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Autore: LH2    13/07/2012    3 recensioni
Lo guardavo estasiata mentre camminavamo nel vicolo di Becmead Avenue, non solo perche' fosse tremendamente bello ma perche' per quanto non volesse darlo a vedere era protettivo, fin troppo geloso e inaspettatamente intelligente. Si giro' di scatto e si accorse che lo stavo fissando, sorrise mostrando i denti bianchissimi ma non disse nulla. Continuava a fumare l'ennesima sigaretta senza battere ciglio, guardando davanti a se', incurante della sua stessa bellezza.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-sono atterrata!- dissi euforica senza dargli neanche il tempo di rispondere alla chiamata.
-non vedo l'ora di vederti. Appena arrivi a casa fammi uno squillo che ti passo a prendere- giurerei che stesse sorridendo. Non lo vedevo da almeno un mese, il che era relativamente poco in confronto alle poche volte che riuscivo ad andare a Londra per le feste o per le vacanze, eppure mi era mancato terribilmente. La sua pelle ambrata, gli occhi furbi che mai si lasciavano sfuggire un dettaglio, il sorriso beffardo che regalava solo in poche occasioni, i capelli corvini sempre al posto giusto, tutto mi era mancato.
-ok, a dopo babe- attaccai io, sapendo bene che quel nomignolo lo turbava non poco. Pochi mesi prima durante una delle tante, troppe conversazioni su skype mi ero lasciata sfuggire quel termine, forse troppo intimo, ma lui, sorpreso dalla mia totale spontaneità, mi aveva detto che era sexy e che gli piaceva lo chiamassi cosi. Il che non era qualcosa di normale per due cugini. Ok, non lo eravamo davvero; le nostri madri in realta' lo erano, quindi noi tecnicamente eravamo cugini di secondo grado. Probabilmente in altri tempi una relazione tra di noi sarebbe stata vista normalmente, ci saremmo addirittura potuti sposare e avere figli ma nel secondo millennio si trattava di incesto. Solo il nome mi faceva rabbrividire, visto che per me lui era tutto tranne che un consanguineo. Non so bene perche' mi ritrovai, in aereo, con una folla di persone accalcate nel corridoio centrale ansiose di scendere e con l'aria viziata che quasi mi toglieva il respiro, a pensare quale fosse il significato di incesto; il problema di fondo era che io e Zayn non avevamo ancora stabilito che tipo di rapporto ci fosse tra noi. L'attrazione era ben esplicita da tutte e due le parti e sebbene cercassimo ogni volta di contenerci, era accaduto che le nostre mani si fossero sfiorate piu' del dovuto o che i nostri volti avessero superato la distanza di sicurezza. Cio' che forse ci aveva sempre frenato era il fatto che a dividerci c'erano 1792 km di distanza, lui abitava a Londra ed io a Roma; mia madre aveva comprato casa li per il semplice fatto che adorava quella citta' e che contava un giorno, appena fosse andata in pensione, di andare a vivere li. Ovviamente io non mi ero opposta a quella scelta visto che aveva finito per contagiarmi il suo amore per quelle strade sempre affollate, le persone fin troppo fredde e la pioggia perenne. Non c'era niente che non mi piaceva di Londra, non riuscivo a trovargli un difetto, anzi finivo per paragonarla sempre a Roma dove di difetti ne trovavo fin troppi. Amavo tutto di li, l'odore di mangiare che impregnava l'aria a tutte le ore, i supermercati che vendevano di tutto e che chiudevano alle undici di sera, l'underground che ti portava ovunque e dove, sulle scale mobili, dovevi sempre mantenere la destra, gli autobus a due piani e i mille fast food diversi. Funzionava tutto ed era impossibile sentirsi soli in una citta' come quella; il tempo non era un problema per me, la brina mattutina o la nebbia intrinseca di smog facevano parte dello spettacolo.
Il rumore degli sportelloni che si aprivano mi distolse da quei pensieri, la gente si scapicollo' fuori ed io, nonostante fossi ansiosa di scendere da li, aspettai che l'aereo si sgombrasse e che potessi muovermi con tutta la tranquillita' del mondo. Salutai le hostess e gli stuart gentilmente per poi camminare lungo il finger, in cui gia' si percepiva l'aria gelida londinese. Mi sentivo a casa, c'era poco da dire; il sorriso da ebete stampato in faccia mi accompagno' per tutto il tragitto. La metro, su cui salii direttamente dall'aereoporto, mi porto' a casa in poco meno di un'ora. Con le cuffiette tra le orecchie, osservavo ogni persona che saliva; la cosa piu' particolare di Londra era proprio il fatto che i suoi abitanti provenivano dagli ambienti piu' disparati del mondo, dai cinesi agli indiani, dagli arabi ai portoghesi. Ero piuttosto discreta ed era difficile mi beccassero a fissarli; forse una delle tante caratteristiche di noi italiani era proprio quella di scrutare ogni dettaglio di ogni minima cosa o persona senza farci mai vedere; per le strade di Neightsbridge li potevi osservare pieni di buste di Harrods intenti ad urlare ai figli scalmanati o a fissare increduli le vetrine decorate. Sorrisi tra me e me, mentre di tanto in tanto cambiavo traccia dell'iphone. Arrivai a casa verso le 16:15 e dopo aver appoggiato la valigia in camera, feci lo squillo a Zayn. Mentre lo aspettavo mi sistemai i capelli arruffati dal vento e mi vestii piu' decentemente. Potevo indossare cio' mi pareva perche' nessuno a Londra guardava come eri vestito. Potresti andare in giro nudo probabilmente non si accorgerebbero neanche di te; oddio quanto li amavo. Infilai una felpa calda sopra la maglietta di lana nera, degli shorts di jeans con sotto delle calze nere pesanti; presi una tracolla che tenevo a portata di mano nell'armadio e ci infilai dentro soldi, cellulare, chiavi di casa e oister card. Zayn citofono' neanche quindici minuti piu' tardi visto che abitava a quattro fermate di autobus da casa mia. Mi infilai di corsa le converse basse bianche e chiudendomi la porta alle spalle, mi precipitai nell'atrio dove mi aspettava.
Quando lo vidi non potei fare a meno di sorridere, era appoggiato sulla macchina del mio vicino di casa, con le mani in tasca e un espressione spensierata. Gli corsi incontro e lo abbracciai piu' forte che potevo; era piu' alto di me di almeno 20 cm, il che non era difficile visto che ero un misero 1.58. Indossava dei jeans neri, una felpa bordeux della nike e l'immancabile zuccotto che gli avevo regalato io lo scorso natale. -quanto mi sei mancato- dissi, nascondendo il viso nella sua felpa. -anche tu piccola- rispose dandomi un bacio sulla fronte.
Ci staccammo e ancora con il sorriso stampato in viso, ci dirigemmo verso la fermata del 159. -allora? dove andiamo di bello?- esclamai io saltellando. -dipende..hai mangiato?- chiese lui, rinfilando le mani in tasca per il freddo. -non proprio. Mi sono rifiutata di mangiare gli snack in aereo perche' facevano veramente schifo- la mia smorfia di disgusto parlava da se'. -bene allora prima andiamo da Ed's Dinner e poi mi accompagni a comprare una camicia nuova da Armani Exchange- -ok, non fa una piega!- dissi facendogli l'occhiolino e vedendo da lontano il bus che arrivava, preparai l'oister da timbrare tra le mani.

Mangiammo nel nostro posto preferito, o meglio quello che era diventato il mio posto preferito dopo che Zayn me l'aveva fatto scoprire. Si trovava in una traversa di Piccadilly, subito dopo HMV; praticamente era impossibile da notare a parte per la scritta rossa lampeggiante. Il locale era davvero piccolo ma lo stile anni 70, con tanto di poltrone rosse, juboxe e contenitori sempre pieni di ketchup e mostarda rendevano il posto accogliente e particolare.
Non smettemmo un attimo di parlare, d'altronde avevamo un mese di arretrati e sentirci due volte a settimana su skype di certo non ci bastava. -comunque stasera voglio andare a ballare. Bisogna festeggiare la fine degli esami- esordii io ripensando allo stress accumulato degli ultimi mesi. -praticamente non ho piu' una vita sociale. L'altro giorno la mia amica di danza mi ha detto che era nata il 3 Agosto e cio' che mi e' venuto in mente e' stato associarlo al 3 Agosto 1914 quando l'Italia si dichiaro' neutrale durante la Prima Guerra Mondiale- dissi addentando una patatina troppo bollente. -sei proprio una nerd- rispose sfiduciato lui scuotendo la testa in segno di disapprovazione. -non posso ribattere! mi sono vergognata di me stessa in quel momento- risi prima di mordere l'ultimo pezzo di cheesburger. -e allora significa che stasera si esce e ti sbronzi a tal punto da non ricordare neanche il tuo nome!-

-mi farai conoscere qualche tuo amico fico stasera?- dissi inespettatamente mentre sorseggiavo il mio milkshake al cioccolato. Lui mi guardo' accigliato, per poi continuare a camminare accanto a me -lo sai che tu sei solo mia- esordi' serio. -vabbe' ho capito ma sono curiosa di vedere con che gente esci. Devo controllare che non frequenti persone losche- ribattei dandogli una piccola pacca sulla spalla. -se se- furono le ultime sue parole, prima di accendersi una sigaretta e concludere la conversazione.

Entrammo dentro Armani Exchange dove lo sbalzo di temperatura quasi non ci paralizzo'. Ci guardammo intorno in cerca di una camicia adatta, anche se io piu' che altro ero intenta ad osservare i vestiti da donna, uno piu' bello dell'altro. Mi salto' all'occhio un abito in particolare, era nero a tubino con due aperture ai lati che lasciava intravedere i fianchi. Chiesi la misura adatta e senza farmi vedere da Zayn entrai nel primo camerino libero. Lo infilai velocemente ansiosa di vedere come mi stesse. La commessa mi guardo' estasiata, non era quindi una mia immaginazione che il vestito mi calzasse a pennello. Uscii sorridente in cerca del moro che si guardava attorno confuso. -come sto?- gli sussurrai piombandogli da dietro e facendo una piroetta su me stessa. La sua espressione stupita parlava da se', non disse nulla ma continuo' a spostare gli occhi dal mio viso fino alla punta dei piedi. -cavolo- si limito' a dire, grattandosi la nuca. Lo guardai interrogativa -cavolo in senso buono o cattivo?- chiesi sistemandomelo per bene. -in senso buono- -bene, allora lo compro!- esclamai battendo le mani e tornando in camerino per rivestirmi.

Mi riaccompagno' a casa verso le otto di sera, quando il cielo ormai era diventato cosi' scuro da non farmi distinguere piu' i lineamenti del viso di Zayn. Lo guardavo estasiata mentre camminavamo nel vicolo di Becmead Avenue, non solo perche' fosse tremendamente bello ma perche' per quanto non volesse darlo a vedere era protettivo, fin troppo geloso e inaspettatamente intelligente. Si giro' di scatto e si accorse che lo stavo fissando, sorrise mostrando i denti bianchissimi ma non disse nulla. Continuava a fumare l'ennesima sigaretta senza battere ciglio, guardando davanti a se', incurante della sua stessa bellezza. -facciamo un giro al parco dietro casa tua?- disse ispirando l'ultimo tiro. -c'e' un parco dietro casa mia?!- lo guardai stupita. Rise scuotendo la testa -dai andiamo- si limito' ad aggiungere.

-cavoli quanto e' bello- esordii meravigliata. Pochi lampioni illuminavano una vasta distesa di verde accuratamente tagliato, di tanto in tanto c'erano delle panchine di ferro circondate da grandi vasi di fiori e al centro una grande fontana adornata con sculture scolpite distoglieva l'attenzione da tutto il resto. -non ci credo di non averlo mai visto- i miei occhi non la smettevano di osservare il panorama. -sembri una bambina- disse lui sfiorandomi la guancia. Il mio cuore perse un battito e cercando di rimanere lucida, mi allontanai dai suoi occhi ambrati. Mi tolsi le scarpe ed iniziai a roteare su me stessa -adesso sembro una bambina- esclamai facendogli la linguaccia. Rimase li a guardarmi mentre mi divertivo a far scorrere il dito nell'acqua gelata della fontana. -che fai li impalato?! vieni dai- gli urlai senza la minima preoccupazione che qualcuno potesse sentirci.
Nonostante fossimo completamente soli non mi sentivo ancora abbastanza libera da essere me stessa al cento per cento; non lo saremmo stati mai, pensai. Lui si avvicino' e si sedette accanto a me, pronto per prendere dalla tasca il pacchetto di sigarette. La mia mano abbasso' il suo braccio come segno di rimettere a posto quella piccola scatola che gli faceva solo del male. -e' tutta un illusione Zayn. Quella sigaretta non migliorera' le cose- dissi spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il moro mi guardo' accigliato -cosa ne vuoi sapere tu del perche' io fumi?!- chiese beffardo. -chiunque lo faccia e' perche' ha un bisogno disperato di sopprimere i propri problemi in qualcosa che apparentemente faccia piu' male del problema stesso. Oppure e' solo voglia di attirare l'attenzione- risposi rubandogli la sigaretta. Lui si alzo' per riprendermela -come sei saggia Maryanne- rise prima di afferrarmi dai fianchi e bloccarmi per riprendersi cio' che era suo. Sentivo il respiro affannoso premere sul mio collo, faceva freddo fuori eppure il calore della sua pelle quasi non mi brucio' le tempie. Cademmo a terra sul prato bagnato dall'umidita'. Soddisfatto di essersi ripreso la marlboro se la mise in bocca non accorgendosi subito della sua condizione, la quale era quasi spezzata in due. Risi fragorosamente indicandogliela.
Scoraggiato, si lascio' cadere accanto a me ed io subito mi girai su un fianco per guardarlo. -quando la smetterai di fare il ragazzino Zayn Malik?!- gli chiesi, fissando i miei occhi nei suoi. Si bagno' il labbro inferiore con la lingua -quando la smetteremo di fare i ragazzini Maryanne?-








Non vi liberete di me facilmente! Come gia' accennato, mi sono cimentata in una piccola OS sul signor Malik. E' davvero strano che io abbia scelto qualcuno che non sia Hazza come protagonista della storia..evidentemente sto facendo progressi e la mia psicopatica ossessione per quello scemo sta calando (si certo come no!) BTW non so ancora se svilupparla questa one-shot o lasciarla cosi, la cosa migliore sarebbe che voi mi diate il vostro parere ;) quindi recensiteee!
Ora devo scappare, spero sia di vostro gradimento xx
ps: ogni luogo descritto esiste realmente, quindi se andate a Londra vi consiglio VIVAMENTE di andare a mangiare da Ed's Dinner o come lo chiamano loro Ed's daina XD e' davvero buonissimo! baciii
   
 
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