Serie TV > RIS Delitti imperfetti
Segui la storia  |       
Autore: maavors    13/07/2012    3 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2
 
 
Lui stava zitto
ma accennò un sorriso
non era il massimo della prestanza
ma aveva addosso certe sue ferite
che si capiscono a chi sa cos’è
Caravan Story, Jovanotti
 
 
 
Arrivammo all’obitorio, che non era molto distante dal commissariato. Carnacina ci aspettava al terzo piano, quello delle autopsie. La stanza era freddissima, e Mia sapeva in cuor suo che non si sarebbe mai abituata a quel freddo.
Entrarono nella stanza e il corpo della ragazza fu la prima cosa che Mia vide. Un’enorme ‘Y’ era incisa sul suo petto, opera del medico legale, che si stava lavando le mani nel lavandino.
“Allora Carnacì, che ci dovevi dì?” parlò Emiliano, con il suo solito accento romano. A differenza di Mia, lui non faceva niente per nasconderlo. Non che Mia si vergognasse, però sapeva che si starebbe sentita come un pesce fuor d’acqua. “La vostra vittima stava entrando al 4° mese di gravidanza. Era troppo magra, non me ne sono accorto sul momento”
“Ecco perché non sembrava una prostituta” disse sottovoce, ma Emiliano la sentì e annuì debolmente.
 
Mia sentì uno sparo, chiuse gli occhi, era nella sua testa. Rivide se stessa stesa a terra, le mani sporche di sangue, gli occhi dei dottori mentre le davano la notizia. Riaprì gli occhi di scatto, le pareti stavano iniziando a girare tutte intorno a lei. Decise di uscire dalla stanza con la scusa di aver ricevuto una chiamata.
Si appoggiò al primo muro che vide e lasciò che il peso del suo corpo prendesse il sopravvento sulle sue gambe. Iniziò a scivolare a terra finché non si ritrovò con il viso tra le ginocchia. “Ehy” disse una voce stranamente familiare. Mia alzò lo sguardo e si trovò due enormi occhi verdi a fissarla. Non disse una parola e anche lui si mise seduto, imitando la sua posizione. Lei si girò per guardarlo e gli sorrise debolmente, era un silenzioso “grazie per non aver fatto domande”. Bart rispose al sorriso “non c’è di che” anche la sua era una risposta silenziosa.
Rimasero per un po’ in quella posizione, senza dire niente, senza nemmeno vergognarsi del silenzio imbarazzante, senza niente. Fu lui a parlare per primo “Resterei qui anche io, ma si sta facendo tardi, Cecchi starà urlando come una femminuccia” disse e riuscì a strappare una risata a quella ragazza che Bart pensò fosse tutta da scoprire.
Rientrarono ma lì non c’era più nessuno, solo la ragazza. “Il vostro collega è andato via” sentirono la voce del dottore, che si trovava nella stanza adiacente. “Ok, grazie Carnacina” disse Dossena e insieme s’incamminarono verso l’uscita.
Non appena varcarono la porta principale una raffica di vento quasi rispinse Mia dentro. “Ho decisamente sbagliato giacca” disse Mia ridendo, notando che la sua era troppo leggera. Bart la guardò e senza esitare si tolse il suo trench grigio, molto più pesante della sua giacca a vento “Tieni metti questa.” Lei lo guardò per un istante prima di decidere di accettare.
La macchina era parcheggiata piuttosto lontano e ci misero qualche minuto prima di raggiungerla. Non appena entrarono Bart iniziò a premere una serie di pulsanti sul cruscotto e l’aria si fece molto più calda.
Mia si guardò intorno, notando qualcosa di strano “Ma Emiliano?” Dossena alzò gli occhi al cielo, come se fosse abituato ai suoi comportamenti. Si mise una mano in tasca e tirò fuori il telefono “Cecchi dove stai?” disse con aria scocciata “E non potevi aspettare? Vabbè, arriviamo” Bart disse che Emiliano aveva trovato un collega e si era fatto riaccompagnare da lui. “Ci stanno aspettando per la riunione” concluse.
 
Roma la sera era eccezionale. C’era sempre stato qualcosa che l’affascinava nella sera, forse il fatto che comunque sarebbe arrivata, non importa che giornata tu abbia vissuto –bellissima o triste – quella arriva e basta.
“Mi dispiace per prima” disse Mia senza badare alle parole “Per cosa?” rispose Bart girandosi per un secondo per osservare il volto di lei.
“Penserai che sono una novellina, che mi faccio impressionare per niente” Bart rise.
“Tutti abbiamo delle cicatrici, tu porti le tue e io non faccio domande, io porto le mie e tu non fai domande. Solo così si va avanti”
“Ero alla mia prima sparatoria” Mia iniziò a confidarsi, senza nemmeno sapere perché “il mio superiore me lo urlò di non far bischerate, ma non rimasi mica a sentirlo. Ero troppo vicina a quei criminali, non potevo permettere che scappassero di nuovo. Non le volevo sulla coscienza altre vittime. Notai che uno di loro era scoperto alle spalle e iniziai a correre verso di lui. Che bischera che sono stata. Quello che lo copriva era nascosto dietro una macchina. Uscì fuori e mi sparò contro” involontariamente Mia si portò una mano dove ora c’era solo una cicatrice. “Mi prese di striscio, proprio sopra l’ombelico, ma feci una brutta caduta. Mi portarono in ospedale, stavo malissimo, i dolori all’addome erano troppo forti” si fermò un momento “e lì i dottori mi dissero che avevo perso il bambino” a quel punto Bart si girò e la guardò “non lo sapevo mica. E mi sentì così sollevata e così schifata di me stessa al tempo stesso. Non potevo, ero appena entrata nell’arma. Non potevo.”
Mia si appoggiò al finestrino e come Bart iniziò a fare piccoli aloni sul vetro.
“Mi dispiace” disse Dossena. Gli occhi fissi sulla strada, le mani strette sul volante. “Non fa niente. Ero piccola. Incosciente. È stato solo un bene. Probabilmente se non l’avessi perso ora non sarei qui, non sarei proprio un carabiniere.”
Ci fu un momento di silenzio e questa volta fu Mia a romperlo per prima, cambiando radicalmente il discorso “Posso dire una cosa che non c’entra niente e che probabilmente troverai offensiva?” Bart si voltò un secondo con aria perplessa “Attenta a quello che dici, Nisi, sono pur sempre un tuo superiore” Mia abbozzò una risata “Sì, vabbè d’un grado” si stava finalmente sciogliendo anche con lui. “È che sembra ti dia quasi noia dire ‘mi dispiace’” Dossena abbozzò una risata “Ci vedi lungo tu eh” disse, poi senza togliere gli occhi dalla strada continuò “Non mi piace chiedere scusa, e faccio di tutto per non doverlo fare”
“Poco orgoglioso insomma” commentò Mia mentre Bart parcheggiava la macchina più vicino possibile all’entrata.
 
Entrarono nella sala delle riunioni e solo quando Mia sentì tutti gli occhi puntati addosso si ricordò di avere ancora il trench di Bart. Un fuoco avvampò sul suo volto e cercando di non farsi notare si mise seduta.
“Che novità ci sono sul caso della ragazza sulla Cassia?” chiese Lucia a nessuno in particolare. Fu Emiliano a fare il resoconto “Dolores Molina, 26 anni, uccisa questa notte alle tre per sfondamento del cranio. Abbiamo visionato i filmati delle cassette di un supermercato davanti al presunto luogo del delitto e...” venne interrotto dalla Brancato “Perché presunto?” Mia decise di rispondere al posto di Cecchi, per riprendersi dall’imbarazzo precedente “Perché il quantitativo di sangue trovato lì non corrisponde alla ferita” la Brancato annuì “inoltre si vede chiaramente un auto alle tre e venti che passa e lascia un corpo” aggiunse e poi riprese a parlare “L’auto è rubata e non ci aiuta. Comunque la ragazza viveva a Roma da otto anni e due anni fa fu arrestata per prostituzione. Carnacina ci ha fatto sapere” Bart interruppe Mia e continuò lui “Ci ha fatto sapere che la ragazza era al 4° mese di gravidanza circa. Non abbiamo altro” finì il resoconto e diede un’occhiata a Mia che solo lei capì, un altro “non c’è di che" silenzioso.
“Perfetto” iniziò a parlare Ghiro “noi qui non abbiamo risolto nulla” affermò desolato. “Io sono andato a parlare con Gerry. Mi hanno detto che la prossima settimana verrà trasferito, problemi con altri detenuti” disse Serra “Che tipo di problemi?” chiese Bianca, che fino a quel momento era rimasta in silenzio “Non hanno aggiunto altro, sembra che l’operazione sia molto riservata e Gerry non è molto collaborativo”
Lucia concluse la riunione e tutti si alzarono.
 
La Brancato e Orlando andarono via insieme, lui teneva il braccio intorno alle spalle di lei; Emiliano uscì per primo e poco dopo lo seguì Bianca.
“Bellezza che dici? Come ti trovi? Il primo giorno è andato bene?” Ghiro iniziò a tempestarla di domande. “Non potevo chiedere di meglio” rispose Mia, ma sembrava attratta da qualcos’altro. Si sentivano delle voci urlare dalla saletta accanto, anche Daniele se ne accorse “Nelle ultime settimane non fanno altro che litigare. Secondo me non ci sarà nessun matrimonio” spiegò Ghiro e Mia annuì.
“Senti dolcezza torno a casa, vuoi un passaggio?”
“Sono venuta in macchina, grazie comunque” rispose educatamente Mia.
Ghiro quindi alzò le spalle e se ne andò, proprio mentre Bart stava uscendo dalla stanza.
“Ciao, ancora qui?” chiese tutto d’un fiato, aveva l’aria strana. Mia ci mise un po’ per rispondere “Sì… stavo andando” disse finalmente. “Vieni ti accompagno a casa” gli uscì non proprio come una domanda “Eh no guarda sono venuta con la macchina” rispose imbarazzata. “E qual è il problema? Domani ti passo a prendere” lo disse come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo. E non seppe per quale motivo ma accettò.
 
Salirono in macchina e Bart fece partire l’aria condizionata, come nel pomeriggio. “Ti sei trovata bene oggi?” chiese Dossena “Si lavora bene. Mi piace il gruppo” rispose Mia e lui sorrise.
Il tragitto dal RIS a casa di Mia era piuttosto lungo e si sentì quasi in colpa per aver accettato il passaggio. “Ti tocca fare un sacco di strada. Ora chissà a che ora tornerai a casa” si scusò Mia, “Ma non ti preoccupare, anzi meno sto lì e meglio è” tagliò corto lui, si vedeva che non amava parlare di sé. Dopo una ventina di minuti arrivarono “Bene, io abito qui” disse Mia indicando un palazzo alla sua destra, quando si girò verso Bart per ringraziarlo notò che la sua faccia era decisamente troppo vicina alla sua. “Quando vuoi” disse lui, il suo alito sapeva di menta. Mia si morse il labbro inferiore, incapace di dire qualsiasi cosa. “Sì. Io. Andrei” disse alla fine, balbettando un po’. Aprì lo sportello ma lui la blocco per un braccio “Scusa ancora per prima” Mia sorrise “Vedi che l’hai rifatto” lui la guardò con aria perplessa “Fatto cosa?”
“Ti sei scusato” un sorriso si aprì sui loro volti e Mia uscì dalla macchina “Domani alle 8 sono qui” Mia chiuse lo sportello e si diresse verso il portoncino. Quando si richiuse la porta alle spalle sentì l’auto ripartire. Quella sera non aveva molta fame quindi optò per una doccia veloce e mezza bagnata si infilò sotto le coperte, sperando di riuscire a dormire.

 


 
 aggiornato e corretto 07/01/2016
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > RIS Delitti imperfetti / Vai alla pagina dell'autore: maavors