Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Marimo    13/07/2012    0 recensioni
*
Probabilmente ne avrete già viste a migliaia di queste ff, e infatti non obbligo nessuno a leggere.
Ho un solo obbiettivo con questa storia.
Intendo raccontarvi un po'di me.
Perché è ingiusto che questa me, così sola e spesso triste, non possa condividere le sue esperienze.
Direi di iniziare da una mattina, una mattina normalissima dei miei dodici anni e tre quarti, con l'intento di presentarvi, una ad una, le persone che danno colore alla mia esistenza in bianco e nero.
Mi soffermerò su una persona in particolare.
Su una persona particolare.
*
Genere: Demenziale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


“I tempi cambiano troppo in fretta, eh? Sai, accanto a te ho desiderato che questa fosse solo una bugia.”
Ma non lo è.
Non lo sarà mai, nemmeno se ti supplicassi. Nemmeno se mi mettessi in ginocchio, e pregassi il tempo.



“Tu verrai al liceo con me, vero Cì?”
“Certo!”


-Angelica, ora stendi i panni e disfa la tua borsa. È piena da giorni.-
-Bene, ma’.-
Mi arresi in fretta, non valeva la pena lottare ed affaticarsi alle dieci di una mattina talmente calda.
Era arrivata l’estate, l’estate dei miei tredici anni. Avevo superato gli esami di terza media, tra angosce e studi scrupolosi, ed ero passata. Finalmente, era finita.
Si era aperta una finestra del tutto nuova sul mio mondo, la mia vita sarebbe naturalmente cambiata radicalmente. Unico problema.
Avevo sempre avuto te.
Come un paracadute, mi aiutavi sempre. In ogni situazione, eri accanto a me. Per me era impossibile saltare in un vuoto così buio e misterioso senza la sicurezza che mi dava il semplice averti accanto.
Cì, ho paura che mi mancherai davvero troppo.

“La nostra amicizia ha un nome!”
“Davvero?”
“Cì, cretina!”

Non lo nego, io ero pronta.
Pronta ad affrontare tutto ciò che mi avrebbe permesso di essere felice. Una nuova scuola, una nuova vita. Senza te.
Ero pronta, ma più semplicemente ero spaventata.
Avrei trovato un’altra amica come te?
No.
Tu, invece?
Forse sì.
E sarei riuscita a dimenticarti?
Mai.
La situazione degenerava, ed ogni canottiera umida che appendevo sullo stendino bianco rendeva i miei pensieri ancora più tristi.
Non volevo che i nostri momenti diventassero tanto rari. Non lo avevo mai voluto.

“L’amicizia è come una recita. C’è l’atto iniziale, l’incontro tra due persone. L’atto centrale, l’approfondimento del rapporto e la maggiore conoscenza, che sfocia nel tragico atto finale: la separazione. Mi chiedo solo perché nessuno abbia mai inventato un lieto fine per questa recita.”

Non sarei mai riuscita ad accettato. Tra noi era tutto assolutamente perfetto, ma poi, me ne resi conto, Cì. C’era un piccolo spazio tra di noi, ed io non sono stata capace di riempirlo. Una crepa, uno spiffero di consapevolezza che mi portò inevitabilmente a capire: la nostra recita è arrivata al terzo atto.
Separarmi da te?
Francamente non lo credevo possibile.
Quando hai un’amica che è sempre con te, che ti para il culo in ogni situazione, che ti mette nei guai con una certa frequenza, la separazione è distruttiva.
Quando hai una SORELLA per cui daresti tutto e di cui ti fidi davvero, la separazione è semplicemente impossibile.
Quando hai entrambe concentrate in una sola persona, sei costretto a scegliere.

-Oh, ma come cazzo stendi? Amore, devi stenderli per bene, altrimenti è inutile farlo!- squillò mamma, convinta che stessi seriamente facendo attenzione a come piegavo i dannati panni.
Anche se, effettivamente, più che uno stendino sembrava una cassa di indumenti dopo un’esplosione.
Sospirai, ma lasciai il lavoro di riordinare a mia madre. Non me la sentivo proprio.

“Cì.”
“Mh?”
“I can love you more than this.”
“Yeah.”

Sì, ti potevo amare più di così.
Abbiamo tutti i nostri peccati, e tutti i nostri modi per redimerci. Noi no, Cì.
Non abbiamo mai avuto un modo per dirci scusa, no?
Mai.
Ogni nostro litigio, se vogliamo chiamarli così, era bellamente ignorato.
E così il giorno prima criticavo il tuo comportamento e il giorno dopo mi invitavi ad uscire. E così, il giorno prima discutevi con me e il giorno dopo ti invitavo io.
Il pensiero mi diverte, in realtà. Osservare i miei litigi con gli altri, tutti i tristi pensieri di chi ha perso un amico. Non mi hanno mai sfiorato la mente, con te. Potevo solo provare compassione per chi rimpiangeva una persona a cui era stata tanto affezionata, e che aveva perso per la prima sciocchezza.
Di sciocchezze noi ne abbiamo affrontate tante, ma chissà perché ogni nostra discussione veniva bellamente ignorata da entrambe. Non ci siamo mai chieste scusa per qualcosa di concreto, e infatti ci era chiaro fin dalla prima media: se mai avessimo litigato sul serio, saremmo state

“Fottute. Sì, ci basterebbe una litigata e.. puff! Sputtanate a morte l’una dall’altra.”
“Faremo in modo di non litigare.”


Beh, rimediamo adesso: scusami. Se mai ti ho detto cose sbagliate, scusami. Sul serio. Non l’ho fatto apposta, credo.

“Oi Angy, questa nella foto sei tu?”
“Sì, e quella è Gloria.”
“Avete tutta l’aria di essere culo e camicia.”
“… Ma davvero??”

Te lo ricordi, Cì??
Ci fermavano per strada, sbalorditi dalla nostra incredibile somiglianza! Ci guardavano stupiti, chiedendosi come sia possibile che esistano due persone così esattamente identiche, dubitando di un grado di parentela diverso dal legame gemellare. Istintivamente, io guardavo i tuoi occhi nocciola, e tu guardavi i miei verdastri. Poi adocchiavo i tuoi capelli ricci, e tu osservavi in silenzio le mie -sempre più corte- ciocche castane.
‘Dov’è esattamente che ci somiglieremmo, noi due?’ ci domandavamo ogni tanto, ma la ovvia ed evidente risposta (da nessuna parte) sembrava così chiara solamente a noi due.
La cosa, però, era snervante a suo tempo.
Al che, mi ricordo, una volta siamo riuscite a ‘fuggire’ dalla solita pietosa domanda proprio mentendo.

“Oh ma voi due siete gemelle?”
“SÌ.”
“TROPPO.”

E scappammo da quelle bimbette di prima media che credevano di poter giudicare senza permesso.
Poterci giudicare perché siamo simili d’aspetto, secondo loro.
Poterci giudicare perché ci vogliamo più bene del normale.
Poterci giudicare perché camminando ci abbracciamo.
No, non se lo sarebbero potute permettere. Ma lo hanno fatto. Sempre, senza ritegno.
Giudicateci.
Prendeteci per gemelle, sorelle, lesbiche o quello che vi pare, su.
Noi vi staremo a guardare, e rideremo dei vostri legami così stupidi. Dovete solo essere invidiosi di noi due.
Solo questo.

“E questa chi è? Tua sorella?”
“Una mia amica..”
“M-ma… Anche i vicini adesso??”

Sì, anche i vicini. A dirla tutta, ai tempi delle medie vivevi in un posto parzialmente popolatodavecchietti isolato.
Da una parte c’erano le nonnine che appena mi vedevano mi prendevano per la tua cara e affezionata sorellona, dall’altra i fighi dell’ultimo piano con cui eravamo solite presentarci inevitabilmente con figure di merda di incommensurabile portata.
Certo, anche tu potevi evitare di saltellare alla Super Mario sui gradini dell’ingresso evitando di semi-provocare la mia morte per spiaccicamento, che ha portato ad una fragorosa risata che non si è spenta nemmeno nell’ascensore, ovviamente accanto quel ragazzo liceale piuttosto carino.
Dannazione, quello lo rimpiango ancora.
Però sai, quella risata ce l’ho ancora nel petto.
Mi dicono che ho un grande cuore. Beh, sai, una buona metà è occupata dai momenti che ho passato con te, dalle risate che mi hai fatto fare, dalle preoccupazioni che la tua inutile mente innesca nella mia, dalle tue migliaia di fotto –tremende- che hai lasciato nel mio IPod, dai pensieri stupidi che non potevi fare a meno di condividere con me, dalla fantastica persona che nessuno aveva mai visto nei miei occhi.
Specchiandomi lassù, sembravo sempre migliore di quanto non fossi in realtà.
Sembravo una che con la sua presenza aiutava qualcun altro, e questo, a modo suo, era bello.
E questo, a modo suo, mi mancherà.

“Mi chiedo se davvero troverò qualcuno che mi faccia sentire come se davvero servissi a qualcosa.”

La mia teoria della vita corrispondeva alla realizzazione di un orologio.
Ogni pezzo è indispensabile. Nessuno è inutile.
Anche io servivo a qualcosa.
Guardandoti, Cì, capivo che probabilmente una mia molla o qualche mio altro componente mandava avanti il tuo, e viceversa.

“Se persino io  sono in grado di far sorridere una persona, devo avere per forza un ruolo in questo mondo.”

Mi dispiace che sia tutto finito.
Non voglio prendermi in giro, le cose cambieranno per Cì.

Siamo solo bambine.
Dell’amore non sappiamo nulla.
Pretendiamo un’esperienza che non possiamo avere, e piangiamo un dolore che non è altro che umiliazione.
Siamo solo bambine, dell’amicizia dobbiamo ancora scoprire tutto ciò che non sappiamo.
Eppure lo so, lo capisco dalle facce stupide della prof. di Matematica quando nella foto di classe tenti di mordermi il naso. Lo capisco dalla mia gelosia di qualunque cosa ti accada attorno.
Capisco di essere una bambina, e nient’altro.
Una bambina fortunata, che ne ha incontrata un’altra, e sogna ancora di averla resa, anche solo per un attimo, davvero felice.





This is my little wish. It’s not so egoist like it looks like, but it still important for me.
I wish for a minute in your heart. A minute knowing your real feelings, to understand your eyes and break the distance that make you suffer so much.
I wish that the time could stop just for the two of us. Just for let me look at your sweet face another time, staying beside you. Right beside you, that’s my place in the world. And I really want to hold it until the end.
Just for a minute.
This wish wants to became true, but he only can swing in the bottom of my heart and dream about your smile. He really wants to be with you forever, no matter what.

Questo è il mio piccolo desiderio. Non è egoista come sembra, ma è comunque importante per me.
Desidero un minuto nel tuo cuore. Un minuto conoscendo I tuoi veri sentimenti, per capire I tuoi occhi e rompere le distanze che ti hanno fatto soffrire tanto.
Desidero che il tempo possa fermarsi solo per noi due. Solo per lasciarmi osservare il tuo viso dolce ancora una volta, standoti accanto. Proprio accanto a te, quello è il mio posto al mondo. E voglio davvero stringerlo fino alla fine.
Solo per un minuto.
Questo piccolo desiderio vuole diventare realtà, ma può solo dondolare nel fondo del mio cuore e sognare il tuo sorriso. Vuole davvero stare con te per sempre, costi quel che costi.


Cì, lo sappiamo tutte e due, in fondo. Ma sappiamo anche che non è una bugia. Lo scorrere della sabbia nella clessidra non potrà mai essere una bugia.
Non lo sarà mai, nemmeno se ti supplicassi. Nemmeno se mi mettessi in ginocchio, e pregassi il tempo.

 


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Marimo