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Autore: Marciux    11/07/2012    2 recensioni
Cinque anni prima della lotta per salvare il mondo. Sephiroth è convocato a Nibelheim per la sua ultima missione da SOLDIER, ma non può immaginare che cosa il destino abbia in serbo per lui. Un personaggio insospettabile trama alle spalle degli altri, celato nell'ombra. Il Pianeta è vittima di minacce ben diverse da quelle contro cui Cloud e gli altri combattono.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Capitolo XIV


 

Non ricordo da quanto tempo ho aperto gli occhi. Poco a poco mi sono abituato alla luce che filtra attraverso le persiane e il lontano cinguettio degli uccelli è diventato un piacevole sottofondo al silenzio di questa piccola stanza. Ho tirato via le coperte, per il troppo caldo, e mi sono accorto di indossare una camicia da notte. Non è mia, questo è certo. Ma l'ho indossata io? Non ricordo davvero niente.

Tanti pensieri affollano la mia mente. Tuttavia, mi sento in pace. In questo luogo c'è un'atmosfera di tranquillità che, ad essere sincero, non assaporavo da tempo. L'aria è impregnata dell'odore del legno, il materiale di cui son composti l'alto armadio a due ante, il piccolo tavolo e la sedia, la montatura del letto su cui ho riposato stanotte. I miei vestiti sono piegati e posati sullo schienale della sedia. È stato quell'uomo ad aiutarmi e a prendersi cura di me? Non l'ho mai visto in vita mia, ma al momento non posso che figurarmelo come una brava persona. Sono curioso di sapere chi sia.

Gli ultimi ricordi nitidi risalgono alla conversazione con Hojo, il resto è composto da immagini sconnesse e frasi di cui non ricordo il contesto. Ricordo Aerith e il Presidente ShinRa, mortalmente ferito dalla copia di Masamune. Poi il mantello rosso dell'uomo e nient'altro. Sarà passata almeno un'ora da che mi son svegliato, la luce diventa pian piano più intensa e si illumina dell'intonaco bianco alle pareti.

Con un forte cigolio mi sposto su un fianco, sempre sovrappensiero. In quel momento la porta si apre, lentamente.


 

«Ah, sei sveglio»


 

Scatto a sedere, non appena la voce profonda mi sveglia dal trance. Il pesante passo dei suoi stivaloni sul parquet sovrasta il cinguettare degli uccellini e tutti gli altri sottofondi rilassanti del mattino. L'uomo sposta la mia roba dalla sedia al tavolo e si accomoda di fronte a me, esaminandomi con attenzione.

Rimango subito ipnotizzato dai suoi occhi di un rosso acceso. Sono indagatori e sembrano non lasciar tregua. Mi sento vulnerabile, come se ogni mio segreto potesse venire a galla solo al cospetto di quello sguardo. La fronte è fasciata da una banda scarlatta, sopra la quale cascano i lunghi capelli neri. La pelle del viso è liscia e giovane, di un colorito spaventosamente cadaverico. Non saprei dire la sua età. Il suo aspetto parla chiaro, ma l'ombra nascosta dietro alle sue pupille racconta un'altra storia.


 

«Hai un aspetto orribile» commenta l'uomo, inaspettatamente.

«Ah... ti ringrazio»


 

La sua mano destra, calzata da un lungo guanto in pelle nera, si avvicina al mio viso e con due dita mi spalanca un occhio, scrutando con attenzione. Non posso che lasciarlo fare.


 

«Però stai meglio. Ieri notte eri drogato»

«Drogato?»


 

L'uomo lascia andare le mie palpebre già indolenzite e incrocia le braccia, poggiandosi allo schienale.


 

«Palesemente drogato. Stanotte non ti reggevi in piedi, ho dovuto metterti a letto. Hai delirato per un paio d'ore, poi ti sei finalmente addormentato. Hai ancora un colorito malsano, ma i tuoi occhi non sono più irritati, almeno. Come ti senti?»

«Io... bene. Ma davvero, non capisco... Drogato?»


 

Più cerco di radunare le immagini confuse del giorno precedente, più mi sembra di non ricordare nulla. Gli occhi fissi sulla scrivania, provo a concentrarmi e a fare mente locale.


 

«Mi pare di capire che tu non abbia assunto nessuna droga, ieri»

«Non che io ricordi. No, perché avrei dovuto farlo?»

«Qualcuno allora te l'avrà fatta prendere con l'inganno. Non ti viene in mente niente?»

«Io non ricordo assolutamente niente di quello che è successo ieri» concludo, leggermente infastidito. «Sarebbe ottimo se mi raccontassi qualcosa tu»


 

La camicia da notte è un bagno di sudore. Desidero ardentemente una doccia rinfrescante, ma questo non è il momento giusto. L'uomo si alza e cammina verso la finestra, aprendola e scostando le persiane. Il cielo è terso di nuvole e la camera si tinge di un'atmosfera tetra.


 

«Quando sono arrivato alla ShinRa tu eri già innocuo, accasciato sul pavimento. Aerith ti aveva in pugno. Questa è l'unica cosa che so. Ti ho portato qui al sicuro prima che fosse troppo tardi»


 

La voce è lenta e pacata, priva di qualsiasi emozione. I suoi occhi continuano a vagare tristemente per il lontano paesaggio a me invisibile.


 

«Sì, ma... Senti, andiamo con ordine. Vorresti dirmi chi sei tu?»


 

L'uomo riporta il suo sguardo sul mio e si allontana dalla finestra, per tornare a sedersi di fronte a me.


 

«Il mio nome è Vincent Valentine. Sono un ex Turk. Ti basti sapere questo su di me»

«Ex Turk? Com'è possibile che io non mi ricordi di te? Sono un Ex SOLDIER, conoscevo bene...» borbotto io, cercando di spremere le meningi per ricordare quel viso.

«Non perdiamoci in inutili discorsi sulla ShinRa. Io son stato Turk prima ancora che tu esistessi»


 

Inarco le sopracciglia, sorpreso. Prima ancora che... ma allora quanti anni ha?


 

«Troverei più costruttivo discutere brevemente di ciò che è successo finora e di ciò che ci attende nel prossimo periodo. Come immagino avrai già capito, il nostro nemico comune è Aerith» taglia corto Vincent, incrociando le braccia.

«Quindi noi saremmo alleati?» azzardo io, ancora incredulo di trovarmi qui, sano e salvo.

«Trovo la tua idea inesatta. Io sono il tuo maestro. O se preferisci, il tuo mentore. Ti aiuterò a capire ciò che ti occorre per la tua missione, riporterò la tua forza fisica e mentale a quella del Sephiroth di una volta, ti insegnerò i segreti che ti consentiranno di superare quello che eri in passato per poter combattere ad armi pari con Aerith»


 

Gli occhi di Vincent brillano improvvisamente, come già proiettati nella missione. Non posso fare altro che annuire, perplesso. Immagino non mi sia data la possibilità di sottrarmi a questa lotta


 

«Tutto questo per...?» chiedo io.


 

La mia domanda non sembra essere particolarmente apprezzata. Vincent stringe gli occhi.


 

«Secondo te? Spero che tu sia svelto di ragionamenti, perché non voglio stare a spiegarti ogni minima sciocchezza» scandisce, con tono infastidito.

«No, ecco, però se solo mi dicessi qualcosa in più potrei essere più ehm... motivato»


 

L'espressione sul volto di Vincent si rilassa appena, in atteggiamento comprensivo. Stringe le labbra, riflettendo.


 

«Chiedimi quello che vuoi sapere, se posso cercherò di darti una risposta»

«Che legame c'è tra te ed Aerith?»

«Ecco, a questo non posso rispondere»

«Come sarebbe a dire?»


 

Vincent si alza di scatto e comincia a camminare per la piccola stanza, a grandi passi, lo sguardo fisso a terra.


 

«O meglio, posso spiegarti brevemente che anni fa lottavamo assieme contro la ShinRa. Ognuno aveva i propri motivi, ma l'obiettivo era comune. Poi... Aerith ha iniziato ad avere un po' di manie di grandezza. Il suo obiettivo ha iniziato a discordare dal mio e ci siamo ritrovati l'uno contro l'altra. Ecco tutto»


 

Io annuisco, debolmente. La spiegazione è tutto meno che esauriente, ma riesco a fare i primi collegamenti nella mia testa.


 

«Per quale motivo Aerith combatteva contro la ShinRa? E che cosa è successo poi per mettervi contro?»

«Aerith ha tutte le ragioni del mondo per odiare la ShinRa. Fin da quando era solo una neonata fu rinchiusa in un laboratorio assieme alla sua madre, divenendo oggetto di ricerche. Aerith è un'Antica»

«Sì, ricordo. Di questo me ne ha parlato Hojo»


 

Vincent si ferma di scatto e un lampo d'odio attraversa i suoi occhi sgranati. Poi riprende lentamente a camminare e si ferma di fronte alla finestra, nascondendo il suo sguardo.


 

«E tu» proseguo io, con voce sottile, «perché combattevi contro la ShinRa?»

«Questo argomento è vietato»

«... Ah»


 

D'accordo, lo terrò a mente. Chissà quante domande mi sono rimaste a disposizione, prima di scatenare la sua ira che, temo, riposa da qualche parte dentro di lui.


 

«Che cosa è successo poi ad Aerith?»

«Lei conduceva ricerche sulla sua stirpe, nella speranza di trovare un suo compagno di sventura ancora vivente, ma il suo proposito è fallito. Allora ha iniziato ad abbandonare la battaglia contro la ShinRa, animata da altri intenti che non rivelava. Un giorno mi ha pregato di aiutarla a trovare Jenova»

«Jenova! Perché è così ossessionata da quella... cosa? Io mi son ritrovato coinvolto in questa storia solo per questo, non capisco che cosa significhi...»

«Sul momento» mi interrompe Vincent, sempre rivolto verso la finestra, «non mi ha spiegato il vero motivo, eppure io ho inizialmente acconsentito. Pensavo potesse essere una potente arma contro la ShinRa. Invece, poco tempo dopo, ho capito il suo scopo: raggiungere la Terra Promessa»

«Raggiungere...?» ripeto io, incredulo. «Ma che diavolo...»

«Il suo nuovo scopo era molto più deciso del precedente. Per perseguirlo era disposta a tutto, anche usare la violenza con chi non c'entrava nulla. Le nostre strade si sono separate»


 

Qualche istante per riflettere. Aerith, Vincent, la Shinra, Jenova, la Terra Promessa.


 

«Perché Aerith vuole raggiungere la Terra Promessa?»

«Prova a pensarci. Che cosa si trova là?»


 

Rifletto febbrilmente, ricordando le parole di Hojo.


 

«Il Mako! Ma allora...»

«Risposta sbagliata»


 

Aggrotto le sopracciglia. Questo Vincent ha l'aria di sapere molto di più di chiunque altro. Sicuramente più di me, che mi sento come l'allievo stupido interrogato dal maestro severo. Quest'ultimo viene in mio aiuto, non prima di aver emesso un sospiro.


 

«La Terra Promessa è l'aldilà della stirpe degli Antichi. La gente di Aerith si trova laggiù, e lei vuole raggiungerla»

«Hai detto aldilà? Ma allora non le basterebbe aspettare di morire?» suggerisco io, confuso.

«Temo che l'argomento sia più complicato. Immagino che Jenova sia la chiave per raggiungere il suo scopo in diversa maniera»

«Quindi tutta questa confusione solo perché Aerith vuole riabbracciare i suoi parenti?» faccio, iniziando a capire i piani della nostra nemica.

«Non lo so. Credo che ci sia dell'altro e sta a noi scoprirlo, per poi impedire che succeda» conclude Vincent, voltandosi appena per gettarmi un'occhiata. «Come ti senti?»

«Io? Bene! Sto bene, anche se sono un po' indolenzito»

«Eppure avevi l'aria di aver preso brutti colpi. Credo che tu abbia bisogno di qualche giorno di riposo, poi inizieremo subito con gli allenamenti. Abbiamo poco tempo. Prenderai una medicina e andrai a lavarti alla fonte. Ti darò dei vestiti adatti»

«Adatti a cosa?»

«La tua spada ha bisogno di essere lucidata e affilata. Credo che sia tutto» prosegue Vincent.

«Aspetta! Devo farti altre domande!» esclamo io, temendo di vederlo sparire.

«Che siano veloci. Intanto prendi questa»


 

L'uomo si volta verso di me e prima ancora che me ne accorga, una fiala di vetro scivola tra le mie mani, rischiando di cadere sul pavimento.


 

«I tuoi riflessi sono ancora alterati. Dovrai fare in modo di guarire in fretta. È una Panacea, ti farà bene»

«Tu e Aerith combattevate ancora assieme cinque anni fa?» chiedo, stappando la fiaschetta e portandola alle labbra. Era da anni che non ricordavo questo sapore dolce.

«Cinque anni fa è proprio il periodo in cui ci siamo scontrati» risponde Vincent.

«E non vi siete più visti in questi anni?»

«No, sino a ieri notte»

«Allora come facevi a sapere di me?» domando, esponendo il dubbio ancora irrisolto.

«Hojo. Son rimasto in contatto con lui per tutti questi anni.»


 

Il tono di Vincent si fa più grave, ma non aggiunge altro. C'è qualcosa che non gli va a genio in questo discorso.

Ma certo, Hojo. Lui è l'unico che conosce la verità. Ha un piano in mente e ho come l'impressione che noi ne saremo protagonisti. Per il momento, meglio fidarsi di lui, non c'è alternativa.


 

«Oggi ho parlato a lungo con Hojo. Dopo aver ascoltato sia te che lui, capisco l'importanza di difendere Jenova da Aerith. Probabilmente la testa ce l'ha già lei, ma...»

«Errato» mi interrompe Vincent, voltandosi ed aprendosi per la prima volta in un'impercettibile espressione di soddisfazione. «La testa di Jenova non ce l'ha Aerith, e nemmeno la ShinRa»


 

L'uomo, mosso da un'improvvisa agitazione, attraversa la stanza sino all'armadio e lo spalanca, tirando fuori un piccolo forziere in metallo. Lo posa sulla sedia di fronte a me e inizia ad armeggiare con un mazzo di chiavi che ha preso da sotto il mantello. Con movimenti veloci fa scattare le tre serrature e il coperchio si alza da solo, mostrando il contenuto: la testa mozza di Jenova. Vengo improvvisamente assalito dalle stesse sensazioni ed emozioni di cinque anni fa, tutte racchiuse nel luccicare di quegli occhi magnetici.


***

Nota dell'autore:
Salve a tutti! Finalmente son tornato: poveri voi! ... e povero Sephiroth, ovviamente. Chiedo scusa per questo lungo periodo di assenza da Efp e dal mondo in generale, ora cercherò di rimettermi un po' al lavoro. Anticipo già che, dopo il prossimo appuntamento del lunedì, sarò lontano da un qualsiasi PC per dieci giorni, quindi ci sarà un'ulteriore pausa. Me la sto prendendo un po' comoda!
Ok, fine degli scherzi. Vorrei fare una precisazione su questa fanfiction, prima che sia troppo tardi: nella stesura della trama, ho scelto fin dall'inizio di dedicarmi esclusivamente al titolo di Final Fantasy VII, senza dipendenze dagli spin-off vari ed eventuali. Ciò vuol dire che alcune scelte potranno discordare con gli avvenimenti di Advent Children o Dirge of Cerberus. Non vogliatemene!
Grazie per aver letto il capitolo. A presto!

Marcello

  
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