Era
una notte di luglio. […]
Tutto
si spegneva, tranne te, tranne parte di te,
tranne
la luce divina che c’era nei tuoi occhi,
tranne
l’anima nei tuoi occhi fissi al cielo.
Vidi
solo quelli, erano per me il mondo intero.
Vidi
solo quelli, solamente quelli, per ore.
Vidi
solo quelli, fino al tramonto della luna.
(E.
A. POE, A Elena)
Le
stelle ornano di ricami splendenti il
manto della notte; la brezza spande lieve il profumo degli odorosi
fiori di
campo.
Placidamente
distesi sull’erba, inebriati dall’amore,
l’uomo e la donna tengono allacciati i loro corpi nudi in un
sensuale abbraccio
che mai vorrebbero sciogliere, immersi nella profondità dei
vicendevoli
sguardi, accarezzandosi come a voler imprimere nelle mani le fattezze
lentamente percorse.
“Ti
amo, André…”, un sussurro quasi coperto
dal frinire delle cicale, “Sembra che io sappia dire solo
questo, stanotte…”,
un sorriso sincero, un velo di timidezza sul volto.
Lui
la avvolge ancor più teneramente.
“Da
una vita non attendo di sentirti dire
altro, Oscar…”.
Delicati
baci le percorrono il collo, un
accenno di barba le sfiora piacevolmente la pelle.
Torna
a osservarlo, gli occhi umidi di
rammarico.
“Sarebbe
bastato così poco…”, gli parla
piano, la bocca vicina alla sua, “Avrei dovuto cogliere prima
questo sentimento
nei tuoi confronti, invece di soffocarlo quando ha iniziato a
sbocciare,
associandolo alla persona sbagliata… Sono stata una sciocca,
potremmo amarci
già da anni...quanto tempo ho rubato a noi… Ho
perfino creduto di poter fare a
meno di te, mentre era alla tua immagine che inevitabilmente volava il
mio
pensiero quando non c’eri… Perdonami,
André… Per colpa mia non hai fatto che
soffrire”.
L’uomo
le tocca le guance, seguendo con le
dita il fine disegno delle lunghe ciglia, rapito dall’azzurro
di quello sguardo
che lo contempla innamorato.
“No,
non è vero… E’ stato grazie ai momenti
in cui, inconsapevolmente, mi hai fatto conoscere la gioia di essere
davvero
importante per te che ho trovato conforto per andare avanti…
Sono io a non
avere scusanti per l’immenso dolore che avrei potuto causarti
in un momento di
follia… Non piangere, Oscar...i tuoi occhi sono troppo belli
per essere
offuscati dalle lacrime”.
Lei
affonda il viso nel suo petto,
trattenendo a stento il pianto.
“Come
fai, André… Come può continuare a
esserci ancora tanto amore per me nel tuo cuore?”.
Lui
le poggia il mento sul capo, in una
docile carezza.
“Non
potrebbe essere altrimenti… Pur avendoti
accanto tutti i giorni, ho provato innumerevoli volte a dimenticarti,
sai?...a convincermi
che mai ti saresti accorta di me…a rassegnarmi
all’impossibilità che diventassi
mia… Ma l’amore si spinge oltre ogni
volontà, continua ostinato a seguire i
sentieri che lo conducono alla persona amata, anche se tortuosi e
impervi. Il
cuore ha la forza di un fiume, non può che dirigersi
impetuoso verso il suo
unico mare, nonostante gli argini innalzati ad arrestarlo”.
Le
passa adagio una mano fra i capelli.
“Ed
è per questo, Oscar…che infine sei
arrivata da me…”.
La
donna alza il viso in un flebile sospiro,
cingendogli le spalle.
“André…
Il mio André…”, appoggia la guancia
a quella dell’uomo, avvicinandolo per custodirlo come il bene
più prezioso,
“Sai cosa vorrei?... Ritornare ad Arras, nei luoghi che da
ragazzi ci hanno
visti sereni e spensierati, per passare là i nostri giorni,
finalmente liberi
di amarci… Mi piacerebbe tanto cavalcare fra le onde che
bagnano la spiaggia,
stretta a te… Ricordi le spericolate gare a cavallo che
facevamo in riva a
quell’incantevole oceano?...riuscivo a batterti
immancabilmente per un soffio…quante
volte mi hai lasciato vincere?”.
Lui
ride, posandole un bacio sulla tempia.
“Quasi
tutte, Oscar…”.
La
sua dolce risata scende a scaldarle
l’anima; si accorge che le accade da sempre, destando
improvvisa in lei un’acuta
malinconia.
“Io…sarei
davvero felice con te, André…solo
con te…”.
“Oscar…”,
il tono diventa sommesso, “Perché
lo dici come se non potessimo veramente vivere assieme? Cosa ti
preoccupa? Ormai
nulla può più tenerci separati, amore
mio…”.
In
un istante, il respiro della donna si
smorza, facendosi strada incerto prima di ritornare costante.
“Sì,
André…è
così…”, le sue mani premono
tremanti sull’ampia schiena dell’uomo,
“Io non posso vivere senza di te…”.
“Non
temere, Oscar…sono qui… Fra pochi giorni,
quando saranno terminati gli scontri e le rivolte, partiremo per Arras,
te lo
prometto. Ti darò tutta la felicità che
desideri…e mi prenderò la rivincita sulle
corse a cavallo, mia cara…”.
Lei
sorride, chiudendo gli occhi.
“Ti
lascerò vincere io, stavolta”.
“Non
lo faresti mai… Nemmeno se io fossi
l’uomo che più ti ama al mondo”.
La
donna ride, volgendosi ad ammirare lo
sguardo provato ma limpido dell’amato.
“Mi
conosci davvero bene, monsieur Grandier”.
“Decisamente,
madamigella Oscar”, fa
scorrere le braccia attorno alla vita sottile della compagna,
attirandola in un
intimo contatto, “Anzi… Madame
Grandier…”, aggiunge sottovoce, donandole con un
intenso bacio l’essenza della più pura passione.
Le
mani fra la chioma bruna, le gambe a
circondargli i fianchi, la donna lo lega perdutamente a sé.
“André…”,
mormora nel fuoco dei sensi, “Voglio
gridarti ancora che ti amo…”.
“Oscar…”,
un fremito ardente, un suadente
sussurro, “La mia Oscar…”.
La
luna svetta brillante su monti di nubi;
l’aurora rosata, che giungerà a separare i corpi e
le anime uniti in un
intreccio di eterno amore, pare essere infinitamente lontana.
http://www.youtube.com/watch?v=J4QbKcVLRuU