6 capitoli.
9 preferiti, 4 ricordati,
35 seguiti
❤
Reaching for
something in the distance
Capitolo 7: Mustaches and Socks.
Vederlo agitarsi per la camera in evidente visibilio, dunque, era davvero esilarante – addobbava tutto, lui, dalle coperte alle manopole del bagno. Una volta aveva addirittura fatto comparire dei motivi natalizi ballerini sulla scorta di pergamene di tutti i compagni di dormitorio, che quindi avevano dovuto consegnare i compiti su di esse, visto che nonne avevano altre – James ricordava ancora il sopracciglio perfettamente inarcato della McGranitt quando aveva consegnato il tema sui Metamorfomagus.
Quell’anno però le pergamene si erano salvate, e l’amico si era concentrato sui calzini dei compagni, sbizzarrendosi in mille tonalità e oggetti natalizi da disegnarci o attaccarci.
Remus, seduto sul proprio letto a baldacchino, sorrise e afferrò quelli che un tempo erano dei normali calzini rossi e che ora erano pieni di rametti verdi – che probabilmente dovevano essere vischio.
« Ti piacciono i calzini, Moony? » gli domandò allegramente Sirius, sollevando poi anche i propri pantaloni per sfoggiare dei calzini su cui aveva fatto apparire un cane con in testa una ghirlanda d’agrifoglio.
« Veramente belli, ma mai quanto quelli di Prongs » ridacchiò Remus, indicando James, che girava per la stanza con addosso solo boxer e calzini – calzini con dei cappelli natalizi.
« Già. Modestamente sono bellissimi! » esclamò Sirius, raggiante, afferrando poi un altro paio di calzini puliti e fiondandosi fuori dal dormitorio e poi giù per le scale. « Io vado giùùùùùù, ci vediamo a colazione! » - il “giù” molto allungato spiegò a tutti che qualcuno aveva ben rischiato di cadere per le scale.
« Penso che non cambierà mai » rise Peter, entrando in bagno con passo stanco.
« Già, lo penso anch'io » sorrise James, passandosi una mano trai capelli.
*
« Dillo a
lei. Non mi parla » le fece notare, testarda, senza alzare gli occhi dal
proprio baule – il giorno dopo ci sarebbe stata l’uscita ad Hogsmeade e lei,
anche se non lo stava dando particolarmente a vedere, era piuttosto nervosa.
« Neanche
tu le parli, però » ribatté ancora Miriam, con quel suo tono un po’ svampito,
come se stesse parlando del tempo. Le sopracciglia bionde erano aggrottate, e
le labbra piegate in una smorfia perplessa.
« Dovrei?
» chiese Mary, lanciandole uno sguardo eloquente.
L’altra si
strinse nelle spalle, poi sospirò, picchiettando l’indice destro sulla pagina
lucida del giornale. Aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse e rimane in
silenzio per un po’, mentre l’altra la guardava in attesa di una risposta.
Mary da
arrabbiata era un po’ irritante, ma alla fine un po’ la capiva. Se se l’era
presa tanto a cuore, quella litigata, era perché Lily stava continuando a
sperare che Severus Piton sarebbe cambiato, e l’evento di quella sera le aveva
fatto brutalmente capire che lui non sarebbe tornato indietro – Miriam, ad
essere sinceri, un po’ lo aveva sempre sospettato.
Mary era
arrabbiata solo perché Lily continuava a farsi male consapevolmente, e non
poteva sopportarlo. A Mary dava fastidio che Lily non lo capisse, e aveva
ragione – perché Lily non poteva continuare a sperare nell’impossibile. La cosa
più divertente, rifletté, era che lo diceva lei:
Miriam non era una ragazza responsabile, anzi, aveva sempre la testa tra le
nuvole, ma capiva perfettamente quando una cosa non poteva realizzarsi.
« Per me
hai ragione a essere arrabbiata » disse alla fine, sistemandosi una ciocca
bionda dietro l’orecchio con la mano. « Però Lily non lo fa apposta ».
« Non m'importa
se non lo fa apposta! » sbottò Mary, infervorandosi – a Miriam fece un po’
tenerezza, vederla così preoccupata per l’amica. « Sta sbagliando, si fa male
da sola, non m'importa se non lo fa apposta! La deve smettere! »
Miriam non
disse niente, la guardò in silenzio finché quella, stanca e arrabbiata, non
uscì rapidamente dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Fuori la porta
si sentì il rumore di un libro che cadeva e di passi che si fermavano; poi la
porta si aprì ed entrò Lily, che d’altro canto sembrava aver colto parte della
conversazione.
« Che
succede? » le chiese infatti, titubante, ma dal suo tono si capiva bene che
sapeva già cos’era appena successo.
« Conosci
Mary » si limitò a rispondere Miriam, sorridendole con allegria, cercando di
farla sorridere a sua volta.
Le labbra
di Lily s’incresparono appena in un sorriso mesto, mentre la ragazza posava sul
letto il libro che le era caduto poco prima. Dopodiché si sedette sulla
trapunta scarlatta, sospirando. Da quando avevano litigato, Mary aveva preso a
ignorarla e ad uscire da una stanza non appena lei vi metteva piede – a parte
per le aule di lezione, ma lì era impossibile farlo. Lily, in quella
situazione, si sentiva come divisa a metà: da una parte era convinta di avere
ragione lei, che Severus non voleva davvero; dall’altra però sapeva che Mary
non aveva completamente torto. Non
sapeva cosa fare, questa era la verità. Avrebbe voluto poter seguire l’amica
fuori dalla porta e raggiungerla per abbracciarla e chiederle scusa, però, allo
stesso tempo, pensava che dovesse essere Mary a chiederle scusa. Dopotutto era
lei ad averla ferita. O no? Lily non ne era più così sicura, forse anche lei
aveva ferito Mary – anche se fosse, Mary, come al solito, non l’avrebbe dato a
vedere – e non se ne era neanche resa conto.
Ferirla però non era davvero una cosa di cui sarebbe andata fiera. Mary era la
sua migliore amica dal secondo anno – prima si odiavano, sostanzialmente –, e,
a parte qualche vicenda, Lily ricordava a malapena la maggior parte del primo
anno. Mary, ormai, faceva parte di lei, in un certo senso. E forse Mary lo
sapeva anche, e magari era lo stesso per lei, solo che era così testarda, e
Lily sapeva che non avrebbe mai preso l’iniziativa.
Il punto
era che non l’avrebbe preso neanche lei, per orgoglio. Mary le mancava, ma quel
che aveva detto su Severus e su di lei non le erano andati giù per niente; Lily
si era sentita come tradita. Tradita da Mary, che sapeva quanto lei ci stesse
male. Però Mary aveva detto di starlo facendo proprio per quello, perché lei
non poteva continuare così.
Lily non sapeva che dire o che fare. Accanto a lei, Mary era sempre stata una
certezza. Che quando si girava la trovava sempre affianco a sé, quello era
sempre stato certo, per lei. E ora… addirittura ai pasti, Mary la ignorava e si
sedeva quasi dall’altro capo della tavolata.
« Ehi, Lil » la richiamò Miriam, sollevando una mano in aria e muovendola con
foga per attirare la sua attenzione. Lily alzò di scatto la testa verso di lei,
con un’espressione che doveva dire che
c’è? « Ci sta male anche lei ».
Lily si
morse l’interno della guancia. Ora anche Miriam ci si metteva, comportandosi
come mai aveva fatto. Non pensiamo male, Lily la adorava, ma in quel momento
una Miriam stranamente seria e saggia non era quel di cui aveva bisogno.
« Okay ».
Non sapeva cosa dire, e non aveva idea di come le fosse saltato in mente di
dire semplicemente okay.
« Lily »
sospirò Miriam, sorridendo con aria esasperata e laconica. « perché continuate
così? Ci state male entrambe, è una cosa sciocca ».
Lily
ridacchiò, pensando a come i ruoli sembravano essersi invertiti. Di solito era
lei quella più seria – dopo Claire, però –, che diceva a Mary e a Miriam di non
fare cose sciocche. E in quel momento, invece, era Miriam a dire a lei e Mary
di star facendo delle sciocchezze. La cosa era piuttosto divertente, se vista
in quella maniera.
« Sono
seria » si corrucciò Miriam, reprimendo un sorriso, mentre un guizzo divertito
le attraversava gli occhi da cerbiatto.
« Lo so,
per questo è divertente » sorrise Lily, decidendo di sdraiarsi sul proprio
letto e perdendosi così trai ghirigori dorati che ornavano il soffitto rosso.
« Ah »
disse semplicemente l’altra, ridacchiando con una mano davanti alla bocca, con
alcune ciocche bionde che le andavano davanti agli occhi. « Be’, almeno ti ho
fatto sorridere. In questi ultimi giorni eri una noia mortale, sai? »
« Mi hanno
detto che sei molto delicata » ribatté Lily, non sapendo bene come reagire.
L’essere definita una “noia mortale” non era il massimo, ma, a conti fatti,
doveva ammettere di essersi più volte comportata come tale.
« Non
molto, però sono sincera » le fece notare Miriam, tornando seria.
« Questo è
vero » convenne Lily, sorridendo con dolcezza.
« E mi
adorate tutti » aggiunse, serissima.
« Non
esagerare ».
« Non
esagero mica! » ridacchiò ancora Miriam, girandosi e quindi sdraiandosi a
pancia in su, facendo cadere per terra la rivista che stava leggendo. « Voi
cinque mi adorate, i ragazzi anche… Tutti mi adorano! »
« La Pince
non tanto » disse Lily, e senza accorgersene scoppiò a ridere.
« Oh, fa
tanto la vecchia arpia, ma… » - si sporse dal proprio letto verso quello
dell’amica, per quanto possibile. « in realtà anche lei ha un debole per me ».
« Ah, be’,
ne sono sicurissima! »
« Fai
bene! » ridacchiò. « Comunque, Lily? »
« Sì? »
« Con Mary
si sistemerà tutto, tranquilla ».
*
Speriamo che domani non
piova – pensò,
camminando tra i tavoli di Tassorosso e Grifondoro, per raggiungere una ragazza
bionda del sesto anno che si chiamava Marlene McKinnon.
Non erano
molto amiche – Marlene era piuttosto… frivola –, ma la ragazza sapeva essere
simpatica e riusciva a farla divertire senza chiedere niente. Marlene era piuttosto
singolare, per essere una Grifondoro; non aveva le caratteristiche appartenenti
a quella Casa, eppure ne faceva parte. Mary sapeva, però, che insinuare una
cosa del genere davanti a lei significava trascorrere in Infermeria almeno una
notte.
Marlene
aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, più chiari di quelli di Mary, e un
carattere allegro e vivace. A volte però s'incupiva, e lanciava delle rapide
occhiate in direzione del tavolo di Serpeverde. Mary più di una volta aveva
seguito il suo sguardo, ma aveva sempre fatto finta di niente. Per quanto fosse
rumorosa, Marlene non amava parlare di se stessa, e Mary non voleva metterla a
disagio.
« Ehi,
Marlene » le sorrise, sedendosi di fronte alla ragazza. Marlene sollevò il capo
dalla copia di Strega Oggi che stava
leggendo e ricambiò il suo sorriso, raggiante come al solito.
« Splendore,
ciao! » la salutò di rimando, chiudendo la rivista e riponendola in borsa. «
Come va la vita? »
« Oh,
tutto bene » rispose Mary, tralasciando i pensieri su Lily e il suo essere così
cocciuta. « Tu invece? »
«
Benissimo! » trillò Marlene, entusiasta, facendola sorridere di rimando.
Marlene aveva quell’allegria contagiosa che ti contagiava, nel bene e nel male.
Perché anche a volte si oscurava, Marlene poi tornava a brillare, più accecante
di prima.
« Come mai
così felice? » le chiese, versandosi dell’acqua nel calice.
Mentre
infilzava con la forchetta un pezzo di stufato, Marlene le disse: « Hai
presente Stebbins? Il Capitano di Tassorosso, per intenderci » - Mary annuì,
capendo già dove voleva andare a parare l’altra. « Ecco: mi ha invitata ad
uscire. Non è meraviglioso? Sì, insomma, Stebbins è un figo da paura. No? »
Mary
rispose di sì, ma aveva visto benissimo il gesto di Marlene di girarsi ancora
verso il tavolo di Serpeverde. Si chiese perché, ma non lo domandò alla
ragazza. Anche negli occhi chiari di Marlene, a Mary non sembrava di vedere
solo felicità, ma anche un po’ di rassegnazione.
Chissà che ha – meditò, pensierosa, e si
mise nel piatto un po’ di spezzatino.
« Tu
invece con chi andrai a Hogsmeade, Mary? » le domandò, distraendola dalle varie
possibilità che si accavallavano nella mente dell’interpellata, che cercava di
trovare un motivo al comportamento di Marlene.
« Oh »
rispose Mary, sentendosi subito dopo una completa idiota. Si grattò i capelli
dietro l’orecchio, come faceva sempre quando era nervosa. Poi, sotto lo sguardo
luccicante e azzurro di Marlene, aggiunse: « Con Sirius Black ».
Gli occhi
di Marlene si spalancarono per pochi secondi, prima che la proprietaria si
esibisse in un radioso sorriso a trentadue denti. Non sembrava stupida, quanto
allegra.
«
Finalmente si è deciso! » esclamò, felice, mentre Mary si chiedeva cosa diamine
stesse dicendo. Marlene dovette capire cosa stava pensando, perché continuò. «
Ooh, non fa che girarsi verso di te quando entri in Sala Grande e cerca sempre
di parlarti. Solo uno stupido non capirebbe che gli piaci! »
Okay, allora io sono
stupida.
« Come? »
gracchiò allora Mary, schiarendosi poi la voce.
« Non fare
la finta tonta, Mary! » ridacchiò l’altra, bevendo poi un po’ di Succo di
Zucca. Fatto ciò, posò il calice sul tavolo e la guardò un attimo prima di
annuire. « Comunque stareste bene assieme, molto carini ».
Mary s'impose
di non arrossire miseramente – e dovette fallire completamente, visto il ghigno
malizioso che comparve sulle labbra lucide e rosee di Marlene –, mentre
scuoteva la testa con aria divertita e mandava giù un altro pezzo di carne.
« Dai, non
esagerare » si risolse a dire, con la voce ancora un po’ roca. « Non siamo una…
sì, insomma… una coppia ».
« Non ancora » ghignò Marlene,
sistemandosi il fiocco che aveva usato per raccogliere in una coda i lunghi
capelli biondi. « Oh, non fare quella faccia » aggiunse, vedendo che Mary
provava già a ribattere. « lo sai anche tu che ho ragione! »
« Molto
modesta » constatò Mary, ritrovandosi a sorridere.
« E molto
bella, lo so. Be’, dopotutto sono io » rise Marlene, mandando una ciocca bionda
dietro l’orecchio con un gesto volontariamente stupido e frivolo che fece ridere
Mary.
Quest’ultima,
però, si bloccò di colpo, guardando qualcosa oltre le spalle di Marlene, che
girò appena il capo per lanciare un’occhiata alle proprie spalle. Sorridendo,
Marlene bevve l’ultimo sorso di Succo di Zucca e si alzò dal tavolo, afferrando
la propria borsa.
« Be’, ci
vediamo dopo, Mary! » poi si girò, e quando vide il nuovo arrivato, ghignò. «
Oh, Sirius, non ti avevo proprio visto! Ci si vede, ciao! ».
« Qualcosa
mi dice che mi aveva visto, invece » disse Sirius, osservando la schiena di
Marlene che usciva dalla Sala Grande. Poi si sedette di fronte a Mary, con un
sorriso tutto denti. « Parlavate di me, per caso? »
« Il mondo
non gira intorno a te, Sirius » gli sorrise lei, spezzando del pane e
mangiandone un po’.
« E tu? »
« Neanche,
fidati ».
« Nervosa?
» la provocò, incrociando le braccia sul banco e sporgendosi in avanti, verso
di lei.
« Per
niente » rispose Mary, ricambiando l’occhiata divertita di Sirius con le
sopracciglia inarcate.
« Davvero?
A me sembra di sì ».
« Ti
sbagli ».
« Ah, sì?
» - il ghigno sulle sue labbra parve allargarsi. « Allora perché stai
continuando a versare del Succo di Zucca nel tuo bicchiere se questo è già
pieno e a te, comunque, non piace il succo? »
Mary
abbassò di colpo lo sguardo sulla brocca che aveva inclinato sul proprio calice
per prendere da bere – pensando fosse acqua – e si accorse con orrore che
Sirius non stava mentendo: il liquido arancione continuava a uscire dalla
brocca e ad espandersi sulla tovaglia. Imprecò mentalmente, affrettandosi a
rimettere a posto il Succo di Zucca e cominciando a tamponare la tovaglia con
un fazzoletto.
« Le
grandi avventure di Mary MacDonald e il Succo di Zucca » la prese in giro
Sirius, osservando con aria divertita le mani di Mary che si muovevano
frenetiche sulla tovaglia per rimediare almeno in parte al danno. Lei gli
rivolse un’occhiata truce. « Dai, sta’ calma, non è un dramma ».
Allungò le
mani verso quelle di Mary, e ne strinse i polsi tra le dita, spostandoli dalla
macchia arancione. Mary, stizzita, come ringraziamento gli tirò addosso il
fazzoletto bagnato.
« Ma come
osi? » sbottò Sirius, prima di scoppiare a ridere. « Sei un’ingrata, Mary
MacDonald! »
Lei gli
fece il verso, con una vocina stridula ed eccessivamente acuta, facendolo
ridere ancora più forte. Alla fine anche Mary si ritrovò a ridacchiare, sotto
lo sguardo allegro di Sirius. Non sapeva bene perché fosse andato a parlarle –
o meglio, lo sapeva, ma aveva pensato di fare velocemente, e non di fermarsi a
parlare con lei –, e in tasca aveva ancora il regalo che doveva darle.
«
Comunque, ti devo dare una cosa » disse infatti, attirandosi addosso tutta
l’attenzione di Mary in pochi istanti.
Lei
all’inizio parve sorpresa, poi sbiancò. « Cosa? Darmi una cosa? Ma io non ti ho
preso niente! »
« Stare
zitta non ti piace, eh? » si lamentò Sirius, roteando gli occhi e infilandosi
una mano in tasca. Frugò un attimo, poi chiuse le dita attorno alla stoffa e la
tirò fuori. « E comunque neanche io ti ho comprato qualcosa ».
« E allor-
». La sua domanda morì prima che lei potesse finirla, perché tra le mani Sirius
stringeva dei calzini rossi che lei aveva già visto. Solo che prima il destro
aveva un buco sul tallone, dove invece adesso c’era ricamato un ramo di alloro
verde. « Ma quelli non sono i miei calzini? » s’informò, allibita.
« Sì »
rispose tranquillamente Sirius, come se avere un paio dei suoi calzini fosse la
cosa più naturale del mondo.
« E perché tu hai i miei calzini? »
domandò, alzando la voce e sentendosela parecchio acuta. Perché quei calzini poteva
averli presi solo in un posto… il suo cassetto. E nel suo cassetto non c’erano,
ovviamente, solo i calzini. Arrossì solo al pensiero – forse anche un po’ per
l’indignazione. « Hai frugato tra le mie cose, Black? Giuro che ti uccid- ».
Mentre
Mary si allungava sul tavolo per strangolarlo, lui si allontanò e poi le
afferrò nuovamente le mani. « Stai calma, Salazar maledetto! Non ho frugato da
nessuna parte, calma! »
« E allora
come hai fatto? » spiò ancora lei, per nulla convinta, assottigliando lo sguardo
a due fessure azzurre.
« Potrei
aver avuto un’aiutante ».
Mary non
ci mise molto a capire, e disse: « Miriam. Come ho fatto a non pensarci? »
« Risposta
sbagliata, carina » le sorrise. « Me li ha portati la Evans ».
Sirius si
godette completamente lo spettacolo di Mary che lasciava cadere le braccia sul
tavolo e spalancava la bocca in una piccola ‘o’. Aveva l’aria di qualcuno che
era appena stato colpito in testa da un Bolide a cento chilometri orari – ed
era davvero, davvero esilarante.
« Mi stai
prendendo in giro, è ovvio » esalò alla fine Mary, scuotendo la testa.
«
Assolutamente no, posso giurare sulla mia inconfutabile bellezza che è stata
proprio la Evans a darmi questi » disse, e le sventolò sotto al naso i calzini
– qualcuno lanciò un’occhiata stralunata verso di loro, stupiti dal vedere un
paio di calzini a tavola.
« Okay »
iniziò Mary, scandendo lentamente le parole. « Ora però dimmi perché te li ha
dati Lily e perché tu li volevi ».
« Chiedilo
a lei perché me li ha dati, io non ne ho idea, anzi, sono più stupito di te,
visto che non mi sopporta » rispose lui, con una scrollata di spalle, lanciando
poi un’occhiata a Lily Evans, che sedeva a qualche posto di distanza, vicino a
Remus. « E comunque mi servivano per decorarli, ovvio. Tieni, guarda! ». Così dicendo, le passò i calzini con un
lancio corto, e lei li afferrò al volo.
Li aprì
sotto al tavolo, e sorrise vedendo quel che Sirius ne aveva fatto. Erano
davvero carini, con le ghirlande natalizie tutte ricamate sul rosso acceso;
sotto, sulla pianta del piede di ognuno, c’era addirittura scritto Merry Christmas.
« Non
sapevo avessi una passione per le decorazioni dei calzini » ironizzò, mettendo
il ‘regalo’ in borsa con un sorriso.
« Infatti
non ce l’ho, solo che a Natale devo decorare qualcosa, e questo è stato l’anno
dei calzini » le spiegò Sirius, sorprendentemente serio. « Ritieniti fortunata,
comunque, perché sono in pochi gli eletti che possono sfoggiare i miei calzini
firmati ».
« Oh,
immagino » esclamò Mary, fingendosi molto seria.
« Ti piacciono?
» le chiese lui dopo un po’.
Mary
distese le labbra in un sorriso intenerito – e si sentì così scema, per
l’effetto che Sirius aveva su di lei. « Molto » rispose con sincerità, unendo
le proprie mani e torturandosele dal nervosismo che si era appena impossessato
di lei.
Sirius
parve accorgersene, perché sorrise ancora.
« Ehi, ti
va di fare un giro nel parco? » le domandò di punto in bianco, indicando il
portone.
Mary
inarcò le sopracciglia, guardandolo come se fosse impazzito. « Sta per piovere
».
« Tsk »
sbuffò Sirius, facendo l’altezzoso. « Sala Comune? »
« Molto
meglio ».
Lily,
seduta accanto a Remus alla tavola di Grifondoro, spostò gli occhi dalla
schiena dell’amica solo quando quella fu del tutto scomparsa dalla sua visuale.
Girandosi di nuovo per mettersi dritta, quasi sobbalzò quando vide James Potter
seduto di fronte a lei.
« Potter,
sei peggio dei funghi! » sbottò quindi, più nervosa del solito.
James, che
d’altro canto aveva avuto l’accortezza di restare in silenzio, alzò lo sguardo
su di lei, allibito. « E adesso che ho fatto?! » le domandò di rimando,
allargando le braccia con fare esasperato e spaesato.
« Tu - »
iniziò lei, bloccandosi subito dopo. « No, niente, scusa ».
Remus
sorrise, abbassando il capo sul proprio piatto, mentre James guardava Lily,
stralunato.
« Stai
bene, Evans? » le chiese cautamente, parlando piano e sporgendosi indietro con
la schiena, come se rischiasse di essere strangolato da un momento all’altro.
«
Benissimo » rispose la ragazza, infilzando con forza una patata al forno. Poi
alzò gli occhi su di lui, perplessa, quasi non capisse il perché della domanda.
« Perché, scusa? » domandò infatti, mettendosi poi in bocca il boccone di cibo.
« Lo stai
facendo ancora! » esclamò James, sempre più stupefatto.
Lily
deglutì. « Facendo cosa? »
« Mi hai
chiesto scusa due volte! Tu che
chiedi scusa a me! Domani faranno quaranta gradi all’ombra » decretò James,
serissimo, annuendo con convinzione alle proprie parole.
Inaspettatamente,
Lily scoppiò a ridere. A ridere davvero, non una di quelle risate sarcastiche
che soleva rivolgergli sino all’anno prima, quando lui la invitava ad uscire
con fare baldanzoso ogni volta che la vedeva per i corridoi o a lezione o dovunque.
Aveva una
bella risata, Lily, forte e squillante. James si ritrovò a sorridere solo nel
guardarla chinare il capo continuando a ridacchiare tra sé, scuotendo di tanto
in tanto la testa.
« Sicura
di star bene, eh, Evans? » le chiese ancora, questa volta scherzando.
Lei si
rabbuiò leggermente. « Sì, solo un po’ stanca ».
« Io vado,
ci vediamo dopo! » esclamò Remus, non volendo interrompere la rara
chiacchierata dei due – aveva già visto James lanciargli occhiate che
significavano palesemente che devo fare?
James,
infatti, mentre Lily salutava l’amico, mimò con le labbra: Sei morto, Lupin. Remus gli sorrise e, una volta dietro Lily,
sicuro che lei non potesse vederlo, sollevò i pollici nella sua direzione.
« Uhm.
Come mai sei stanca? » domandò dopo un po’ James, allargandosi con le dita il
colletto della camicia.
Lily gli
lanciò un’occhiata in tralice, e senza pensarci James alzò le mani in segno di
resa. Lei parve sorpresa da quel gesto, perché sollevò le sopracciglia e lo
guardò.
«
Abitudine » borbottò James, sentendosi piuttosto stupido.
Inaspettatamente,
però, Lily sorrise – appena, certo, ma era un sorriso lo stesso.
« Però non
cambiare discorso, Evans! » l’ammonì subito dopo, come se quel sorriso gli
avesse dato una spinta in più.
« E se io
volessi cambiare discorso? » ribatté lei, tranquilla.
« Prima o
poi lo scoprirò comunque, sai? »
« E come?
»
« Ho i
miei mezzi » rispose candidamente James, stringendosi nelle spalle.
« Mh-mh »
convenne Lily, annuendo e poi alzandosi dalla panca. « Io ora devo andare ».
« Oh, okay
» disse semplicemente James, un po’ abbacchiato – e ti pareva che quando parlo con lei c’è sempre poco tempo? Poi
sorrise tutto denti. « Tanto ci si vede sicuramente in Sala Comune o a lezione,
quindi ».
« …Giusto
» mugugnò lei, sistemandosi la borsa sulla spalla e piegando appena la testa
verso di essa quando la tracolla le tirò i capelli. « Ciao, … »
… Potter – concluse mentalmente,
sgranando poi gli occhi. Ho davvero
parlato con Potter? E lui non ha fatto battute? Dove ha sbattuto la testa? No,
anzi: dove ho sbattuto la testa?
« Ciao,
Evans! »
This ain’t about the things you say
Or how you make me feel this way
(…)
It’s about you
And when I get this feeling
It’s hard for me1
*
Sirius, gli occhi fissi su una nuvola dalla forma strana
che stava attraversando il cielo in quel momento, sbuffò impercettibilmente.
Da quando era arrivato, erano state tante le coppie che
gli erano passate davanti; si tenevano quasi tutte per mano, stando vicini e
parlando piano. Sirius – che comunque non avrebbe mai seguito quei banali
esempi – era certo che, se solo avesse provato a comportarsi in quel modo con
lei, Mary lo avrebbe piantato in asso senza pensarci due volte. E lui l’avrebbe
pure capita. Erano scene davvero mielose, quelle coppiette che si spiaccicavano
l’una contro l’altro e si mangiavano la faccia a vicenda.
Mentre nella sua testa compariva l’immagine di Mary che
gli tirava un bidone nel verso senso della parola, l’oggetto dei suoi pensieri
gli picchiettò sulla spalla sinistra con un dito.
« Ci sei? » gli domandò, ghignando della sua espressione
momentaneamente persa e perplessa. Doveva star pensando a cose molto
interessanti, meditò lei. « Se vuoi possiamo comunque mettere le radici qui »
gli propose in alternativa, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sirius si riprese subito, esibendosi in un sorriso a
trentadue denti. « Per quanto questa sua proposta sia allettante, mi trovo
costretto a rifiutare l’offerta e a portare me medesimo e la sua persona a
Hogsmeade ».
Mary lo guardò, seria. « Non farlo mai più, sembravi uno
dei vecchi amici di mio zio ».
Lui, dopo averla sentita, scoppiò a ridere sonoramente e
strinse leggermente le dita sul suo braccio per trascinarla con sé verso il
cancello, oltre il quale li attendevano le carrozze dirette ad Hogsmeade.
« Giuro che non lo farò mai più » le promise,
continuando a ridere.
Mary ridacchiò a sua volta, mentre una nuvoletta di
vapore si formava davanti alla sua bocca. Sirius, notandola, si ritrovò a
posare per un attimo lo sguardo anche sulle labbra di Mary, trovandole sottili
e rosee.
Arrivati davanti alla carrozza che stava per partire,
Sirius lasciò che lei lo precedesse all’interno di essa, prima di seguirla. A
quanto pareva sarebbero stati solo loro due, giacché proprio in quel momento la
carrozza aveva iniziato a muoversi.
Sirius fece per aprire bocca e chiederle come stava, ma
Mary lo anticipò con un: « Oh! » che quasi lo fece sobbalzare.
« Che succede? » domandò quindi, con le sopracciglia
inarcate e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. « Hai dimenticato
qualcosa al castello? »
« Ti pare? Certo che no! » disse lei, come se avesse
appena pronunciato l’idiozia del secolo. « Devo solo farti vedere una cosa.
Aspetta un attimo » aggiunse, sfilandosi i guanti e posandoli accanto a lei sul
sedile; poi si sporse verso le proprie gambe, fasciate da un paio di jeans
chiari, e li tirò appena verso l’alto, svelando il paio di calzini modificati
proprio da Sirius. « Ta-dan! »
Sirius, sporgendosi appena verso di lei, rise di nuovo,
alla vista del ramo di alloro che le aveva fatto comparire sulla caviglia
affinché la circondasse, proprio a stile ghirlanda.
« I miei regali sono sempre i migliori, lo so » constatò
Sirius, serissimo, con aria di superiorità.
« Quindi sono impossibili da battere, eh? » gli chiese,
fingendosi amareggiata, e Sirius annuì, convinto. « Ah, be’, se è così mi
risparmio soldi e fatica e non ti faccio niente » disse poi, ghignando nel vederlo sgranare gli
occhi oltraggiato.
« Non lo sai che è maleducazione non ricambiare un
regalo di Natale? » le domandò, appena si fu ricomposto – ovvero dopo pochi
secondi.
« Oh, potrei sopravvivere tranquillamente se dovessi
considerarmi tale » ribatté Mary, come sempre decisa a non dargliela vinta –
alla fine, lui la apprezzava anche per quello, per il suo non cedere
immediatamente.
« Essere senza cuore » disse Sirius, scuotendo la testa,
un’espressione di finto disappunto dipinta sul volto.
Lei scoppiò a ridere e s'infilò nuovamente i guanti,
sistemandosi poi anche la sciarpa di Grifondoro che portava al collo.
« Dai, dove andiamo, quando arriviamo al villaggio? »
domandò Mary, appoggiandosi allo schienale del sedile e dando un calcio al
piede di Sirius con il suo.
« Non so, io pensavo di legarti, nasconderti e scappare
via ».
« Bel piano. Ma se affondo, tu affondi con me ».
« Ma che cosa stai dicendo? » rise Sirius, scuotendo la
testa.
Lei si strinse nelle spalle. « È così importante? » gli
chiese, prima di affacciarsi al finestrino della carrozza per vedere quanto
mancava; appurato ciò, tornò alla posizione precedente, e disse: « Dovrebbe
mancare poco, si vedono abbastanza bene i tetti. Preparati ».
« Signorsì, Capitano » la prese in giro, sogghignando.
Mary gli fece il verso e poi una linguaccia, mentre controllava che la propria
borsa fosse ben chiusa.
Lui stava per parlare, quando la carrozza si fermò
davanti all’entrata di Hogsmeade. Fu di nuovo Sirius a scendere per secondo, mentre
lei si sistemava la giacca nera che le arrivava qualche manciata di centimetri
sotto il bordo dei pantaloni.
« Ora vorrei proporti una cosa » gli disse poi,
girandosi verso di lui con le mani unite in grembo e mordicchiandosi il labbro
inferiore.
« Illuminami ».
« Allora, visto che ancora non c’è nessuno » cominciò,
adducendo alle strade non ancora pullulanti di studenti. « potremmo prendere
due Burrobirre a portar via ai Tre Manici e poi fare un giro ».
Sirius, una volta che Mary ebbe finito di parlare,
rimase in silenzio pochi secondi, pensando a dove avrebbe potuto portarla per
stare un po’ in santa pace solo con lei, prima di rispondere: « Mi sembra una
buona idea. Andiamo subito? » e sorriderle.
*
Il locale si era riempito poco a poco, e ora ogni voce si
confondeva con le altre, dando origine ad una confusione del tutto ordinaria
per un luogo così frequentato ed apprezzato.
Loro quattro avevano occupato un tavolo vicino alla
finestra, dalla quale avrebbero potuto tranquillamente avvistare Sirius e Mary,
se per caso fossero passati di lì.
In quel momento, Claire ed Alice avevano intavolato una
conversazione sui progetti natalizi; Miriam, però, ad un certo punto,
s’illuminò e sorrise.
« Ragazzi! » esclamò, trillante. « Cosa ci fate qui? »
Una volta che si fu girata, Lily vide che proprio
davanti al loro tavolo si erano fermati Remus Lupin, Peter Minus e James
Potter. Probabilmente se fosse capitato anche solo qualche mese prima avrebbe
sbattuto la testa contro il tavolo sino a svenire, vedendo James Potter che
veniva invitato da una sua amica a sedersi al loro tavolo con gli altri, eppure
quel giorno non le diede fastidio. Non provò nulla, non c’era traccia del
solito astio che aveva sempre covato nei suoi confronti – per quanto a volte
potesse ancora essere un po’ bambino, James Potter era maturato, e lei l’aveva
capitolo solo dopo il loro breve discorso durante la partita di Quidditch tra
Grifondoro e Corvonero.
James aveva appena raggiunto i suoi amici da Zonko, che
questi avevano proposto di andare ai Tre Manici prima che si riempisse in
maniera esagerata. Purtroppo, si era già creata una discreta folla, e i tavoli
erano tutti occupati.
Quando Remus propose di andare a chiedere a Lily Evans e
alle altre se potevano sedersi con loro, né James né Peter fecero in tempo a
dire niente che quello era già partito in quarta verso le ragazze.
La prima a vederli fu Miriam Parker, la bionda
perfora-timpani dall’aria sempre allegra, che com’era prevedibile sorrise e
fece loro segno di avvicinarsi e sedersi con loro.
La prima cosa che James notò fu che Lily Evans non
l’aveva gelato con lo sguardo, e ciò lo fece sentire vagamente meglio – almeno
poteva sperare di aver superato, o star superando, la fase ‘odio profondo per
James Potter’.
« Che ci raccontate? » domandò a loro tre Miriam, con
voce squillante, facendo quasi sussultare il povero Peter – che era purtroppo
capitato proprio vicino alla perfora-timpani.
« Niente di che » rispose Peter con una scrollata di
spalle, dopo essersi ripreso.
« Già, abbiamo fatto giusto un salto da Zonko » aggiunse
Remus, ordinando a Rosmerta altre tre pinte di Burrobirra.
« Avete in mente qualche scherzo dei vostri? » chiese
Alice, bevendo un sorso dell’Acquaviola che aveva ordinato.
« Questo è un segreto » sorrise James prima di poterselo
impedire. Poi, accorgendosi che la domanda l’aveva posta Alice, si ricordò di
ciò che aveva detto Frank quella mattina in stanza. « Ma tu non dovresti essere
con Frank? Aveva detto di avere appuntamento con te! »
Lei annuì, dando un’occhiata all’orologio tanto per
controllare quanto mancasse. « Sì, tra mezz’ora dobbiamo vederci qui davanti.
Prima aveva da fare con Jack ».
« Che fortuna » sorrise Peter, mentre Madama Rosmerta –
la giovane e decisamente florida barista del locale – posava sul tavolo le loro
ordinazioni.
James e Remus ridacchiarono, afferrando le loro
Burrobirre.
« Avete visto i due, comunque? » domandò Miriam,
curiosa, posando i gomiti sul tavolo e sporgendosi un po’ verso di loro con
fare cospiratorio.
Remus annuì. « Sì, un’oretta fa » - all’occhiata delle
ragazze, che voleva palesemente significare e?,
aggiunse: « erano appena usciti da Mielandia ».
Lily, nascosta dietro la propria bevanda, sorrise: Mary
aveva una vera e propria passione per Mielandia, specialmente per le Api
Frizzole, perché, sollevandola un po’ da terra, la facevano ridere.
Quando posò la Burrobirra sul tavolo, si accorse di
avere lo sguardo divertito di James Potter addosso. Aggrottò le sopracciglia e
chiese: « Che c’è? »
Lui ridacchiò, bevendo un altro sorso di Burrobirra in
modo da avere due baffi di spuma sopra le labbra. Poi li indicò. « Li vedi? » -
lei annuì. « Ne hai un paio identico. Ti stanno bene i baffi, sai? »
Lily arrossì appena, prima di ridere a sua volta. Visti
da fuori, pensò, dovevano sembrare due idioti. Afferrò un fazzoletto e si pulì
le labbra, mentre James continuava a sorridere, incurante dei propri baffi.
« Uhm, però stai meglio senza » constatò alla fine,
quando lei ebbe accartocciato il fazzoletto.
« Questa sì che è una notizia » fece Lily, fintamente
colpita. « E io che pensavo di avere un futuro al circo! »
James parve perplesso. « Cirgo? Cos’è? » le domandò, mentre Claire chiedeva agli altri se avevano
capito qualcosa della rivolta del folletto Zug lo Zuccone e Miriam esclamava «
Sempre a pensare alla scuola, eh, Clary? »
Lily, stringendo le dita delle mani attorno alla propria
pinta di Burrobirra – ormai vuota per più di metà –, rispose a James: « Circo, con la c » lo corresse prima di tutto. « Comunque è uno spettacolo babbano
».
« Oh! E com’è? » chiese lui, curioso, con quei suoi
baffi di spuma sopra le labbra.
« A me personalmente non piace » rispose lei, sincera,
con una scrollata di spalle. « Però c’è gente che paga per vedere degli animali
sfruttati e ragazze che camminano sui fili ».
James, che da una parte era affascinato dalle ragazze
che camminavano sui fili mentre dall’altra era rimasto colpito dagli “animali
sfruttati”, annuì, non sapendo bene cosa dire.
« Comunque tieni » attirò la sua attenzione Lily, ancora
una volta. James notò che gli stava porgendo un fazzoletto. « Pulisciti i
baffi. Anche tu… uhm, stai meglio senza ».
*
Watching and waiting
Ooh, she’s sitting with you
Mary posò la propria borsa a terra, issandosi poi
accanto a Sirius sulla staccionata che circondava la Stamberga. La costruzione
non era una delle più belle, anzi: gridava abbandono da tutte le parti, e le
pareti di legno scuro si stagliavano con prepotenza tra la nebbia lattiginosa
che quel giorno la circondava.
Sirius le porse la sua Burrobirra ancora calda, e lei la
afferrò, stringendola tra le mani per trarne un po’ di calore.
« Perché qui? » gli domandò Mary, sorseggiando la bibita
calda e sentendosi subito meglio. « Insomma, non è che sia un gran posto ».
Lui si strinse nelle spalle, dando un sorso alla
Burrobirra che aveva in mano. « Già, però è tranquilla, no? »
« Questo è certo, neanche un matto verrebbe qua ».
« Ci sarà un giorno in cui non ribatterai a qualcosa che
ti dico? » sbuffò Sirius, divertito, lanciandole uno sguardo in tralice.
Lei ghignò, bevendo. Allontanato il viso dal
contenitore, disse: « Nah. Non credo ».
« Arpia ».
« Oh, sì, ti voglio bene anch'io » ribatté Mary, girando
il viso verso di lui e sorridendo raggiante.
« Non ci credo neanche se mi paghi » le disse, ridendo
poi alla faccia di Mary – che aveva sporto il labbro inferiore e lo guardava
con occhi da cucciolo bastonato. « Non attacca » l’avvisò, senza smettere di
ridere.
Lei gli diede una botta sulla spalla, e poi, con grande
costernazione di Sirius, ci si appoggiò con la testa. Sospirando, diede un
altro sorso alla Burrobirra.
« Non voglio più litigare con Lily » ammise con uno
sbuffo. Sapeva che Sirius, in ogni caso, non avrebbe detto o fatto niente che,
riguardo tutto ciò, l’avrebbe fatta arrabbiare.
« Allora facci pace, no? » le chiese retoricamente,
girando il viso verso di lei e non sapendo bene se posare a sua volta la
propria guancia sulla testa di Mary.
« Non è così facile, lei mi rende la cosa impossibile »
borbottò.
« Anche tu lo stai facendo, eh » le fece notare, e lei
gli diede una leggera testata sulla spalla. « Attenta, così mi sciupi »
scherzò, tirandole una ciocca di capelli.
Lei scoppiò a ridere, e Sirius sentì il corpo di Mary
vibrare leggermente accanto al suo.
« Ti sciupo? Che peccato » ironizzò, togliendogli i suoi
capelli dalle dita.
« Sì, mi sciupi » annuì lui, serissimo.
« Ma sentilo… » sorrise. « James vuole bene a Lily,
vero? »
Mary sentì Sirius contrarre la mascella – lo capì dal
rumore di denti appena digrignati. « Sì. Lei però non ricambia, a quanto pare »
sputò.
« Dalle un po’ di tempo » gli disse Mary, calma. « Ma
come mai tu te la prendi tanto? »
« Perché lui ha fatto di tutto, e lei continua a
trattarlo di merda » le spiegò, trovandola in forte disaccordo con lui. « Non
guardarmi così, è vero. E lui ci rimane male ogni volta ».
« Togliti i paraocchi, Sirius. Ormai Lily non lo tratta
più così male ».
« Hai ragione, ora lo illude e basta » disse, ironico,
sorseggiando la propria Burrobirra per calmarsi.
« Per me non lo sta illudendo, sai? »
« Cosa vorresti dire? »
In realtà, Sirius aveva capito perfettamente cosa Mary
gli stesse cercando di dire. La Evans ormai non trattava più così male il suo
amico, anzi, cercava di mostrarsi gentile; la cosa lo faceva sentire meglio,
perché almeno così James non avrebbe più sofferto, ma lo faceva sentire quasi
in pericolo, perché aveva paura che James lo rimpiazzasse con Lily.
« Che probabilmente prova qualcosa per lui, solo che non
l’ha capito o non lo vuole ammettere » ridacchiò Mary. « È tipico di Lily ».
« E non pensi che lei potrebbe rimpiazzarti, se si
mettono insieme? ». La domanda gli uscì dalle labbra prima che Sirius potesse
fermarla. L’aveva detto, diamine, l’aveva detto. E ora Mary lo guardava con gli
occhi sgranati ma quasi dolci e inteneriti.
« Loro non ci rimpiazzerebbero mai, Sirius » gli
assicurò, e Sirius pensò che forse in quel momento, mentre lei guardava la casa
in lontananza, poteva azzardarsi ad appoggiare la testa contro quella di Mary.
Lei non trovò nulla da obbiettare.
*
Quando rientrò in camera, si sentiva notevolmente più
leggera di quando l’aveva lasciata.
Si sentiva… euforica, allegra e raggiante.
L’appuntamento con Sirius era andato a gonfie vele e lei si era divertita
molto, a parlare del più e del meno, a bere Burrobirra o mangiare dolci sulla
staccionata della Stamberga o in giro per Hogsmeade.
« Ti sei divertita, oggi, vedo ».
La voce di Lily la fece girare di scatto, mentre il
sorriso le si congelava sulle labbra. Poi si ricordò delle parole di Sirius – « Allora facci pace, no? » – e si
accorse che il tono di Lily non era sarcastico o altro, che la sua era solo una
contestazione.
Mary annuì senza dire nulla, e Lily sorrise.
« Sono felice per te, May ».
L’abbraccio venne spontaneo. Mary aveva mosso solo un
passo, e Lily aveva fatto gli altri due e l’aveva abbracciata di slancio.
In quel momento, Mary capì quanto davvero le fosse
mancata la sua migliore amica.
« Poi mi devi raccontare tutto » le disse Lily,
ridacchiando.
Oh, sì, le era mancata sul serio.
1 – Non è per quello che dici | O per come mi
fai sentire così | (…) È per te | E quando mi sento così | È difficile per me.
2 – Non è niente
di nuovo, l’ho già vista qui prima d’ora | guardando e aspettando | Ooh, lei è
seduta vicino a te.
Comunque. Sappiate che sto già sistemando il capitolo 8,
e spero di poterlo postare entro domenica 22! Mi ci sto impegnando, e conto di
farcela.
La Marlene McKinnon del capitolo, comunque, riappare anche nella mia fanfiction "Dietro la pelle", di cui è la protagonista assieme al ragazzo misterioso :)
Ho notato un notevole calo di feedback, poi… Spero in un
pronto risollevamento! Voi però fatevi sentire, tengo molto a questa storia e un
parere può far comodo!
Ora vi lascio con questo bellissimo banner Lily/James
fatto da Roxar per Reaching: BANNER.
Io lo trovo bellissimo! *_*
Ora davvero, a presto! Se vi interessano spoiler e altre
notizie sugli aggiornamenti, poi, QUI c’è la mia pagina facebook e QUI il mio
gruppo followers ;)
Er