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Autore: Eralery    13/07/2012    4 recensioni
L’ultimo anno è sempre quello più intenso, perché sai di non avere altre possibilità.
Se vuoi una cosa, è la tua ultima occasione per prendertela. Il massimo dei voti, la ragazza che ti piace ormai da una vita, la coppa del Quidditch. Se vuoi una cosa, prendila e basta, non pensarci troppo su, fallo e basta, perché là fuori non la potrai più trovare.
Là fuori c’è solo caos, desolazione, guerra e morte.
Capitolo 5:
«Tutto questo qui» le spiegò, indicando il campo con un movimento del polso e della mano. «per me è importante. E stare qui, sulle tribune, non può farmi stare bene».
«Ma… è solo un gioco, Potter. Solo un gioco» farfugliò, perplessa, e poi lui scosse la testa.
«No, Evans, per me non è solo un gioco» sorrise laconicamente, e mentre la ragazza faceva per ribattere, riprese: «Per me è un ricordo».
«Diventerai il Cercatore migliore di tutti, figlio mio»
Capitolo 7:
« Ma quelli non sono i miei calzini? » s’informò, allibita.
« Sì » rispose tranquillamente Sirius, come se avere un paio dei suoi calzini fosse la cosa più naturale del mondo.
« E perché tu hai i miei calzini? »
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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capitolo 7 Mustaches and socks

6 capitoli.
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Reaching for something in the distance

Capitolo 7: Mustaches and Socks.

 

Quando il periodo natalizio era alle porte, Sirius era palesemente il più felice ed euforico del Dormitorio – neanche i ragazzini avrebbero potuto batterlo su quel campo, ad essere onesti. Sempre per essere onesti, era anche un po’ strano vederlo così felice per il Natale, giacché nella sua famiglia il cenone natalizio era una cena come un’altra e nulla più. Peter, una volta, aveva avanzato l’ipotesi che magari era proprio perché non piaceva alla sua famiglia che adorava così tanto il Natale – in poche parole, magari era una festa che non gli ricordava la sua famiglia.
Vederlo agitarsi per la camera in evidente visibilio, dunque, era davvero esilarante – addobbava tutto, lui, dalle coperte alle manopole del bagno. Una volta aveva addirittura fatto comparire dei motivi natalizi ballerini sulla scorta di pergamene di tutti i compagni di dormitorio, che quindi avevano dovuto consegnare i compiti su di esse, visto che nonne avevano altre – James ricordava ancora il sopracciglio perfettamente inarcato della McGranitt quando aveva consegnato il tema sui Metamorfomagus.
Quell’anno però le pergamene si erano salvate, e l’amico si era concentrato sui calzini dei compagni, sbizzarrendosi in mille tonalità e oggetti natalizi da disegnarci o attaccarci.
Remus, seduto sul proprio letto a baldacchino, sorrise e afferrò quelli che un tempo erano dei normali calzini rossi e che ora erano pieni di rametti verdi – che probabilmente dovevano essere vischio.
« Ti piacciono i calzini, Moony? » gli domandò allegramente Sirius, sollevando poi anche i propri pantaloni per sfoggiare dei calzini su cui aveva fatto apparire un cane con in testa una ghirlanda d’agrifoglio.
« Veramente belli, ma mai quanto quelli di Prongs » ridacchiò Remus, indicando James, che girava per la stanza con addosso solo boxer e calzini – calzini con dei cappelli natalizi.
« Già. Modestamente sono bellissimi! » esclamò Sirius, raggiante, afferrando poi un altro paio di calzini puliti e fiondandosi fuori dal dormitorio e poi giù per le scale. « Io vado giùùùùùù, ci vediamo a colazione! » - il “giù” molto allungato spiegò a tutti che qualcuno aveva ben rischiato di cadere per le scale.
« Penso che non cambierà mai » rise Peter, entrando in bagno con passo stanco.
« Già, lo penso anch'io » sorrise James, passandosi una mano trai capelli.

 

*

 « Dovreste far pace » disse a un certo punto Miriam, sdraiata a pancia in giù sul suo letto, alzando gli occhi dalla rivista che stava leggendo. Era particolarmente seria, e fu questo più di tutto ad attirare l’attenzione di Mary – che forse avrebbe fatto finta di non aver sentito niente e sarebbe andata in bagno o in Sala Comune.
« Dillo a lei. Non mi parla » le fece notare, testarda, senza alzare gli occhi dal proprio baule – il giorno dopo ci sarebbe stata l’uscita ad Hogsmeade e lei, anche se non lo stava dando particolarmente a vedere, era piuttosto nervosa.
« Neanche tu le parli, però » ribatté ancora Miriam, con quel suo tono un po’ svampito, come se stesse parlando del tempo. Le sopracciglia bionde erano aggrottate, e le labbra piegate in una smorfia perplessa.
« Dovrei? » chiese Mary, lanciandole uno sguardo eloquente.
L’altra si strinse nelle spalle, poi sospirò, picchiettando l’indice destro sulla pagina lucida del giornale. Aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse e rimane in silenzio per un po’, mentre l’altra la guardava in attesa di una risposta.
Mary da arrabbiata era un po’ irritante, ma alla fine un po’ la capiva. Se se l’era presa tanto a cuore, quella litigata, era perché Lily stava continuando a sperare che Severus Piton sarebbe cambiato, e l’evento di quella sera le aveva fatto brutalmente capire che lui non sarebbe tornato indietro – Miriam, ad essere sinceri, un po’ lo aveva sempre sospettato.
Mary era arrabbiata solo perché Lily continuava a farsi male consapevolmente, e non poteva sopportarlo. A Mary dava fastidio che Lily non lo capisse, e aveva ragione – perché Lily non poteva continuare a sperare nell’impossibile. La cosa più divertente, rifletté, era che lo diceva lei: Miriam non era una ragazza responsabile, anzi, aveva sempre la testa tra le nuvole, ma capiva perfettamente quando una cosa non poteva realizzarsi.
« Per me hai ragione a essere arrabbiata » disse alla fine, sistemandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio con la mano. « Però Lily non lo fa apposta ».
« Non m'importa se non lo fa apposta! » sbottò Mary, infervorandosi – a Miriam fece un po’ tenerezza, vederla così preoccupata per l’amica. « Sta sbagliando, si fa male da sola, non m'importa se non lo fa apposta! La deve smettere! »
Miriam non disse niente, la guardò in silenzio finché quella, stanca e arrabbiata, non uscì rapidamente dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Fuori la porta si sentì il rumore di un libro che cadeva e di passi che si fermavano; poi la porta si aprì ed entrò Lily, che d’altro canto sembrava aver colto parte della conversazione.
« Che succede? » le chiese infatti, titubante, ma dal suo tono si capiva bene che sapeva già cos’era appena successo.
« Conosci Mary » si limitò a rispondere Miriam, sorridendole con allegria, cercando di farla sorridere a sua volta.
Le labbra di Lily s’incresparono appena in un sorriso mesto, mentre la ragazza posava sul letto il libro che le era caduto poco prima. Dopodiché si sedette sulla trapunta scarlatta, sospirando. Da quando avevano litigato, Mary aveva preso a ignorarla e ad uscire da una stanza non appena lei vi metteva piede – a parte per le aule di lezione, ma lì era impossibile farlo. Lily, in quella situazione, si sentiva come divisa a metà: da una parte era convinta di avere ragione lei, che Severus non voleva davvero; dall’altra però sapeva che Mary non aveva completamente torto. Non sapeva cosa fare, questa era la verità. Avrebbe voluto poter seguire l’amica fuori dalla porta e raggiungerla per abbracciarla e chiederle scusa, però, allo stesso tempo, pensava che dovesse essere Mary a chiederle scusa. Dopotutto era lei ad averla ferita. O no? Lily non ne era più così sicura, forse anche lei aveva ferito Mary – anche se fosse, Mary, come al solito, non l’avrebbe dato a vedere – e non se ne era neanche resa conto.
Ferirla però non era davvero una cosa di cui sarebbe andata fiera. Mary era la sua migliore amica dal secondo anno – prima si odiavano, sostanzialmente –, e, a parte qualche vicenda, Lily ricordava a malapena la maggior parte del primo anno. Mary, ormai, faceva parte di lei, in un certo senso. E forse Mary lo sapeva anche, e magari era lo stesso per lei, solo che era così testarda, e Lily sapeva che non avrebbe mai preso l’iniziativa.
Il punto era che non l’avrebbe preso neanche lei, per orgoglio. Mary le mancava, ma quel che aveva detto su Severus e su di lei non le erano andati giù per niente; Lily si era sentita come tradita. Tradita da Mary, che sapeva quanto lei ci stesse male. Però Mary aveva detto di starlo facendo proprio per quello, perché lei non poteva continuare così.
Lily non sapeva che dire o che fare. Accanto a lei, Mary era sempre stata una certezza. Che quando si girava la trovava sempre affianco a sé, quello era sempre stato certo, per lei. E ora… addirittura ai pasti, Mary la ignorava e si sedeva quasi dall’altro capo della tavolata.
« Ehi, Lil » la richiamò Miriam, sollevando una mano in aria e muovendola con foga per attirare la sua attenzione. Lily alzò di scatto la testa verso di lei, con un’espressione che doveva dire che c’è? « Ci sta male anche lei ».
Lily si morse l’interno della guancia. Ora anche Miriam ci si metteva, comportandosi come mai aveva fatto. Non pensiamo male, Lily la adorava, ma in quel momento una Miriam stranamente seria e saggia non era quel di cui aveva bisogno.
« Okay ». Non sapeva cosa dire, e non aveva idea di come le fosse saltato in mente di dire semplicemente okay.
« Lily » sospirò Miriam, sorridendo con aria esasperata e laconica. « perché continuate così? Ci state male entrambe, è una cosa sciocca ».
Lily ridacchiò, pensando a come i ruoli sembravano essersi invertiti. Di solito era lei quella più seria – dopo Claire, però –, che diceva a Mary e a Miriam di non fare cose sciocche. E in quel momento, invece, era Miriam a dire a lei e Mary di star facendo delle sciocchezze. La cosa era piuttosto divertente, se vista in quella maniera.
« Sono seria » si corrucciò Miriam, reprimendo un sorriso, mentre un guizzo divertito le attraversava gli occhi da cerbiatto.
« Lo so, per questo è divertente » sorrise Lily, decidendo di sdraiarsi sul proprio letto e perdendosi così trai ghirigori dorati che ornavano il soffitto rosso.
« Ah » disse semplicemente l’altra, ridacchiando con una mano davanti alla bocca, con alcune ciocche bionde che le andavano davanti agli occhi. « Be’, almeno ti ho fatto sorridere. In questi ultimi giorni eri una noia mortale, sai? »
« Mi hanno detto che sei molto delicata » ribatté Lily, non sapendo bene come reagire. L’essere definita una “noia mortale” non era il massimo, ma, a conti fatti, doveva ammettere di essersi più volte comportata come tale.
« Non molto, però sono sincera » le fece notare Miriam, tornando seria.
« Questo è vero » convenne Lily, sorridendo con dolcezza.
« E mi adorate tutti » aggiunse, serissima.
« Non esagerare ».
« Non esagero mica! » ridacchiò ancora Miriam, girandosi e quindi sdraiandosi a pancia in su, facendo cadere per terra la rivista che stava leggendo. « Voi cinque mi adorate, i ragazzi anche… Tutti mi adorano! »
« La Pince non tanto » disse Lily, e senza accorgersene scoppiò a ridere.
« Oh, fa tanto la vecchia arpia, ma… » - si sporse dal proprio letto verso quello dell’amica, per quanto possibile. « in realtà anche lei ha un debole per me ».
« Ah, be’, ne sono sicurissima! »
« Fai bene! » ridacchiò. « Comunque, Lily? »
« Sì? »
« Con Mary si sistemerà tutto, tranquilla ».
 

 

*

 Quando arrivò in Sala Grande, la trovò chiassosa come suo solito. Gli studenti chiacchieravano a voce alta, sapendo che comunque le loro parole si sarebbero confuse con quelle degli altri. I professori presenti, seduti al loro tavolo in fondo alla Sala, mangiavano tranquillamente, discutendo di affari personali o di argomenti scolastici. Il soffitto incantato minacciava pioggia, e, con uno sguardo al portone, Mary poté notare che anche il tempo fuori non prometteva bene.
Speriamo che domani non piova – pensò, camminando tra i tavoli di Tassorosso e Grifondoro, per raggiungere una ragazza bionda del sesto anno che si chiamava Marlene McKinnon.
Non erano molto amiche – Marlene era piuttosto… frivola –, ma la ragazza sapeva essere simpatica e riusciva a farla divertire senza chiedere niente. Marlene era piuttosto singolare, per essere una Grifondoro; non aveva le caratteristiche appartenenti a quella Casa, eppure ne faceva parte. Mary sapeva, però, che insinuare una cosa del genere davanti a lei significava trascorrere in Infermeria almeno una notte.
Marlene aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, più chiari di quelli di Mary, e un carattere allegro e vivace. A volte però s'incupiva, e lanciava delle rapide occhiate in direzione del tavolo di Serpeverde. Mary più di una volta aveva seguito il suo sguardo, ma aveva sempre fatto finta di niente. Per quanto fosse rumorosa, Marlene non amava parlare di se stessa, e Mary non voleva metterla a disagio.
« Ehi, Marlene » le sorrise, sedendosi di fronte alla ragazza. Marlene sollevò il capo dalla copia di Strega Oggi che stava leggendo e ricambiò il suo sorriso, raggiante come al solito.
« Splendore, ciao! » la salutò di rimando, chiudendo la rivista e riponendola in borsa. « Come va la vita? »
« Oh, tutto bene » rispose Mary, tralasciando i pensieri su Lily e il suo essere così cocciuta. « Tu invece? »
« Benissimo! » trillò Marlene, entusiasta, facendola sorridere di rimando. Marlene aveva quell’allegria contagiosa che ti contagiava, nel bene e nel male. Perché anche a volte si oscurava, Marlene poi tornava a brillare, più accecante di prima.
« Come mai così felice? » le chiese, versandosi dell’acqua nel calice.
Mentre infilzava con la forchetta un pezzo di stufato, Marlene le disse: « Hai presente Stebbins? Il Capitano di Tassorosso, per intenderci » - Mary annuì, capendo già dove voleva andare a parare l’altra. « Ecco: mi ha invitata ad uscire. Non è meraviglioso? Sì, insomma, Stebbins è un figo da paura. No? »
Mary rispose di sì, ma aveva visto benissimo il gesto di Marlene di girarsi ancora verso il tavolo di Serpeverde. Si chiese perché, ma non lo domandò alla ragazza. Anche negli occhi chiari di Marlene, a Mary non sembrava di vedere solo felicità, ma anche un po’ di rassegnazione.

Chissà che ha – meditò, pensierosa, e si mise nel piatto un po’ di spezzatino.
« Tu invece con chi andrai a Hogsmeade, Mary? » le domandò, distraendola dalle varie possibilità che si accavallavano nella mente dell’interpellata, che cercava di trovare un motivo al comportamento di Marlene.
« Oh » rispose Mary, sentendosi subito dopo una completa idiota. Si grattò i capelli dietro l’orecchio, come faceva sempre quando era nervosa. Poi, sotto lo sguardo luccicante e azzurro di Marlene, aggiunse: « Con Sirius Black ».
Gli occhi di Marlene si spalancarono per pochi secondi, prima che la proprietaria si esibisse in un radioso sorriso a trentadue denti. Non sembrava stupida, quanto allegra.
« Finalmente si è deciso! » esclamò, felice, mentre Mary si chiedeva cosa diamine stesse dicendo. Marlene dovette capire cosa stava pensando, perché continuò. « Ooh, non fa che girarsi verso di te quando entri in Sala Grande e cerca sempre di parlarti. Solo uno stupido non capirebbe che gli piaci! »

Okay, allora io sono stupida.
« Come? » gracchiò allora Mary, schiarendosi poi la voce.
« Non fare la finta tonta, Mary! » ridacchiò l’altra, bevendo poi un po’ di Succo di Zucca. Fatto ciò, posò il calice sul tavolo e la guardò un attimo prima di annuire. « Comunque stareste bene assieme, molto carini ».
Mary s'impose di non arrossire miseramente – e dovette fallire completamente, visto il ghigno malizioso che comparve sulle labbra lucide e rosee di Marlene –, mentre scuoteva la testa con aria divertita e mandava giù un altro pezzo di carne.
« Dai, non esagerare » si risolse a dire, con la voce ancora un po’ roca. « Non siamo una… sì, insomma… una coppia ».
« Non ancora » ghignò Marlene, sistemandosi il fiocco che aveva usato per raccogliere in una coda i lunghi capelli biondi. « Oh, non fare quella faccia » aggiunse, vedendo che Mary provava già a ribattere. « lo sai anche tu che ho ragione! »
« Molto modesta » constatò Mary, ritrovandosi a sorridere.
« E molto bella, lo so. Be’, dopotutto sono io » rise Marlene, mandando una ciocca bionda dietro l’orecchio con un gesto volontariamente stupido e frivolo che fece ridere Mary.
Quest’ultima, però, si bloccò di colpo, guardando qualcosa oltre le spalle di Marlene, che girò appena il capo per lanciare un’occhiata alle proprie spalle. Sorridendo, Marlene bevve l’ultimo sorso di Succo di Zucca e si alzò dal tavolo, afferrando la propria borsa.
« Be’, ci vediamo dopo, Mary! » poi si girò, e quando vide il nuovo arrivato, ghignò. « Oh, Sirius, non ti avevo proprio visto! Ci si vede, ciao! ».
« Qualcosa mi dice che mi aveva visto, invece » disse Sirius, osservando la schiena di Marlene che usciva dalla Sala Grande. Poi si sedette di fronte a Mary, con un sorriso tutto denti. « Parlavate di me, per caso? »
« Il mondo non gira intorno a te, Sirius » gli sorrise lei, spezzando del pane e mangiandone un po’.
« E tu? »
« Neanche, fidati ».
« Nervosa? » la provocò, incrociando le braccia sul banco e sporgendosi in avanti, verso di lei.
« Per niente » rispose Mary, ricambiando l’occhiata divertita di Sirius con le sopracciglia inarcate.
« Davvero? A me sembra di sì ».
« Ti sbagli ».
« Ah, sì? » - il ghigno sulle sue labbra parve allargarsi. « Allora perché stai continuando a versare del Succo di Zucca nel tuo bicchiere se questo è già pieno e a te, comunque, non piace il succo? »
Mary abbassò di colpo lo sguardo sulla brocca che aveva inclinato sul proprio calice per prendere da bere – pensando fosse acqua – e si accorse con orrore che Sirius non stava mentendo: il liquido arancione continuava a uscire dalla brocca e ad espandersi sulla tovaglia. Imprecò mentalmente, affrettandosi a rimettere a posto il Succo di Zucca e cominciando a tamponare la tovaglia con un fazzoletto.
« Le grandi avventure di Mary MacDonald e il Succo di Zucca » la prese in giro Sirius, osservando con aria divertita le mani di Mary che si muovevano frenetiche sulla tovaglia per rimediare almeno in parte al danno. Lei gli rivolse un’occhiata truce. « Dai, sta’ calma, non è un dramma ».
Allungò le mani verso quelle di Mary, e ne strinse i polsi tra le dita, spostandoli dalla macchia arancione. Mary, stizzita, come ringraziamento gli tirò addosso il fazzoletto bagnato.
« Ma come osi? » sbottò Sirius, prima di scoppiare a ridere. « Sei un’ingrata, Mary MacDonald! »
Lei gli fece il verso, con una vocina stridula ed eccessivamente acuta, facendolo ridere ancora più forte. Alla fine anche Mary si ritrovò a ridacchiare, sotto lo sguardo allegro di Sirius. Non sapeva bene perché fosse andato a parlarle – o meglio, lo sapeva, ma aveva pensato di fare velocemente, e non di fermarsi a parlare con lei –, e in tasca aveva ancora il regalo che doveva darle.
« Comunque, ti devo dare una cosa » disse infatti, attirandosi addosso tutta l’attenzione di Mary in pochi istanti.
Lei all’inizio parve sorpresa, poi sbiancò. « Cosa? Darmi una cosa? Ma io non ti ho preso niente! »
« Stare zitta non ti piace, eh? » si lamentò Sirius, roteando gli occhi e infilandosi una mano in tasca. Frugò un attimo, poi chiuse le dita attorno alla stoffa e la tirò fuori. « E comunque neanche io ti ho comprato qualcosa ».
« E allor- ». La sua domanda morì prima che lei potesse finirla, perché tra le mani Sirius stringeva dei calzini rossi che lei aveva già visto. Solo che prima il destro aveva un buco sul tallone, dove invece adesso c’era ricamato un ramo di alloro verde. « Ma quelli non sono i miei calzini? » s’informò, allibita.
« Sì » rispose tranquillamente Sirius, come se avere un paio dei suoi calzini fosse la cosa più naturale del mondo.
« E perché tu hai i miei calzini? » domandò, alzando la voce e sentendosela parecchio acuta. Perché quei calzini poteva averli presi solo in un posto… il suo cassetto. E nel suo cassetto non c’erano, ovviamente, solo i calzini. Arrossì solo al pensiero – forse anche un po’ per l’indignazione. « Hai frugato tra le mie cose, Black? Giuro che ti uccid- ».
Mentre Mary si allungava sul tavolo per strangolarlo, lui si allontanò e poi le afferrò nuovamente le mani. « Stai calma, Salazar maledetto! Non ho frugato da nessuna parte, calma! »
« E allora come hai fatto? » spiò ancora lei, per nulla convinta, assottigliando lo sguardo a due fessure azzurre.
« Potrei aver avuto un’aiutante ».
Mary non ci mise molto a capire, e disse: « Miriam. Come ho fatto a non pensarci? »
« Risposta sbagliata, carina » le sorrise. « Me li ha portati la Evans ».
Sirius si godette completamente lo spettacolo di Mary che lasciava cadere le braccia sul tavolo e spalancava la bocca in una piccola ‘o’. Aveva l’aria di qualcuno che era appena stato colpito in testa da un Bolide a cento chilometri orari – ed era davvero, davvero esilarante.
« Mi stai prendendo in giro, è ovvio » esalò alla fine Mary, scuotendo la testa.
« Assolutamente no, posso giurare sulla mia inconfutabile bellezza che è stata proprio la Evans a darmi questi » disse, e le sventolò sotto al naso i calzini – qualcuno lanciò un’occhiata stralunata verso di loro, stupiti dal vedere un paio di calzini a tavola.
« Okay » iniziò Mary, scandendo lentamente le parole. « Ora però dimmi perché te li ha dati Lily e perché tu li volevi ».
« Chiedilo a lei perché me li ha dati, io non ne ho idea, anzi, sono più stupito di te, visto che non mi sopporta » rispose lui, con una scrollata di spalle, lanciando poi un’occhiata a Lily Evans, che sedeva a qualche posto di distanza, vicino a Remus. « E comunque mi servivano per decorarli, ovvio. Tieni, guarda! ». Così dicendo, le passò i calzini con un lancio corto, e lei li afferrò al volo.
Li aprì sotto al tavolo, e sorrise vedendo quel che Sirius ne aveva fatto. Erano davvero carini, con le ghirlande natalizie tutte ricamate sul rosso acceso; sotto, sulla pianta del piede di ognuno, c’era addirittura scritto Merry Christmas.
« Non sapevo avessi una passione per le decorazioni dei calzini » ironizzò, mettendo il ‘regalo’ in borsa con un sorriso.
« Infatti non ce l’ho, solo che a Natale devo decorare qualcosa, e questo è stato l’anno dei calzini » le spiegò Sirius, sorprendentemente serio. « Ritieniti fortunata, comunque, perché sono in pochi gli eletti che possono sfoggiare i miei calzini firmati ».
« Oh, immagino » esclamò Mary, fingendosi molto seria.
« Ti piacciono? » le chiese lui dopo un po’.
Mary distese le labbra in un sorriso intenerito – e si sentì così scema, per l’effetto che Sirius aveva su di lei. « Molto » rispose con sincerità, unendo le proprie mani e torturandosele dal nervosismo che si era appena impossessato di lei.
Sirius parve accorgersene, perché sorrise ancora.
« Ehi, ti va di fare un giro nel parco? » le domandò di punto in bianco, indicando il portone.
Mary inarcò le sopracciglia, guardandolo come se fosse impazzito. « Sta per piovere ».
« Tsk » sbuffò Sirius, facendo l’altezzoso. « Sala Comune? »
« Molto meglio ».

 
Lily, seduta accanto a Remus alla tavola di Grifondoro, spostò gli occhi dalla schiena dell’amica solo quando quella fu del tutto scomparsa dalla sua visuale. Girandosi di nuovo per mettersi dritta, quasi sobbalzò quando vide James Potter seduto di fronte a lei.
« Potter, sei peggio dei funghi! » sbottò quindi, più nervosa del solito.
James, che d’altro canto aveva avuto l’accortezza di restare in silenzio, alzò lo sguardo su di lei, allibito. « E adesso che ho fatto?! » le domandò di rimando, allargando le braccia con fare esasperato e spaesato.
« Tu - » iniziò lei, bloccandosi subito dopo. « No, niente, scusa ».
Remus sorrise, abbassando il capo sul proprio piatto, mentre James guardava Lily, stralunato.
« Stai bene, Evans? » le chiese cautamente, parlando piano e sporgendosi indietro con la schiena, come se rischiasse di essere strangolato da un momento all’altro.
« Benissimo » rispose la ragazza, infilzando con forza una patata al forno. Poi alzò gli occhi su di lui, perplessa, quasi non capisse il perché della domanda. « Perché, scusa? » domandò infatti, mettendosi poi in bocca il boccone di cibo.
« Lo stai facendo ancora! » esclamò James, sempre più stupefatto.
Lily deglutì. « Facendo cosa? »
« Mi hai chiesto scusa due volte! Tu che chiedi scusa a me! Domani faranno quaranta gradi all’ombra » decretò James, serissimo, annuendo con convinzione alle proprie parole.
Inaspettatamente, Lily scoppiò a ridere. A ridere davvero, non una di quelle risate sarcastiche che soleva rivolgergli sino all’anno prima, quando lui la invitava ad uscire con fare baldanzoso ogni volta che la vedeva per i corridoi o a lezione o dovunque.
Aveva una bella risata, Lily, forte e squillante. James si ritrovò a sorridere solo nel guardarla chinare il capo continuando a ridacchiare tra sé, scuotendo di tanto in tanto la testa.
« Sicura di star bene, eh, Evans? » le chiese ancora, questa volta scherzando.
Lei si rabbuiò leggermente. « Sì, solo un po’ stanca ».
« Io vado, ci vediamo dopo! » esclamò Remus, non volendo interrompere la rara chiacchierata dei due – aveva già visto James lanciargli occhiate che significavano palesemente che devo fare?
James, infatti, mentre Lily salutava l’amico, mimò con le labbra: Sei morto, Lupin. Remus gli sorrise e, una volta dietro Lily, sicuro che lei non potesse vederlo, sollevò i pollici nella sua direzione.
« Uhm. Come mai sei stanca? » domandò dopo un po’ James, allargandosi con le dita il colletto della camicia.
Lily gli lanciò un’occhiata in tralice, e senza pensarci James alzò le mani in segno di resa. Lei parve sorpresa da quel gesto, perché sollevò le sopracciglia e lo guardò.
« Abitudine » borbottò James, sentendosi piuttosto stupido.
Inaspettatamente, però, Lily sorrise – appena, certo, ma era un sorriso lo stesso.
« Però non cambiare discorso, Evans! » l’ammonì subito dopo, come se quel sorriso gli avesse dato una spinta in più.
« E se io volessi cambiare discorso? » ribatté lei, tranquilla.
« Prima o poi lo scoprirò comunque, sai? »
« E come? »
« Ho i miei mezzi » rispose candidamente James, stringendosi nelle spalle.
« Mh-mh » convenne Lily, annuendo e poi alzandosi dalla panca. « Io ora devo andare ».
« Oh, okay » disse semplicemente James, un po’ abbacchiato – e ti pareva che quando parlo con lei c’è sempre poco tempo? Poi sorrise tutto denti. « Tanto ci si vede sicuramente in Sala Comune o a lezione, quindi ».
« …Giusto » mugugnò lei, sistemandosi la borsa sulla spalla e piegando appena la testa verso di essa quando la tracolla le tirò i capelli. « Ciao, … »

… Potter – concluse mentalmente, sgranando poi gli occhi. Ho davvero parlato con Potter? E lui non ha fatto battute? Dove ha sbattuto la testa? No, anzi: dove ho sbattuto la testa?
« Ciao, Evans! »

This ain’t about the things you say
Or how you make me feel this way
(…)
It’s about you
And when I get this feeling
It’s hard for me
1

 

*

 Quando arrivò il giorno dell’uscita a Hogsmeade, il cielo era pesante e le nuvole promettevo pioggia o una prematura nevicata. L’aria all’esterno era fredda, e i respiri della gente si condensavano in piccole nuvolette di vapore che s'innalzavano verso il cielo grigio.
Sirius, gli occhi fissi su una nuvola dalla forma strana che stava attraversando il cielo in quel momento, sbuffò impercettibilmente.
Da quando era arrivato, erano state tante le coppie che gli erano passate davanti; si tenevano quasi tutte per mano, stando vicini e parlando piano. Sirius – che comunque non avrebbe mai seguito quei banali esempi – era certo che, se solo avesse provato a comportarsi in quel modo con lei, Mary lo avrebbe piantato in asso senza pensarci due volte. E lui l’avrebbe pure capita. Erano scene davvero mielose, quelle coppiette che si spiaccicavano l’una contro l’altro e si mangiavano la faccia a vicenda.
Mentre nella sua testa compariva l’immagine di Mary che gli tirava un bidone nel verso senso della parola, l’oggetto dei suoi pensieri gli picchiettò sulla spalla sinistra con un dito.
« Ci sei? » gli domandò, ghignando della sua espressione momentaneamente persa e perplessa. Doveva star pensando a cose molto interessanti, meditò lei. « Se vuoi possiamo comunque mettere le radici qui » gli propose in alternativa, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sirius si riprese subito, esibendosi in un sorriso a trentadue denti. « Per quanto questa sua proposta sia allettante, mi trovo costretto a rifiutare l’offerta e a portare me medesimo e la sua persona a Hogsmeade ».
Mary lo guardò, seria. « Non farlo mai più, sembravi uno dei vecchi amici di mio zio ».
Lui, dopo averla sentita, scoppiò a ridere sonoramente e strinse leggermente le dita sul suo braccio per trascinarla con sé verso il cancello, oltre il quale li attendevano le carrozze dirette ad Hogsmeade.
« Giuro che non lo farò mai più » le promise, continuando a ridere.
Mary ridacchiò a sua volta, mentre una nuvoletta di vapore si formava davanti alla sua bocca. Sirius, notandola, si ritrovò a posare per un attimo lo sguardo anche sulle labbra di Mary, trovandole sottili e rosee.
Arrivati davanti alla carrozza che stava per partire, Sirius lasciò che lei lo precedesse all’interno di essa, prima di seguirla. A quanto pareva sarebbero stati solo loro due, giacché proprio in quel momento la carrozza aveva iniziato a muoversi.
Sirius fece per aprire bocca e chiederle come stava, ma Mary lo anticipò con un: « Oh! » che quasi lo fece sobbalzare.
« Che succede? » domandò quindi, con le sopracciglia inarcate e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. « Hai dimenticato qualcosa al castello? »
« Ti pare? Certo che no! » disse lei, come se avesse appena pronunciato l’idiozia del secolo. « Devo solo farti vedere una cosa. Aspetta un attimo » aggiunse, sfilandosi i guanti e posandoli accanto a lei sul sedile; poi si sporse verso le proprie gambe, fasciate da un paio di jeans chiari, e li tirò appena verso l’alto, svelando il paio di calzini modificati proprio da Sirius. « Ta-dan! »
Sirius, sporgendosi appena verso di lei, rise di nuovo, alla vista del ramo di alloro che le aveva fatto comparire sulla caviglia affinché la circondasse, proprio a stile ghirlanda.
« I miei regali sono sempre i migliori, lo so » constatò Sirius, serissimo, con aria di superiorità.
« Quindi sono impossibili da battere, eh? » gli chiese, fingendosi amareggiata, e Sirius annuì, convinto. « Ah, be’, se è così mi risparmio soldi e fatica e non ti faccio niente »  disse poi, ghignando nel vederlo sgranare gli occhi oltraggiato.
« Non lo sai che è maleducazione non ricambiare un regalo di Natale? » le domandò, appena si fu ricomposto – ovvero dopo pochi secondi.
« Oh, potrei sopravvivere tranquillamente se dovessi considerarmi tale » ribatté Mary, come sempre decisa a non dargliela vinta – alla fine, lui la apprezzava anche per quello, per il suo non cedere immediatamente.
« Essere senza cuore » disse Sirius, scuotendo la testa, un’espressione di finto disappunto dipinta sul volto.
Lei scoppiò a ridere e s'infilò nuovamente i guanti, sistemandosi poi anche la sciarpa di Grifondoro che portava al collo.
« Dai, dove andiamo, quando arriviamo al villaggio? » domandò Mary, appoggiandosi allo schienale del sedile e dando un calcio al piede di Sirius con il suo.
« Non so, io pensavo di legarti, nasconderti e scappare via ».
« Bel piano. Ma se affondo, tu affondi con me ».
« Ma che cosa stai dicendo? » rise Sirius, scuotendo la testa.
Lei si strinse nelle spalle. « È così importante? » gli chiese, prima di affacciarsi al finestrino della carrozza per vedere quanto mancava; appurato ciò, tornò alla posizione precedente, e disse: « Dovrebbe mancare poco, si vedono abbastanza bene i tetti. Preparati ».
« Signorsì, Capitano » la prese in giro, sogghignando. Mary gli fece il verso e poi una linguaccia, mentre controllava che la propria borsa fosse ben chiusa.
Lui stava per parlare, quando la carrozza si fermò davanti all’entrata di Hogsmeade. Fu di nuovo Sirius a scendere per secondo, mentre lei si sistemava la giacca nera che le arrivava qualche manciata di centimetri sotto il bordo dei pantaloni.
« Ora vorrei proporti una cosa » gli disse poi, girandosi verso di lui con le mani unite in grembo e mordicchiandosi il labbro inferiore.
« Illuminami ».
« Allora, visto che ancora non c’è nessuno » cominciò, adducendo alle strade non ancora pullulanti di studenti. « potremmo prendere due Burrobirre a portar via ai Tre Manici e poi fare un giro ».
Sirius, una volta che Mary ebbe finito di parlare, rimase in silenzio pochi secondi, pensando a dove avrebbe potuto portarla per stare un po’ in santa pace solo con lei, prima di rispondere: « Mi sembra una buona idea. Andiamo subito? » e sorriderle.

 

*

 Erano sedute ai Tre Manici da un po’, ormai, e di Mary e Sirius nessuna traccia. Miriam, dall’alto della sua spiccata malizia, riteneva fosse un buon segno, mentre Alice e Claire preferivano non dire niente. Lily, intanto, continuava a passare l’indice destro sul bordo della propria pinta di Burrobirra, non volendo pensare più di tanto a Mary, vista la pesante litigata che ancora non avevano chiarito.
Il locale si era riempito poco a poco, e ora ogni voce si confondeva con le altre, dando origine ad una confusione del tutto ordinaria per un luogo così frequentato ed apprezzato.
Loro quattro avevano occupato un tavolo vicino alla finestra, dalla quale avrebbero potuto tranquillamente avvistare Sirius e Mary, se per caso fossero passati di lì.
In quel momento, Claire ed Alice avevano intavolato una conversazione sui progetti natalizi; Miriam, però, ad un certo punto, s’illuminò e sorrise.
« Ragazzi! » esclamò, trillante. « Cosa ci fate qui? »
Una volta che si fu girata, Lily vide che proprio davanti al loro tavolo si erano fermati Remus Lupin, Peter Minus e James Potter. Probabilmente se fosse capitato anche solo qualche mese prima avrebbe sbattuto la testa contro il tavolo sino a svenire, vedendo James Potter che veniva invitato da una sua amica a sedersi al loro tavolo con gli altri, eppure quel giorno non le diede fastidio. Non provò nulla, non c’era traccia del solito astio che aveva sempre covato nei suoi confronti – per quanto a volte potesse ancora essere un po’ bambino, James Potter era maturato, e lei l’aveva capitolo solo dopo il loro breve discorso durante la partita di Quidditch tra Grifondoro e Corvonero.
 

James aveva appena raggiunto i suoi amici da Zonko, che questi avevano proposto di andare ai Tre Manici prima che si riempisse in maniera esagerata. Purtroppo, si era già creata una discreta folla, e i tavoli erano tutti occupati.
Quando Remus propose di andare a chiedere a Lily Evans e alle altre se potevano sedersi con loro, né James né Peter fecero in tempo a dire niente che quello era già partito in quarta verso le ragazze.
La prima a vederli fu Miriam Parker, la bionda perfora-timpani dall’aria sempre allegra, che com’era prevedibile sorrise e fece loro segno di avvicinarsi e sedersi con loro.
La prima cosa che James notò fu che Lily Evans non l’aveva gelato con lo sguardo, e ciò lo fece sentire vagamente meglio – almeno poteva sperare di aver superato, o star superando, la fase ‘odio profondo per James Potter’.
« Che ci raccontate? » domandò a loro tre Miriam, con voce squillante, facendo quasi sussultare il povero Peter – che era purtroppo capitato proprio vicino alla perfora-timpani.
« Niente di che » rispose Peter con una scrollata di spalle, dopo essersi ripreso.
« Già, abbiamo fatto giusto un salto da Zonko » aggiunse Remus, ordinando a Rosmerta altre tre pinte di Burrobirra.
« Avete in mente qualche scherzo dei vostri? » chiese Alice, bevendo un sorso dell’Acquaviola che aveva ordinato.
« Questo è un segreto » sorrise James prima di poterselo impedire. Poi, accorgendosi che la domanda l’aveva posta Alice, si ricordò di ciò che aveva detto Frank quella mattina in stanza. « Ma tu non dovresti essere con Frank? Aveva detto di avere appuntamento con te! »
Lei annuì, dando un’occhiata all’orologio tanto per controllare quanto mancasse. « Sì, tra mezz’ora dobbiamo vederci qui davanti. Prima aveva da fare con Jack ».
« Che fortuna » sorrise Peter, mentre Madama Rosmerta – la giovane e decisamente florida barista del locale – posava sul tavolo le loro ordinazioni.
James e Remus ridacchiarono, afferrando le loro Burrobirre.
« Avete visto i due, comunque? » domandò Miriam, curiosa, posando i gomiti sul tavolo e sporgendosi un po’ verso di loro con fare cospiratorio.
Remus annuì. « Sì, un’oretta fa » - all’occhiata delle ragazze, che voleva palesemente significare e?, aggiunse: « erano appena usciti da Mielandia ».
Lily, nascosta dietro la propria bevanda, sorrise: Mary aveva una vera e propria passione per Mielandia, specialmente per le Api Frizzole, perché, sollevandola un po’ da terra, la facevano ridere.
Quando posò la Burrobirra sul tavolo, si accorse di avere lo sguardo divertito di James Potter addosso. Aggrottò le sopracciglia e chiese: « Che c’è? »
Lui ridacchiò, bevendo un altro sorso di Burrobirra in modo da avere due baffi di spuma sopra le labbra. Poi li indicò. « Li vedi? » - lei annuì. « Ne hai un paio identico. Ti stanno bene i baffi, sai? »
Lily arrossì appena, prima di ridere a sua volta. Visti da fuori, pensò, dovevano sembrare due idioti. Afferrò un fazzoletto e si pulì le labbra, mentre James continuava a sorridere, incurante dei propri baffi.
« Uhm, però stai meglio senza » constatò alla fine, quando lei ebbe accartocciato il fazzoletto.
« Questa sì che è una notizia » fece Lily, fintamente colpita. « E io che pensavo di avere un futuro al circo! »
James parve perplesso. « Cirgo? Cos’è? » le domandò, mentre Claire chiedeva agli altri se avevano capito qualcosa della rivolta del folletto Zug lo Zuccone e Miriam esclamava « Sempre a pensare alla scuola, eh, Clary? »
Lily, stringendo le dita delle mani attorno alla propria pinta di Burrobirra – ormai vuota per più di metà –, rispose a James: « Circo, con la c » lo corresse prima di tutto. « Comunque è uno spettacolo babbano ».
« Oh! E com’è? » chiese lui, curioso, con quei suoi baffi di spuma sopra le labbra.
« A me personalmente non piace » rispose lei, sincera, con una scrollata di spalle. « Però c’è gente che paga per vedere degli animali sfruttati e ragazze che camminano sui fili ».
James, che da una parte era affascinato dalle ragazze che camminavano sui fili mentre dall’altra era rimasto colpito dagli “animali sfruttati”, annuì, non sapendo bene cosa dire.
« Comunque tieni » attirò la sua attenzione Lily, ancora una volta. James notò che gli stava porgendo un fazzoletto. « Pulisciti i baffi. Anche tu… uhm, stai meglio senza ».

 

*

 Nothing is new, I’ve seen her here before
Watching and waiting
Ooh, she’s sitting with you

Mary posò la propria borsa a terra, issandosi poi accanto a Sirius sulla staccionata che circondava la Stamberga. La costruzione non era una delle più belle, anzi: gridava abbandono da tutte le parti, e le pareti di legno scuro si stagliavano con prepotenza tra la nebbia lattiginosa che quel giorno la circondava.
Sirius le porse la sua Burrobirra ancora calda, e lei la afferrò, stringendola tra le mani per trarne un po’ di calore.
« Perché qui? » gli domandò Mary, sorseggiando la bibita calda e sentendosi subito meglio. « Insomma, non è che sia un gran posto ».
Lui si strinse nelle spalle, dando un sorso alla Burrobirra che aveva in mano. « Già, però è tranquilla, no? »
« Questo è certo, neanche un matto verrebbe qua ».
« Ci sarà un giorno in cui non ribatterai a qualcosa che ti dico? » sbuffò Sirius, divertito, lanciandole uno sguardo in tralice.
Lei ghignò, bevendo. Allontanato il viso dal contenitore, disse: « Nah. Non credo ». 
« Arpia ».
« Oh, sì, ti voglio bene anch'io » ribatté Mary, girando il viso verso di lui e sorridendo raggiante.
« Non ci credo neanche se mi paghi » le disse, ridendo poi alla faccia di Mary – che aveva sporto il labbro inferiore e lo guardava con occhi da cucciolo bastonato. « Non attacca » l’avvisò, senza smettere di ridere.
Lei gli diede una botta sulla spalla, e poi, con grande costernazione di Sirius, ci si appoggiò con la testa. Sospirando, diede un altro sorso alla Burrobirra.
« Non voglio più litigare con Lily » ammise con uno sbuffo. Sapeva che Sirius, in ogni caso, non avrebbe detto o fatto niente che, riguardo tutto ciò, l’avrebbe fatta arrabbiare.
« Allora facci pace, no? » le chiese retoricamente, girando il viso verso di lei e non sapendo bene se posare a sua volta la propria guancia sulla testa di Mary.
« Non è così facile, lei mi rende la cosa impossibile » borbottò.
« Anche tu lo stai facendo, eh » le fece notare, e lei gli diede una leggera testata sulla spalla. « Attenta, così mi sciupi » scherzò, tirandole una ciocca di capelli.
Lei scoppiò a ridere, e Sirius sentì il corpo di Mary vibrare leggermente accanto al suo.
« Ti sciupo? Che peccato » ironizzò, togliendogli i suoi capelli dalle dita.
« Sì, mi sciupi » annuì lui, serissimo.
« Ma sentilo… » sorrise. « James vuole bene a Lily, vero? »
Mary sentì Sirius contrarre la mascella – lo capì dal rumore di denti appena digrignati. « Sì. Lei però non ricambia, a quanto pare » sputò.
« Dalle un po’ di tempo » gli disse Mary, calma. « Ma come mai tu te la prendi tanto? »
« Perché lui ha fatto di tutto, e lei continua a trattarlo di merda » le spiegò, trovandola in forte disaccordo con lui. « Non guardarmi così, è vero. E lui ci rimane male ogni volta ».
« Togliti i paraocchi, Sirius. Ormai Lily non lo tratta più così male ».
« Hai ragione, ora lo illude e basta » disse, ironico, sorseggiando la propria Burrobirra per calmarsi.
« Per me non lo sta illudendo, sai? »
« Cosa vorresti dire? »
In realtà, Sirius aveva capito perfettamente cosa Mary gli stesse cercando di dire. La Evans ormai non trattava più così male il suo amico, anzi, cercava di mostrarsi gentile; la cosa lo faceva sentire meglio, perché almeno così James non avrebbe più sofferto, ma lo faceva sentire quasi in pericolo, perché aveva paura che James lo rimpiazzasse con Lily.
« Che probabilmente prova qualcosa per lui, solo che non l’ha capito o non lo vuole ammettere » ridacchiò Mary. « È tipico di Lily ».
« E non pensi che lei potrebbe rimpiazzarti, se si mettono insieme? ». La domanda gli uscì dalle labbra prima che Sirius potesse fermarla. L’aveva detto, diamine, l’aveva detto. E ora Mary lo guardava con gli occhi sgranati ma quasi dolci e inteneriti.
« Loro non ci rimpiazzerebbero mai, Sirius » gli assicurò, e Sirius pensò che forse in quel momento, mentre lei guardava la casa in lontananza, poteva azzardarsi ad appoggiare la testa contro quella di Mary.
Lei non trovò nulla da obbiettare.

 

* 

Quando rientrò in camera, si sentiva notevolmente più leggera di quando l’aveva lasciata.
Si sentiva… euforica, allegra e raggiante. L’appuntamento con Sirius era andato a gonfie vele e lei si era divertita molto, a parlare del più e del meno, a bere Burrobirra o mangiare dolci sulla staccionata della Stamberga o in giro per Hogsmeade.
« Ti sei divertita, oggi, vedo ».
La voce di Lily la fece girare di scatto, mentre il sorriso le si congelava sulle labbra. Poi si ricordò delle parole di Sirius – « Allora facci pace, no? » – e si accorse che il tono di Lily non era sarcastico o altro, che la sua era solo una contestazione.
Mary annuì senza dire nulla, e Lily sorrise.
« Sono felice per te, May ».
L’abbraccio venne spontaneo. Mary aveva mosso solo un passo, e Lily aveva fatto gli altri due e l’aveva abbracciata di slancio.
In quel momento, Mary capì quanto davvero le fosse mancata la sua migliore amica.
« Poi mi devi raccontare tutto » le disse Lily, ridacchiando.
Oh, sì, le era mancata sul serio.

 

 

1 – Non è per quello che dici | O per come mi fai sentire così | (…) È per te | E quando mi sento così | È difficile per me.
2 – Non è niente di nuovo, l’ho già vista qui prima d’ora | guardando e aspettando | Ooh, lei è seduta vicino a te.

 
Me tapina ;_; Potete uccidermi, sono in ritardassimo ;_; Non era mia intenzione farvi aspettare così tanto, solo che ho dovuto sopprimere il mio gattino perché aveva un tumore, devo fare le versioni di greco e latino e tutto il resto.
Comunque. Sappiate che sto già sistemando il capitolo 8, e spero di poterlo postare entro domenica 22! Mi ci sto impegnando, e conto di farcela.
La Marlene McKinnon del capitolo, comunque, riappare anche nella mia fanfiction "Dietro la pelle", di cui è la protagonista assieme al ragazzo misterioso :)

Ho notato un notevole calo di feedback, poi… Spero in un pronto risollevamento! Voi però fatevi sentire, tengo molto a questa storia e un parere può far comodo!
Ora vi lascio con questo bellissimo banner Lily/James fatto da Roxar per Reaching: BANNER.
Io lo trovo bellissimo! *_*
Ora davvero, a presto! Se vi interessano spoiler e altre notizie sugli aggiornamenti, poi, QUI c’è la mia pagina facebook e QUI il mio gruppo followers ;)
Er 

   
 
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