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Autore: Mir al Mare    12/07/2012    1 recensioni
Alcuni direbbero che la nostra esistenza è dovuta a coincidenze, che le scelte che facciamo sono casualità, altri l’affidano al fato,  alcuni sono pronti a scommettere che la nostra vita sia già stata scritta, in un libro magari...
Lorelai è un'orfana di sedici anni che è costretta ad andare ad abitare nella villa di un ricco signore di cui non ha mai sentito parlare. Viene immersa in un nuovo mondo, un nuovo modo di vivere, ma i flashback l'assalgono ancora...perchè i suoi genitori sono morti? C'è ancora un segreto da svelare, un segreto portato avanti per centinaia di anni, un segreto che accomuna tutti e lega la nostra vita alla nostra esistenza. Da qui ha inizio questa avventura...
Genere: Fluff, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!! Che tormento questo mese... non solo mi sono ritrovata senza internet, ma ho word che funziona a malapena (che sfiga!) percui sfrutto questi minuti, in cui stranamente mi lascia accedere, per aggiornare quel poco che mi ha lasciato scrivere. Sono veramente dispiaciuta...questo capitolo non è dei migliori, ma fra un po' riuscirò a finire questa "vacanza in campeggio" che ho utilizzato per informare certi personaggi [non anticipo niente] e a ritornare alla villa pronta a infittire i misteri e a svelaveli. un bacio e buone vacanze!!




 








 

 Svanì tutto in un baleno, l’allegria, la spensieratezza, la vitalità. Si poteva distinguere facilmente nei nostri occhi: guardavo Anna ed Adrian (che dovevano avere la mia stessa espressione perché loro guardavano me) ed erano terrorizzati, non avevano più aperto bocca e si stringevano fra  le spalle. Guardavamo in terra il fuoco affievolirsi, io venivo continuamente scossa da brividi, ma era finita la magia nell’aria. Margaret e Naomi ci guardavano scosse, ma non fecero domande; Dylan si guardava, evidentemente scocciato, le unghie della mano, ma non una parola sull’ultima storia.
«Io vado a dormire!» annunciai.
Mi seguirono a ruota prima Adrian ed Anna, poi andarono a dormire anche Margaret, Naomi e Dylan. Ero sdraiata sulla schiena avvolta nel mio sacco a pelo, guardavo stanca il telo della tenda, ma non riuscivo a prendere sonno. Anna invece si era addormentata da un pezzo, aveva fatto un po’ di fatica a dimenticare gli ultimi avvenimenti, ma alla fine aveva vinto la stanchezza e ora dormiva serena nel sacco a pelo. Ma io non ero come lei, non riuscivo a dimenticare facilmente: metà della storia la conoscevamo già, ma la ragazza, la ragazza di cui si era innamorato Etienne…lei no, non era descritta. Dylan l’aveva definita come una bellissima ragazza che aveva promesso a lui tutto il potere del mondo, e che diceva di venire dalle stelle, ma quanto di ciò fosse vero non posso saperlo, infondo era una stupida storia dell’orrore ingrandita con dettagli terrificanti, non per forza veri. Ma non era questo che mi intrigava, Dylan aveva detto che la ragazza si portava sempre a presso un libro, un libro enorme…e poi aveva detto che Etienne lo portava sempre con sé perché la sua amata vi era “racchiusa” dentro, ma non riuscivo a capire. E non riuscivo a dormire. Mi sfilai il sacco a pelo di dosso e uscii dalla tenda. Il fuoco si era spento, il ruscello quasi non si vedeva ed era pieno di zanzare. Zeppo di zanzare. Mi avevano già punto una cinquantina di volte, questo campeggio era tremendo, e ora saltellavo come una cavalletta ubriaca su un piede solo e mi grattavo ovunque.
«Che danza patetica!».
Dylan era uscito dalla sua tenda, ma non riuscivo ancora a notarlo nel buio. Mi fermai, strizzai gli occhi in cerca della sua figura, e lo trovai a un paio di metri da me, appoggiato ad un albero e con le braccia incrociate.
«Che vuoi?» gli domandai sgarbata.
Non so perché, ma in quel momento non mi andava di essere gentile. Lui invece era del parere opposto: si mise a ridere e mi raggiunse.
«Che maniere…» riuscì a formulare tra una risata e l’altra.
Io incrociai le braccia offesa. Si accorse della mia espressione seria e seccata solo quando fummo a un paio di centimetri di distanza. Cambiò atteggiamento, si rilassò, e si sedette a gambe incrociate ai miei piedi. Poco dopo lo raggiunsi sdraiandomi al suo fianco per guardare le stelle. Qui si vedevano ancora meglio che sul tetto della villa. Rimasi affascinata e mi scappò perfino un “Wow”. Mi ricordai di quella nottata dai Loffredo e di quando Dylan mi aveva mostrato le costellazioni con i corrispondenti nomi. Era stato gentile, e aveva risposto ad alcune delle mie domande sulla faccenda Loffredo.
«Come si chiamava la sposa di Etienne?» chiesi con una voce tranquilla e rilassata.
Dylan ci aveva informati su qualche caratteristica, ma non bastava, se veramente il Libro del Destino derivava da lei…allora dovevo saperne di più: da dove veniva? Perché aveva quel Libro? Dove era finita? Come faceva a essere nel Libro? Ecc…
«Rosie. Rosie Marie Redford». Mai sentita. Ne rimasi un po’ delusa, speravo di aver già sentito quel nome, speravo di averlo letto fra i libri dei sotterranei, speravo, speravo, ma niente. Mai sentito in vita mia.
“Rosie” continuavo a ripetermi nella mente “Rosie.Rosie.Rosie”.
«E lei è la proprietaria originaria del Libro?», più che una vera domanda, era una domanda retorica.
Non mi resi nemmeno conto che fosse uscita dalla mia bocca. Che domanda era?! Dylan aveva già detto durante la narrazione che era la proprietaria del Libro del Destino e che se lo portava a presso.
«Lo è tutt’ora…» rispose Dylan distrattamente. Solo dopo si accorse della risposta che mi aveva appena dato. Ma non ebbe tempo di cambiare sentenza e io non ebbi il tempo di riflettere perché a interromperci era comparsa Margaret:
«Ehi, che state farfugliando? Chi è Rosie? Che cos’è il Libro del Destino?».
Eccola! Ci mancava solo lei…
Non le avevamo mai rivelato niente, e perché mai avremmo dovuto farlo, non era mai stata un’amica fidata per me, solo una compagna, almeno prima che cominciassimo a divertirci sul serio. E poi c’era la storia di sua madre, come spiegarglielo quello?? E come spiegarle del Libro del Destino??
“Ehm” fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Dylan si alzò in piedi e raggiunse Margaret che era appena uscita dalla sua tenda. Io ero in preda al panico: che le avrebbe detto? Come avrebbe reagito?
«Voleva solo sapere qualche particolare della mia storia…tutto qua!» disse Dylan dandole un buffetto sulla guancia. Lei non ci fece troppo caso e ribatté incuriosita.
«Quindi?!»
«Quindi… Rosie è la protagonista e il libro che portava con se era il Libro del Destino».
Si vedeva che anche Dylan era agitato, o quanto meno attento a quello che rivelava…io non li vedevo molto bene, non c’era un filo di luce e loro erano a qualche metro di distanza da dove mi ero sdraiata. Con calma mi raggiunsero.
«Ti ha fatto paura la storia?» mi domandò divertita.
Sorrisi. Lei non aveva idea di quello che non sapeva, di cosa la circondava ogni giorno, della sua famiglia, del suo destino…non poteva neanche immaginarle queste cose! Ma era comunque meglio non venirne a conoscenza, o almeno è ciò che penso. La scoperta della verità mi aveva sconvolto, aveva cambiato la mia vita e quella degli altri per sempre, ma se non ne fossi mai venuta a conoscenza? Non me l’ero mai posta questa domanda. E se il destino avesse preso un’altra piega? Se i miei genitori fossero morti casualmente (o magari nel migliore delle idee, fossero ancora vivi) e se il signor Loffredo non fosse mai entrato nella pasticceria dei miei…io non sarei qui, non sarei a conoscenza del loro segreto, non mi preoccuperei: svolgerei una vita normale, pigra e tranquilla… ma il destino non ha scelto per me questa strada. Mi scappò, senza accorgermene, una lacrima. Mi metteva tristezza questo argomento, magari in un universo parallelo io abitavo ancora in città, con i miei genitori, all’oscuro di tutto, ma felice. Avrei sposato un ricco avvocato, un dottore, o un ingegnere non so… avrei avuto un paio di figli, un cane e un gatto e sarei invecchiata in mezzo ai nipotini. Adesso invece mi trovavo in bilico tra due realtà, in una famiglia che non mi amava, sommersa dalla menzogna.
«Che fai, piangi?».
Cosa? Mi liberai dai miei pensieri. Margaret era in piedi davanti a me e stava ridendo di gusto, Dylan dietro mi guardava preoccupato. Li osservai per un po’, ma senza dare una risposta. Mi asciugai la lacrima col dorso della mano e guardai in basso.
«Davvero hai avuto paura?» mi chiese con un pelino di preoccupazione.
Ma dalle mie corde vocali non uscì niente: non riuscivo a parlare. Usciva solo un gorgoglio soffocato. Le avrei voluto urlare “No” mille volte “No, non avevo paura” o meno, era una storia vera, da mettere i brividi, ma era acqua passata di duecento anni fa, niente di cui aver troppa paura. Ma perché non dicevo nulla?!
Il tono preoccupato e premuroso le svanì subito e tornò la Margaret di prima:
«Sei una fifona! Di cosa hai paura?».
E continuò così… “Fifona. Sono solo storie. Neanche i bambini piangono per delle storie. Fifona”.
A un certo punto scoppiai: non ne potevo più.
«Basta Margaret!» urlai rivolgendo la mia attenzione a lei. Poi la guardai dritto negli occhi:
«E’ meglio che stai zitta visto che non sai nulla, nulla! Non sai niente di me, dei Loffredo, del Libro del Destino e nemmeno della tua famiglia. Non sai niente di niente. Cosa credi che il mondo sia tutto rose e fiori…no bella mia! Apri gli occhi, guardati attorno…» urlai d’un fiato.
Lei fu visibilmente spaventata dalla tempestività delle mie parole. Credo di averle pronunciate così in fretta da non permetterle di capirmi. Non feci in tempo a rendermi conto di quello che avevo appena fatto e a scusarmi che uscì Anna e mi ammonì:
«Lorelai! Proprio tu parli così. Lei non ti ha fatto niente, non è con lei che te la devi prendere…perché le devi rivelare tutto».
Poi dalla tenda uscì l’assonnata Naomi, svegliata dalle nostre grida.
«La verità fa male» affermò. Lei era rimasta sconvolta. Già, lei aveva scoperto tutto da poco e di colpo. Al contrario io Adrian ed Anna l’avevamo scoperta piano piano, e avevamo ancora molto da capire!
«Cosa avete da gridare…» ne uscì fuori Adrian.
«Bene ci siamo tutti!» borbottò Dylan. Io sbuffai.
Eravamo tutti in pigiama fuori dalle nostre tende a urlarci contro.
«Lorelai le stava rivelando tutto» sentenziò Anna rivolta ad Adrian.
«Cosa?» urlò Adrian contro di me.
Io alzai le braccia in segno di resa.
«Non stavo facendo un bel niente…»
«Ah si?!» disse Dylan sarcastico.
«Tu taci! Voi non capite… lei è ancora viva!». Tutti gli sguardi si posarono su di me (o almeno quelli al mio fianco).
«Lei chi, Lorelai?» domandò Anna.
«La donna del racconto. Rosie Marie e qualcosa… la moglie di Etienne, la proprietaria del…»
«…Libro del Destino» concluse Naomi terrorizzata.
«Come fa a essere viva? È impossibile» mi domandò Adrian.
«Avrebbe più di duecento anni…» aggiunse Anna.
«E io che ne so, chiedetelo a lui!» e indicai Dylan.
Lui fu preso di sorpresa, si stava divertendo a vederci urlare da un lato all’altro del campo e se la rideva alla grande, ma ora lo avevamo messo con le spalle al muro. Mi guardò furioso e arretrò di qualche passo per prendere del tempo per riflettere sulla risposta.
«Ehi, e adesso che centro io?!» fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Ci venne naturale sbraitargli contro.
«Adesso basta!» si intromise Margaret «Non ci capisco niente».
Noi ci guardammo confusi. Era ovvio che non capisse niente, non sapeva niente e non le avevamo detto niente. Ma ora che eravamo caduti nell’argomento…dovevamo rivelarglielo o no?? A questo proposito avevamo pareri differenti. Naomi ed Adrian non volevano che rivelassimo niente, lei era ancora sotto shok per la scoperta, e ne soffriva ancora a pensare che dormiva sotto lo stesso tetto dei Loffredo, Adrian invece riteneva saggio divulgare la notizia al mondo; Anna ed io la pensavamo diversamente, credevamo fosse la cosa più giusta da fare, ci dispiaceva lasciarla in disparte sulla faccenda, soprattutto perché vi rientrava perfettamente: lei e Marianne. Ma che decisione prendere? Eravamo alla pari: due contro due. A chi dare ascolto? Poi mi illuminai!
«Dylan!» urlai allegra.
Lui mi guardò terrorizzato, credo che il mio sguardo avesse poco di rassicurante. Si fece piccolo piccolo e sbarrò gli occhi. “Siiii…” fu l’unica cosa che riuscì a dire con una voce tremolante. Mi accorsi solo dopo di come lo avevo intimidito. Dylan era più grande di me, più forte, più alto (magari non più intelligente…ahahah), ma perché in quel momento mi sembrava tanto un bambino?! Lo avevo sottomesso? Beh non importava, era compito suo la decisione da prendere, anche perché, sì lui non lo sapeva, ma Margaret era sua sorella.
«Devi prenderla tu questa decisione…» dissi più serena.
«Mia?!». Chiese ancora un po’ titubante.
«Esattamente! Noi abbiamo i nostri pareri, ma infondo è tua la colpa».
«Mia?!». Disse in tono convinto e autoritario.
«E cosa ho detto io…?»
«Perché sarebbe colpa mia?! Non dirmi perché sono un Loffredo perché mi metto a ridere»
«Non intendevo questo» urlai di rimando.
Sì era un Loffredo, e la decisione di cui discutevamo gli apparteneva, ma avevo messo da parte i pregiudizi da un bel pezzo! Non lo consideravo più come un “nemico”, aveva dato prova di non esserlo: ci aveva aiutati, ci aveva informati sia sulla storia che sulle regole del Libro, ecc… Era un di noi (al novanta percento).
«Tu hai iniziato questo casino!» chiarii.
«Ma se sei venuta tu da me a chiedermi informazioni…»
«Certo, ma se tu avessi raccontato una storia normale al posto di quella…io non sarei venuta da te!»
«Credevo voleste qualche informazione in più!» rispose convinto e con animo pacifico.
«E le vogliamo!» si intromise Anna.
«Solo che è tua sorella, è meglio…» cominciò Adrian.
«Adrian!» lo ammonii.
Mi guardò allarmato, poi capii che cosa aveva fatto.
«Sorella?!» chiese Dylan ridendo.
Io mi coprii il viso. “Ecco, di male in peggio” pensai. E adesso, come ne venivamo fuori?!
Cadde il silenzio. Nessuno fiatò. Adrian si stava maledicendo da solo, mentre io ed Anna pensavamo ad una soluzione. Naomi che stava dormendo in piedi si mise seduta a contare i ciuffi d’erba, mentre Dylan e Margaret ci bombardavano di frasi e domande:
«Come sarebbe a dire?» «Io sono figlio unico, e dovreste saperlo visto che abitate a casa mia…» «Non ci capisco niente!» «Ma ci volete rispondere!» «Pronto…?!» ecc…
E io non sapevo veramente che dire. C’era sicuramente un motivo per cui Marianne aveva abbandonato Margaret da suo fratello, c’era qualcosa sotto, e io volevo scoprirlo, ma non volevo che questo accadesse. Magari Margaret era in pericolo, o semplicemente non era ben accetta, oppure era perché era femmina, o non so (stavo finendo le idee)…comunque doveva essere una cosa di vitale importanza visto che non avevano aspettato troppo per portarla lontano, così presto che il piccolo Dylan non ebbe il tempo di ricordarsi di una sorellina. Ma avevamo buttato all’aria l’intero piano di Marianne. Volevamo incontrarla e chiederle spiegazioni, ma senza mettere di mezzo i due figli. Soprattutto perché era una bella batosta per entrambi scoprire che fra loro c’era un legame di parentela, soprattutto per Margaret che era stranamente attratta da Dylan. E lui si avvicinò a me silenzioso. Avevo quasi le lacrime agli occhi: stavo rovinando la vita di minimo tre persone (Margaret, Dylan e Marianne, anche se non l’avevo mai vista). Comunque, mi prese le spalle e mi guardò fisso negli occhi con fare possessivo.
«Lorelai, ti prego… io ti ho detto tutto quello che sapevo riguardo al Libro: non ci sono segreti!»
Deglutii.
«Sorella…?!» ripeté.
Io caddi a terra e mi sedetti sull’erba fresca, poi cercai con lo sguardo il viso di Anna, ma senza scorgerla. Era rimasta con Adrian in disparte; mi raggiunse anche Margaret che mi si sedette difronte. Naomi non la vidi, sicuramente di era riaddormentata.
Mi schiarii la voce e cercai di guadagnare un po’ di tempo per farmi forza.
«Dunque…» cominciai «…non so che dire!»
«Di quello che sai e basta!» mi incitò Margaret prendendomi la mano.
«Allora» dissi mentre con la mente cercavo di rispolverare i ricordi.
«Vi ricordate il ballo?!...» annuirono «…ecco, se ne erano accorti in molti che noi eravamo scomparsi, ed ecco, ehm…» non sapevo come spiegarglielo a Margaret. Dylan poteva capire, ma anche se lei inconsciamente era una Loffredo, non sapeva niente al riguardo.
«Come posso spiegarlo se lei non sa niente» chiesi a Dylan.
Così lui le fece un riassunto molto striminzito del Libro del Destino. Ok, potevo continuare, nel frattempo si erano aggregati, fra noi tre, Anna ed Adrian.
«Allora, quella sera io, Anna ed Adrian scendemmo nei sotterranei della villa per aprire il Libro, ma venimmo scoperti e così scappammo inciampando su un baule che portammo con noi…» in quell’istante guardai Anna ed Adrian: non volevo rivelarle, né a lei, né a Dylan del nostro rifugio «…quando lo aprimmo trovammo effetti, lettere, album ecc… di una certa Marianne Dubois»
«Mia madre» esclamò Dylan. Annuii.
«…ma la cosa che ci attirò di più fu l’album fotografico!» aggiunse Anna.
Poi continuai con la narrazione:
«L’album era pieno di foto del signor Loffredo e di Marianne, soprattutto nei loro momenti romantici, fatto sta che arrivammo al giorno in cui nacque Dylan, ma sfogliandolo fino in fondo si arrivava ad un secondo figlio, o figlia!» Margaret e Dylan erano presi completamente dalla storia.
«Ci abbiamo riflettuto molto e visto che Marianne porta il tuo stesso cognome, Margaret, quel giorno in cui venni a casa tua, durante la lezione di equitazione parlai con tuo “padre”, quello che sarebbe tuo zio, e lui confermò tutto: tu sei figlia dei Loffredo!» conclusi puntando il dito contro Margaret che sobbalzò dallo spavento. Entrambi erano rimasti shoccaiti, non parlarono per un po’. Mi sentivo in imbarazzo, non sapevo come smorzare l’aria pesante che si era creata, così rimasi zitta zitta ad aspettare una loro reazione (oltre allo stupore, si intende).
«Perché mi hanno abbandonata?» chiese Margaret dispiaciuta.
«È quello che volevamo scoprire…».
Non si parlò più. Ognuno di noi tornò scombussolato nella propria tenda e si mise a dormire. Nella notte sentii Margaret piangere, ma non mi preoccupai più di tanto perché il pianto si attenuò gradualmente fino al completo silenzio. La mattina seguente ci svegliammo tutti molto tardi.
«Ciaoooo» ulularono quando uscii dalla tenda.
«Sono l’ultima?» chiesi. Era mio solito svegliarmi per ultima, ma non ci facevo una bella figura.
«No» rispose Naomi che a quanto pareva era la prima a essersi svegliata.
Mi guardai intorno: Dylan era al ruscello, mentre Adrian stava raccogliendo la legna per la sera. Naomi mi stava preparando la colazione, e poi c’era Anna che leggeva un libro di Agatha Christie. Mancava solo Margaret, la dormigliona stava ancora dormendo…e doveva essere proprio stanca perché saltò anche il pranzo. Poco importava: quando uno è stanco è stanco! Ma cominciammo a preoccuparci perché verso le tre del pomeriggio non si era ancora alzata. Decidemmo, di comune accordo, di svegliarla, ma quando entrammo la tenda era vuota.

 


Ne aprofitto anche per ringraziarvi tutti tutti tutti:
altra me
attenomis
 Bia Honey
 Daisy Pearl  
DiannaHananel  
patty15  
The Shadow of the Sun  
__Alis3  
Chiara_Claire  
 ElenaxD 
Ludovique 
OneThing_xg  
 _LunaRossa_ 

  
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