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Autore: Volpotto    11/07/2012    3 recensioni
Altair, privato del rango di Maestro Assassino, dovrà combattere contro i nove nomi della lista di Al Mualim per riacquistare la sua dignità di Assassino.
Dovrà sopportare le accuse dei suo confraterniti e nascondere un senso di colpa opprimente, ma non sarà da solo.
Al Mualim, temendo l'impulsività del suo allievo, gli affiderà un compagno che avrà l'oridne di controllarlo e aiutarlo.
Potrà l'aquila volare assieme a una volpe?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due

Il rafiq e Nhabial

 

<< Che diavolo vuoi ancora, ragazzino? >> sbuffò scocciato Altaïr, costatando che Ivanoe non aveva desistito all’idea di inseguirlo << Non ti ho dato il permesso di seguirmi. >>
La voce di Ivanoe era pervasa dall’ironia. << Maestro mi perdoni se oso importunarla, ma devo comunicarle una cosa. E pregherei che mi ascoltasse adesso. >>
<< Non ho tempo da perdere ragazzino, soprattutto con te, quindi vedi di sbrigarti. >> la sua voce apparve dura, si, ma Altaïr fece attenzione a non far trapelare l’odio dalla sua voce. Detestava comportarsi così, ma se non si fosse trattenuto, il ragazzino avrebbe potuto offendersi e non lasciarlo eseguire la sua missione. L’espressione sulla faccia di Ivanoe di fece comunque indispettita e incominciò a parlare con tono severo.
<< Il Maestro Al Mualim mi ha dato il compito di aiutarla a svolgere le indagini, e si è raccomandat…insomma, ma c’è un momento in cui mi sta a sentire?! >>
No, evidentemente, non c’era. Altaïr non poteva soffrirlo un ragazzino del genere, affidatogli dallo stesso Al Mualim. Ricominciò a camminare, dirigendosi verso il souk, senza voltarsi. Passò tra la gente, scostando di tanto in tanto qualcuno, senza mai provocare danni. Gli era bastato ascoltare l’inizio del discorso per esserne già saturo, incapace di ascoltarne il resto. Era uscito di fretta dalla dimora degli Assassini, senza salutare il rafiq in modo adeguato, concentrando solo sulla sua missione. Una donna, vestita in stracci si fece avanti, per chiedergli del denaro, ma Altaïr la scacciò via. Non aveva soldi da dargli. La faccenda si sarebbe rivelata più lunga di quanto aveva immaginato, e per giunta aveva un altro intralcio. Oltre alla ricerca delle informazione, avrebbe dovuto chiedere il permesso di agire non solo al rafiq, cosa che Al Mualim gli aveva accennato in precedenza, ma addirittura a quel ragazzino. E da come lo stava trattando, non avrebbe mai acconsentito ad lasciarlo agire. Arrivò al souk Altaïr con passo felpato e testa china, mimetizzandosi con la folla. Si sedette su una panchina, tra due uomini, entrambi in giovane età e incominciò a pensare. Doveva ricavare le informazioni e aveva solo quattro modi per riceverle, insegnatoli dal Maestro Namas tempo addietro. Gli aveva parlato con la sua voce calma e seria, guardandolo negli occhi, mentre con una mano lo teneva fermo. In quei occhi marroni aveva colto il suo disappunto, e le sue parole l’aveva colpito. Nabas gli aveva spiegato che, per quanto l’odiasse, Abbas rimaneva sempre suo fratello. Altaïr sospirò, sorridendo, non era quello il momento per farsi trasportare dai ricordi ma non poté trattenersi. Aveva infine cambiato discorsi, finendo per parlare del doveri di un Assassino, e di quanto fosse utile una ottima preparazione. Si alzò infine, per incominciare a lavorare, trattenendo a freno la sua frustrazione. Poteva origliare, intimidire, borseggiare oppure chiedere informazioni ai confratelli Assassini. Tuttavia non gli parve un’ottima opzione l’ultima, sebbene fosse la più veloce. Siccome la sua fama si era estesa fino a Damasco, anche nella ricca città veniva considerato un traditore, e molti provavano rancore verso di lui. No, avrebbe agito da solo, come suo solito. Un dubbio tuttavia sorse in lui, lasciandolo perplesso. Perché Al Mualim gli aveva dato un occasione così generosa di redimersi? È vero, il glorioso Mentore era stato per lui più padre che lo stesso Umar, ma il disonore era una vergogna troppo grande. Dubitava che, anche se fosse stato suo figlio, l’avrebbe lasciato questa possibilità, ma allora perché a lui si? Mentre l’ex Maestro Assassino rifletteva, un voce tossì alle sue spalle, facendolo voltare perplesso.
Ivanoe lo guardò sbieco << Maestro allora mi ascolta o no? >>
<< No. >>
<< Maestro è tutta la giornata che cerco di parlare con lei, e lei mi ignora! Si può sapere che diavolo ha? >>
<< Te ne vuoi andare e lasciarmi in pace? >>
<< Non finché non mi risponde! >>
No, la parola desistere, nel vocabolario del ragazzo doveva essere sconosciuta. E ora aveva anche interrotto Altaïr in un momento di riflessione. Ad aggiungersi a tutto questo fu il suo modo di andare contro ad Altaïr, ignorando la fama dell’Assassino, ad infastidirlo. La voglia di ucciderlo diveniva sempre più grande, ogni minuto che passava, ma l’ex Maestro Assassino decise di trattenere la lama. Non sarebbe stato saggio, e la sua lama non meritava di sporcarsi di un simile sangue. Per un attimo quell’affermazione stupì Altaïr, perché l’ho odiava fino a questo punto? Probabilmente perché non sopportava di avere un bambino tra i piedi, ed il bambino in questione era stato incaricato di sorvegliarlo. Doveva essere per questo.
<< Ragazzino, questo è il mio carattere e se non ti piace allora vattene. >> fu la candida risposta di Altaïr,
<< Maestro, il mio nome è Ivanoe, se non l’avesse capito, non ragazzino. >> sospirò, leggermente alterato << Mi scusi ma perché non mi ascolta? E non ci credo che è per il carattere, ma neanche se me l’ho dice il grande Al Mualim in persona. >>
Se non l’aveva capito, non era molto promettente << Senti moccioso, non ho tempo da dedicarti, torna alla Dimora degli Assassini e resta fermo là. Io tornerò a informazioni ottenute. >>
<< Veramente io sarei stato mandato qui per aiutarla >>
<< Non ho bisogno dell’aiuto di ragazzino. Mi saresti solo d’intralcio. >>
<< D’intralcio? Ma se non mi ha ancora visto in azione! >>
<< Di gente come te ne ho vista tanta, e tutte quelle con cui ho collaborato non sono state altro che un peso. >>
<< Per lei io sono solo un peso quindi? >> sbottò Ivanoe, arrabbiato << Questo è quello che intende? >>
<< Bene, vedo che l’hai capito. Ora lasciami lavorare e tornatene alla Sede. >>
Ivanoe, peggio di un lupo, non mollò la presa << E volete che vi ricapitino altre sorprese? Se mi aveste ascoltato, avreste saputo subito che dovevate avere il mio appoggio per eseguire le missioni, oltre che a quello del rafiq >>
<< Non stai parlando un po’ troppo, ragazzino? >> sibilò Altaïr, rivolgendosi ad Ivanoe con lo stesso tono che riservava ad Abbas.
Il suo giovane compagno rimase zitto, quasi spaventato dalla voce del l’uomo davanti a lui, diventata improvvisamente ghiacciata. Stava per ritenersi soddisfatto di averlo zittito, quando invece il ragazzo si avvicinò ancora di più e ricominciò a parlare, come se avesse solo fatto una pausa. No, non aveva paura, era solo rimasto stupito dal cambiamento di voce. Tuttavia lui non era una preda, e Altaïr l’avrebbe scoperto presto, a sue spese.
<< Non sto parlando troppo, le sto dicendo solo la verità. Se vuole andare da solo a cercare di saperne di più sul suo bersaglio, non ha che da dirmelo, io mi farò da parte. Volevo solo avvisarla che, in ogni caso, io la licenza di agire l’ho già data al rafiq. Se lei non è capace di accettarmi perché sono solo un ragazzo e il suo orgoglio mi considera un disonore, allora arrivederci. Tra l’altro adesso può evitarsi di porgermi le scuse per convincermi a lasciarla lavorare, ma almeno questo è un fatto positivo, perché i falsi e i lecchini non gli sopporto. >>
Detto questo si allontanò a testa alta, lasciando nella piazza un Altaïr stupito e confuso, da tante parole colme di rimprovero. Si confuse subito con la folla, muovendosi come fosse sempre stato un Assassino. Altaïr poté solo guardalo andar via, consapevole di averlo infastidito e convinto ad allontanarsi, ma non ne gioì. Il modo in cui si era rivolto a lui, le parole stesse, non erano di odio o accuse. Sembrava che Ivanoe fosse estraneo alla vicenda dei giorni precedenti, quindi non potesse rinfacciarglieli. Sospirò, era finalmente riuscito a liberarsi del ragazzo, ma invece di aver ricavato una vittoria, gli sembrò di aver perso, per la prima volta dopo tanti anni. Perso contro un ragazzino di appena diciassette anni che sembrava molto più adulto di quanto non fosse e parlava con una voce colma di saggezza e tristezza.

***

<< Fammi capire, e così avresti mandato al diavolo Altaïr? >> mormorò il rafiq, assaggiando un chicco d’uva verde << Bene, deduco che tra di voi le cose stiano andando leggermente male. >>
Ivanoe osservò il capo della dimora, comodamente seduto davanti a lui dietro il balcone, ridere sotto i baffi. Il compagno di Altaïr, frustato dal comportamento del suo maestro, aveva vagato senza menta per le vie di Damasco, ignorando la popolazione circostante. Alla fine, consapevole di star perdendo tempo, era ritornato alla Dimora degli Assassini. Ad accoglierlo aveva trovato il direttore della struttura, il quale l’aveva salutato cordialmente e si era premurato di chiedergli dove fosse Altaïr. Ivanoe, sebbene il comportamento del rafiq e il modo in cui si era rivolto al suo Maestro non gli piacesse molto, iniziò a trovarlo stranamente simpatico. L’aveva invitato a sedersi e avevano incominciato a parlare, mentre il capo della Dimora gli aveva offerto dell’ottima frutta. Ivanoe stava per rispondere ma, tutto a un tratto, si sentì una voce provenire dalle spalle del rafiq.
<< Maestro che prespicacia! Io invece stavo credendo che andassero d’amore e d’accordo, grazie per questa sua rivelazione! >>
<< Questo, Nhabial, conferma le mie teorie sul tuo conto. >> rispose pacato il rafiq
<< E sarebbero? >>
<< Che sei un totale idiota e che avrei fatto meglio a lasciarti nel pozzo in cui ti ho trovato quand’eri in fasce. >>
<< Maestro lei non mi ha trovato in un pozzo >> rispose Nhabial << Cos’ha bevuto ultimamente? Mi sembrate sempre più stordito. >>

Ivanoe osservò la scena a occhi sgranati, rendendosi conto che la loro conversazione era stata ascolta senza che lui se ne accorgesse. Da dietro il balcone era spuntato un giovane del tutto singolare, che mai nella sua giovane vita Ivanoe aveva scorto. Teneva abbassato il cappuccio della tunica e al fianco una spessa cintura sosteneva una spada di media dimensione. Quello non era un novizio ne tanto meno un principiante, ma un Assassino provetto. Portava dei capelli neri, molto simili a quelli di Ivanoe, ma due candidi occhi color nocciola risaltavano ribelli nel contesto. La sua faccia era deformata da una smorfia, che ricordava vagamente un ghigno. Tuttavia quello che attirò maggiormente l’attenzione di Ivanoe fu nel vedere il lato destro di Nhabial, in quanto privo dell’orecchio. Il tono svogliato con cui si rivolgeva al rafiq gli fece intuire che tra i due ci fosse una piccola rivalità
<< Tu che ne sai che non ti ho trovato in un pozzo? >> borbottò il rafiq << Eri talmente piccolo da non potertelo ricordare. >>
<< Maestro noi ci conosciamo da nove anni, mi spiega come avrebbe fatto a trovarmi in un pozzo? È assurdo! >>
<< Sei adottato, lo sai? >>
<< E adesso questo cosa centra? E poi mica sono suo figlio! >>
<< Comunque ti ho trovato in un fienile, punto e basta. >> si voltò verso di Ivanoe << Dicevamo ragazzo? >>
Nhabial sbatté il palmo della mano sul balcone << Un momento Maestro, non aveva detto di avermi trovato in un pozzo? >>
<< A quanto vedo non sei sordo come si dice in giro. >> sospirò << Comunque si, io ho detto che ti ho trovato in un pozzo. >>
<< La gente va a dire in giro che io sono sordo? Maestro da oggi basta con le sostanze alcoliche, gli rovinano la testa. E comunque prima ha detto fienile! Questa è la prova che lei mente! >> gli puntò un dito contro << Osa negarlo? Ebbene sappia che io ho un testimone! >>
<< Santo celo, che noioso sto ragazzo. Scusa un minuto, Ivanoe, torno subito da te >> chinò il capo in direzione di Ivanoe << Senti Nhabial adesso non venirmi a dire che le piante sono testimoni valenti. >>
Nhabial guardò il rafiq con stizza << Ma dico, Maestro, mi prende per un ignorante? >>
<< Se anche fosse, nulla incontrario vero? >>
<< Ehi, tu, col monosopracciglio! >> indicò Ivanoe, ignorando l’ultima sfuriata del suo Maestro
<< Dici a me? >>
<< Quanti altri vedi col monosopracciglio? >>
<< Io non ho il monosopracciglio. >>
<< L’ha detto anche la mia ragazza, il giorno prima di mollarmi. >>
Il rafiq sembrò illuminato << Ecco, spiegami perché Gatian ti avrebbe mollato. >>
<< Affaracci miei se permette! >>
<< Sono il tuo superiore, esigo delle spiegazioni. >>
Nhabial saltò il balcone e, senza far muovere il direttore della Gilda, si posizionò davanti all’ospite. Ivanoe osservò il ragazzo sorridergli, facendoli l’occhiolino, per poi girarsi a parlare col rafiq. In quel pochi attimi di tregua Ivanoe notò la snella corporatura di Nhabial e, con un certo stupore, i muscoli delle braccia. Sorrise, ci sarebbe stato da divertirsi.
<< E io, fino a prova contraria, non intendo raccontarle nulla. >> imitò un mezzo inchino in direzione di Ivanoe << Il mio nome è Nhabial L’av-eb, Assassino dichiarato e allievo del rafiq qui presente. Onorato di conoscerti. >>
Ivanoe si alzò e ricambiò il gesto << Mi chiamo Ivanoe e faccio parte del settore delle spie del Maestro Labib. L’onore è tutto mio. >>
<< Ivanoe, che nome strano… >> sorrise << Ti chiedo venia per il mio comportamento da arrogante, ma avevo da discutere con il mio Maestro che, sebbene non sia così, è convinto di avermi trovato in un pozzo. >>
Il Maestro di Nhabial sbadigliò << Normalmente è un bravo ragazzo, ma da quando Gatian la mollato è uscito fuori di senno. >>
<< Che ridere Maestro, che ridere. >>
Il rafiq gli raggiunse, con andatura svogliata, e si mise al fianco del proprio allievo. Ora l’espressione divertita era scomparsa, sostituita da un’aria pensierosa, come se un’idea lo tormentasse. Ivanoe rimase stupito dall’improvviso cambiamento di umore del rafiq, da divertito a serio. Invidiava un po’ Nhabial, ad egli il destino gli aveva destinato un Maestro piuttosto loquace, forse anche troppo, ma se non altro gentile. Sospirò, deciso a non perdersi d’animo. Lui e Altaïr si conoscevano da poco, col tempo avrebbero, forse, potuto dialogare senza scoccate. Il rafiq si voltò verso Nhabial e con un tono di voce abbastanza serio ricominciò a parlare, rivolgendosi direttamente all’allievo.
<< Nhabial, come avrai origliato, Ivanoe ha un problema. Tu conosci Altaïr Ibn-La’Ahad , l’allievo prediletto di Al Mualim? >>
Il giovane si fece serio a sua volta << Certo, ultimamente non si parla d’altro. >>
<< Bene, Ivanoe non riesce a cominciare un dialogo con Altaïr senza che l’altro gli dia addosso, nel vero senso della parola. Il ragazzo non sa come comportarsi con lui, dato che ormai è diventato suo compagno. >>
L’Assassino guardò Ivanoe con un’aria di interesse, cercando di capire cosa in quel ragazzo dai capelli neri e gli occhi chiari cosa non fosse di gradimento all’ex Maestro Assassino. Nhabial tuttavia, quando vide la depressione sul volto dell’altro, decise di parlare in modo neutro.
<< Da quello che ho sentito il Maestro Altaïr è arrogante, presuntuoso e sicuro di se tanto quanto abile con la spada e bravo nell’utilizzare la lama nascosta. Non è facile rapportarsi con lui, e l’unico che riusciva a "comunicare" con lui ha perso un braccio. >> si grattò la testa << Sembra che, dopo il sacrificio del padre, Al Mualim l’abbia letteralmente preso sotto la sua ala protettiva. Gira voce che sia solo per questo che il grande Maestro Al Mualim non l’abbia ucciso, come avrebbe fatto con chiunque altro, e questo ha scontentato un po’ tutti. >>
Il rafiq posò una mano sopra la spalla di Ivanoe << E adesso lo sai perché lo chiamano "Nhabial il Ruffiano" >>
<< Devo ridere? >> chiese Nhabial
<< Se proprio devi. Comunque sia Ivanoe, non preoccuparti, come hai sentito non è colpa tua. Io personalmente provo una grande stima per Altaïr, è un grandissimo Assassino, ma non è un buon compagno. Non demoralizzarti, però, poiché se Al Mualim ti ha scelto un motivo c’è, abbi fiducia nelle tue capacità. >> sorrise << Il fato, prima o poi, ti sorriderà. Sorride a tutti gli uomini, prima o poi. >>
Nhabial lo rimbeccò << Maestro ha fatto una ripetizione, si rende conto che ormai sta diventando troppo vecchio? >>
<< Non sei un po’ troppo irrispettoso Nhabial? >>
<< Ah, io sarei irrispettoso?! >>
Ivanoe osservò nuovamente i due iniziare a beccarsi, sebbene il rafiq ridesse, lasciando arrabbiare il suo allievo. Tutto sommato, quello era il loro modo di volersi bene, anche se probabilmente davanti a chi di dovere sarebbero stati molto più seri. Un ricordo passò nella mente di Ivanoe, di quando lui e suo fratello si prendevano in giro, in quel grande giardino. Guardò la scena in silenzio, prendendo un altro chicco d’uva, per togliersi l’amaro gusto in bocca. E il suo pensiero fu solo uno

" Se davvero il fato sorride a tutti gli uomini, allora deve avermi scambiato per un sasso" e stranamente, gli venne da ridere.

Capitolo due

Nella tana della Volpe

Inizio col dire che sono veramente costernato.

Ero in vacanza e non ho potuto aggiornare. Comunque devo avvertirvi che, da quando Ivanoe incontra Nhabial, sono tornato alla mia scrittura originale. L’altra è quella che utilizzo per "grandi" testi scolastici. È più schietta e meno descrittiva ma più scorribile e si dialoga di più. Ditemi se vi piace o preferite l’altra. Ah, un altra cosa. Alcuni di voi potranno dirmi che Nhabial si comporta in modo troppo irrispettoso per quell’epoca, ma vi assicuro che lo fa solo perché considera il rafiq come la cosa più simile a un fratello/padre ed è il suo modo di ridere. Spero che vi sia piaciuta, anche se è scritta alla veloce. Grazie a tutti quelli che sacrificano il loro tempo, in particolare ringrazio:

Archi (tanti auguri a Sachi!!)
Narjis (che mi rimette sulla retta via se mi comporto male!)
DarkRozan (per avermi seguito anche qui!)
madoka94 (auguri col Karate!)

  
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