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Autore: marguerite_murcielago    11/07/2012    1 recensioni
Una ragazza che gronda sangue, priva di memoria.
Una bambina scomparsa in un cimitero, nella nebbia di Febbraio.
Una donna che cerca un anello nel mare, in una notte splendente.
Una cantante che tenta di vendicarsi di una rivale invidiosa.
- e sono tutte morte.
Due fratelli separati in vita e in morte, uniti da un delitto d'onore.
Un suicida, ricordo e sostegno del suo amore malato di tisi.
- e sono tutti morti.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E nel mare è rimasto; nel fondo
     del mare che grave sospira:
una stella dal cielo profondo
     nel mare profondo lo mira.

 

 

Sulle rocce che costeggiavano un braccio d’acqua salmastra, verde di giorno e blu di notte, c’erano due gambe bianche e dritte come stecche e sopra le gambe c’era un vestitino azzurro e sopra il vestito c’era una ragazzetta con il volto di gesso.
Miranda l’aveva osservata per notti intere, da quando era iniziata quella parte d’estate in cui i numeri del calendario si confondevano e lei si sentiva autorizzata a fare quel che voleva, dalla mattina alla sera. E alla notte profonda.
Per notti, insomma, Miranda osservò la ragazza che sedeva sulle rocce: a volte, notò con perplessità, si metteva carponi e faceva qualcosa… forse infilava la mano nell’acqua, ma non si vedeva bene, dalla sua finestra.
E una sera andò da lei.

 

C’era un sentiero di erba gialla e secca, che cominciava appena dietro il suo giardino, e si snodava attraverso un aborto di boschetto, con alberi neri come il carbone e silenziosissimi anche nelle giornate di vento.
Quella notte, in pantaloncini corti e canottiera, dopo aver infilato frettolosamente le infradito di suo fratello, Miranda scese in giardino attraverso la porta sul retro.
Aprì il cancelletto con mani tremanti, nella speranza che nessuno avesse udito il rumore.
Quando lo richiuse, piano, cominciò a respirare più lentamente. Poteva andare dalla ragazza ma, prima di girare intorno alla recinzione per raggiungere il sentiero, rimase a lungo con la testa reclinata indietro e il naso puntato verso il cielo.
- Che bello – sussurrò; quella notte non era come le altre: c’era la luna nuova, eppure il cielo era azzurro e limpidissimo e costellato di tantissime stelle scintillanti, e le dipingeva le mani di una tenera luce azzurrina. Non aveva mai visto nulla del genere.
Guidata dalla luce delle stelle imboccò il sentiero, benché i rami degli alberi si incrociassero sopra la sua testa formando, per così dire, un tunnel buio e fresco. Avanzò a tentoni verso l’apertura irregolare, simile ai bordi frastagliati di una fotografia che comprendeva la schiena della ragazza seduta sulle rocce.
- Ciao – azzardò, la gola improvvisamente secca.
La ragazza non sobbalzò, né diede segno di essersi sorpresa: doveva aver sentito il fruscio dell’erba sotto i suoi piedi, decise Miranda. Semplicemente si voltò verso di lei, sorridente.
- Ciao! – rispose e si alzò in piedi, spazzolandosi l’abito con le mani bianche e strette.
- Non volevo disturbarti… mi chiamo Miranda, ti vedo sempre dalla finestra della mia camera – disse e le indicò la finestra con una mano, imbarazzata.
- Piacere Miranda. Oh! Io mi chiamo Amalia! – le rispose lei.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
- Facciamo una passeggiata assieme – propose Amalia, in tono dolce, e la guardò dritto negli occhi per la prima volta; Miranda si irrigidì, poi esalò un sospiro tremulo: il cielo stellato si rifletteva negli occhi di Amalia come in uno specchio.
- D’accordo – soffiò, distogliendo lo sguardo dal suo volto.

 

Si incamminarono lungo il braccio d’acqua, su strisce di sabbia bianca e fine e rocce levigate, lilla e grigio scuro nella notte luminosa. Era davvero una notte stupefacente e Miranda pensò che non avrebbe desiderato altro che trascorrerla con una persona bella come Amalia… la guardò di sottecchi: camminava piano, quasi reticente, e i riflessi dell’acqua facevano risplendere come diamanti i suoi occhi azzurri; i riccioli scuri le rimbalzavano sulle spalle ad ogni passo, la bocca bianca si socchiudeva e si apriva in piccoli sospiri.
- Ho perso il mio anello – disse ad un certo punto, torcendosi le mani con ansia.
- Dove?
- Là, nell’acqua. È per quello che siedo là, tutte le notti, per riprenderlo. Mi aiuteresti?
Miranda si schiarì la voce: - E come faccio?
- C’è una luce tale, stanotte, che dev’essere ben visibile nell’acqua! – replicò Amalia, convinta. La prese per mano, e lei scosse il braccio come scottata, tanto era gelido il suo tocco, e la condusse indietro, sulle rocce, correndo sulla rena.
- Qua – le indicò un punto nell’acqua stellata e Miranda si chinò.
Le onde si frangevano sulla riva lentamente, quasi delicate, non sollevavano sabbia: alla luce delle stelle, Miranda vide un granchio spostarsi di lato, accanto alla sua mano, delle conchiglie bianche sul fondo, ma dov’era l’anello?
- Amalia, io non… - alzò la testa dall’acqua e rimase senza fiato: lei piangeva.

 

- Mi ricordo un giorno… - iniziò, incerta, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
- Un giorno che venni qui per lavare l’anello. Aveva una macchia e io volevo pulirla, pensavo che l’acqua del mare l’avrebbe lavata via subito! Come potevo pensarlo?!
Cadde! Cadde in acqua e io tuffai la mano, ma non lo trovai!
- Era tanto importante? – chiese Miranda, accondiscente, ancora accovacciata sulla roccia.
Amalia annuì.
- Allora cercherò di riprenderlo, va bene?
Tuffò ancora una mano nell’acqua e tastò ovunque, incuneando le dita nelle fessure tra le rocce e smuovendo la sabbia: sbuffò e faticò, finché non incontrò qualcosa di rotondo.
- Ah!-  esclamò, afferrando l’anello nell’acqua limpida.
Lo strinse nel pugno, che poi aprì: ciò che vi trovò la sorprese: era stato un anello, su questo non c’era dubbio, ma quello che lei teneva sul palmo lucido era un cerchietto rovinato dall’acqua e dall’azione della sabbia. Lo girò, in modo da poter osservare il castone; la gemma non c’era più e l’oro era macchiato di rosso scuro.
Amalia si inginocchiò accanto a lei e lo studiò brevemente; un lampo verde le passò negli occhi, quando lo sfiorò con l’indice della mano destra. Dopo, sospirò.
Miranda osservò l’acqua, sentendosi di troppo in quel momento: sull’acqua c’era il riflesso della sua testa, nera contro le stelle, ma non quello della testa di Amalia, che pure era vicino a lei!
- Lascialo cadere, non è ancora pulito – osservò Amalia con una punta di tristezza.
- Prendilo tu – ordinò Miranda, celando a malapena il terrore. Amalia rise.
- Sai che non posso.
- Io non so niente di te.
Amalia si alzò in piedi, bianca e furiosa: i suoi occhi non riflettevano né acqua né stelle – erano verdi. Alzò una mano come se volesse colpirla, mordendosi le labbra, dopodichè la lasciò ricadere lungo il fianco: - Ascoltami e taci, Miranda – mormorò, stringendosi la radice del naso tra pollice ed indice.
- Quell’anello ha una storia: mio padre morì indossandolo e lo ebbi io, in eredità. Ebbene, è macchiato di sangue, come tu puoi vedere! Eppure lo tenni al dito per tanto tempo e non ci fu modo di ripulire il segno di quell’omicidio efferato!
Lavarlo nel mare, sì, mi parve una così buona idea… l’avrei poi donato al mio amore, quell’anello, ma non fu possibile. Lascialo cadere, dov’è stato per tutto questo tempo.
- Dove sei stata tu per tutto questo tempo? Dev’essere caduto qui anni e anni fa!
La voce di Miranda tremava, eppure le mostrò il pugno, in cui aveva nuovamente inglobato l’anello.
- Cento.
Sbatté le palpebre: - Come?
- Cento anni. Morii, morimmo cent’anni fa.
- Come? – ripeté, inebetita.
Amalia le sfiorò il pugno ancora alzato con le dita leggere: - Credo che anche lui mi amasse. Fatto sta che, quando ero folle d’amore per lui, oh avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto, mi condusse nel suo paese: c’era uno stagno nascosto in un boschetto che desiderava farmi vedere, ben conoscendo il mio amore per l’acqua.
Guardai.
Era limpida, l’acqua, la notte chiarissima: mi sporsi: l’anello era in fondo allo stagno, finalmente ripulito dal sangue di mio padre. Lui si tuffò, per prenderlo, per me.
- Cosa successe dopo?
Amalia si strinse la gola con una mano e scoppiò in un pianto disperato.
- L’anello nell’acqua… ma non c’era alcun anello. E l’acqua era così fredda…
Miranda chiuse gli occhi, intuendo il finale. Il tono della voce di Amalia valeva più di quanto dicessero le sue parole. Guardò l’anello che teneva in mano, incapace di separarsene.
- Tornai qui, per vedere l’anello. Volevo sapere, chissà perché, se era già pulito… speravo che ne fosse valsa la pena, di cercare quel miraggio in fondo ad uno stagno.
Prima di pentirsene, Miranda scattò e gettò l’anello lontano, nel mare.
- Cosa fai? Non lo troverò mai più, mai più!
- Amalia! Forse quell’anello non si pulirà mai e nessun altro verrà a tirarlo fuori dall’acqua per te, così come non ci sarà mai una notte così limpida per cercarlo nel mare. Capisci? Va’ via e non tornare più: sono cent’anni che non lo baci, il tuo amore.
Lei rise, come se avesse appena compreso una cosa ovvia.
- Allora addio, Miranda, sei stata molto dolce ad interessarti per me.
La luce delle stelle cominciava ad affievolirsi, la notte a sbiadire.
Capendo che Amalia non sarebbe mai sparita sotto i suoi occhi, Miranda le fece un cenno di saluto e imboccò di nuovo il sentiero buio e aprì il cancello ed entrò dalla porta sul retro e salì in camera. Guardò dalla finestra: il cielo era viola, l’acqua nera come inchiostro.
- Ciao, Amalia.

 

Quella macchia! S’adopra a lavarla
     il mare infinito; ma in vano.
E la stella che vede, ne parla
     al cielo infinito; ah! in vano.

(L’anello, G. Pascoli)

   
 
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