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Autore: willbeyoungforever    13/07/2012    2 recensioni
Quinta storia che fa parte del progetto Disney!Gay, ossia la trasposizione con le ship di Glee (Faberry - Brittana - Klaine) delle storie Disney. Questa volta saremo alle prese con Rachel e Quinn nei panni di Rapunzel e Eugene.
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Rachel sogna Broadway. Come regalo di compleanno decide di chiedere ai suoi papà di portarla a NY, ma loro inspiegabilmente si rifiutano.
Quinn è la bad girl che tutti noi ricordiamo, capelli rosa e look punk...
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Disney!Gay'
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Capitolo 2: Se risplenderai
 
Appoggiate a una colonna dell’aeroporto c’erano tre ragazze.
Due erano alte e robuste, con i capelli lunghi e gli abiti trasandati. Incutevano davvero terrore.
La terza invece era più piccola e dal fisico minuto, indossava un paio di anfibi neri, delle collant a rete larga bucate, degli shorts di pelle e una maglietta nera dei Rancid. Nonostante fosse la più piccolina del trio, risaltava tra la folla come un fanale. Probabilmente a causa dei suoi capelli fuxia circondati da una fascia maculata. Fumava con disinvoltura lanciando occhiate sprezzanti a tutti i passanti.
Gettando la sigaretta a terra e calpestandola con lo stivale disse alle altre due ragazze “Sheila, Ronnie avete individuato le nostre vittime di oggi?”
“Io ho visto alcuni uomini d’affari…” disse una delle due ragazze
“Sheila non hai ancora imparato niente dai nostri vecchi appostamenti? Gli uomini d’affari sono off-limits…sono pieni di soldi ma al massimo hanno un computer portatile dietro…e il portafogli se lo tengono nella tasca interna della giacca…non possiamo rubare niente a quel genere di persone…devi guardare le famiglie e le coppiette…quelli sono i nostri bersagli…” disse Quinn con fare scocciato.
“Hai sempre delle idee fantastiche Q, questa degli appostamenti in aeroporto è veramente il massimo!” disse Ronnie entusiasta, ricevendo in tutta risposta da Quinn un cenno di sufficienza con la mano. La ragazza con i capelli rosa fece poi segno alle altre due di seguirla all’interno dell’aeroporto.
Quinn era una ragazza sveglia. Aveva passato gli ultimi anni al Mckinley a saltellare tra le fila delle Cheerios come capo cheerleader, fino a quando non era stata messa incinta dal migliore amico del suo ragazzo, per poi ritrovarsi single e abbandonata da tutti.
Quella sensazione di non appartenere a nessun posto preciso le stava davvero stretta. Per questo nell’estate tra il terzo e quarto anno aveva deciso di dare una svolta alla sua vita. Aveva bisogno di un po’ di adrenalina. Per questo si era unita alle Skanks, diventandone in breve tempo il leader. Da quando era in quel gruppo non si sentiva più così sola, certo non si sentiva nemmeno appagata, ma il fumo le annebbiava la mente e le impediva di pensare a quanto miserabile fosse la sua esistenza. Marinavano spesso la scuola e nell’ultimo periodo Quinn aveva lanciato questa idea di andare in aeroporto a fare qualche colpetto.
La ragazza non era certo una ladra, ma in quel momento aveva bisogno di sensazioni forti che la facessero sentire ancora viva. Per questo effettuava dei piccoli furti, proprio lì in quel luogo, perché stando alla sua passata esperienza (due estati prima aveva lavorato come aiuto hostess al Check In) in aeroporto tutti andavano di corsa ed erano parecchi distratti. Sottrarre cellulari o portafogli dalle tasche era veramente un gioco da ragazzi.
Le tre ragazze si diressero con passo deciso all’interno dell’aeroporto verso la zona dei Check-in. Sheila e Ronnie avevano imparato a non fare troppe domande a Quinn; la seguivano e basta, anche perché avevano capito dallo sguardo del loro leader che la ragazza aveva un piano preciso. Sicuramente aveva adocchiato qualche preda particolarmente facile. Grazie a lei, la settimana prima erano riusciti a rubare un Rolex a un ragazzo disperato perché la fidanzata stava partendo per chissà dove.
Quinn si fermò di colpo e fece segno alle due amiche di posizionarsi su una panchina. Poi senza proferire parola indicò un gruppetto formato da due uomini e una ragazzina mora a qualche metro di distanza da loro.
 

*

“Rachel starai bene per tre giorni senza i tuoi papà?” chiese Leroy alla figlia che aveva ancora il broncio a causa della discussione avuta il giorno precedente.
“Torneremo per il tuo compleanno, tesoro, non preoccuparti…ti porteremo a casa un regalo fantastico…”
“Io non voglio un regalo fantastico…io voglio venire con voi a New York!” disse la ragazzina pestando un piede a terra come una bambina di tre anni che strilla in mezzo a un supermercato perché ha visto un giocattolo stupendo.
“Rachel ne abbiamo già parlato…”
“Ma io ho ancora dei punti in sospeso!” continuò quella arrabbiata, prima che Hiram potesse stringerla in un abbraccio fortissimo e posarle un bacio sulla fronte. Poi fu il turno di Leroy che scompigliò i capelli della figlia dicendo “Ti voglio bene mia cara…”. Hiram aggiunse “E io te ne voglio di più…”
Rachel ancora con il bronciò rispose sottovoce e con tono poco convinto “…e io anche di più del tuo più…” e poi guardò i suoi due papà mettersi in coda per il Check In, e con una piccola lacrima che stava spingendo per uscirle dagli occhi girò i tacchi, perché oltre ad essere una ragazzina testarda era anche molto fiera di se, e non avrebbe mai ammesso di sentire il bisogno di piangere per la mancanza dei suoi due papà che stavano andando in viaggio d’affari.
Così si allontanò a gran velocità, continuando a recitare la parte dell’offesa.
Senza saper bene dove la stavano portando i suoi piedi si diresse verso l’ascensore e si infilò tra la gente. Decise di scendere a un piano a caso, giusto per trovare un posto dove sfogare tutta la sua rabbia e frustrazione mista a quel pizzico di tristezza che sentiva in quel momento concedendosi un bel pianto liberatore in solitudine.
Optò per l’ultimo piano; se tutto andava bene avrebbe anche potuto trovarci una specie di terrazzo, dal quale sarebbe riuscita a vedere gli aerei partire, immaginandosi quello dei suoi papà diretto verso la scintillante New York.
 

*

 
Nel frattempo Quinn e le altre due ragazzone stavano fissando il quadretto della famiglia Berry da lontano. La ragazza aveva adocchiato con i suoi occhi verdi smeraldo un pacchetto che spuntava dalla tasca dei pantaloni di uno dei due uomini. Era stretto, lungo e ben incartato. Poteva trattarsi di un orologio, una collana o un gioiello. Sinceramente non le interessava molto. Era un colpo fin troppo semplice. In più quelle tre persone sembrava stessero litigando, e la sua esperienza le insegnava che non c’era occasione migliore che un litigio per rubare qualcosa. Le persone abbassavano la guardia in quei momenti.
Per questo Quinn aspettò solamente che la ragazza mora smettesse di frignare come una bambina dell’asilo e si allontanasse per iniziare ad avvicinarsi con passo felpato ai due uomini.
Con il fare più innocuo che riuscì ad assumere, finse di scontrarsi con uno dei due uomini. Quello si girò per cercare di capire cos’era successo e vide solo alle sue spalle una buffa ragazzina più o meno dell’età di Rachel con i capelli rosa acceso e un look punk.
Quinn sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi e con tono dispiaciuto disse “Mi scusi! Non l’avevo proprio vista….è questa la coda per San Francisco?”
I due uomini si guardarono per un secondo e poi uno dei due rispose “No cara, questa è per New York, Frisco è laggiù” disse indicando un punto non poco distante.
“Ah grazie mille! Quindi di qui si va a New York…fantastico! Ho sempre sognato andarci…ma i miei mi rivogliono a casa…non ci sono storie…grazie comunque!” prima di allontanarsi Quinn continuò a parlare “…visto che è così gentile ha per caso una sigaretta?” poi vedendo lo sguardo sconvolto dell’uomo astutamente aggiunse “No, non pensi male! Non è per me! Io non fumo! È per una mia amica, vede quella laggiù…” disse la ragazza indicando Sheila poco distante. L’uomo scosse la testa e disse “Mi spiace cara, ma ne io ne mio marito fumiamo…a dir la verità Hiram prima fumava…ma poi quando ci siamo conosciuti l’ho convinto a smettere…sai fa male…dovresti convincere anche la tua amica a smettere…”
Quinn avrebbe veramente voluto rimanere ad ascoltare le prediche sul fumo di quello sconosciuto, ma ormai aveva già ottenuto da lui tutto quello che gli serviva. Infatti mentre quello era intento a decantare come un catalogo pubblicitario i rischi delle sigarette, la ragazza aveva estratto velocemente e senza farsi vedere il pacchetto che aveva nella tasca. Così con un cenno del capo e una scusa improvvisata “Mi scusi Signore, ma devo mettermi in coda per il Check in se non voglio perdere il volo per San Francisco” si allontanò, facendo cenno alle sue due amiche di seguirla.
Non appena le tre ragazze riuscirono a raggiungere un punto ben nascosto Quinn iniziò ad aprire il pacchetto per vedere il bottino.
La ragazza scartò velocemente il pacchetto e vi trovò una confezione stretta e lunga di Tiffany. Probabilmente le altre due ragazze non si resero conto di cosa avevano appena rubato, ma lei che in fondo era sempre stata una ragazza popolare, amante della moda e dei bei vestiti (certo prima di decidere di diventare punk) aveva riconosciuto il marchio.
Aprì lentamente la confezione e trovò una catenina con una R d’oro. Sheila e Ronnie sbuffarono come se fossero deluse, eppure a Quinn quella collana sembrava perfetta. Iniziò a domandarsi a cosa si riferisse quella R e a chi fosse diretto il regalo. Ma ormai poco importava. Adesso era suo.
Ma uno strano desiderio iniziò a impossessarsi della ragazza. Non voleva dividere quel gioiello con le altre due. No, lo voleva tenere per se stessa. Si sentiva come legata a quella R dorata, e non ne capiva il motivo.
Così iniziò a camminare con passo svelto verso un punto indistinto dell’aeroporto, convinta di allontanarsi dalle altre due ragazze. Quelle però la seguivano come due cagnolini. Scocciata iniziò a correre velocemente e quando Sheila e Ronnie domandarono “Ehy Q, ma dove stai andando con quel pacchetto!? Non puoi tenertelo tutto per te…abbiamo fatto un accordo…torna qui!” la ragazza in tutta risposta disse “Scordatevelo…questo è mio!” continuando a correre divertita.
Mentre svoltava l’angolo cercando di farsi largo tra la gente la ragazza si scontrò letteralmente con un uomo indiano, accompagnato da una ragazza in tenuta da Cheerleader che la guardava con grande disgusto.
Erano il preside Figgins e Santana, la nuova capo Cheerleader.
Cosa ci facevano li?
“Fabrey, eccoti finalmente!” tuonò il preside con il suo strano accento “hai marinato ancora la scuola! Ma questa volta ti abbiamo beccato! Io e la qui presente Signorina Lopez, conosciuta anche come membro onorario degli Spazza Bulli del McKinley, siamo venuti per dichiararti in arresto!”
“Preside…non le pare eccessivo? Arresto? Io direi più che altro qualcosa tipo sospensione…detenzione…compiti extra…sette in condotta, non le pare?” disse la ragazza ispanica con tono scocciato.
Il preside non sembrò farci molto caso e continuò a parlare a vanvera sull’importanza della condotta e della frequenza. Quinn non si fece scappare quell’occasione per sgusciare via, scappando da sotto il naso dei due.
Se Figgins era lento come un bradipo a correre, Santana era allenata e senza pensarci due volte scattò inseguendo Quinn.
La ragazza dai capelli rosa sfortunatamente imboccò il corridoio sbagliato, perché vide avvicinarsi verso di lei Sheila e Ronnie. Si voltò e alle sue spalle c’era Santana (e poco lontano un ansante Preside Figgins).
Era in trappola.
Alla sua destra c’erano due sottospecie di elefanti che volevano solo la collana, alla sua sinistra invece c’era l’incarnazione del diavolo (così era conosciuta Santana) che invece voleva probabilmente consegnarla nelle mani della Coach Sylvester che le avrebbe fatto un bagno nella candeggina, convinta che così sarebbe riuscita a farla tornare la biondina immacolata di qualche tempo prima.
Quinn cercò di visualizzare le opzioni velocemente: nessuna delle due sembrava particolarmente invitante.
L’unica fonte di salvezza era quella porta antincendio che vedeva poco distante. Non sapeva di preciso dove l’avrebbe condotta, ma sapeva con precisione che avrebbe potuto bloccarla dall’interno. Con uno slancio si tuffò verso quell’ingresso mischiandosi tra la folla per non essere vista. Con altrettanta velocità bloccò la porta e iniziò a correre verso l’alto, facendo gli scalini due a due.
Non seppe di preciso quanti piani fece, ma decise di fermarsi solo una volta raggiunta la cima dell’edificio, stremata.
Aprì la porta e immediatamente fu investita dall’aria pungente.
Aveva fatto talmente tanti scalini che era giunta fino alla cima della torretta dell’aeroporto. Un posto perfetto, nessuno l’avrebbe mai cercata lì. La ragazza voleva solo stendersi e riposarsi un poco, visto che la corsa l’aveva distrutta, e quel posto era l’ideale, visto che non c’era nessuno.
Almeno così credeva.

Non ho molto da dire, a parte che adoro Punk!Quinn :-)
Spero che il secondo capitolo vi sia piaciuto e che vi invogli a leggere il seguito della storia...
se conoscete il cartone magari riconoscete i riferimenti...per la torre di Rapunzel ho deciso di usare la torretta dell'aeroporto...

Grazie a tutti quelli che già seguono la storia, che l'hanno aggiunta tra le preferite e ricordate, e a chi ha commentato!
Alla prossima
Baci
Ottavia
   
 
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