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Autore: marmelade    11/07/2012    7 recensioni
“Ma come diavolo avete fatto a dimenticarvi tutti di questo giorno?!” esclamò, per poi guardarmi quasi furiosa, mentre io non riuscivo ancora a capire.
Nicole parve accorgersi del mio stato confusionale, e scosse ancora il capo, facendo muovere i suoi ricci, così simili ai miei.
“Cavolo Harry! Oggi torna Maya dalla Spagna!”.
[...]
Infondo, avevo paura, e la vecchia Maya cercava di prendere il sopravvento su quella nuova.
Ma non avrei mai permesso ciò.
Sarei stata forte, e avrei trascorso la mia vita serenamente anche lì, dimostrando a tutti chi ero diventata.
E non mi sarei fatta ingannare ancora.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I would love you better now.'
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MAYA POV.
Forse alla fine, Ryan non era così male.
Quella lunga chiacchierata con lui, mi era servita davvero per capire molte più cose della sua vita e della sua personalità misteriosa, ma affascinante.
Iniziava a piacermi caratterialmente, e parlare con lui non era una perdita di tempo come credevo.
Sapeva cogliere ogni minimo dubbio solo dal luccichio che gli occhi lasciavano trapelare, per poi iniziare a divagare su cose assurde ed arrivare finalmente al nocciolo della questione con un'unica parola. E, quella parola, la maggior parte delle volte, sapeva davvero risollevarti il morale.
E svelare ogni dubbio.
Ci vedevamo quasi tutti i giorni per le lezioni e, una volta a settimana, andavamo a prendere un caffè insieme, raccontandoci di tutto quello che avevamo fatto quando non ci eravamo visti.
“E quindi adesso Louis vuole dichiararsi a Nicole?” chiese, sgranando gli occhi.
Poggiai il bicchiere sul tavolo dopo aver sorseggiato un po’ di caffè, annuendo col capo.
“Già. Ma non ha il coraggio di farlo, ha paura che Nicole possa mangiarlo vivo” spiegai, facendolo ridacchiare un po’.
“Beh, ci credo! Dopo tutto quello che mi hai raccontato, Nicole non sembra molto dolce, anzi!”
Sembrava quasi impossibile come, in meno di una settimana, avesse capito a fondo Nicole, nonostante non la conoscesse.
Persino io non credevo di conoscerla, a volte.
Aprii la bocca per rispondergli, ma il rumore della mia suoneria mi fece sobbalzare e ridestare dal suo sguardo azzurro.
Era strano come, ogni volta che io e Ryan uscivamo insieme, c’era sempre qualcuno che dovesse disturbare. Ormai, era diventata davvero un’abitudine.
“Quando si parla del diavolo…” dissi sospirando, dopo aver guardato il nome sul display del cellulare. Ryan rise, prendendo il suo bicchiere e sorseggiare un po’ del suo caffè.
“Pronto” risposi, dopo aver accettato la telefonata a mio carico, dato che i soldi sul suo cellulare erano davvero un optional.
Dove cazzo sei finita?!” urlò Nicole, dall’altro lato del telefono, cosa che mi fece allontanare il cellulare dall’orecchio e fece spaventare Ryan.
“Ehi, sta calma! Sono fuori con…”
“Lo so con chi sei fuori, ma se non sei qui fra meno di tre minuti, giuro che ti vengo a recuperare e ti riempio di calci in culo finché non arriviamo a casa!” urlò ancora.
“Hai problemi, vero Nicole?” domandai tranquillissima, nonostante la sua reazione.
“Tanti.”
“Arrivo immediatamente” risposi, per poi attaccare e guardare Ryan, che aveva un’espressione allibita sul volto.
“Emergenza, immagino” chiese Ryan, non appena attaccai.
Annuii col capo sorridendogli, mentre mi alzavo dalla sedia dopo aver preso la borsa.
“Già. Nicole e i suoi soliti complessi di ragazza complessata!” risposi scrollando le spalle.
Lui sorrise e posò il bicchiere sul tavolino, per poi alzarsi quando gli andai incontro.
Feci per prendere i soldi del caffè dalla tasca dei jeans, ma Ryan bloccò la mia mano e mi sorrise ancor di più.
“Non ci provare, May. Offro io, tu vai ad aiutare Nicole” disse, inarcando un sopracciglio.
“Ma…” cercai di controbattere, ma lui continuò a guardarmi di traverso, anche se riuscii a scorgere un piccolo sorriso nella sua espressione.
“Non controbattere. Ti ho detto che offro io e basta.”
Sorrisi anche io e mi avvicinai al suo viso per lasciargli un bacio sulla guancia, ma lui fu più veloce di me, e posò le sue labbra in un angolo delle mie, così vicino alla mia bocca.
Arrossii violentemente a quel contatto morbido e dolce, e potevo sentire il suo respiro sul mio viso.
La tentazione di avvicinarmi ancor di più alle sue labbra, era stranamente alta.
Scossi il capo, cercando di riprendermi da quella strana sensazione e di recuperare un po’ di sanità mentale. Quella che mi era rimasta e, ovviamente, era poca. Troppo poca.
“Ci sentiamo, allora” disse, allontanandosi dal mio viso.
“E se io non volessi?” risposi, facendogli una linguaccia e posando le mani sui fianchi, come una bambina.
Ryan rise e scosse il capo, senza dire nulla. Era abituato già da un po’ a quelle reazioni, ma sapeva che puntualmente, il suo telefono squillava e la mia voce gli urlava nell’orecchio “Parker, sei un fottuto imbecille! Andiamo a prendere un caffè?”
“Se non vuoi, allora ti chiamo io.” disse, alzando le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Piegai la testa verso il lato destro e gli sorrisi, per poi avvicinarmi di nuovo a lui e lasciargli – come aveva fatto lui - un piccolo bacio nell’angolo delle sue labbra, che si piegarono in un sorriso.
“Allora potremmo sentirci…” sussurrai, allontanandomi da lui.
“Ci vediamo, Parker! Ho un’amica che rischia di impazzire che mi aspetta!”
Ryan mi salutò con un cenno della mano quando fui ormai lontana da lui, e proseguii verso casa di Nicole, non tanto distante dal bar.
Portai una mano verso l’angolo delle labbra, come se potessi sentire ancora il suo tocco morbido e delicato, cosa che mi fece sorridere. Sbarrai gli occhi e scossi il capo per tutto quello che avevo appena realizzato e pensato.
Ero una cogliona, una fottuta cogliona.
Una settimana fa quasi lo odiavo e, adesso, mi ritrovavo con lui una volta a settimana a parlare del più e del meno come se fossimo grandi amici.
Stavo sicuramente impazzendo.
Ryan mi piaceva, era intelligente, simpatico ed ironico, e molto affascinante. Ma c’erano vari problemi che impedivano un’ipotetica relazione tra me e lui.
Prima cosa, era un mio professore.
E questo, non poteva essere per niente reputato un piccolo problema. 
Per quanto potesse essere adorabile, giovanile, affascinate e tutti gli aggettivi positivi che gli si potessero attribuire, era comunque il mio insegnante di recitazione e non potevo assolutamente frequentarmi con lui.
Già il fatto che ci vedessimo al di fuori dei corsi di lezione, non era la cosa più giusta da fare.
Almeno finché non fosse scattato il bacio.
E il bacio stava per scattare proprio questo pomeriggio, accidenti!
Seconda cosa, anche l’età poteva essere considerata un problema. Minore, certo, ma comunque restava sempre un ostacolo da superare.
Ventisette anni lui, diciotto io. Nove anni di differenza.
Insomma, era quasi un decennio!
Quando io avevo appena tre anni e giocavo con i palloncini colorati, lui ne aveva dodici, e aveva appena iniziato a giocare a fare il playboy!
E, ancora peggio, quando io avevo solo sette anni ed imparavo ad allacciarmi le scarpe da sola e ad andare in bicicletta senza le ruote, lui ne aveva sedici, e faceva sesso con le ragazze con le quali aveva fatto precedentemente il playboy!
Una situazione davvero incasinata. Ma da quando io avevo situazioni normali?!
Sospirai e scossi il capo, aggiustando la sciarpa colorata intorno al collo e salendo gli scalini di marmo che portavano al portoncino del palazzo di Nicole.
Avrei dovuto solo pensare allo studio, in quel momento. E invece, ero presa da tutt’altro.
Aprii il portoncino nero ed entrai, salendo le scale fino al secondo piano e ritrovandomi sul pianerottolo di casa di Nicole, ed aprii la porta.
Non pensavo che il vestito scaraventato sul mio viso, fosse un perfetto ‘bentornata’, ma abitando con Nicole, tutto quello era considerato normalissimo.
“Io impazzirò, lo so che impazzirò!” urlò, inginocchiata davanti una montagna di abiti sul parquet del salotto, probabilmente appena buttati fuori dall’armadio.
“Secondo me, lo sei gia…” risposi, chiudendo la porta alle mie spalle ed avvicinandomi a lei, dopo aver buttato il vestito del benvenuto sul pavimento.
Nicole si voltò di scatto verso di me, i capelli ricci e corti ancora più scombinati del solito e gli occhi verdi socchiusi, ma notevolmente arrossati.
“Perché ci hai messo tutto questo tempo?!” domandò, ma potei notare il suo tono di voce leggermente alterato.
“E tu perché hai pianto?” chiesi a mia volta, ignorando la sua domanda e inginocchiandomi accanto a lei.
“Non ho pianto! E’ solo un po’ di… allergia, ecco…” sussurrò indecisa, asciugandosi una lacrimuccia che le stava per scendere da un occhio.
Aggrottai la fronte e la guardai scettica, incrociando le braccia al petto.
“Certo. L’allergia a ‘non so dire cazzate, è vero ho pianto, ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo’!” dissi, facendole un sorrisino, che lei ricambiò.
“Ammetto di essere in preda al panico, apprezza lo sforzo!” esclamò, aprendo le braccia e facendomi ridere.
“Qual è il problema?” domandai, dopo aver smesso di ridere, e sedendomi sul pavimento dinnanzi alla grande matassa di vestiti, che ormai popolavano il salotto.
Nicole fece un sospirò come per calmarsi, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli ed affondare le mani nei vestiti.
“Sono loro i miei problemi! Mi fanno tutti schifo, e io non so quale mettere stasera! Non ce n’è nemmeno uno che mi stia bene; uno mi fa il culo di una balenottera arenata, un altro mi fa i fianchi enormi, un altro invece mi mette troppo in risalto le cosce! E poi c’è quello che mi fa il culo di una balenottera arenata, i fianchi enormi, e mi mette troppo in risalto le cosce!”.
Affondò la testa nei vestiti, preda della disperazione, e mugugnò qualcosa di incomprensibile.
“Voglio morireeeeeeeee!” esclamò mugugnando.
Scossi il capo e sbuffai, scuotendola per un po’, ma niente. Lei rimase impassibile.
Nicole Miller, tu non sei una balenottera arenata, non hai i fianchi enormi e nessun vestito ti mette troppo in risalto le cosce!” esclamai, prendendola per il colletto della polo bianca che indossava e facendo uscire il suo viso dalla matassa di vestiti.
“Ma io…” provò a controbattere, ma le poggiai una mano sulla bocca con pochissima grazia.
“Tu metterai un vestito meraviglioso, stasera. A proposito, dove vai?”
Nicole sbarrò gli occhi e levò la mia mano dalla sua bocca, respirando affannosamente.
“Ma come dove vado?! Non ti ricordi che stasera dobbiamo andare in discoteca con i ragazzi?” Sbarrai gli occhi anche io, e mi alzai improvvisamente dal pavimento.
“Cazzo! L’avevo dimenticato! E adesso, che mi metto?” esclamai, saltellando per il salotto.
“Poi ero io quella che si faceva prendere dal panico…” sussurrò, per poi alzarsi e venirmi incontro, bloccandomi e tenendomi per le mani.
“May, May, May, stai calma! Risolviamo prima il problema per me, e poi ne troveremo uno per te. Andiamo per gradi, la mia situazione è molto più complicata! Ti ricordo che stasera ci sarà anche Lo…”
Alzai immediatamente lo sguardo dopo quella sua ultima parole appena pronunciata, e che aveva bloccato in tempo. Aveva improvvisamente serrato le labbra e il suo viso era completamente rosso.
“Chi ci sarà stasera, Nicole?” domandai, con un tono di voce e uno sguardo malizioso.
Lei rimase in silenzio e la presa sulle sue mani si fece più forte, quasi come se volesse stritolarmele, poi le lasciò e fece cadere le braccia lungo i fianchi.
“L...ALan! Mi sembra logico che volessi dire proprio ALan, il mio adorato ragazzo!” esclamò, con un tono di voce troppo acuto.
Aggrottai le sopracciglia e incrociai le braccia al petto, guardandola scettica.
“Nicole…?”
“Eh?”
“Oggi è venerdì. E Alan ha il turno serale al pub, il venerdì”.
Nicole si morse il labbro e parve in seria difficoltà dopo aver ascoltato le mie parole.
Che poi, erano la pura verità.
“Io… devoandareinbagno!” esclamò, correndo verso il corridoio, con me che la seguii immediatamente.
“Dove credi andar…?”
D’un tratto, mentre cercavo di raggiungerla, squillò il mio cellulare, e la vidi fare un sorriso soddisfatto prima di chiudersi a chiave nel bagno.
Sbuffai, battendo un piede per terra e prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans.
“Tanto dovrai uscire dal bagno, prima o poi!” urlai, avviandomi verso il salotto.
“Meglio poi!” urlò lei in risposta, e io scossi il capo, per poi portare accettare la chiamata senza nemmeno vedere chi fosse.
“Pronto” risposi sbuffando.
“May! Ti disturbo?” esclamò la voce di mio padre dall’altro capo del telefono.
“No, certo che no! Solo una piccola e risolvibile discussione con Nicole, ma non preoccuparti. Ciao papà!” risposi, e fui certa che stesse sorridendo.
“Okay, bene, allora ti dirò tutto molto velocemente perché sono in ufficio. Stasera sei libera?” domandò, quasi sussurrandolo.
“In effetti no, papà, e non posso nemmeno liberarmi. C’è qualcosa che devi dirmi?”
Se non fossi andata in discoteca quella sera, Nicole mi avrebbe ammazzata. Ma forse, era meglio non dirlo a mio padre, dopotutto.
“Beh, si… ma è una questione che non può essere detta a telefono, e vorrei  parlartene da vicino”  rispose lui, e quasi mi fece preoccupare.
“Papà, è successo qualcosa di grave? Perché, se fosse così, mi libero da tutto quello che devo fare e…”
Lui ridacchiò, ma io ero ancora sconvolta.
“Non è niente di grave, Maya, sta’ tranquilla. Ci vediamo domani pomeriggio, magari ci andiamo a prendere un gelato, ti va?” propose, e io sorrisi.
“Certo che mi va, papà” risposi, finalmente più tranquilla.
Lo sentii sorridere dall’altra parte del telefono, e questa cosa mi rassicurò ancor di più.
“Bene, allora ci vediamo domani pomeriggio verso le cinque fuori il mio ufficio. Divertiti stasera e, mi raccomando, non bevete troppo in discoteca!” esclamò, e io risi, per poi attaccare la telefonata.
Mi alzai dal divano e andai in camera mia, per scegliere tutto quello che avrei indossato quella sera.
Alla fine, mio padre mi avrebbe capita sempre, anche se non gli dicevo nulla.
Ero io che, però, non avevo capito lui, in quel momento.
 
 
HARRY POV.
Quando veniva organizzata una serata in discoteca da parte dei ragazzi, non si poteva mai fare un affidamento completo. Soprattutto se ad organizzarla era Louis.
“Dai, Harry, ci divertiamo!” aveva detto, battendo un pugno sul tavolo.
E io non so quale santo stesse vegliando su di me, quando avevo accettato.
Ed ecco che adesso mi ritrovavo in una discoteca piena di gente che si strusciava tra di loro e che appena conosciuta, ci dava dentro alla grande.
E poi, beh… ovviamente non poteva mancare l’idiota di turno, in piedi sul tavolo che, appena arrivato, si era già scolato tre bicchieri di vodka liscia.
E quell’idiota, chi poteva essere se non Louis?!
“Ebbene si, gentee!” urlò, con i pugni sollevati in aria e un’espressione inebetita, divertita e ubriaca sul volto, traballando leggermente sul tavolo.
“Louis Tomlinson è finalmente single! Si, single, free, libero, solo, sfidanzato… insomma, non ha più una ragazza! Oh, ma aspettate un po’… LOUIS TOMLINSON SONO IO!” e scoppiò a ridere come un maniaco, mentre io mi portavo una mano sulla fronte e scuotevo il capo dopo aver assistito a quella scena.
“Louis, dai, scendi!” provava a dirgli – o meglio, a urlargli – Niall, tirandolo per un braccio, ma lui niente.
Rimaneva a ballare in un modo strano sul tavolino della discoteca, con un altro bicchiere di vodka in mano.
“Hai le convulsioni per caso, Lou?” chiese Zayn vedendolo ballare in quel modo pessimo, mentre si accendeva una sigaretta, tenendo un braccio intorno alle spalle di Jenny, che intanto rideva.
“Ragazze, stanotte sono tutto vostro! Per qualsiasi nuova esperienza ed avventura, io sono disponibile! Non mi faccio problemi se siete più di una… beh, non so se mi spiego!” urlò ancora, con tono ancora più malizioso, mentre un branco di ragazze si avvicinava al tavolino e a ballarci intorno.
Louis mi guardò con un’espressione come per dire ‘hai visto? Ha funzionato!’ per poi bere tutto d’un sorso quello che era rimasto della sua vodka e scese dal tavolo, iniziando a mettersi sotto braccio due o tre ragazze, parlottando con loro.
“Siamo giovani! Dobbiamo vivere spensierati, liberi e selvaggi!” urlò, facendo ridere le ragazze.
“Si è rincretinito” mi disse Liam serio, guardandomi con un’espressione quasi rassegnata.
Scrollai le spalle, passandomi una mano tra i capelli.
“Da quando in qua Louis è mai stato normale?! Ubriaco è ancora peggio”.
“Oh, ma cosa vedono i miei occhi!” disse la persona in questione all’improvviso con fare sognante, facendosi largo tra le varie ragazze che gli si erano avvicinate.
“La dolce Nicole che cammina con fare elegante verso di noi, verso di me!”
Mi voltai e, infatti, Nicole si era avvicinata a noi in quel preciso istante. I capelli ricci erano racchiusi in uno chignon, con un ribelle ciuffo perfettamente arricciato che le ricadeva sul viso pallido, il corpo racchiuso in un vestito leggero verde e delle scarpe col tacco color marroncino chiaro, come la cintura sottile alla vita del vestito.
Sul volto, però, aveva un’espressione stranita e scioccata, con gli occhi sbarrati, mentre guardava Louis ubriaco.
“Adesso gli do un calcio in culo, così la finisce di prendermi in giro, questo coglio…”
“Ferma Nicole!” esclamò Liam, prendendola per un braccio e bloccando la sua ira funesta verso Louis.
“Non lo vedi che è ubriaco?” le disse, mentre le teneva ancora il braccio.
Nicole piegò la testa di lato e guardò ancora una volta Louis, che continuava a dire cose senza senso.
“Che voce soave che hai, Nicole! Dì un po’, fai per caso risvegliare gli uccelli con la tua voce? No perche il mio si starebbe risv…”
“Va bene, Louis, adesso basta!” disse Zayn, portandogli una mano sulla bocca e bloccando le parole che stavano per uscire dalla sua bocca. Dio, se era terribile.
Nicole continuava a guardarlo come fosse un pazzo maniaco, mentre Liam – sicuramente per sicurezza – le teneva ancora il braccio, per evitare che potesse ammazzarlo.
D’un tratto, sentii una sonora risata dietro le mie spalle, che mi fece voltare curioso.
E, infatti, come avevo pensato, Maya stava ridendo come una forsennata, sicuramente per quello che voleva dire Louis.
“Lou ubriaco è anche meglio di te, Harry! Da più spettacolo e dice più cose spinte, senza rendersene conto!” disse, dandomi una pacca sulla spalla.
“Non negare però che, Louis le dice, e io le metto in atto…” risposi, avvicinandomi al suo viso, ricordandomi della sera del patto.
Lei sorrise e, quando fui vicino alle sue labbra – forse fin troppo – mi diede un buffetto sulla guancia, facendomi allontanare dal suo volto e sorridendo beffarda.
“Dove hai lasciato la nonna, Styles? In una casa di riposo?” domandò urlando, prendendo un bicchiere di vodka alla pesca lì vicino e iniziando a sorseggiarlo piano.
“Dovrebbe venire anche lei, tra un po’…” risposi, guardando Zayn che ballava con Jenny al centro della pista, e Niall con Nicole.
“Non sapevo che le discoteche fossero aperte anche alle ultraottantenni! Però… moderne, queste discoteche… e anche le nonne!” disse, bevendo un altro po’ della sua vodka.
“Andiamo a ballare?” domandò all’improvviso, sorridendomi.
Storsi il naso e scossi il capo.
“Non è che mi vada tantissimo. Vai tu” dissi, e lei sbuffò.
“Cacchio Styles, quanto sei una palla! Almeno mantienimi il bicchiere, e non bere niente, che me ne accorgo!” esclamò, posandomi il bicchiere tra le mani e avviandosi verso la pista, avvicinandosi a Niall e Nicole, ballando come una scema quasi quanto loro, e ridendo per le mosse assurde che facevano.
Sorrisi da lontano, guardandola ballare e ridere, mentre si divertiva più che mai.
Le luci della discoteca, le mettevano in risalto la maglia bianca di pizzo e la gonna nera a vita alta e aderente, mostrando le sue gambe ben formose. Il viso era coperto dai capelli corti e ribelli, che si muovevano a ritmo di musica, così come si muoveva lei.
Si muoveva scatenata e sensuale sulle note di Like a G6, facendo la scema vicino a Zayn e Niall con Jenny, ridendo e basta. Era bellissima, quando rideva.
Ma forse era bellissima sempre, solo che non se ne rendeva conto.
Ad un certo punto, due tipi alti e muscolosi le si avvicinarono, iniziando a ballare intorno a lei e scambiandosi delle occhiate d’intesa, ma Maya non si accorse di nulla. Forse pensava che ci fossero ancora Zayn e Niall intorno a lei.
I due continuarono a ballarle intorno, continuando a scambiarsi occhiate equivoche ed avvicinandosi sempre di più a Maya, troppo presa a ballare per accorgersene.
Mi irritava soltanto il fatto di assistere a quella scena e non fare nulla così, mi avvicinai a Liam e Nicole, che stavano accanto a Louis – che intanto continuava a sparare cacchiate -  e posai bruscamente il bicchiere di May tra le mani di Liam, e lui mi guardò stranito.
Andai via senza spiegargli nulla, e mi buttai in pista. Varie ragazze iniziarono a strusciarsi su di me, ma io avevo solo un punto fisso in mente, e non avevo nessun tempo da perdere.
Finalmente, arrivai tra Maya e i due tipi – che intanto continuavano a starle sempre più vicino – e la presi bruscamente per il polso, portandola via di lì e facendola spaventare.
“Permesso, scusate, permesso!” continuavo a dire, passando tra la folla e tenendo Maya per il polso.
“Harry, ma che diavolo stai facendo?” chiese stranita, ma io non le risposi.
Sentivo qualcosa bruciarmi dentro, qualcosa che mi stava divorando lo stomaco pian piano.
Che fosse rabbia?
“Harry, mi rispondi per favore?” continuò a chiedere, ma nulla. Continuavo a stare zitto e a farmi largo tra la folla.
Maya, intanto continuava a chiedermi cosa stessi facendo, ma era come se non esistesse.
Soltanto quando ci fummo allontanati un po’ dalla folla e avvicinati all’entrata del bagno, la sentii puntare i piedi per terra e non seguirmi più.
“Harry, mi dici cosa cazzo vuoi fare?!” urlò, facendomi voltare verso di lei.
Aveva il viso rosso e stravolto, così come i capelli e la maglietta bianca, entrambi scombinati.
“Non hai visto quei due coglioni che ti ronzavano attorno a tipo mosche?! Cosa dovevo fare, secondo te, lasciarti lì come se non fosse nulla?” esclamai, lasciandole il polso.
Aprii di scatto la porta del bagno femminile ed entrai, senza curarmi di nulla. Lì dentro c’erano solo ragazze che vomitavano l’anima, non avrebbero mai fatto caso a me.
D’un tratto, la porta dietro di me si aprì all’improvviso, mostrando una Maya più incazzata che mai.
“Senti, cazzone, tu non puoi prendermi per il polso così, all’improvviso, perché ti girano le palle che due tipi stavano ballando con me! Avrei saputo badare benissimo a me stessa, non sono una bambina che non sa difendersi!” urlò, battendo un piede per terra e facendo rumore con tacco.
“Scusa tanto se ho cercato di salvarti da un’imminente violenza e da una maternità!” urlai a mia volta, facendola arrossire ancor di più dalla rabbia.
All’improvviso, la sua mano si posò con violenza sulla mia guancia, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, che non avrebbe mai versato in mia presenza.
Posai una mano sulla guancia colpita e iniziai a massaggiarla piano, rimanendo in silenzio.
“Sei un coglione…” sussurrò, avvicinandosi di più a me, posando una mano sulla mia guancia rossa.
“Lo so…” sussurrai a mia volta, prendendole la mano e incrociandola con la mia, per poi farle poggiare la schiena contro il muro del bagno con poca grazia e avvicinando le sue labbra alle mie, baciandole con violenza.
Maya schiuse immediatamente le labbra, dando il libero accesso alla mia lingua, che subito cercò la sua e unirla in una danza passionale e violenta.
La volevo, la volevo più che mai, quella sera.
Mi faceva eccitare tutto di lei: i capelli scombinati, la matita per gli occhi leggermente sciolta, gli occhi lucidi, il corpo sinuoso e le labbra carnose, colorate solo da un rossetto chiaro.
Continuai a baciarla - incurante del fatto che le ragazze potessero vederci - e a muovere le mani sui suoi fianchi, mentre le sue erano perse nei miei ricci.
Mi staccai dalle sue labbra per un secondo, e la vidi aprirsi in un sorriso, per poi continuare a baciarmi.
Ci staccammo dal muro e, senza smettere, aprimmo la porta di un piccolo bagno ed entrammo.
Smisi di baciarla e la guardai negli occhi castani, notando una certa eccitazione in essi.
Sorrise maliziosa, e iniziò a sbottonarmi la camicia, mentre io le palpavo il seno e le baciavo il collo, facendola ansimare. Le alzai la maglietta bianca, mostrando il suo seno prosperoso coperto dal reggiseno, ma lei mi allontanò e prese a baciarmi il collo, scendendo sempre di più verso il petto.
Arrivò alla cerniera dei miei jeans e l’abbassò, così come fece anche con i pantaloni, che arrivarono fin giù alle caviglie. Alzò lo sguardo su di me, guardandomi maliziosa, mentre la mia erezione cresceva sotto il tocco delle sue mani, poggiate sulla stoffa dei miei boxer.
Abbassò anche quelli, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo malizioso e posò la sua mano sulla mia erezione, prendendo a sfiorarla lentamente come una tortura, facendomi ansimare.
Improvvisamente, la sua presa si fece più decisa e, con movimenti sicuri, iniziò a muovere su e giù la mano sul mio membro, sfiorando la cappella col pollice.
Gemevo incontrollatamente e inconsapevolmente e, se avesse continuato ancora un minuto in più, sarei tranquillamente venuto. Buttai la testa all’indietro e chiusi gli occhi, mentre le mie labbra rilasciavano ancora gemiti e il mio seme le sporcò la mano.
“Ce l’hai il preservativo, Harry?” domandò, togliendo all’improvviso la mano dal mio membro e prendendo un po’ di carta igienica per pulirsi.
Aprii gli occhi e la guardai, per poi annuire col capo, ancora incapace di parlare.
“Okay, allora prendilo e dammelo, che te lo metto io” disse, mentre io mi abbassavo e lo prendevo dalla tasca laterale dei jeans e glielo porgevo.
“Dì un po’, l’hai portato dietro perché sapevi che non ci saremmo fatti scappare l’opportunità di fare sesso in discoteca?” chiese maliziosa, mentre prendeva il preservativo.
Sorrisi e alzai le spalle, mentre lei lo apriva lentamente, guardandomi negli occhi.
“Diciamo che ti conosco fin troppo bene…” sussurrai, e lei sorrise.
Si abbassò e m’infilò il preservativo, facendomi sospirare, mentre io le alzavo la gonna e le spostavo da un lato le mutandine, infilando il dito medio nella sua intimità per accertarmi che fosse pronta.
Tolsi il dito da dentro di lei e la baciai, per poi aprirle le gambe e penetrarla lentamente, facendo sospirare entrambi.
La sollevai per le natiche, mentre Maya cinse le sue gambe intorno alla mia vita per potermi permettere al meglio la penetrazione.
Appoggiai le mani sui suoi fianchi, mentre iniziavo a spingere dentro di lei con spinte lente, ma quando le sue mani strinsero più forte i miei ricci sudati, iniziai a muovermi sempre più velocemente, così come mi aveva richiesto.
Entravo e uscivo da lei con spinte sempre più forti e decise, facendo gemere entrambi dal piacere, quasi urlando. Per un attimo, pensai a tutte le persone che, in quel momento, ci stavano sentendo, ma il profumo di Maya mi fece ridestare da quel pensiero, e tornare a dedicarmi a lei.
Il suo viso era stravolto dal piacere, ancora più bello del solito e, quando la vidi chiudere gli occhi e inarcare la schiena, capii che stava per venire, così come me.
Avvicinò la sua guancia alla mia, con la bocca rivolta verso il mio orecchio e sussurrò dolcemente il mio nome.
Continuava a sussurrare il mio nome con dolcezza, senza mai alterare il tono di voce, e venni insieme a lei, dicendo anche io il suo nome.
La guardai negli occhi, mentre entrambi cercavamo di riprendere fiato, e annullai tutta quella poca distanza che ci separava con un bacio.
Posò una mano sulla mia guancia, quella che aveva precedentemente colpito con uno schiaffo, e sorrisi mentre le nostre labbra erano perfettamente incastrate tra di loro. Sentii sorridere anche lei, mentre approfondivamo il bacio. Sicuramente, l’aveva fatto apposta.
Quando ci staccammo, le sorrisi ancora, mentre uscii da lei con dolcezza e toglievo il preservativo.
“Però, ci pensi?” dissi all’improvviso, mentre buttavo il preservativo sporco nel cestino presente in bagno.
“Cosa?” domandò, mentre si riaggiustava la gonna, e io mi voltavo verso di lei.
“Non abbiamo mai usato un preservativo, io e te. Eppure, non ci è mai successo nulla!”
Maya abbassò lo sguardo per un secondo, aggiustandosi ancora un po’ la gonna, poi lo rialzò.
“Non mi sei mai venuto dentro, e io prendo la pillola. Beh, meglio per noi!” rispose, ma il suo viso era quasi triste, malinconico e gli occhi le si erano improvvisamente spenti.
“May, tutto ben…?”
“Harry? Sei qui?”
Sgranai gli occhi, e Maya fece lo stesso, quando la voce di Caroline echeggiò nel bagno.
“Cazzo” sussurrai, avvicinandomi a Maya, che aveva un’espressione sconvolta sul volto.
“E adesso?” domandai ancora, tenendo ferma la maniglia della porta, dato che aveva cominciato a bussare a tutte le altre porte presenti il quel bagno, mentre la paura si faceva spazio dentro di me.
Se ci avesse scoperti, sarebbero davvero stato un guaio!
Maya mi guardò, poi si avvicinò anche lei alla porta accanto a me.
“Ho un’idea” sussurrò, con gli occhi che le brillavano. Sicuramente, era un’idea malsana.
Sentii i tacchi di Caroline avvicinarsi sempre di più, mentre ormai il cuore mi si era fermato e salito in gola.
Improvvisamente, la mano di Caroline bussò alla nostra porta e - nonostante me l’aspettassi – mi fece sobbalzare.
Maya mi guardò con uno sguardo severo, mentre posava la sua mano sulla mia bocca.
Caroline bussò ancora una volta, con un tocco più deciso.
“Harry? Sei qui?” chiese, e potei notare un velo d’irritazione nel suo tono di voce.
“Harry? Harry, per favore, se sei qui, rispondimi, cavolo!” esclamò ancora, visibilmente spazientita.
La mano di Caroline si posò bruscamente sulla maniglia e cercò di aprirla ma, improvvisamente, l’idea di Maya finalmente partì.
“Mmmh… aaaah… o-occupatoo!” urlò, simulando un gemito.
Caroline, per tutta risposta, continuò a bussare sempre più forte, e Maya sbuffò.
“O-occupatoo, aaaah!”.
“Harry, per favore, non dirmi che ci sei tu lì dentro!” urlò Caroline in risposta, con un tono di voce acutissimo.
Maya scoppiò a ridere silenziosamente per la reazione di Caroline, poi avvicinò nuovamente la bocca alla porta.
“Mmmh, quale H-Harry, signooraaa! Aaaaaaah, Dave, mmmh, continua cos…sììì!” mugugnò Maya, simulando sempre più gemiti, uno dietro l’altro.
Sentii la mano di Caroline abbandonare la maniglia e sbuffare, per poi allontanarsi e uscire dal bagno, sbattendo la porta.
Maya mi sorrise, e tolse la sua mano da sopra alla mia bocca, facendomi scoppiare a ridere.
“Come cavolo ti è venuto in mente?!” domandai, mentre anche lei si univa alla mia risata.
“Io e le mie amiche in Spagna lo facevamo sempre, quando qualcuno veniva a romperci alle feste!” rispose, alzando le spalle.
“E adesso? Che facciamo?” domandai, cercando di ricompormi dopo le risate.
“Beh, adesso io esco e torno di là, anche perché voglio vedere Louis in che condizioni sta. Poi fra cinque minuti esci tu e, quando la nonna ti vede e ti chiederà con quel suo tono antip… ehm, con quel suo tono dolce e tranquillo dove sei stato, inventati che eri fuori a prendere una boccata d’aria, a bere qualcosa, a comprare le sigarette, non lo so! Già è tanto che ti ho parato il culo dall’essere scoperti – anche perché riguardava anche me – ora spiegami perché dovrei salvarti anche dall’ira funesta della tua splendida fidanzata!” esclamò, scuotendo il capo.
Aprii la porta del bagno e fece per uscire, ma io la bloccai, poggiandole nuovamente la mano sul polso e facendola voltare verso di me, avvicinandola a mio viso.
“Almeno ci siamo divertiti, no?” sussurrai, e lei sorrise, dandomi un buffetto sulla guancia.
“Spero che questi cinque minuti passino in fretta. Non credo di poter reggere tua nonna che sbraita perché non ti trova!” esclamò, per poi togliersi dalla mia presa e andare via, chiudendo la porta del bagno.
Scossi il capo e sorrisi, appoggiando la schiena contro il muro, ripensando a tutto quello che era successo.
Ci eravamo divertiti anche questa volta.
Ma l’immagine dei suoi occhi tristi, continuava a rimanere un pensiero fisso nella mia testa.




Writer’s Corner! :)
Mi domando perché l’ippodromo vicino casa mia stia mettendo le cassette registrate delle fiabe.
Quelle la che fanno “Basta un po’ di fantasia e di bontààà… e di bontàààà!”
Che poi ha messo pure Biancaneve, e io Biancaneve non è che la sopporti tanto…
Le mille e una fiaba si chiamano, tipo.
Mi ricordo che ne avevo un sacco di quelle cassette, quando ero piccola! *-*
 
IF I WAS YOUR BOYFRIEND I’D NEVER LET YOU GO
I CAN TAKE YOU IN PLACES THAT YOU AIN’T NEVER BEEN BEFORE
BABY TAKE A CHANCHE OR YOU’LL NEVER EVER KNOW
I GOT MONEY IN MY HANDS THAT I’D REALLY LIKE TO BLOW
SWAG, SWAG, SWAG ON YOU!
 
Okay, basta.
Però mi piace questa canzone.
Cioè, io non sono una fan di Justin Bieber, mi sono persa a Baby e Somebody to love, però non l’ho mai criticato o altro. Mi è sempre stato molto indifferente, a differenza di quei coglioni che lo sfottono e dicono che non fa buona musica!
Però boh, cioè con questa canzone è cambiato completamente!
Ma pure la voce, è proprio cresciuto!
E brav a Justino (?) :D
 
Eliminate tutto questo che ho scritto fino ad adesso. Anzi no. Non lo eliminate.
E’ una prefazione, inutile, ma pur sempre una prefazione u.u
 
Okay, si vede che sto cercando di divagare con Le mille e una fiaba e Boyfriend?
Si, si vede.
 
Lo so.
Lo so che voi siete lì, dietro lo schermo di questo pc con uno sguardo minaccioso che volete uccidermi.
E io so di essere una cacca ambulante!
Però lo sapete che sono stata a Sorrento! (non è una buona scusa)
Hahahah, no vabbè adesso vi spiego todos (mi sto Mayzzando).
 
In pratica, sono tornata venerdì sera, e il capitolo ho iniziato a scriverlo il giorno dopo.
Per non avevo idee! ç_ç
Infatti è stato un parto, questo capitolo!
Poi, una mia amica ha deciso di mettere radici in casa mia, e io non posso scrivere davanti a lei!
E siccome lei va via alle sei, io dalle sei del pomeriggio in poi inizio a scrivere!
Che tristezza.
PPPoi, ieri mattina sono andata in piscina, e oggi mi è venuto il ciclo! (non c’entra, ma okay…)
No vabbè, la piscina è importante!
 
Diciamo che la piscina mi ha dato ispirazione per i prossimi capitoli, quindi più o meno so cosa succederà e quanti capitoli mancano!
Ma dato che io mi scordo tutto, devo segnarmi su un quaderno cosa succede, se no so cazzi! ç_ç
E infatti, già me lo sono dimenticato! HAHAHAH, che capa di merda che ho!
 
Ma passando al capitolo…
Fa schifo.
Cioè, un po’ è divertente e mi sono divertita a scriverlo, però fa schifo lo stesso!
AAAAAAH, e la battuta di Louis…
HAHAHAHHAHA, si lo so che è spinta, ma ringraziate la mia omonima extraordinharry e Serena, perché loro mi hanno convinta a metterla! HAHAHAH
Daii su, Louis è ubriaco, può permettersi di dire certe cose u.u
AAAAAAAAH, poi un’altra cosa (ho tante cose da dire, si vede?)
Mi era venuta in mente l’idea di scrivere una specie di spin-off dei LOLE (Louis e Nicole, ringraziate sempre extraordinharry u.u) e già avrei qual cosina in mente, quindi decidete!
Ma vi avverto che sarà corto, cioè pochi capitoli!
E ringraziate sempre extraordinharry per il nome della coppia HAZZAYA! (Harry e Maya u.u) *-*
 
HAHAHAH, vabbè e poi volevo chiedervi…
Conoscete qualcuno (o magari proprio voi stesse u.u) che sa fare i banner? Perché mi servirebbe, e non solo per questa FF, ma anche per la OS!
Si, state aspettando questa OS non so da quanto… giuro che la finisco e la pubblico!
Comunque, magari se mi faceste sapere, ve ne sarei grata! :D
Magari tramite recensione o tramite messaggio privato!
Grazie in anticipo!
 
Un’ultima cosa:
passate tutti dalla FF di Serena? *-* E’ la sua prima storia e lei ci tiene tanto, e poi è troppo carina! :)
questo è il link: I had to take you and make you mine…
 
E poi aspetto te, Mel u.u HAHAHAHAH!
 
Sooo, basta, stavolta ho scritto I Promessi Sposi, quindi è meglio che stavolta si ritiri Manzoni ;D
Vabbè basta, sto divagando ancora!
Per chi volesse seguirmi su twittah sono @Marypuuff.
 
CCCCCCiao dolcezze! :D

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