[Harry Potter] He’s forgotten for what he’s searching yet he keeps up the stride
Partecipante all'AU_fest di wolfstar_ita e a "Il Calendario dell'AUvvento" di au_verse.
Gli avvenimenti si susseguono velocemente, ci sono sicuramente
ripetizioni di termini, non mi piace, è folle in maniera stupida
e infantile, l'idea dell'albero animato è un po' presa da
"Stardust" di Neil Gaiman e un po' da "La canzone del parco" dei
Baustelle. C'è un evidente OOC di Severus e probabilmente anche
di Lily. Di James non saprei dire, perché senza l'appoggio di
Sirius (che in questa fic è di un anno più grande),
secondo me, il suo carattere sarebbe diverso. E' una storia senza
sostanza, è frivola probabilmente.
Il prompt dell'AU_fest.
Il titolo è preso da una canzone che fa parte della colonna sonora - qui per la colonna sonora - di questa fic, "Ghost" dei Blue Foundation.
He’s forgotten for what he’s searching yet he keeps up the stride.
God knows that he won’t arrive.
01 settembre 1972
«
La natura del fantasma è tutta nella perdita, se ci pensi bene,
ragazzo. I Vampiri possono continuare a ’vivere’ – da
parassiti, certo, ma hanno il tatto e- chiunque tra noi darebbe tutto
anche solo per il tatto ».
Sir
Nick non sta tentando d’intristirlo – gli riesce davvero
bene, comunque – ma gli sta ’impartendo utili
insegnamenti’. Gli è necessario che qualcuno lo assista e
gli stia al fianco.
Sirius Black ha paura e prima di diventare un fantasma non gli è capitato molto spesso.
Una mattina ha aperto gli occhi e non si è sentito più lo stesso.
Doveva
essere da qualche parte lontano dal castello di Hogwarts, fuggito
chissà dove e riparatosi sotto un tetto qualsiasi; doveva
fuggire di casa e l’unico modo era farlo quando ancora non era a
casa. La sorveglianza sarebbe stata troppa. Aveva trovato il momento
perfetto: dopo il banchetto serale dell’ultimo giorno di scuola,
quando nessuno avrebbe trovato un singolo straccio di ragione per cui
uno studente avrebbe dovuto comportarsi da irresponsabile.
Si
era rifugiato vicino al Lago Nero, sarebbe rimasto riparato lì
fino al mattino seguente, quando si sarebbe recato a Hogsmeade e con i
soldi ricevuti dai genitori risparmiati durante l’anno avrebbe
affittato una camera e poi trovato un lavoro.
Il sole era sorto ed era divenuto adulto, nel frattempo era già morto e trasparente. Non aveva più nulla.
- - - -
Remus
Lupin non crede che il suo secondo anno ad Hogwarts sarà molto
differente dal precedente. La solita solitudine auto-imposta, il
silenzio, lettere ai genitori, studiare, aspettarsi che qualcosa o
qualcuno entri nella propria vita e stravolga il mondo. È un
sogno infantile, lo ha sempre avuto. Vuole che i personaggi dei suoi
libri preferiti prendano vita per scortarlo nei loro mondi fantastici.
Ha dodici anni, ama la verità e la razionalità, e proprio
quei due elementi sono fuori dalla sua vita: è un lupo mannaro e
non può parlarne con nessuno.
Il
castello gli piace molto. Ci sono stanze segrete, poltrone comode,
camini sempre forniti di legna, incantesimi da scoprire, letti morbidi,
piumoni caldi. Lo sguardo preoccupato di sua madre è lontano e
può mentirle sulle sue compagnie senza che lei lo scruti dentro
e vi legga la realtà. Remus è solo e quando pensa a
quanto vi sia abituato è sempre un colpo al cuore.
- - - -
Gli umani.
Non
li ho mai capiti, né ci ho messo troppo impegno nel provarci.
Anche da morti sono strani e un po’ insensati. Si arrogano
diritti, s’impossessano degli oggetti, delle persone, dei luoghi
– hanno paura di perdere loro stessi e quindi si avvinghiano a
ciò che possa ricordare loro chi siano.
Non
hanno capito la natura, in realtà. Tutto cambia, è in
mutamento, non si ferma un istante, perfino loro così fragili e
apparentemente inutili. Cosa potrebbero apportare al ciclo del mondo?
Distruggono, non ricostruiscono, prendono senza chiedere. Si rompono
tanto facilmente … da albero penso sia perché sbagliano a
guarire, dopo: tentano di sostituire ciò che avevano invece di
attendere. Se ci viene tagliato un ramo, se si spezza, il ramo ricresce
in quel punto nel tempo di cui ha bisogno. Non abbiamo fretta, loro
sì e immotivata.
Tutti sanno che a un albero non vanno troncate le radici, ma gli umani le proprie le trattano come fossero spazzatura.
Non li capisco, né li ho molto in simpatia.
Sono
nel parco di Hogwarts – ghermita da adolescenti, i più
folli anche se i più vicini alla comprensione – di idiozie
ne vedo di continuo. Ma come alla follia del 1972 raramente ho
assistito.
L’anno
scolastico è iniziato come altri. Gli studenti avevano diffuso
un nuovo pettegolezzo durante i mesi di lontananza e
sull’Espresso per il castello. Il borbottio l’avevo
percepito mentre attraversavano il parco: il ragazzo del secondo anno
che l’anno precedente era sparito dopo il banchetto di fine anno
era morto, in realtà, ed era diventato un fantasma tra quelli
delle mura della scuola. I più erano curiosi, alcuni si
sentivano a disagio.
Se
fossi stato meno dignitoso e avessi cercato di imitare gli esseri umani
come quei miei compagni più giovani, avrei rischiato di sapere
più del dovuto.
- - - -
Remus
è intristito e scosso dalla morte, tutte le volte. “Fa
parte della vita” gli dice sua madre, potrebbe anche essere una
frase ragionevole se si precisasse “la vita degli altri”.
Come può la morte far parte della vita che colpisce?
Il
ragazzino trasparente è seduto accanto a Sir Nick, è
spaesato. È rimasto intrappolato nel suo corpo dodicenne
divenuto trasparente. Remus immagina il suo anno scolastico e pensa che
avrebbe potuto essere anche quello di Sirius in circostanze diverse.
Soltanto
pochi compagni di casa sembrano turbati da quella novità.
È estremamente difficile figurarsi quei vestiti, quel volto, in
materia, ma ricorda vagamente l’ex studente. È quasi certo
abbia trascorso molto tempo solo. I Grifondoro lo chiamavano “il
mancato serpeverde”, i Serpeverde lo consideravano volgare e pari
al resto delle nullità di cui il castello è gremito
nonostante fosse un purosangue.
Eppure,
gli risulta difficile – se non impossibile – parlarne e
pensarne al passato quando, se solo Sirius voltasse la faccia, i loro
sguardi si incrocerebbero.
- - - -
Sirius Black si sente osservato.
Timore e pena dai Grifondoro, astio negli occhi di suo fratello; curiosità, interesse, scetticismo.
È
un fantasma; il legno non lo sente, lo attraversa. Lo stomaco gli fa
male di un dolore che non c’è, la lingua sbatte contro un
palato che è soltanto nei ricordi.
Sir
Nick si china verso il suo orecchio, la consueta espressione desolata
« loro vanno avanti, sempre, è nella loro natura. Sono
mortali, hanno un tempo limitato, come tutto ciò che ha un
limite non conoscono la stabilità. Non ti dimenticheranno se ti
hanno amato, ma smetteranno di richiamarti alla memoria così da
rendere il dolore sordo ».
« Come facciamo noi a sopraffare la sofferenza ed il rimorso? ».
Lo guarda disarmato – è soltanto un attimo – prima di voltarsi di nuovo verso i commensali vivi.
- - - -
Regulus
ha la risata più alta, questa sera, le battute più
divertenti, è meno permaloso del solito; mangia con disinvoltura
ed eleganza, cerca di non apparire come un ragazzino, qual è
agli occhi dei Serpeverde più anziani: vuole – deve
– fare buona impressione. Concentrarsi sulla vita
’sociale’ è un buon metodo per zittire i pensieri.
Quello dotato di savoir-faire tra i due fratelli Black non è
Regulus; le regole e gli usi li conosce a menadito, ma non è mai
stato come Sirius, che ha gettato tutto all’aria, eppure, anche
nella casa Grifondoro, si muoveva con quella sua delicata
fluidità.
Non
gli importa sia morto, non gli dispiace, gli è indifferente;
anche se suo padre sperava sarebbe rinsavito, lui non lo ha mai creduto
e adesso Walburga Black è inspiegabilmente intristita. Non
ammetterebbe sia a causa del suo Sirius, il primogenito; è
divenuta ancor più scostante e gelida.
È
sempre colpa di Sirius se Regulus non riesce ad essere abbastanza. La
sua assenza si è sentita sin da quando ha memoria, viva, quasi
lui ci fosse soltanto per ricordare di non esserci.
Regulus si alza da tavola senza aver terminato il suo piatto d’arrosto, ma con educato distacco.
Non riesce a impedirsi di lanciare un’occhiata di fuoco a Sirius prima di varcare la soglia della Sala Grande.
04 settembre 1972
A
Remus piace farsi inglobare nella confortante routine di Hogwarts. La
sera seguente ci sarà la luna piena, i suoi muscoli iniziano a
contrarsi per diversi minuti, la notte precedente ha avuto crampi
all’addome, nella testa c’è un martellante mal di
testa ancora sopportabile che sembrerà esplodere poche ore prima
che la notte cali; conosce le sensazioni, ogni singolo frammento del
suo corpo, e come reagirà. Questo dovrebbe farlo tremare di
paura. Pari alla trasformazione crede non esista nulla, eppure lo
rassicura: sa cosa aspettarsi, cosa accadrà e come potrà
stare meglio. Dormire molto, per esempio, aiuta; bere tisane alle erbe,
mangiare alimenti proteici, carne, frutta e verdura. È ancor
più facile, così, far credere al resto della scuola che
soffra di salute cagionevole come sua madre.
È
poggiato contro il tronco del grande faggio in riva al Lago Nero,
sfoglia le pagine del manuale di Pozioni e consulta un volume di
approfondimento semplificato. C’è una brezza fresca che
soffia nella sua direzione.
Per altri potrebbe essere soffocante sapere esattamente come ogni giorno si svolgerà e finirà, per Remus è necessario e salutare.
Espira lentamente e una fitta allo stomaco lo abbandona.
- - -
Uno
dei lati divertenti degli esseri umani è che negano di star
facendo proprio ciò che stanno facendo. Alcuni sono talmente
bravi che riescono a imbrogliare i loro simili, ma per il resto della
natura è lampante comunque, è lampante sempre.
Remus
Lupin attendeva qualcosa lì, tutti i giorni; se avesse avuto
qualcuno a chiederglielo anche lui avrebbe risposto “non sto
cercando di nascondermi dalla vita. Non ho paura”.
05 settembre 1972
«
Questa notte assisterai a uno spettacolo atroce » lo informa Sir
Nick. Col palmo aperto contro il vetro di una finestra del castello
osserva ciò che c’è fuori. Il vetro è
semplice aria che fa attrito. Suo fratello passeggia assieme al suo
gruppo di amici sbruffoni, è il ragazzino dall’aria
scaltra e attenta. « È uno studente del secondo anno, si
trasformerà in lupo mannaro ».
Non
sa bene cosa rispondere. Si avvicinano a un giovane apparentemente
spaventato. « Un lupo mannaro a Hogwarts? Silente ne è a
conoscenza? ». Lo sovrastano in altezza e in numero.
«
Sì. Dovresti conoscere Remus per capire questa scelta ».
Dal tono di voce del fantasma intuisce di essere apparso insensibile.
Ma perché? A cosa servirebbe preoccuparsi per una creatura
pericolosa? « Potresti anche mettere in discussione certe tue
certezze, Sirius Black ».
- - -
Lily
Evans osserva e scopre sfumature che a una prima occhiata, in
superficie, non sarebbero neanche intuibili. Parla della meraviglia
delle persone con il suo migliore amico, Severus. Lui non comprende
appieno i suoi discorsi, gli esseri umani in generale è raro gli
siano simpatici, ma è l’unico nell’intero castello,
e nella sua vita da quando è stata ammessa a Hogwarts e sua
sorella l’ha chiamata “mostro”, di cui si fidi
ciecamente. Gli racconta anche di Sirius Black e di suo fratello
Regulus, un po’ le ricordano lei stessa e Petunia. Immagina
abbiano litigato per le loro inconciliabili diversità, uno a
Grifondoro l’altro a Serpeverde. Se è questa la ragione,
sa cosa ci sia dietro. La paura di essere troppo diversi, di
allontanarsi per sempre. L’ha testato con Petunia, ma ha colto
troppo tardi ciò che realmente quel distacco stesse urlando.
« Tutto questo interessamento per quel ragazzino … ».
« Sembra sia stato una brava persona ».
- - -
« Signor Lupin, è ora ».
Stava
aspettando seduto in Infermeria da pochi minuti quando è
comparsa Madama Chips. La donna lo scorta fuori dalla scuola e poi nel
parco, alla luce calda del tramonto, fino al Platano Picchiatore.
Ha
sempre apprezzato non doverle leggere negli occhi paura o disgusto;
c’è quell’espressione severa, apprensiva. Non ha mai
sguardi di biasimo, con nessuno, soltanto quello di rimprovero quando
si disubbidisce alle sue regole.
Remus
la ringrazia cercando di evidenziare tutta la sua gratitudine. Le
augura una buona serata e si addentra nel tunnel verso la Stamberga
Strillante.
- - -
«
Com’è possibile che nessuno se ne accorga? ».
È incredulità, non sa cos’altro abbia nella testa.
«
Le persone sono poco attente a ciò che vedono. Remus è un
ragazzo molto riservato, nessuno penserebbe mai che una persona tanto a
modo possa essere un licantropo – si ha una cattiva idea dei
licantropi ai giorni nostri, tu lo hai appena dimostrato ».
Sirius
ha l’impressione che mai abbia tanto rimuginato su uno
sconosciuto, mentre il sole si abbassa sempre più sulla linea
dell’orizzonte. « Voglio seguirlo ».
«
Della Stamberga Strillante a Hogsmeade si raccontano storie
dell’orrore. Nessuno, di notte, vi si avvicinerebbe ».
Sirius Black è rapito dalla figura del ragazzo steso sul
pavimento polveroso. È sistemato il più lontano possibile
dalle finestre; il suo corpo si contrae e allunga, le ossa assumono
strane angolazioni.
« È come vederlo distruggersi e ricrearsi ».
Inarca la schiena, il collo, punta le unghie contro il legno mentre ansima e cerca di trattenere le urla.
«
Ricorda queste immagini domattina ». Lo avverte il fantasma prima
di scomparire in una nuvola di bruma. Sirius ritorna con
l’attenzione al ragazzino.
Emette un grugnito animalesco, sulle ossa delle braccia fino alle mani scende un fremito che le tramuta in quelle del lupo.
06 settembre 1972
Remus
Lupin è disteso in Infermeria. Le palpebre tremano, circa ogni
sette secondi – Sirius ha cronometrato mentalmente. Ha un sonno
mediamente tranquillo per essere un lupo mannaro e aver appena
trascorso una notte di luna piena.
Sirius Black lo sta osservando, non riesce a distogliere gli occhi da quel ragazzino dal giorno precedente.
18 settembre 1972
Avvicinare
Remus non è semplice quanto Sirius ha creduto in un primo
momento. Sembra sempre troppo assorto o concentrato e se da vivo
avrebbe trovato divertente distrarre qualcuno dal proprio lavoro per il
puro gusto di attirare l’attenzione su di sé, da morto il
senso dell’umorismo e la voglia di divertirsi sono sbiaditi.
Il
primo problema sul suo cammino è stato affrontare il
’mostro’ dentro Remus. Il suo lato ancora umano e pulsante
era inchiodato dal timore per una creatura ignota. Una volta accettato
che Silente non permetterebbe a nessuna cosa o persona di ferire i suoi
studenti fintanto che si trovano tra le mura di Hogwarts, ha dovuto
cercare un motivo credibile per parlare al ragazzo. Quel lato della
faccenda è da improvvisarsi. Da un paio di giorni lo pedina
cercando di non farsi scoprire. Gli altri fantasmi sono divertiti dalla
faccenda, dicono sia normale per un ’novellino’ attaccarsi
ancora ai propri istinti vivi. Crede ci sia troppo da scoprire
e conoscere di Remus per permettergli di isolarsi dal resto del mondo
– ha avuto l’intuizione che se ne stia ai margini per
assicurarsi di non essere la causa del male altrui: Sirius ha
sviluppato una teoria in proposito che Remus non può non
ascoltare, davvero brillante e interessante.
- - -
Lily
Evans sta sorridendo. Non riesce a trattenersi da quando si è
accorta che il nuovo fantasma, Sirius Black, insegue Remus Lupin, uno
studente del suo stesso anno sempre in disparte. Il primo anno James
aveva provato ad includerlo nel suo gruppo di conoscenti Grifondoro,
Tassorosso e Corvonero, ma l’altro era riuscito a far cadere in
silenzio ogni conversazione scoraggiando definitivamente James.
« Non capisco cosa ci sia di tanto buffo » ammette Severus.
Non
vede l’ironia – forse un po’ amara – della
scena. « Sirius pare sia stato poco benvoluto in vita, Remus non
ha amici. Non si sono trovati prima che Sirius morisse. Chissà
che non ne nasca qualcosa di buono ».
« Sì, ma- ».
«
Non pretendo che t’interessi, ma io lo trovo curioso. Se non ti
piace ascoltare le mie chiacchiere, puoi sempre tornare dopo ».
Severus
stringe le braccia al petto e non smette di seguirla: gli è
grata. Altrimenti non avrebbe nessuno con cui parlarne. A nessuno
interesserebbe, se non a Severus, e soltanto perché sono amici.
- - -
Ho
visto il giovane fantasma e il lupo mannaro avviarsi verso il Lago Nero
e quel faggio sotto il quale diverse generazioni di studenti hanno
sostato. Girava voce Sirius Black stesse cercando di parlare con il
ragazzo dopo aver assistito a una sua trasformazione. Gli arbusti
– i più invidiosi della vita umana – non smettevano
di domandarsi quale fosse la ragione, avevano sperato che la loro prima
conversazione si svolgesse all’aperto. Il loro desiderio fu
esaudito.
Remus
Lupin si accomodò nella sua solita posizione con le ginocchia
piegate e i libri sulle gambe. Dovette percepire la presenza del
fantasma dietro di sé. Si voltò, sussultò
leggermente e assunse di nuovo la sua espressione pacata e serena.
Remus accennò nella sua direzione, aspettando che l’altro parlasse. « Io sono Sirius Black, piacere ».
«
Sono Remus Lupin ». Non passò inosservato che Remus non
gli tese la mano, le querce – ossessionate dalle buone maniere
– lo lodarono più volte.
« Piacere, piacere… ».
Sirius Black sembrava impacciato.
- - -
Si
sente stupido. Vorrebbe fargli capire perché gli sta rivolgendo
la parola, ma prima deve trovare un modo per rompere il ghiaccio.
Prende tempo sistemandoglisi accanto sull’erba.
Trascrive
con attenzione qualcosa da un libro di Pozioni. Dal tempo che ha
trascorso a osservarlo ha dedotto la studi molto; ha
un’espressione corrucciata, la sua presenza deve starlo
infastidendo o distraendo.
«
Mi hanno detto che sei uno degli studenti migliori del tuo anno
». Le lusinghe funzionano spesso, quand’era vivo con lui
funzionavano sempre.
« Ringrazia chiunque te l’abbia detto da parte mia ».
«
Pensavo potessi insegnarmi qualcosa! ». È
un’illuminazione, Remus abbandona la penna in grembo e lo scruta
con interesse. « Ero giovane quando sono morto, sono molte le
cose che non so ».
« Potresti chiedere ai professori o ai fantasmi ».
«
I professori non hanno il tempo di badare anche agli alunni morti, i
fantasmi non fanno che prendersi gioco di me perché sono ancora
attaccato alla vita terrena ».
Remus annuisce, riflettendo.
21 novembre 1972
Non
ha idea del perché abbia accettato quella proposta. Cosa
potrebbe mai avere in comune con un fantasma, oltre al non essere
entrambi umani?
C’è
molto rimpianto in Sirius, lo percepisce in ogni frase e in ogni
sguardo. In qualche libro ha letto che la natura del fantasma è
proprio di nostalgia e malinconia.
Ogni
sabato mattina s’incontrano in Sala Comune Grifondoro e Remus
parla per quelle che gli sembrano ore, gli dedica tutta
l’attenzione che può. Dentro di sé si sente meno
solo. Forse ha accettato perché imbattersi in Sirius è
stato specchiarsi, Sirius deve aver visto in lui se stesso.
Oltre
il loro giorno settimanale, gli fa compagnia tra una lezione e
l’altra, gli racconta i pettegolezzi del castello – di cui
sa “meglio di qualsiasi altro studente, senz’ombra di
dubbio” – e gli svela alcuni segreti degli altri fantasmi.
Remus non potrebbe sottrarvisi, trovare un modo di rifiutare Sirius
è impossibile, non vuole cercarlo comunque. Un fantasma non
può essere ucciso o mutilato, a lui non dispiace d’aver
barattato la solitudine con delle lezioni – in ambiti che lo
interessano, peraltro.
- - -
«
Alla fine sono riusciti a incontrarsi ». Annucia Lily, più
a se stessa che a Severus. L’intera faccenda deve essere una di
quelle a cui è talmente indifferente da averla dimenticata.
« Chi? ».
« Lupin e il fantasma ».
« Oh, capisco ».
Gli
indica il tavolo Grifondoro mentre si incamminano verso quelli delle
rispettive case per la colazione: i due sono seduti fianco a fianco.
Parlano ed il mondo è come lontano miglia da loro. «
Sembrano stare bene insieme ».
23 dicembre 1972
Per
un albero anziano come me, qualsiasi rapporto umano è una
follia. È intollerabile vederli sperare sapendo già di
finire distrutti; molti di noi si chiedono come possa essere possibile
che non si arrendino mai.
Sirius
Black stava cercando di diventare amico di un lupo mannaro, Remus Lupin
si stava aggrappando all’esistenza flebile di un fantasma. Non
sembravano rendersi conto dell’errore: erano entrambi ai margini
della vita umana, come potevano pensare di riuscire a conciliare la
tristezza invincibile di un fantasma che non ha né ha bisogno di
altro all’incertezza della natura del lupo mannaro, pericoloso
per sé e per gli altri?
Io che di follie ne ho viste tante immaginavo già come la storia si sarebbe conclusa.
- - -
Il
castello e i prati sono ricoperti di neve. Il paesaggio è
bianco, candido; la luce del sole all’alba è circondata da
un alone azzurro. Gli studenti e gli insegnanti sono seppelliti in
strati di vestiti, i Serpeverde si lamentano di continuo della consueta
umidità del loro dormitorio e di quanti incantesimi ci vogliano
per proteggersi da quell’ambiente da grotta. Se si cammina
all’aperto dietro di sé si lasciano i segni del proprio
passaggio in orme grigie nel manto.
A
Remus piacciono l’inverno e la neve; gli piace quella sensazione
d’attesa e di fermento, come se qualcosa di epico fosse dietro
l’angolo e aspettasse soltanto il momento giusto per accadere.
Sorride
e varca il buco dietro il ritratto della Signora Grassa. Dopo la
colazione tornerà alla stazione di King’s Cross per
trascorrere le vacanze invernali assieme a sua madre, suo padre e una
cugina irlandese di cui non aveva sentito mai parlare prima della fine
di novembre[1]. Sirius è sembrato deluso quando lo ha informato – non che dovesse
essere avvisato, ma ha pensato fosse giusto dirglielo, è pur
sempre una sorta di amico – dello spostamento del
ventitré, ma non si è lamentato troppo, oltre un broncio
quasi costante nelle ultime due settimane.
È
seduto al solito punto della tavolata, Remus lo saluta. Il fantasma
è raggiante, gli porge un piatto colmo di alcune brioche.
«
E così sei riuscito a capire come spostare gli oggetti ».
Sirius è raggiante. « Sono contento ».
- - -
Sirius
segue con lo sguardo la fila di ragazzi mentre oltrepassano i cancelli
della scuola. Non si voltano indietro, non hanno ripensamenti, nessuno
tra loro.
È un colpo al cuore, sarà solo, ma ancor più gli dispiace di non stare con Remus.
Era
accanto al suo letto a piegare gli abiti e sistemare i libri, ha
pensato dovesse fare qualcosa. Così ha sputato fuori la prima
frase che gli ha attraversato la mente. « Noi fantasmi conosciamo
il tuo segreto ».
Remus ha sorriso, ma quando ha alzato lo sguardo ha capito.
Sirius si è pentito subito di averglielo confessato, ed ha
fluttuato via più velocemente possibile. Il danno però
è rimasto e Remus non l’ha neanche salutato.
«
Il rimorso e la tristezza non sono sufficienti a cancellare gli errori,
noi fantasmi ne siamo la prova ». Sir Nick gli si avvicina, anche
lui rimane assorto sul mare di tuniche nere. « Loro sono umani,
sottovalutano- ».
Sirius
vorrebbe tacere una buona volta, ma non è mai facile consolarlo
e non di certo riuscirà Sir Nick insultando ciò che lui
sa di essere ancora. « A me sembra che invece ciò che
sanno fare meglio i fantasmi sia criticare gli esseri umani. Saremo
anche morti, ma siamo uomini, è tutto identico, siamo stupidi in
quantità identiche ».
Dovrebbe
scusarsi a questo punto, volta le spalle – gli riesce bene a
quanto pare – e cerca un posto in cui nascondersi. Per rimanerci.
Tutto il tempo necessario. Dovrà pur esserci un modo per guarire
anche per i fantasmi.
31 dicembre 1972
Vacanze
natalizie tanto tristi Remus non le ricorda. La cugina irlandese si
è rivelata scortese e maleducata. La sera del ventisette sua
madre era stata esausta di sopportare i suoi commenti acidi e le aveva
gentilmente chiesto di tornare a casa. L’appartamento Lupin
è decorato alla solita maniera: ghirlande, l’albero
artificiale ricoperto di palline, biscotti, focaccine. Tre pacchetti
erano sistemati sotto i rami più bassi del pino artificiale.
Nonostante l’instabilità economica della famiglia, i suoi
genitori cercano sempre di migliorare la vita di Remus. Si sono sempre
addossati le colpe del morso di Greyback, Remus non crede se lo
perdoneranno mai. Si sentono in dovere di fornirgli tutto ciò di
cui ha bisogno, e almeno a Natale desiderano dargli qualcosa che vuole.
A
sua madre erano spettati dei pantaloni di seconda mano apparentemente
di buona qualità, suo padre aveva trovato delle inaspettate
camice bianche; i due avevano osservato con aspettativa Remus scartare
il suo regalo: l’edizione integrale delle opere teatrali di
Wilde. Suo padre gli aveva fatto notare potessero non essere
appropriate per un ragazzo di dodici anni quando Remus aveva dichiarato
di volerle leggere, alla fine avevano comprato il volume comunque.
Remus non sapeva bene come dimostrare la sua gioia, stirò le
labbra nel sorriso più sincero e contento che avesse.
Sta
attendendo la luna piena e rimpiange di non essere stato molto
affabile. Sua madre – non c’è scampo con lei –
si è accorta della sua stranezza. In vista della trasformazione
ha deciso di lasciar correre.
Le
ossa e i muscoli gli scoppiano, si è nascosto nel boschetto a un
chilometro di distanza dal suo quartiere. La rabbia è
amplificata quanto la tristezza: gli manca il suo unico amico e si odia
per questo.
Il
lupo arriva. Ulula alla luna tonda, di Sirius non c’è
traccia in quella testa bestiale; se potesse, proverebbe sollievo.
13 febbraio 1973
Si è tenuto a distanza, ha capito di dovere.
Ha sempre sperato, era il volto di Remus a concederglielo. Remus da una
settimana ha smesso di essere rigido, sta elemosinando coraggio per
avvicinarglisi – proprio come la prima volta.
È
il sorriso di Remus a convincerlo, a pranzo. È un piccolissimo e
veloce arricciarsi di labbra nella sua direzione, e di colpo entrambi sanno.
È cambiato qualcosa. La disapprovazione di Sir Nick al suo
fianco la sente, fisicamente, come niente da mesi. Ma è troppo
assente, altrove, a immaginare e a recuperare quelle settimane di
lontananza.
- - -
Remus sa. Niente ha senso nella sua vita, niente.
Vorrebbe strapparsi lo stupido cuore che gli batte nel petto, non lo
sopporta, lo odia, è infantile e si lascia trascinare.
Però la sensazione di calore alla bocca dello stomaco è talmente piacevole …
Ci
sono un centinaio di contro, comunque. Il suo cervello glieli snocciola
uno ad uno; il problema è: la sua mente lavora in silenzio,
avrebbe bisogno di urlare e sbraitare per distoglierlo.
Cosa sta facendo, esattamente? È impazzito. Decisamente.
… vorrebbe rimanere seduto a questo tavolo con nulla intorno…
… perché è uno stupido…
- - -
Regulus
è infastidito da un colpetto al braccio. « Ne abbiamo
trovato uno ». Con un cenno della testa indica Remus Lupin che
distoglie uno sguardo equivoco da suo fratello – morto, per
giunta.
14 febbraio 1973
Una
storia folle rimane una storia folle, al limite
dell’umanità fino alla fine. Io avevo avvisato i miei
simili fiduciosi.
- - -
Pedinare
è una forma d’arte. Bisogna essere discreti, non seguire
l’interessato di continuo, conoscere gli spostamenti per
anticiparli e sembrare casualmente nello stesso posto. Regulus è
un’artista, sicuramente più di suo fratello. Durante
l’intera mattinata ha tenuto d’occhio Remus. Lui e i suoi
amici aspettano sia solo. È un’occasione d’oro.
Girano strane voci su Remus Lupin, ha conquistato poche simpatie
durante i suoi due anni a Hogwarts.
Sente l’adrenalina scorrergli nel sangue. È il momento.
Un
giorno potrebbe pentirsene, è la voce della sua coscienza.
È euforico all’idea di ciò che sta per accadere.
- - -
« Non mi piace ». Esclama di botto Lily Evans.
È
seduta ritta a un tavolo della biblioteca. James Potter a pochi tavoli
di distanza drizza le orecchie. Severus pensa sia un’enorme
fortuna che madama Pince non sia nei paraggi.
«
Non mi piace per niente » ripete la ragazza, allungando il collo
con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, verso il Lago Nero.
«
Cosa succede? ». James, silenziosamente, si avvicina ai due. Sono
troppo occupati l’uno a cercare di carpire qualche informazione
utile, l’altra a provare quanto il collo umano riesca a
distendersi.
«
Dobbiamo seguirli ». Di scatto si alza e sistema in fretta i
libri nella borsa e ancora Severus è perplesso. «
Sbrigati, diamine! ». Lily non impreca. Severus riempie la borsa
e la segue velocemente. James afferra i suoi due volumi e si muove
dietro di loro a distanza.
- - -
Remus
Lupin è seduto in riva al lago ed è ignaro. La compagnia
di Regulus – e Regulus – gli si avvicina con il silenzio di
chi ha l’eleganza nei movimenti.
Regulus ne è orgoglioso.
« Salve, Lupin ».
- - -
Lily
scruta oltre ogni vetro il parco di Hogwarts. Le sue gambe non sembrano
abbastanza veloci. Remus è innocuo e a quei ragazzi non sembra
importare.
« Dove stiamo andando? ». Al loro passaggio qualche pergamena vola via.
« Al Lago Nero ».
« Per? ».
« Guarda tu stesso ».
Regulus.
È
semplice. Si tratta della sua migliore amica o della sua casa.
Può scegliere Lily Evans o Regulus Black. Fedeltà alla
sua migliore amica o a un ragazzino viziato. Deve decidere se in cambio
vuole fedeltà e affetto o prestigio.
Severus continua dietro Lily.
- - -
Ha
paura. Non ha idea di cosa farà o dirà. Qualcosa deve pur
saltare fuori nel momento del pericolo, è una Grifondoro.
Severus sa di chi si tratta e non ha smesso di starle accanto. Lo
apprezza.
Respira forte, inspira l’aria fresca, espira la tensione.
Riesce a vedere i ragazzi schierati a semicerchio di fronte Remus appoggiato al tronco.
- - -
Nel
parco James capisce. Si avvicina a Severus e Lily, hanno bisogno del
suo aiuto. Di tutto l’aiuto possibile, il che include anche
Potter lo sbruffone.
« Che sta succedendo? ».
Sembra
che anche Lily lo intuisca, nessuna occhiata scettica – almeno
non sua. « Non ne ho idea, li ho visti avvicinarsi a Lupin e- di
solito si tengono alla larga dai Grifondoro, in particolare i mezzosangue ».
« Ho capito ».
- - -
Se
fosse un altro tipo di circostanza, potrebbe scoppiare in lacrime. Ama
la solidarietà. Con James e Severus accanto si sente più
tranquilla, più fiduciosa. Sono in tre, sono in svantaggio
soltanto di uno, ma quei Serpeverde sono delle teste d’uovo.
- - -
Remus non ha idea di cosa stiano parlando, o cosa possano volere.
Cerca
di rispondere gentilmente. Lo stanno insultando; un paio di volte
è difficile trattenere la rabbia. Sono fortunati a non averlo
trovato in un giorno di luna piena.
Lui non ha mai neanche parlato con loro e avrebbe preferito continuare a essere ignorato.
- - -
Io l’avevo detto. A tutti.
Ero
il più potente tra loro, potevo chiamare a me il vento e
indirizzarlo; potevo raccogliere la rugiada del mattino e plasmarla;
potevo ordinare ai parassiti, ai rampicanti, all’erba, ai fiori.
Mi chiesero d’intervenire. Non dovevamo interferire, ma loro mi pregarono lo stesso.
«
È un bravo ragazzo! ». « Sono giovani e stupidi,
dietro di loro c’è un lago, è pericolosissimo
». Una decisione all’unanimità. Non dovremmo
impicciarci delle faccende dell’uomo, altrimenti dovremmo salvare
tutti.
Avremmo potuto salvare anche Sirius Black quella notte in cui cadde nel Lago. Potevamo e quella
era davvero una situazione in cui si richiedeva il nostro intervento,
nonostante i divieti. Erano in pochi a volersi occupare del giovane
mago, non lo conoscevano, dicevano. Sprecare l’energia della
foresta per un ragazzino …
Remus Lupin con o senza il loro aiuto ce l’avrebbe fatta, ma i miei fratelli mi imponevano di reagire. E allora reagii.
« Molto bene ».
Nel vento gettai le mie scuse a Sirius Black, assieme alla forza degli alberi.
- - -
D’improvviso
una forte brezza sembra alzarsi dalla Foresta. La bacchetta in
posizione di attacco di uno degli amici di Regulus sprizza scintille
rosse contro Remus. Un corpo giovanile sale a galla dal Lago Nero.
L’impeto del vento aumenta, secondo dopo secondo.
Lily
si sente sopraffatta, sono arrivati troppo tardi. È respinta
indietro, Severus e James urlano sopra quell’ululare. Vorrebbero
tutti sapere cosa stia succedendo.
La corrente si placa. Regulus e gli altri sono lontani; James, Severus e Lily corrono da Remus accasciato sull’erba.
« Presto, controlla che stia bene! ». Sbraita Lily verso James e Severus indistintamente.
« Respira » afferma monocorde e risoluto Severus.
Lily sospira, grata. « Mobilicorpus!
». Remus si libra nell’aria, i piedi all’altezza dei
loro nasi. « Muovetevi » ringhia a James e Severus,
sperando non gli sia accaduto nulla di grave.
- - -
A
raccontare l’incidente a madama Chips e a Sirius – alle
spalle della donna – è James. Ha quasi l’impressione
che il bagliore grigiastro del fantasma sia più lucente del
solito. L’infermiera assicura ai quattro che Remus debba soltanto
riposare. « Domattina starà bene ».
Rimangono
a vegliarlo fino a sera. A Lily risulta facile sfiorare la mano di
Remus mentre dorme. « Ha un sonno molto tranquillo ». Le
sembra impossibile che qualcuno possa volergli far del male.
- - -
Quando Remus si sveglia in piena notte a mostrargli l’Infermeria è la luce pallida di Sirius.
È certo non ci sia la luna piena, altrimenti sarebbe incosciente nel suo corpo di lupo.
« Ciao, Remus ».
L’ultima immagine che ricorda è il viso di Regulus.
« Perché sono qui, Sirius? ».
« Mio fratello e i suoi amici ti hanno lanciato un incantesimo ».
Delle scintille rosse. Dialoghi che l’hanno ferito… tutto è più chiaro.
« Ricordo ora ».
« Come ti senti? ».
«
Stordito, la testa mi fa male ». Sirius annuisce. È
sollevato. Si è spaventato all’idea che Remus avesse
subito un ’attacco’. Ha avuto paura come mai. « Sai
perché mi hanno attaccato? ». Il buio lo aiuta a
nascondere il rossore sulle guance, Remus ricorda la ragione, spera che
Sirius non la conosca.
«
No. Non hanno voluto spiegarsi con il Preside, hanno aspettato i loro
genitori … i miei ne hanno approfittato- sai, è stato
trovato il mio corpo ».
Remus trattiene il respiro. « Non ne avevo idea ».
« Hanno preferito non divulgare la notizia ».
« Come ti senti? ».
Tutti
i fantasmi danno per scontato non debba provare altro che
infelicità, gli studenti credono sia morto e basta. Remus, al
contrario di tutti, lo sta fissando dritto negli occhi
nell’oscurità, pronto a consolarlo. Dopo tutto quel tempo.
« Strano? Non mi sento triste, è come se fossi più- ».
« Sereno ».
Sirius annuisce. « Mi dispiace per dicembre ».
« Non importa, Sirius, davvero ».
« Se ne vorrai parlare … ».
« Vorrei che tu mi tenessi compagnia quando mi trasformo, se per te non è un problema ».
« No, non lo è ». Potrebbe- gioire? Sirius sta sorridendo. Remus se ne accorge.
« Molte novità questa sera » ride, finalmente, Remus.
« Già ». Sirius abbassa lo sguardo e si avvicina. Sembra intimidito come la prima volta, nel parco.
« Cosa c’è? ».
« Voglio provare una cosa ». Se avesse ancora il suo corpo, starebbe tremando.
Le labbra di Sirius sembrano ghiaccio, o dell’acqua gelida. È un contatto avvolgente, piacevole.
Remus è dispiaciuto quando Sirius si allontana, ed è dispiaciuto perché Sirius non ha sentito.
« Io credo di essere felice » bofonchia Sirius.
«
Se ti sentisse Sir Nick…! » la risata di Sirius gli
riempie le orecchie. Giurerebbe che la luce della luna e i rami e le
foglie stiano festeggiando.
- - -
Si sarebbero distrutti prima o poi. O la distanza sarebbe stata troppa. L’amore, un giorno, sarebbe morto.
Ma questa è un’altra storia, e non spetta a me raccontarla…
[1]
Mi sono resa conto in seguito che la storia della cugina irlandese
è evidentemente simile a quella delle zie antipatiche ne
“The Shoebox Project”.