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Autore: Rosie Bongiovi    12/07/2012    3 recensioni
“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa.
“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.
“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.
“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa"
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Josette, tesoro, che cosa hai combinato?".

"Nonna.. Nonna, lo so che non hai mai voluto che io partecipassi a questo torneo, ma..".

"Non ti sei ancora iscritta, Josette, sei ancora in tempo. Inoltre non sei obbligata. Non devi sprecare il tuo talento e quello che sei, per ciò che è accaduto un sacco di tempo fa..".

"Effettivamente, nonna, non sono obbligata. Voglio farlo perché il mondo è in stato pietoso solo ed esclusivamente a causa della Mishima Zaibatsu. Heihachi e i suoi soldati sono un altro paio di maniche.. Ma sappi che ti vendicherò, qualsiasi cosa succeda".

"Josette.. Hai sempre avuto un carattere forte. Non siamo mai riusciti a farti cambiare idea. Ancora mi ricordo le tue continue discussioni con tua madre.. Quindi non cercherò di persuaderti a lasciar perdere, non ci riuscirei. Stai attenta, te ne prego. Se dovesse succederti qualcosa.. Non potrei mai perdonarmelo. Fai attenzione bambina mia".

"Farò attenzione, nonna. Te lo prometto".

"Mi raccomando di stare attenta anche a Jonathan".

"E perché mai? E' una cattiva persona?".

"No, stai attenta a non perderlo di vista. Ti aiuterà più di quanto tu possa immaginare".

Nightmare annuì.

"Stai bene di là, nonna?".

"C'è tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno. Si sta bene.. Sinceramente, per tutte le cattiverie che dicevo sulla vicina di casa, non pensavo di finire qui" rispose, ridendo. Nightmare accennò una risata. La donna anziana riprese a parlare: "Non lasciare che la tua natura prenda il sopravvento. Ricordati quando ti ho insegnato a tenere sotto controllo tutto, nelle nostre prime lezioni di karate. Non ho nient'altro da dirti, Josette. Ti voglio bene tesoro.. Buona fortuna".

"Te ne voglio anche io, nonna. Grazie".

 

Nightmare spalancò gli occhi, svegliandosi all'improvviso da quello strano sogno. Erano passate cinque, forse sei ore da quando si era addormentato Jonathan. Non sarebbe riuscita a rimanere molto altro tempo lì, con le mani in mano e gli occhi fissi sul soffitto. Doveva sapere, voleva sapere. Si stiracchiò e abbandonò il futon, aggiustandosi la maglietta che aveva indosso. Si guardò velocemente allo specchio di fronte a lei; indossava una maglia nera con uno scollo a barca, molto semplice, scoperta sulla schiena. Portava dei pantaloni di pelle, anch'essi neri, piuttosto attillati e, ai piedi, dei sandali con circa cinque centimetri di tacco. I capelli, lunghi e corvini, ricadevano sulle sue spalle, ricci e incontenibili come sempre. Era un po' una sua caratteristica. Gettò un ultimo sguardo sul suo corpo sottile, per poi guardare il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, che dormiva, abbracciato al cuscino. 

"Jonathan.. Jonathan" mormorò, mettendogli una mano sul braccio. Dato che non ebbe nessuna reazione, iniziò a scuoterlo più forte. "Jonathan!" esclamò. Il biondo si sedette di scatto.

"Chi c'è, che è successo, chi è morto, che hai fatto?!" domandò, guardandosi attorno spaventato, per poi puntare i suoi occhi in quelli di Nightmare. "Ah. Sei tu" osservò, poggiando la schiena al muro e stropicciandosi gli occhi.

"Hai dormito a sufficienza. Adesso ho bisogno di sapere la verità".

"Buongiorno anche a te" rispose divertito, ma al contempo scocciato. Di certo non era piacevole per nessuno essere svegliato in quella maniera. "Dove ero arrivato?" chiese, grattandosi la nuca. "Ah giusto, a quando ti avevo detto che avevo trovato la maniera perché tu avessi la tua vendetta. Beh, le cose poi sono andate così..".

 

I due ragazzi ben presto arrivarono in uno dei peggiori quartieri di periferia. Nightmare si guardò attorno, stringendosi tra le spalle.

"Dove.. Dove siamo?" domandò a Jonathan, mentre il ragazzo girava a destra, entrando in una via buia.

Stai tranquilla, so benissimo dove siamo..” mormorò il giovane, bussando a quella che – Nightmare non ne era sicura, siccome non si vedeva nulla - era una porta di legno. Dopo qualche secondo comparve, sulla soglia della porta, un uomo di circa quarant'anni - anche se ne dimostrava parecchi di più - con dei capelli brizzolati, più che spettinati. Aveva l'aspetto di uno che aveva appena messo le mani nella presa della corrente. Portava degli occhiali a goccia che sembravano enormi su quel viso così smunto e sottile. Era di corporatura gracile e di altezza media.

Posso esservi utile?” chiese, scrutando i due ragazzi. 

Dottor Boskonovitch, siamo qui per una questione importante, solo lei può darci una mano..” rispose Jonathan, sperando e pregando che fossero tutte vere le voci che circolavano su quell'uomo. Si diceva che fosse un genio, che amasse sperimentare, creare robot, inventare mille congegni in grado di fare qualunque cosa.

Accomodatevi”.

 

“Quindi, fammi capire.. Siamo andati da questo pazzo fuori di testa, solo per parlargli dei miei problemi?”.

“Stai zitta e fammi continuare la storia, è la parte più importante! Beh, rimanendo molto sul generale, gli abbiamo raccontato che cosa ti era successo. Non abbiamo fatto il nome di Mishima, ovviamente. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è decisamente meglio. Ci aveva chiesto di tornare il giorno successivo, stesso posto e stessa ora. Aveva detto che doveva organizzare qualcosa che avrebbe rivoluzionato per sempre il suo modo di lavorare. Non sarebbe stata una svolta solo per te, ma anche per il suo genio..”.

 

Il Dottor Boskonovitch, dopo averle chiesto mille volte se fosse sicura, fece stendere Nightmare su un lettino in una capsula, il cui interno era ricoperto di aghi. La ragazza deglutì, spaventata, mentre lo scienziato le poneva un aerosol sul viso.

Sei sicura di quello che stai per fare?” le sussurrò Jonathan, prendendole la mano sinistra. La ragazza annuì.

E' per mia nonna”. Non riuscì a dire altro; il sonnifero l'aveva fatta addormentare, trascinandola lontana, nel mondo dei sogni.

Non soffrirà, vero?” domandò il biondo. Il medico fece di no con la testa.

Non sentirà proprio nulla, è sotto anestesia. E se anche fosse, dopo non ricorderà niente, glielo assicuro” rispose, rivolgendogli un sorriso soddisfatto e chiedendogli di allontanarsi. Lo scienziato chiuse la capsula, premette un pulsante sotto di essa, estrasse un telecomando nero dal taschino sinistro, e premette un secondo tasto. Prima che Jonathan potesse fare domande inerenti a tutta quella preparazione, una grossa quantità di fumo bianco iniziò a riempire la capsula, appannando i vetri ed impedendo a chiunque di guardare che cosa stesse succedendo alla ragazza dagli occhi corvini ed una determinazione invidiabile. Da quella scatola di plastica e metallo, si sentiva un suono che ricordava vagamente quello di un trapano.

Dottore, che cosa le sta succedendo?” chiese il biondo, allarmato. L'uomo brizzolato non rispose; premette un altro tasto e, in seguito a ciò, andò via la corrente per qualche istante. Quando si riaccesero le luci, dalla capsula aperta fuoriuscì una grande quantità di fumo. Jonathan, che fino a quel momento era stato costretto a rimanere dal lato opposto della stanza, corse di fronte a Nightmare: la sua pelle era diventata pallida e lei sembrava molto più matura di prima; ogni imperfezione era scomparsa dal suo volto e, sulle sue labbra, c'era dipinto un sorriso che solamente le bambole di porcellana possiedono.

Ecco: aveva l'aspetto di una bambola di porcellana.

Dobbiamo aspettare che si svegli per vedere che cosa è riuscito a farle?” chiese il ragazzo, toccandole una mano.

Non sarà necessario” rispose il medico, prendendo una spranga di ferro e tornando di fronte alla capsula. Che cosa accidenti intendeva fare?

Dottore cosa..”. Jonathan non poté credere ai suoi occhi: l'uomo aveva iniziato a colpire Nightmare, con tutte le forze che possedeva in quelle gracili braccia. Come osava fare del male ad una creatura così bella? Come faceva a ferire una bambola così delicata e preziosa? Non aveva paura di romperla?

Venne fermato dal biondo, che lo guardava con fare assassino. “Che cosa diavolo stava combinando, è impazzito per caso?!” urlò, prendendolo dal colletto della camicia e spingendolo contro il muro.

Signor Phoenix, vede per caso graffi o lividi?” replicò il dottor Boskonovitch, tentando di liberarsi dalla stretta del ragazzo. Lo sguardo di Jonathan si spostò dal viso dello scienziato, al corpo di Nightmare. Era perfetta, esattamente come pochi istanti prima. Nessun taglio, nemmeno l'ombra di una ferita. Era a dir poco sbalorditivo.

Non era diventata un robot o un cyborg, né una sorta di essere telecomandabile.

E allora.. Cos'era?

 

“Esatto, che cosa accidenti sono?”.

“Uff, Nightmare, sei sempre stata stressante ed impaziente” commentò Jonathan.

“Scusami, ma tu non sei quello che non ha la più pallida idea di cosa sia e di come ci sia diventato” replicò lei, incenerendolo con lo sguardo. Il ragazzo le fece il verso, poi rimase in silenzio per qualche istante.

“Quando sei entrata in quella capsula, si sono inseriti, dentro la tua pelle, degli aghi. Non so bene che cosa ci fosse là dentro, ma so che hanno potenziato la tua vista, il tuo olfatto, il tuo udito, la tua forza, il tuo carattere. In poche parole, ti hanno resa la combattente per eccellenza. Hanno azzerato i tuoi ricordi, ma il dottor Buskonovitch ha fallito in una cosa”.

“In che cosa?”.

“Non è riuscito ad azzerare i tuoi sentimenti. Ecco che cosa ti lega indissolubilmente al mondo umano.. Solo quel piccolo, enorme dettaglio. E' anche il motivo per cui, dopo quel giorno, ho deciso di lasciarti andare e di non cercarti, finché non ti saresti abituata alla tua nuova.. Natura”. Nightmare, dopo aver soppesato le parole del suo interlocutore, parlò.

“Spiegati..”.

“Nightmare, tu provavi ancora mille sentimenti. Avevi la stessa sensibilità di una donna incinta. Eri debole, triste, felice, depressa, nervosa, arrabbiata, allegra. Una macedonia di stati d'animo che avresti dovuto imparare a governare. Per il Tekken saresti stata troppo vulnerabile. Avevi bisogno di tempo. Ed ora che il tempo è passato, io credo che tu sia perfettamente pronta per affrontare quel che desideri affrontare da ormai trent'anni. Credi di farcela?”. La ragazza rimase immobile e in silenzio.

Se la sentiva? Era pronta a distruggere la corporazione più forte sulla faccia della terra? Era in grado di penetrare nella Mishima Zaibatsu, di raggiungere Heihachi e di sconfiggerlo? Decise di rompere il silenzio che era andato a crearsi e parlò.

“Sì. Ce la farò”. 


Nota dell'autrice

Eccoci qui al secondo capitolo. Ringrazio enormemente le persone che hanno recensito quello scorso, ovvero Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger. 

Ci vediamo al prossimo capitolo! 


Rosie. 

  
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