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Autore: ScratchThePage    11/07/2012    0 recensioni
Nel continente di Shara va Poul vige una legge che si attua ogni venti anni: una persona viene scelta come Osservatore, cioè colui che deve andare a controllare l'operato delle famiglie che governano i vari Stati. Il problema è che non è sempre facile tollerare le varie manie di questi potenti o di imporsi sulle loro abitudini, se sono da correggere; cose che Milos, il nuovo Osservatore, scoprirà ben presto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La sala centrale del tempio era illuminata solo da un lieve raggio di sole, che colpiva l’enorme statua di Gleigos, posta al centro della stanza. I suoi capelli ondulati e il suo pizzo dorati rilucevano sotto quella piccola luce, assieme al resto del corpo, forgiato in oro bianco. I rubini principe che costernavano il drappo e che costituivano l’iride brillavano di un color sanguigno, che rendeva l’ambiente ancora più tetro. Dell’incenso stava bruciando al centro di ogni serie di divanetti  posti a cerchio, che riempivano gran parte della stanza. Di solito venivano utilizzati per le preghiere di gruppo, mentre per quelle individuali delle piccole panche poste sotto l’altare. Di norma i sacerdoti entravano nel tempio tre volte al giorno, per la recitazione collettiva delle preghiere rivolte al Dio, ma non erano da escludere visite in orari poco consueti.
Infatti, una figura maschile era inginocchiata al cospetto della statua, intenta a cantare sottovoce un inno a Gleigos. Era da solo e, sicuramente, aveva scelto l’orario di pranzo, per quella visita al tempio, perché nessuno lo sentisse.
“A te, grande e onnipotente Gleigos”, proferì ad un certo punto,” che assieme ai tuoi fratelli hai creato il nostro mondo e che hai donato a noi, banali esseri umani, la facoltà di pensare e di apprendere, a te e solo a te io sono stato sempre molto devoto” disse alzando gli occhi verso la statua. Soffermò lo sguardo sulla piccola fiammella che brillava sopra il globo tenuto in mano dal Dio. Il globo, simbolo di equilibrio… equilibrio, proprio quello che mi servirebbe adesso. Pensò, prima di riprendere a parlare:” Non ho mai utilizzato il tuo dono in maniera errata, ti ho sempre ringraziato per ogni nuova scoperta, ho sempre partecipato ad ogni tuo singolo rito, ho sempre rispettato le regole dei Sapienti e, quindi, mi sembra lecita una domanda”, disse passandosi la mano nei suoi corti capelli castani,” Perché mi hai fatto questo?!”, urlò scattando in piedi,”Sono sempre stato un Sapiente devoto… ho sempre aiutato le persone, soprattutto i giovani… ne ho avvicinato molti al tuo culto”, l’uomo stava iniziando a camminare avanti e indietro, senza smettere di gesticolare,”Certo, forse la mia entrata nell’ordine dei sapienti non ha avuto delle motivazioni molto pie, ma…”, si interruppe per un istante, per poi crollare sulle ginocchia,” questo no, NO! E’ troppo… TROPPO! Non sono un santo, lo ammetto, ma non mi sembra di aver commesso tali peccati”, ormai stata abbracciando in piedistallo della statua, in segno di disperazione,” e se ne ho commessi ti chiedo umilmente perdono. Sono disposto a fare tutto, ma non questo… NON QUESTO! Sono disposto anche a chiudermi a vita nella mia cella a costo che tu scelga qualcun’ altro”, stava iniziando a singhiozzare, consapevole che c’era ben poco da fare,” ti prego, ti prego, non mandarmi in quei covi di pazzi, ti prego. Io ci tengo alla mia vita e anche alla mia sanità mentale…”
“Milos?” Quella vocina stupita gli fece sciogliere l’abbraccio con il piedistallo della statua. Si rimise immediatamente in piedi e si sistemò la tunica, cercando di apparire in ordine. Si voltò e incrociò gli sguardi increduli e allibiti di Leika e di Rehar.
“Cosa stai facendo?” chiese la ragazza.
“Niente di che…ecco… stavo pregando, no?” disse accarezzandosi il pizzetto.
“Pregavi? A me quello sembrava più un lamento.” Continuò la bionda.
“Dipende dai punti di vista.”
Milos era più che imbarazzato, non solo perché era stato visto durante quel suo atto così pietoso (cosa alquanto deplorevole per il suo status di uomo equilibrato, calmo e saggio), ma anche perché le persone che lo avevano colto in quel gesto così disperato erano due dei ragazzi che lui aveva salvato dal tunnel dell’infelicità.
“Ma non sei stato nominato Osservatore?” chiese Leika.
“Infatti…” rispose a denti stretti il sacerdote. La ragazza lo guardò stupita.
“Co…cosa intendi con quel”infatti”” balbettò incredula.
“Cara Leika”, disse Milos, avvicinandosi ai due ragazzi,” tu sai cosa vuol dire essere Osservatore?”
“Certo, e so anche che è un grande onore, solo che… tu mi sembri alquanto disperato e impaurito e non ne capisco la ragione.”
“Anch’io sarei impaurito!”, esclamò Rehar,” ho sentito che c’è una famiglia che adora l’esposizione, e non solo per i neonati! L’ultima volta hanno esposto un uomo alle intemperie della foresta solo perché aveva rubato una gallina al vicino! E che dire di quelli che credono a Grram? Non aspetterebbero a spezzarti l’osso del collo se ciò viene richiesto dal loro Dio. E per non parlare di…”
“Grazie Rehar ma… non mi sei molto di aiuto.”
Il ragazzo abbassò immediatamente gli occhi, imbarazzato per quel suo discorso. Milos sospirò: ora era sicuro che un salto giù dal ponte del giardino sarebbe stato meno indolore.
“Scusa Milos, ma perché non hanno nominato Neev Osservatore?” chiese Leika.
L’uomo sorrise:già. Perché non avevano nominato Neev Osservatore? Si era posto questa domanda un’infinità di volte e, infine, era giunto ad un’unica conclusione.
“Perché fa parte della famiglia Altheir. Quindi, nonostante conosca bene l’ambiente di corte, non sarebbe mai stato un buon Osservatore: sarebbe stato troppo di parte.”
“Ah..” rispose la ragazza. Maledizione a Neev! Mi sarebbe utile in questo momento!, pensò Milos, mi potrebbe dare dei buoni consigli su ciò che mi dovrò aspettare dagli Altheir e dalle altre famiglie ma, guarda caso, problemi urgenti lo occupano a corte!
“Ma Neev non è anche il sacerdote privato della sua famiglia?” domandò Rehar.
“Non ricordarmelo…” sibilò l’uomo, ancora adirato con il collega. Si voltò nuovamente a fissare la statua di Gleigos: sperava ardentemente in un qualche miracolo, ma sapeva benissimo che non sarebbe mai accaduto. Improvvisamente, però, gli sorse un dubbio.
“Rehar, Leika… che cosa ci fate qua? L?ora di pranzo non è ancora finita.”
I due ragazzi si guardarono negli occhi e poi abbassarono lo sguardo, imbarazzati per ciò che stavano per raccontare.
“Grazie a qualcuno, sono riuscito a mangiare solo parte dell’arrosto e della minestra” disse Rehar.
Milos roteò gli occhi, avvilito. Buttati fuori dalla sala da pranzo per l’ennesima volta. Questi due formano una coppia insuperabile.
Leika, la ragazza ribelle e burlona e Rehar, il ragazzo dai facili scatti d’ira. Riusciva ad immaginarsi la scena: lui tranquillo che mangiava , lei che inizia a parlottargli qualcosa; lui che cerca di farla stare zitta, lei che continua; lui che sbraita, stufo, lei che inizia a ridere e i sacerdoti, alquanto arrabbiati, che li cacciano fuori.
Sospirò nuovamente: aveva fatto di tutto per metterli in riga, ma alla fine i loro caratteri avevano prevalso. Certo, c’erano stati dei miglioramenti, soprattutto in Rehar, ma nessuno dei due si era adeguato all’Ordine. Sorrise, ripensando ai primi anni del ragazzo tra i Sapienti: piangeva e urlava in continuazione, chiedendo di ritornare dai suoi genitori. Inoltre sbraitava contro chiunque lo offendesse o lo rimproverasse. A causa della sua condotta si era ritrovato sotto la tutela di Milos, che era riuscito a calmarlo, anche se non del tutto.
“Quante volte vi ho ripetuto che bisogna stare in silenzio in mensa?”
“Tante” risposero in coro i due ragazzi, come se fossero ancora due bambini.
“Sapete benissimo che è una questione di principio, dato che…”
“… le regole sono fatte per essere rispettate, soprattutto quelle che ha dettato Gleigos” conclusero la frase. Milos annuì per confermare quella loro risposta.
“Bene, visto che sapete cosa bisogna fare con le regole, saprete benissimo anche cosa bisogna fare quando le si infrangono…”
I due ragazzi lo guardarono desolati, sapendo benissimo la risposta a quella domanda.
“Felice della vostra constatazione. Vi faccio un’offerta:iniziamo adesso la vostra penitenza, così sarete liberi prima” disse, avviandosi fuori dalla sala del tempio. Rehar lo seguì immediatamente, tenendo lo sguardo fisso a terra. Leika rimase un po’ ferma nella sala centrale del tempio, ma poi raggiunse gli altri due sbuffando. Arrivò vicino a Milos e, allegramente, gli chiese:”Milos, preferiresti badare a dieci ragazzi come me o fare l’Osservatore?”
“Badare a dieci ragazzi come te, e non credo che cambierò facilmente idea” rispose prontamente l’uomo, prima di uscire nel giardino dell’Ordine, seguito dai due ragazzi. 
  
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