si corregge. Risposta esatta. Pulita, semplice e terribilmente azzeccata. Questo ciò che pensa Bonnie. Salvato in calcio d’angolo.
“Non ho molto da poterti dire, sono sotto copertura, non ho idea di quello che devo dire, fare, pensare. Non so neanche perché sono qui. Insomma, renditi conto.” scherza Bonnie, ma sa esattamente quanta verità c’è in quelle fottutissime parole.
“Va bene, ho capito.” inizia allora Harry, ma le parole gli muoiono in gola. Decide di posare le posate e di prendere un bel respiro. Uno, due, tre.
“Inizio io. Bene. Ciao, sono Harry Styles, vengo da Holmes Chapel e sono sempre stato un rubacuori. No, non è vero, sono sempre stato uno sfigato con qualche capello in testa. Sai quando ti dicono ‘la mia vita è tutta un programma’? Tipo quelle persone che ne combinano una ogni volta e poi scopri essere una farsa perché la loro vita è più interessante di Spiderman. Si beh, la mia vita è davvero tutta un programma. Mi sveglio, vado in studio, se c’è qualcosa da registrare la registro, se non c’è registro lo stesso, poi pranzo e faccio prove fino a sera, mi esibisco assieme agli altri, e siamo stanchi, mangiamo e ci corichiamo. Poi mi risveglio, rivado in studio, se c’è qualcosa da registrare la registro, se non c’è registro lo stesso, poi ripranzo e rifaccio prove fino a sera, mi riesibisco assieme agli altri, e ci ristanchiamo, ri mangiamo e ci ricorichiamo. Questa è la mia vita. Non fraintendermi, io amo vivere cosi. Ma è questa cosa che non posso avere vita sociale a momenti, non riesco a recuperare le cose che mi sfuggono… è inopportuno a volte, scomodo spesso. Quando andiamo in tour è davvero fantastico, ma poi mi manca Anne e vorrei ritornare. Le cose sono un po’ complesse rispetto a come sembrano.” spiega tranquillo, riprendendo a mangiare. Bonnie è li, davanti a lui, con quegl’occhi che ormai sono totalmente verde acqua come il vestito indosso e la bocca spalancata.
“Beh, sono cose normali suppongo. Mi dispiace ma non sono superstar, non so cosa vuol dire avere una relazione a distanza con una persona. Immagino sia dura” sussurra un poco e Harry quasi si strozza.
“Non ho ragazza infatti, non ho mica detto che tento il suicidio.” sbotta pacato. “Qualcosa nelle mie parole ti ha fatto credere di avere una ragazza?” chiede corrucciando il viso.
“Direi proprio la parte di “mi manca Anne e vorrei ritornare”. Si, quella.” risponde sciogliendosi in  una risata e facendo scoppiare a ridere Harry.
“Anne è mia madre.” risponde allora, continuando a ridere tanto forte da far girare due signori che poco più distanti da loro stanno consumando la cena. E anche Bonnie ride più forte di prima e quando smettono sono ancora la, occhi verdi in occhi verdi, sicurezza in sicurezza.
“Beh, credo che adesso tocchi a te.” la incita poi e la ragazza perde del tutto il sorriso, sistemandosi sulla sedia e raccogliendo i capelli in uno chignon composto.
“Va bene. Ciao, sono Bonaria Maria Hilton, ma ovviamente ti è vietato chiamarmi Bonaria. Sono Bonnie, la ragazza difficile e incompresa che vive di caffeina e che spesso si addormenta tardi pur di stare sveglia a leggere vecchie tragedie greche. Sto sempre sulle mie e… beh, io ferisco. Ferisco la gente in qualsiasi modo. Ferisco con quei ganci che tanto mi piace sferrare, ferisco con un solo ceffone, ferisco quando appena finito l’allenamento e ho ancora cosi tanta rabbia in corpo che mi verrebbe da spararti una scarica di cazzotti da mandarti in terapia intensiva. Io ferisco.” spiega decisa Bonnie, sorridendo delle smorfie di Harry. “Vedi, il punto è che quando dico che so ferire in qualsiasi modo, intendo davvero in qualsiasi modo. E’ più delle botte, le parole fanno male. Una volta una signora che avevo umiliato mi ha paragonato ad un coltello vivente. Io tendo a… aggredire. Aggredisco, mordo, graffio. E riesco a fare tutto questo con una parola, uno sguardo. So farti sentire una pezza di culo solo con poche parole, riesco a far piangere la persona più dura del mondo e tutto questo senza alzare un dito. Io… faccio soffrire la gente, in un certo senso. E questo fa soffrire anche me, diciamo. Magari non me ne rendo conto, non mi controllo, non riesco a intuire quando sbaglio. La mia vita è in precario equilibrio: Candy è l’unica persona che è rimasta dopo le botte, dopo le parole amare, dopo tutto. Siamo cosi unite perché ci prendiamo a insulti tutti i giorni più o meno e siamo forti.” e Harry adesso è attento e soltanto un pezzo di pianoforte non proprio veloce scorre nell’aria, assieme al peso di tutte quelle parole che proprio Bonnie non riesce a omettere. Sono ancora occhi dentro occhi. Bonnie si porta una mano sul viso giusto in tempo per raccogliere una lacrima solitaria. Sorride amaramente.
“Ma… hey! Anche io ho una routine! Mi alzo, vado a scuola, mi faccio confondere le idee, mi tracanno l’intero frigorifero, poi studio un po’, cazzeggio, leggo. Non sono famosa, non sono elegante e non sono di bella compagnia. Bella vita del cazzo. Anzi, bella persona del cazzo” e respira ancora un poco.
“Wow, mi sento più libera adesso.” confessa subito dopo, sospirando di sollievo. Harry è in silenzio, osserva e ascolta attentamente. Non è un silenzio imbarazzante, non c’è tensione, non c’è inganno: sono soltanto due persone che cercano di capire come stare bene, che tentano di conoscersi, di presentarsi.
“Non sei cattiva Bonnie. Credo che tu sia cosi buona che abbia semplicemente paura di mostrare la tua benevolenza. Tutto qui. E non piangere, non sei sbagliata. Sei solo diversa. Sei cosi bella nella tua diversità che molto probabilmente ti bacerò quando ti accompagnerò a casa. E io sono Harry Styles, mica cazzi” sdrammatizza sul finale, ma quelle parole… quelle parole sono le parole più vere che abbia mai detto in vita sua. E non è un momento imbarazzante, non c’è tensione, non c’è inganno. Sorridono. E i loro sorrisi valgono più di qualsiasi altra cosa.
 
“E ora ospite d’onore…” momento si suspense “Rihanna!” è quel presentatore, a mettere a disagio Candy che, spalmata sul divano del soggiorno con un lenzuolo di sopra e l’aria condizionata impostata sui 17 gradi centigradi, si rimpinza di pop corn assieme a Sunshine che la segue a ruota con una bisteccona al sangue.
“Sun, secondo te troverò mai un uomo?” chiede ad un tratto Candy, girandosi verso il piccolo cane nero che scodinzola e la guarda con quegl’occhietti cosi blu. Sunshine abbaia un poco, poi lascia la bistecca e si accoccola tra le braccia della padroncina.
“No, Sun, forse hai capito male. Io intendo un uomo vero, che mi ami e che mi accetti cosi come sono, con la malattia e tutto. Eh, Sun, lo troverò cosi un uomo?” chiede ancora speranzosa, senza staccare gli occhi dallo schermo al plasma.
“Immaginavo.” borbotta allora non ricevendo risposta, ma la sua attenzione viene attratta totalmente da un rumore, abbastanza sommesso. Come un ticchettio, ma più forte. Sassi. Sassolini. Sassolini contro un vetro. Sassolini contro il vetro della finestra. Sunshine scatta di colpo iniziando ad abbaiare molto forte uscendo dall’entrata fatta fare per lei della porta sul retro.
“Sunshine, torna qui subito” grida Candy correndo verso la porta e spalancandola del tutto. E nonostante sia buio un paio d’occhi celesti si scorgono. Rimane impalata, osservando meravigliata la scena che le si presenta. C’è un Louis, in tenuta da bagno con tanto di asciugamano in spalla e ciabatte ai piedi, che accarezza dolcemente la piccola Sunshine. Sorride, intenerita e decisamente estasiata.
“Ciao Candice.” saluta imbarazzato Louis avvicinandosi a lei. “Mi chiedevo se ti andava un bagno.” e tutto per lui è semplice e Candy è spiazzata.
“Io non so… sei venuto perché vuoi farti un bagno nella mia piscina?” chiede un po’ confusa.
“Esattamente. Quindi, ti unisci a me?” chiede ancora lui, e ormai è abbastanza vicino da scrutare le sue braccia muscolose e il suo fisico da canottiera.
“Credo che si, posso farlo. Vado a mettermi un costume.” si scoglie un poco e tutto va meglio. Rientra di corsa in casa, fiondandosi in camera da letto e indossando un costume giallo a fascia che mette in risalto le sue forme e il suo fisico abbronzato. Scappa di nuovo fuori, correndo fino alla piscina ed esibendosi in un tuffo a pesce impeccabile. Quando riemerge, Louis è già dentro l’acqua, che applaude della performance.
“Cretino!” lo riprende lei scherzando e cercando di annegarlo, con il solo risultato di avere gli arti bloccati dal peso del corpo del ragazzo che, ridendo, l’ha braccata, e anche piuttosto bene.
“Quindi, chi è che ride adesso?” chiede, vicinissimo a suo viso. E’ un attimo. Candy si avvicina pericolosamente, ancora un poco. E le loro labbra si stanno per sfiorare, se non fosse proprio Candy a tirarsi indietro e a ridere, trionfante.
“Credo io. Anzi, ne sono certa.” e le risate non finiscono e gli occhi di Louis sono più celesti e quelli di Candy decisamente più chiari del miele stesso.
 
“Beh, grazie per la serata. Ammetto che forse ho un po’ esagerato a parlarti cosi tanto di me. In effetti, non lo faccio mai.” ammette Bonnie, facendo un sorriso. E’ un sorriso piccolo, appena accennato, semplice. Ma c’è tanta gratitudine.
“Ho pensato che dovevamo pur rompere il ghiaccio. E poi, Bonnie, non devi sottovalutarti. Sei una bella persona. Cioè a parte quando mangi, perché seriamente mangi tutto e mangi subito, ma okay.” si scioglie in una risata che coinvolge entrambi ed è Harry a sentirsi lusingato. Bonnie è come la stella più luminosa di tutte, come la cima del monte più alto del mondo. E’ l’irraggiungibile. Non permette agli altri vie d’uscite, sei solo tu e lei, e lei vince.
“Già, il cibo è il mio migliore amico. Lo capirai presto” sussurra, ridendo ancora. Sono ancora la, in macchina, il motore spento, sotto casa Williams. Non c’è nemmeno un rumore, un suono, un cigolio. E non è un momento imbarazzante, non c’è tensione, non c’è inganno.
“Bonnie.” la richiama ad un certo punto, voltandosi di scatto verso di lei. Distoglie lo sguardo dal vialetto di casa e si volta anche lei verso di lui.
“Dimmi.” replica lei. Sono tanto vicini quanto lontani. Sofferenza.
“Posso baciarti al primo appuntamento?” chiede. Bonnie spalanca impercettibilmente gli occhi, che sono ancora più chiari, cosi chiari da illuminare entrambi.
“Non credo che sia una buona idea.” soffia pianissimo lei, avvicinandosi ancora al viso di lui.
“In questo caso…” replica Harry, in un sussurro appena udibile. Stop. Bonnie volta di scatto il viso verso la parte opposta, apre la portiera e scende, richiudendola. Dal finestrino aperto sporge un poco la testa.
“Ciao, è stata una serata carina.” saluta lei. Carina. Concetto di carina alquanto astratto.
“Si, carina.” concede lui, sapendo in cuor suo che non è stata per niente una serata carina.
“Già.” annuisce un poco lei. Non carina. Splendida.
“Infatti.”
“Bene.”
“Ciao allora, Bonaria. Ci si vede.” saluta Harry, sorridendo lievemente.
“Certo.” si volta e cerca nella borsetta le chiavi di casa, quando scorge infine un lucchetto sul portone. Se lo rigira per quanto è possibile tra le mani, poi impreca. Porca buttana di una Candy che si dimentica che lei è fuori. Harry è ancora li, che attende il rientro di Bonnie.
“Ehm… Harry?” lo chiama, ripercorrendo la strada che percorso e risalendo in macchina.
“Bonnie?” domanda lui, sorpreso.
“Dimmi.” replica allora lei.
“No, dimmi tu!” risponde spazientito.
“C’è un lucchetto. Candy si è dimenticata che ero fuori casa probabilmente e ha messo troppa sicurezza nella casa. Forse c’è anche un segnale d’allarme che sveglierebbe inevitabilmente tutto il vicinato.” spiega Bonnie con tono ovvio.
“Si, bene. E io che c’entro?” domanda ancora lui, più confuso di prima.
“Devi ospitarmi necessariamente a casa tua.” risponde, con tono piatto. BOOM. Harry la guarda sorpreso, poi sorride.
“Va bene, non preoccuparti.” e inverte il senso di marcia. Spegne il motore e apre la portiera a Bonnie. Le fa strada lungo il vialetto di casa, apre la porta e la fa accomodare.
“Scusa il disordine, non farci caso.”
“non preoccuparti, direi che ci sono abituata.” chiude la porta alle sue spalle e il buio li investe.
“Bonnie?”
“Che c’è?”
“Adesso posso baciarti?”
“Direi proprio di no.” e Bonnie si alza in punta di piedi per lascargli un bacio che di casto ha ben poco. Lingue in conflitto, assetate. E’ lui il primo a staccarsi per mancanza di fiato e la guarda confuso.
“Volevo essere io a baciarti.” si giustifica infine, e sicuramente niente di ciò che Harry ha previsto avverrà. E non è un momento imbarazzante, non c’è tensione, non c’è inganno.

 
 

 






















Ciao a turuturututtti! Boh, voglio solo precisare che Bonnie è la mia identità, c'è dentro la mia vita e vorrei che non copiaste (anche perché che c'è da copiare? Nessuno recensisce) e un ciao a lietome_ che adesso sta indossando un paio di pantoaloni verdi e mi sta pensando e l'amo tanto. <3 Grazie a chi legge e chi ha messo la storia nelle seguite. Un bacio bellezze! x
  
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