E nel mare è rimasto;
nel fondo
del mare che grave
sospira:
una stella dal cielo profondo
nel mare profondo lo
mira.
Sulle
rocce che costeggiavano
un braccio d’acqua salmastra, verde di giorno e blu di notte,
c’erano due gambe
bianche e dritte come stecche e sopra le gambe c’era un
vestitino azzurro e
sopra il vestito c’era una ragazzetta con il volto di gesso.
Miranda l’aveva osservata per
notti intere, da quando era iniziata quella parte d’estate in
cui i numeri del
calendario si confondevano e lei si sentiva autorizzata a fare quel che
voleva,
dalla mattina alla sera. E alla notte profonda.
Per notti, insomma, Miranda
osservò la ragazza che sedeva sulle rocce: a volte,
notò con perplessità, si
metteva carponi e faceva qualcosa… forse infilava la mano
nell’acqua, ma non si
vedeva bene, dalla sua finestra.
E una sera andò da lei.
C’era
un sentiero di erba
gialla e secca, che cominciava appena dietro il suo giardino, e si
snodava
attraverso un aborto di boschetto, con alberi neri come il carbone e
silenziosissimi
anche nelle giornate di vento.
Quella notte, in pantaloncini
corti e canottiera, dopo aver infilato frettolosamente le infradito di
suo
fratello, Miranda scese in giardino attraverso la porta sul retro.
Aprì il cancelletto con mani
tremanti, nella speranza che nessuno avesse udito il rumore.
Quando lo richiuse, piano, cominciò
a respirare più lentamente. Poteva andare dalla ragazza ma,
prima di girare
intorno alla recinzione per raggiungere il sentiero, rimase a lungo con
la
testa reclinata indietro e il naso puntato verso il cielo.
- Che bello – sussurrò;
quella notte non era come le altre: c’era la luna nuova,
eppure il cielo era
azzurro e limpidissimo e costellato di tantissime stelle scintillanti,
e le
dipingeva le mani di una tenera luce azzurrina. Non aveva mai visto
nulla del
genere.
Guidata dalla luce delle
stelle imboccò il sentiero, benché i rami degli
alberi si incrociassero sopra
la sua testa formando, per così dire, un tunnel buio e
fresco. Avanzò a tentoni
verso l’apertura irregolare, simile ai bordi frastagliati di
una fotografia che
comprendeva la schiena della ragazza seduta sulle rocce.
- Ciao – azzardò, la gola
improvvisamente secca.
La ragazza non sobbalzò, né
diede segno di essersi sorpresa: doveva aver sentito il fruscio
dell’erba sotto
i suoi piedi, decise Miranda. Semplicemente si voltò verso
di lei, sorridente.
- Ciao! – rispose e si alzò
in piedi, spazzolandosi l’abito con le mani bianche e strette.
- Non volevo disturbarti… mi
chiamo Miranda, ti vedo sempre dalla finestra della mia camera
– disse e le
indicò la finestra con una mano, imbarazzata.
- Piacere Miranda. Oh! Io mi
chiamo Amalia! – le rispose lei.
Rimasero in silenzio per
qualche secondo.
- Facciamo una passeggiata
assieme – propose Amalia, in tono dolce, e la
guardò dritto negli occhi per la
prima volta; Miranda si irrigidì, poi esalò un
sospiro tremulo: il cielo
stellato si rifletteva negli occhi di Amalia come in uno specchio.
- D’accordo – soffiò, distogliendo
lo sguardo dal suo volto.
Si
incamminarono lungo il
braccio d’acqua, su strisce di sabbia bianca e fine e rocce
levigate, lilla e
grigio scuro nella notte luminosa. Era davvero una notte stupefacente e
Miranda
pensò che non avrebbe desiderato altro che trascorrerla con
una persona bella
come Amalia… la guardò di sottecchi: camminava
piano, quasi reticente, e i
riflessi dell’acqua facevano risplendere come diamanti i suoi
occhi azzurri; i
riccioli scuri le rimbalzavano sulle spalle ad ogni passo, la bocca
bianca si
socchiudeva e si apriva in piccoli sospiri.
- Ho perso il mio anello –
disse ad un certo punto, torcendosi le mani con ansia.
- Dove?
- Là, nell’acqua. È per
quello che siedo là, tutte le notti, per riprenderlo. Mi
aiuteresti?
Miranda si schiarì la voce: -
E come faccio?
- C’è una luce tale,
stanotte, che dev’essere ben visibile nell’acqua!
– replicò Amalia, convinta. La
prese per mano, e lei scosse il braccio come scottata, tanto era gelido
il suo
tocco, e la condusse indietro, sulle rocce, correndo sulla rena.
- Qua – le indicò un punto
nell’acqua stellata e Miranda si chinò.
Le onde si frangevano sulla
riva lentamente, quasi delicate, non sollevavano sabbia: alla luce
delle
stelle, Miranda vide un granchio spostarsi di lato, accanto alla sua
mano, delle
conchiglie bianche sul fondo, ma dov’era l’anello?
- Amalia, io non… - alzò la
testa dall’acqua e rimase senza fiato: lei piangeva.
-
Mi ricordo un giorno… -
iniziò, incerta, asciugandosi gli occhi con il dorso della
mano.
- Un giorno che venni qui per
lavare l’anello. Aveva una macchia e io volevo pulirla,
pensavo che l’acqua del
mare l’avrebbe lavata via subito! Come potevo pensarlo?!
Cadde! Cadde in acqua e io
tuffai la mano, ma non lo trovai!
- Era tanto importante? –
chiese Miranda, accondiscente, ancora accovacciata sulla roccia.
Amalia annuì.
- Allora cercherò di
riprenderlo, va bene?
Tuffò ancora una mano nell’acqua
e tastò ovunque, incuneando le dita nelle fessure tra le
rocce e smuovendo la
sabbia: sbuffò e faticò, finché non
incontrò qualcosa di rotondo.
- Ah!- esclamò,
afferrando l’anello nell’acqua
limpida.
Lo strinse nel pugno, che poi
aprì: ciò che vi trovò la sorprese:
era stato un anello, su questo non c’era
dubbio, ma quello che lei teneva sul palmo lucido era un cerchietto
rovinato
dall’acqua e dall’azione della sabbia. Lo
girò, in modo da poter osservare il
castone; la gemma non c’era più e l’oro
era macchiato di rosso scuro.
Amalia si inginocchiò accanto
a lei e lo studiò brevemente; un lampo verde le
passò negli occhi, quando lo
sfiorò con l’indice della mano destra. Dopo,
sospirò.
Miranda osservò l’acqua, sentendosi
di troppo in quel momento: sull’acqua c’era il
riflesso della sua testa, nera
contro le stelle, ma non quello della testa di Amalia, che pure era
vicino a
lei!
- Lascialo cadere, non è
ancora pulito – osservò Amalia con una punta di
tristezza.
- Prendilo tu – ordinò Miranda,
celando a malapena il terrore. Amalia rise.
- Sai che non posso.
- Io non so niente di te.
Amalia si alzò in piedi,
bianca e furiosa: i suoi occhi non riflettevano né acqua
né stelle – erano verdi.
Alzò una mano come se volesse colpirla, mordendosi le
labbra, dopodichè la
lasciò ricadere lungo il fianco: - Ascoltami e taci, Miranda
– mormorò, stringendosi
la radice del naso tra pollice ed indice.
- Quell’anello ha una storia:
mio padre morì indossandolo e lo ebbi io, in
eredità. Ebbene, è macchiato di
sangue, come tu puoi vedere! Eppure lo tenni al dito per tanto tempo e
non ci
fu modo di ripulire il segno di quell’omicidio efferato!
Lavarlo nel mare, sì, mi
parve una così buona idea… l’avrei poi
donato al mio amore, quell’anello, ma
non fu possibile. Lascialo cadere, dov’è stato per
tutto questo tempo.
- Dove sei stata tu per tutto
questo tempo? Dev’essere
caduto qui anni e anni fa!
La voce di Miranda tremava,
eppure le mostrò il pugno, in cui aveva nuovamente inglobato
l’anello.
- Cento.
Sbatté le palpebre: - Come?
- Cento anni. Morii, morimmo
cent’anni fa.
- Come? – ripeté, inebetita.
Amalia le sfiorò il pugno
ancora alzato con le dita leggere: - Credo che anche lui mi amasse.
Fatto sta
che, quando ero folle d’amore per lui, oh avrei fatto
qualsiasi cosa mi avesse
chiesto, mi condusse nel suo paese: c’era uno stagno nascosto
in un boschetto
che desiderava farmi vedere, ben conoscendo il mio amore per
l’acqua.
Guardai.
Era limpida, l’acqua, la
notte chiarissima: mi sporsi: l’anello era in fondo allo
stagno, finalmente
ripulito dal sangue di mio padre. Lui si tuffò, per
prenderlo, per me.
- Cosa successe dopo?
Amalia si strinse la gola con
una mano e scoppiò in un pianto disperato.
- L’anello nell’acqua… ma non
c’era alcun anello. E l’acqua era così
fredda…
Miranda chiuse gli occhi,
intuendo il finale. Il tono della voce di Amalia valeva più
di quanto dicessero
le sue parole. Guardò l’anello che teneva in mano,
incapace di separarsene.
- Tornai qui, per vedere l’anello.
Volevo sapere, chissà perché, se era
già pulito… speravo che ne fosse valsa la
pena, di cercare quel miraggio in fondo ad uno stagno.
Prima di pentirsene, Miranda
scattò e gettò l’anello lontano, nel
mare.
- Cosa fai? Non lo troverò
mai più, mai più!
- Amalia! Forse quell’anello
non si pulirà mai e nessun altro verrà a tirarlo
fuori dall’acqua per te, così
come non ci sarà mai una notte così limpida per
cercarlo nel mare. Capisci? Va’
via e non tornare più: sono cent’anni che non lo
baci, il tuo amore.
Lei rise, come se avesse
appena compreso una cosa ovvia.
- Allora addio, Miranda, sei
stata molto dolce ad interessarti per me.
La luce delle stelle
cominciava ad affievolirsi, la notte a sbiadire.
Capendo che Amalia non
sarebbe mai sparita sotto i suoi occhi, Miranda le fece un cenno di
saluto e
imboccò di nuovo il sentiero buio e aprì il
cancello ed entrò dalla porta sul
retro e salì in camera. Guardò dalla finestra: il
cielo era viola, l’acqua nera
come inchiostro.
- Ciao, Amalia.
Quella macchia! S’adopra
a lavarla
il mare infinito; ma
in vano.
E la stella che vede, ne parla
al cielo infinito;
ah! in vano.
(L’anello,
G. Pascoli)