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Autore: Lilyth    13/07/2012    1 recensioni
Il giorno del 17esimo anno è un giorno, importante, forse più del 18esimo;
ognuno di noi ne conserva anche solo un piccolo ricordo dentro al suo cuore; ci si diverte, si cresce, si cambia.
Per Smile, però, questo cambiamento è molto lontano da quello meramente numerico.
Lo scontro con una realtà in parte meravigliosa ed imprevedibile, in parte dura e difficile da accettare accompagneranno la nostra protagonista in un viaggio dentro il suo vero essere per aiutare una stirpe a lei estranea di cui non sapeva di far parte.
Scrivere questa storia all'inizio è stato un gioco, un gioco che piano, piano iniziava ad avere una forma ben definita.
Mi ha emozionato e spero emozioni anche i lettori.
Lo so, sono solo una ragazza di 17 anni, ed è difficile credere che in così tenera età si possa arrivare a metter su un racconto di rilievo.
Però, datemi fiducia.
Buona lettura.
Lilyth.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Tornammo a casa sua senza tornare sull’argomento “noi”.
Monica ci stava aspettando leggendo un libro sul divano; quando entrammo non alzò neanche la testa dalle pagine.
< è a posto la casa? >
< sì, sembra tutto ok. >
< e voi, state apposto? >
Io e lui ci guardammo, rispose
< sì, è tutto ok. Ma siamo distrutti. >
Continuò a non staccare gli occhi dal libro
< beh, tranquilli, andate pure a dormire. Non vi disturberò, tanto sono solo le 11 del mattino. Fate con comodo. >
Alex mi mise una mano dietro la schiena e mi spinse verso la porta che conduceva alle camere da letto.
< scherzavi quando dicevi che sei stanco? >
Scosse la testa
< no...sto veramente crollando. >
Effettivamente non aveva una bella cera, ma evitai di dirglielo.
< vabbè, allora magari io vado di la con Monica...riposati un po’. >
Feci per andarmene ma lui mi prese per un polso
< no aspetta, rimani un po’. >
Sinceramente non sapevo che fare
< scusa, ma che dovrei rimanere a fare? Tanto devi dormire... >
Alzò gli occhi al cielo e sorrise
< ah...Smile, Smile...blocchi ogni tipo di romanticismo. >
Probabilmente diventai rossa, lo sentivo quel calore sulle guance che per me era innaturale.
Mi lasciò la mano e si sdraio sul suo letto facendo sprofondare la testa dentro al cuscino; cercai di sembrare più disinvolta possibile.
Mi sedetti al bordo del letto, aveva gli occhi chiusi ma sapevo che era come se mi stesse guardando.
< sono sveglio sa... >
< lo so, non c’è bisogno che me lo specifichi. >
< hai una voce piacevole quando fai la cinica. >
Sorrisi
Non sapevo assolutamente comportarmi, o almeno, non sapevo comportarmi con lui.
C’era qualcosa che mi frenava, che non mi faceva venire nulla spontaneamente e ciò mi innervosiva parecchio.
< forse ti frena il fatto che io sia così bello. >
Sgranai gli occhi, lui aprì un occhio e mi guardò
< ora in teoria arriverebbe la parte in cui mi dici che sono un cretino. >
Rimasi a guardarlo
< non ci riesco...non riesco a darti del cretino. >
Si tirò su e mi si avvicinò
< che intendi dire che non ci riesci? >
< non riesco ad insultarti come faccio normalmente. Non ci riesco. Non lo so, c’è qualcosa che mi blocca. >
Sentii di essere sul punto di mettermi a piangere, il problema è che non sapevo perchè, sentivo solo le lacrime che piano, piano si avvicinavano, fino ad iniziare a scendere lungo le guance.
 
Lui mi guardava stranito, allungò una mano e mi asciugò una lacrima.
< ma perché piangi? >
scossi la testa
< non lo so. >
Lo vedevo leggermente preoccupato, ma anche io ero preoccupata di me stessa.
< mi abbracci? >
Mi cinse tra le sue braccia ed io continuai a piangere, vergognandomi tantissimo.
< che ti sta succedendo? >
< ho paura... >
< di che hai paura? >
< ho paura di non riuscire a sostenere tutto...oggi ho ucciso un uomo, un bruno...ma era comunque un essere umano. Ora, con te, ho paura che non funzioneremo, che andremo alla deriva. Che saremmo troppo presi da non riuscire a proteggerci... >
Sentii la presa stringersi
< tu devi stare tranquilla. Io sono qui per proteggerci, che noi stiamo insieme o non stiamo insieme. Non ha importanza. Io sarò qui per te comunque. >
Mi allontanai da lui e lo guardai negli occhi
< grazie. >
Mi guardò con due occhi da micio che mi si strinse lo stomaco, l’istinto fu di baciarlo mi trattenni e non seppi neanche perché
“cazzo Smiel non ti trattenere”
Ancora quello sguardo da gatto che mi spinse ad avvicinarmi a lui, a poggiare la mia bocca sulla sua.
 
Ok riuscivo a sentire la sua soddisfazione arrivare alle stelle.
Continuava a guardarmi con occhio malizioso gongolandosi tra se
< così soddisfatto?? >
< mmm..direi di sì... >
alzai un sopracciglio
< e perché, se posso chiedere... >
< non so se ti risponderò... >
Lo guardai male e lui scoppiò a ridere
< beh...hai appena ammesso che ti piaccio...c’è, mi hai baciato tu...è un passo avanti per una che è così testarda da negare anche l’evidenza.... >
< e quando l’avrei ammesso?? >
Alzò le spalle
< beh...ora... >
Scossi la testa
<  ah no, non lo dico. >
Mi guardò tranquillamente senza batter ciglio
< invece si che lo dici... >
< direi di no... >
Si alzò in piedi e mi si avvicinò
< se pensi che minacciandomi riuscirai ad ottenere ciò che vuoi ti sbagli... >
Prima che potessi evitarlo mi prese per una caviglia e mi tirò su, mi teneva con una mano sola a testa in giù
< allora...me lo dici... >
< no...è inutile... >
< ok...allora se rimango così per un quarto d’ora circa non ti crea problemi...no? >
Scoppiai a ridere
< non riuscirai a tenermi per un quarto d’ora così... >
< vedremo... >
Ci voltammo entrambi verso la porta, era Monica
< non vorrei interrompere questo allegro teatrino, ma il pranzo sarebbe pronto...sempre che qualcuno qui possa mangiare... >
Mi lasciò a terra
< arriviamo... >
Mi ritirai su e mi pulii i pantaloni
< allora non me lo vuoi proprio dire... >
< te lo devi guadagnare... >
Mi sorrise, lo precedetti in cucina.
 
 
Non mangiai nel vero senso del termine, è più esatto dire che mi strafogai come non avevo mai fatto in vita mia
< tu mi spaventi Smiel...mi spaventi... >
Lo guardai male
< ti ricordo che oggi ho ucciso un uomo, ho bisogno di energie io! >
Scosse la testa
< ecco un’altra cosa che mi spaventa...c’è, hai ucciso un uomo e ci scherzi anche. >
Rimasi immobile a fissare il piatto
< ti ricordo che se io non avessi ucciso lui quello morto saresti tu. >
Alzo le spalle in segno di resa
< effettivamente è vero. >
Monica ci osservava in silenzio, spostando lo sguardo da me a lui.
< che c’è Monica? >
< niente Alex, assolutamente niente. >
Capivo che c’era qualcosa che lei doveva dire a lui ma che io non potevo sentire.
Mi alzai urlando
< vado in bagno. >
Corsi via dal salone e mi chiusi la porta alle spalle appoggiando l’orecchio alla parete;
ok, ero uscita per permettergli di parlare, ma ciò non voleva dire che non avrei ascoltato.
 
“l’hai baciata vero...”
“cosa te lo fa pensare?”
“o...non so, forse il fatto che stai pensando a questo da tutto il pranzo??”
 
Veramente stava pensando a quello durante il pranzo? Ed io che non me ne ero minimamente accorta!
 
“ci trovi qualcosa di male Monica?”
“no, assolutamente, e lo sai bene! Sono stata io a convincerti a provare”
“sì, ma arriva alla parte di cui non sei convinta...”
“ho solo paura che entrambi resterete delusi; far convivere i rapporti personali cercando di salvare le proprie vite ogni giorno non ha nulla di romantico”
 
Ok, le davo assolutamente ragione. Però, perché non tentare?!?

“però perché non tentare?”
“infatti state tentando...spero solo che vada bene”
 
Aprii la porta e tornai in salone, mi sedetti come se nulla fosse ed iniziai a bere.
Sentivo che mi stavano fissando, alzai lo sguardo
< pensi veramente che non ci accorgiamo di quando origli le nostre conversazioni? >
Alzai un sopracciglio
< beh, stavate parlando di me. >
Monica scoppiò a ridere
< oltretutto non sei neanche un minimo in imbarazzo...o, sei una pazza. >
 Mi arrivò un calcio da sotto il tavolo, guardai male Alex
< è un gesto d’amore. >
Gli tirai un orecchio

Scoppiai a ridere notando a sua espressione, Monica si alzò
< bene, io vado a lavare i piatti. A dopo ragazzi. >
Mi alzai anche io
< il letto mi sta chiamando... >
< ehy, io non lo sento! >
< ma come no Alex...non senti? “Smile, Smile corri...” >
Saltellai fino alla camera da letto e mi lanciai sul materasso di peso
< ma come siamo leggiadri... >
< mi chiamano farfalla... >
Si sedette sul bordo del letto e mi poggio una mano sulla schiena, iniziò a tamburellare le dita, di quel passo mi sarei addormentata di botto.
< se fai così dormo subito... >
< ok, allora dormiamo insieme... >
Sì, come no. Ok, mi aveva baciata ma il letto rimaneva il mio.
< quanto sei spregevole...solo per avere il letto tutto per te. >
< già... >
Sorrise
< vabbè, un po’ ti puoi mettere vicino a me... >
Gli feci spazio, si mise accanto a me, mi baciò la fronte.
< sei proprio un Casanova...niente da fare... >
Si girò di pancia ed iniziò a guardare il soffitto
< mi pare ovvio, con la mia bellezza cos’altro potrei essere? >
mi poggia alla sua spalla
< non so, io ti vedrei bene a ripulire le spiagge... >
< intendi il bagnino...o sì, certo, vorresti vedermi in costume, sudato, con l’abbronzatura perfetta... >
Scoppiai a ridere
< sudato proprio no...chi ti toccherebbe tutto sudato... >
< ora non sono sudato è... >
Mi alzai sui gomiti
< dici? >
Girai la testa di lato
<  dico... >
sorrise, bel sorriso Alex, stava per ottenere ciò che voleva...
< cosa vorresti di preciso? >
fece finta di pensarci
< forse un bacio? >
divenni seria
< prova a chiederlo per favore... >
< mi baci per favore... >
era diventato serio anche lui.
Mi sporsi in avanti e toccai le sue labbra.
Mi abbraccio affondando i denti nel mio labbro inferiore
< fai male... >
< l’amore fa male... >
scoppiai a ridere
< cretino >
Ci staccammo sorridendo, mi poggiai su di lui e mi addormentai di sasso.
 
Mi svegliai circa due ore dopo, Alex era sveglio ma immobile per non svegliare me
< giorno... >
< giorno mostro... >
Mi tirai su
< ci facciamo i complimenti?? Allora sei uno carciofo! >
Sgranò gli occhi
< troia! >
< puttaniere! >
Mi tirò a se con così tanta foga che cademmo dal letto.
< ahia...ma quanto pesi Smiel? >
scossi la testa
< non te lo dirò mai...e non tanto visto che prima mi hai tirata su dalla caviglia... >
Eravamo diventati così dolci nell’arco di poche ore; cosa altamente improbabile per una come me.
   
 
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