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Autore: Melabanana_    12/07/2012    2 recensioni
Eccomi, stavolta, con una long-fic *^* Spero possa piacervi ùwù
[scritta da Camy]
Dal Prologo:
 XXXX
- Come ti chiami? – la voce del bambino è tranquilla e amichevole. Ma l’altro continua a non rispondere.
Volge lo sguardo al pavimento. Si sente così in colpa.
Hiroto Kiyama. Hiroto Kiyama non è lui … O si?
Il bambino di fronte a lui lo è.
E allora perché suo padre e tutti i sui amici lo chiamavano così?
Non capiva.
- Mi chiamo Hiroto Kiyama – risponde il bambino seduto sulle scale che portano all’entrata dell’orfanotrofio.
- Anche io – risponde l’altro sorridendo.
Poi una folata di vento avvolge i due bambini. Quando quello seduto apre gli occhi,l’altro è sparito.
Chi era lui allora? Lui non era Hiroto Kiyama.
 XXXX
Pairings: HiroMido, BanGaze, accenni DiaMaki e SaginumaHitomiko.
Genere: Commedia, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10  Life

 

Midorikawa allungò un braccio verso la figura di Hiroto, il ragazzo era a terra e si teneva la spalla destra.
- Hiroto…- mormorò. L’altro si girò un secondo verso di lui e gli sorrise.
Midorikawa arrossì, una lacrima gli scese sulla guancia. Dovevano uscire presto di lì e andare direttamente all’ospedale.
Gran li guardava sprezzante, non vedeva l’ora stroncare personalmente le loro vite.
Perché era colpa loro se erano costretti a vivere in quel posto, abbandonati da tutti e da tutto. Solo colpa della loro esistenza.
Midorikawa gattonò fino al corpo di Hiroto.
- Vedrai che usciremo da qui. – mormorò il ragazzo, aveva tutto il viso macchiato di sangue.
Midorikawa scosse la testa – Non dovevi metterti in mezzo.
- Invece si… dovevo.
- La smettete di fare i fidanzatini? Tanto starete insieme anche da morti. – disse Gran annoiato.
- Noi non moriremo. – Midorikawa non sembrava convinto delle parole che erano uscite dalle sue labbra, ma un vano e piccolo barlume di speranza rimaneva. Era intatto.
Una risata.
Se avesse potuto, l’avrebbe volentieri preso a pugni e fargli sparire quel sorrisetto dalla faccia.
Hiroto tossiva e ogni suo movimento il sangue fuoriusciva più velocemente, e sicuramente, provava sempre più dolore.
- Sicuro che non morirete?
Midorikawa non ebbe il coraggio di ribattere. Ogni volta che lo inchiodava con i suoi occhi verde smeraldo non sapeva più cosa dire.
- Perché…? – mormorò dopo, ma stavolta la sua domanda era per Reize.
L’aveva chiamato, l’aveva portato fin lì. Per ucciderlo?
- Avete fatto del male ad Hiroto, avete fatto del male a Gazel, ora volete fare del male a me… Ma io, noi non abbiamo fatto nulla.
Chissà se gli altri due udirono quella frase, perché Midorikawa la pronunciò davvero con un fil di voce, neanche lui era sicuro di averla detta veramente.

 

*********

 

- Ho sempre odiato i Luna Park. – commentò Maki.
Diam le strinse la mano – Perché?
Lei arrossì vivamente – P-perché… perché… non lo so il perché!
Reina si coprì le labbra con le dita e si mise a ridere – Sei davvero buffa.
- Cattiva!
La ragazza con i capelli blu annuì, ma smise di ridere solo quando glielo disse Hitomiko.
La donna infatti le aveva fatto cenno di stare in silenzio, e così anche agli altri.
Si era fermata davanti alla casa degli orrori.
- Questo posto è orrendo. – commentò Burn.
- E’ una casa degli orrori.- aggiunse Gazel – Che ti aspettavi?
- Si aspettava gli omini smarties che ballavano e cantavano! – esclamò Maki.
Burn scosse la testa inorridito da quello che aveva appena detto l’amica.
E Diam la guardò consapevole che  forse, la paura, le faceva uno strano effetto.
- Smettetela di dire cose stupide, state in silenzio. – intimò Hitomiko – Dobbiamo entrare.
I ragazzi la seguirono curiosi, i loro sguardi scrutavano il territorio circostante.
Il terreno color cenere, il cielo che ormai era scuro, il cancello arrugginito. Niente sfuggiva al loro sguardo.
Si addentrarono nella casa. Hitomiko sapeva perfettamente dove sarebbero dovuti andare per raggiungere il laboratorio che aveva dato vita a tutta quella storia.

 

********

Era cambiato troppo. Non aveva più il tempo di sorridere.
Sorridere era stupido solo perché loro non erano veri? O forse quel verbo era stupido in tutti i casi, chiunque compiesse quell’azione era stupido.
Prima, Gran, non avrebbe mai detto quelle parole, non avrebbe mai fatto del male a delle persone.
Ma il male, l’odio, si erano insediati irrimediabilmente nella sua mente.
Adesso Reize osservava quello sguardo senza vita, senza luce di quello che una volta era il suo migliore amico.
Perché erano solo loro due. Quando avevano chiuso il Luna Park erano da soli, non potevano più nascondersi tra la folla e parlare con i bambini che visitavano ogni giorno le attrazioni del parco.
E non potevano avere una vita, perché era finti, solo fantocci con il cuore di metallo.
Sempre se c’era e batteva.
Gran alzò lentamente un braccio.
Avrebbe visto Midorikawa, quel ragazzo che non aveva colpe, morire davanti ai suoi occhi, solo pochi secondi. Era davvero giusto uccidere quei ragazzi? Dovevano essere odiati solo perché erano vivi?
La loro agonia non era colpa di quei ragazzi, ma Gran continuava ad aggrapparsi a quella convinzione.
Uccidere per vivere, questo diceva lui.
Reize non avrebbe mai avuto il coraggio di vivere al posto di Midorikawa. Per quanto potesse essere il suo fantoccio non sarebbe mai stato uguale a lui. Mai.
I suoi amici non sarebbero stati i suoi. Non si poteva rubare la vita degli altri.
Ed era il momento di dirlo, di farlo capire anche a Gran.
Non doveva ucciderli, si sarebbe solo macchiato di sangue innocente. Avrebbe solo finto di vivere, e non era poi così diverso da quello che stavano facendo in quel momento.
La sua vita era inutile e senza senso.
I vetri si alzarono da terra, mentre Gran alzava il braccio sopra il capo.
Stava per colpire. Stava per arrivare la fine.
Una brutta fine.
Gli occhi di Midorikawa guardarono Reize disperati. L’aveva chiamato lui, l’aveva portato a morire, insieme ad Hiroto.
Avrebbe rimpianto quella vita per il resto dei suoi giorni.
I vetri partirono velocemente per colpire Midorikawa. Chiuse gli occhi.
Per la seconda volta non sentì niente, nessun dolore. Ancora una volta non era stato lui a morire.
- Questo non è vivere. E uccidere te non significherebbe nulla. Non vivrei lo stesso.
Reize abbozzò un sorriso, poi guardò per l’ultima volta il suo vecchio amico.
Sembrava lo stesse salutando.
- Basta. – mormorò, poi cadde al suolo.
Privo di vita. Era morto. Per lui quella era la fine.
Ma infondo non era mai iniziato nulla per lui. Anzi, solo un’unica cosa: la sua amicizia. Ma quella sarebbe continuata per sempre.
Gran fissò i vetri che avevano colpito l’amico, il sangue finto che gocciolava sul suo corpo.
Non sembrava affatto un fantoccio.
Midorikawa rimase in silenzio. Dalla porta spuntarono  Burn, Gazel e gli altri.
Erano venuti per il gran finale.
Gli occhi di Gran erano persi nel vuoto, in cerca di una luce che potesse riaccendere quelli di Reize, ma sapeva benissimo che quella speranza non esisteva.
Stavolta era morto davvero.

 *Angolo di un'autrice che ha problemi a scrivere ultimamente*
GiornoH :') 
AGGIORNAMENTOOOOOOOOOOOH :D Capitolo corto e brutto çç
L'ispirazione fa scherzi, anche se l'unica fic che avevo voglia di scrivere era questa :'D
Il prossimo capitolo credo che sarà lunghetto XDD - E poi ci sarà l'epilogo :3
Come andrà a finire questa storia?  E Hiroto come starà?  E Midorikawa?
Ci vediamo presto - spero
Al prossimo capitoloH
Camy
   
 
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