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Autore: Lilyth    13/07/2012    1 recensioni
Il giorno del 17esimo anno è un giorno, importante, forse più del 18esimo;
ognuno di noi ne conserva anche solo un piccolo ricordo dentro al suo cuore; ci si diverte, si cresce, si cambia.
Per Smile, però, questo cambiamento è molto lontano da quello meramente numerico.
Lo scontro con una realtà in parte meravigliosa ed imprevedibile, in parte dura e difficile da accettare accompagneranno la nostra protagonista in un viaggio dentro il suo vero essere per aiutare una stirpe a lei estranea di cui non sapeva di far parte.
Scrivere questa storia all'inizio è stato un gioco, un gioco che piano, piano iniziava ad avere una forma ben definita.
Mi ha emozionato e spero emozioni anche i lettori.
Lo so, sono solo una ragazza di 17 anni, ed è difficile credere che in così tenera età si possa arrivare a metter su un racconto di rilievo.
Però, datemi fiducia.
Buona lettura.
Lilyth.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Il giorno dopo tornammo a scuola, dire che Laby e Kay erano furiosi sminuiva la realtà.
Non mi rivolsero la parola per mezza giornata, e la cosa si complicò quando raccontai a Laby ciò che era successo con Alex.
< e me lo dici così? Sono la tua migliore amica Smile! La tua migliore amica! >
< lo so...ma come te lo dovrei raccontare? >
< avresti dovuto chiamarmi ieri! È una cosa importante! >
< ti ricordo che quando ti sei baciata con Kay io non l’ho saputo esattamente subito... >
< sì, ma qui si tratta di te e di Alex...è un evento! Mi sento tradita ecco. >
Scossi la testa e ritornai a guardare il mio quaderno dei compiti
< e non far finta di studiare! Smile! >
Mi stava facendo alterare
< o senti Laby, ora lo sai ok?!? Ieri è stata una giornata tremenda, ho rischiato nuovamente la vita, ho ucciso un uomo e sì, io e Alex ci siamo baciati. Ma sinceramente mi sembrava la cosa meno importante! >
Rimase in silenzio a fissarmi, poi si alzò e se ne andò imbronciata.
Poggiai la schiena contro il muro del corridoio con forza, non ne combinavo una giusta.
 
< quindi, non ti sembrava una cosa importante...giusto? >
Alzai lo sguardo
< sai che non intendevo questo... >
si sedette e mi passò un braccio intorno alle spalle
< lo so, lo so. Però devi capirla, lei non è abituata a tutto questo. >
Alzai gli occhi al cielo
< perché io sì, vero... >
< tu però ci devi convivere per forza, lo devi accettare; lei si sente estranea a tutto questo e forse ti sente lontana per la prima volta in tutta la vostra amicizia. >
Annuii
< forse hai ragione. >
< io ho sempre ragione. >
Scoppiai a ridere
< non è affatto vero che hai sempre ragione. E comunque oggi non sono dell’umore giusto per sopportare i cambiamenti di umore altrui. >
Strinse la presa sulla mia spalla
< quand’è che saresti dell’umore giusto? >
Stavo per rispondergli che era un cretino quando mi sentii chiamare da lontano
< Smile! Ehi, Smile! >
Mi voltai di scatto, era Liam.
Mi allontanai da Alex per raggiungere Liam raggiante, mi abbraccio
< allora? Come stai? >
Scesi dall’abbraccio
< io bene e tu? Non saresti dovuto, ecco, partire? >
Lui sorrise annuendo
< sì però sono riuscito a convincere i miei ad aspettare la fine dell’anno, partirò a giugno. >
Questo voleva dire che sarebbe rimasto per altri 3 mesi in città.
Sentii Alex avvicinarsi, infilò la sua mano nella mia e strinse la presa
< ciao Liam, ben tornato dovrei dire...ti fermi molto? >
< già, altri 3 mesi... >
Lui sorrideva, Alex decisamente no.,
Liam non fece caso alle nostre mani unite, probabilmente era sempre del parere che io e Alex fossimo migliori amici, deduzione alquanto sbagliata.
< ora Smile devo andare, ci vediamo è. Non sprechiamo questi 3 mesi. >
Mi carezzò una guancia e se ne andò sorridendo.
Appena sparì dall’altra parte del corridoio Alex lo scimiottò
< non sprechiamo questi 3 mesi... >
< piantala Alex... >
Mi guardò
< piantarla? E perché? Forse perché il tuo ex è appena tornato in città e già pensa che può ricominciare tutto con te? >
Strabuzzai gli occhi
< non l’ha mia pensato... >
era arrabbiato
< questo lo dici tu, e di certo non è che tu gli abbia smentito il pensiero. >
< io? E ora che ho fatto io? >
Lasciò la mia mano
< ma non so, gli sei corsa incontro, l’hai abbracciato, ti sei fatta toccare... >
Feci un passo indietro
< ma tu i rapporti umani come li vedi? Cazzo ma con gli amici come ti comporti? >
< non così...non mi metto a fare così con tutte le amiche che ho, ma se vuoi comincio >
Scoppiai a ridere
< chi te lo ha mai proibito, lo puoi fare quanto vuoi. >
< bene, allora vorrà dire che comincerò. >
Lo guardai con aria di sfida come per dire “dai, voglio proprio vedere cosa fai”.
< ora vado in classe ciao. >
si girò e se ne andò.
Lo odiavo, quando faceva così lo odiavo proprio.
Anche per quel giorno avevo litigato con tutti, dal primo all’ultimo della mia lista.
 
All’uscita non incontrai nessuno, me ne tornai a casa mia, non avevo per niente voglia di andare da Alex e Monica visto come si era comportato Alex prima.
Ero quasi arrivata a casa quando mi sentii tirare per un braccio dietro ad un cespuglio sul viale.
< ehy! >
< scusa Smile, non potevo farmi vedere. >
< Nicolas! Come stai? >
Lo abbraccia, poi mi accorsi che era ricoperto di sangue
< ok, cambio domanda, che ti è successo? >
Mi guardava con occhi vitrei, mi stava mettendo l’ansia.
< io...loro...hanno capito... >
Mi svenne praticamente addosso.
E ora? Che potevo fare? Di sicuro non lasciarlo li.
Ma come avrei fatto a portarlo a casa mia in quelle condizioni? C’è ok, mancava pochissimo, riuscivo a vedere la finestra della mia camera da li, però non sarei riuscita a trasportarlo da sola e di chiamare Alex proprio non ne avevo voglia.
Cercai di richiamare i miei poteri tutti in un volta, mi concentrai e quando mi sentii pronta lo presi e spiccai un salto pauroso.
Se fossi stata da sola avrei sfondato la finestra della mia stanza, avendo con me anche il peso morto di Nicolas precipitai ad un soffio dal tetto.
Toccai terra in modo strano prendendo una storta, ma ormai ero arrivata.
Saltai appena e mi aggrappai con una mano alla grondaia, tirai su Nicolas poi montai anche io sul tetto.
Spalancai la finestra ed entrai portandomi dentro lui.
Lo trascinai fino al mio letto e cercai di capire in che condizioni era.
Aveva la maglietta completamente lacerata, le mani ricoperte di sangue, il viso macchiato di terra, un sopracciglio rotto e un ematoma mostruoso sullo zigomo destro.
Per il resto era completamente insanguinato, ma volendo poteva anche non essere sangue suo.
Strappai ciò che rimaneva della maglietta e per poco non svenni.
Sul suo petto primeggiava un singolo sanguinante, sembrava timbrato a fuoco.
Non mi soffermai a cercare di capire che simbolo si trattava, corsi in bagno, aprii l’armadietto dei medicinali ed iniziai a disinfettarlo come meglio potevo.
Dopo averlo completamente ripulito dal sangue fasciai tutte le ferite e lo lasciai riposare.
Buttai i resti lacerati della maglietta ed entrai in cucina.
La casa sembrava normale, e pensare che poche ore prima vi era morto un uomo.
Mangiai le prime cose che trovai in frigo e mi sedetti sul divano con una tazza di latte in mano.
Quanto ci avrebbe messo Nicolas per riprendersi? Non ne avevo idea.
Quanto ci avrebbe messo Alex a capire che non ero sotto la sua protezione? Mah.
Tanto ero sicura che tra poche ore sarebbe entrato in casa urlando che non mi dovevo azzardare mai più ad andarmene senza avvertirlo.
Quel cretino.
 
Circa un’oretta dopo sentii dei passi, mo voltai, Nicolas era ai piedi della scala.
Mi alzai e lo raggiunsi
< come stai? >
Era stanco e stranito, lo vedevo
< insomma... >
Mi poggiò le mani sulle spalle
< grazie, senza di te non so dove e come sarei ora. >
Mi abbraccio piano per non farsi male, lo strinsi delicatamente. Respirava zoppicante.
< io ci sarò sempre...d’altronde mi hai salvato la vita... >
< anche tu l’hai salvata a me e non una volta sola... >
Sorrisi
< gli amici non contano le volte sai... >
era già abbastanza imbarazzante, ma quando lo sentii piangere mi sentii terribilmente fuori luogo.
Mi lasciò andare dolorante
< se vuoi puoi rimanere qui...io di solito non sto qui ma se siamo in due...puoi... >
Sorrise a stento
< grazie Smile. Ti devo tutto. >
Tornò nella mia camera, quando fui sicura che si era riaddormentato mi avvicinai al divano e mi ci lanciai sopra lasciandomi scivolare sullo schienale.
< ciao. >
atterrai su Alex che si era seduto da non so quanto tempo, rimasi a fissarlo senza dire niente.
Mi passò una mano tra i capelli prima di piegarsi e poggiare la sua bocca sulla mia.
< che ti prende? >
Mi guardò serio
< senti, mi dispiace per come ho reagito...so che tu non volevi... >
Annuii
< già non volevo...ma poi sei arrivato qui, mi hai visto con Nicolas e hai pensato bene che ti conveniva fare l’uomo dolce perché lui potrebbe essere un tuo pari. >
Rimase immobile
< mi hai letto nel pensiero? >
< tu me lo hai lasciato fare... >                                                                                    
Annuì
< sei uno stupido. >
Mi guardò interrogativo
< inizio a pensare che a te non te ne freghi niente di me, ti interessa solo non essere superato da qualcun altro. >
Mi tirai su sedendomi distante da lui
< che cazzo dici? >
< dico ciò che penso...d’altronde tu con le ragazze normali non ti ci puoi mettere, non hai molta scelta...hai sotto mano me, tanto vale starci. >
Lo guardai, aveva sgranato gli occhi e stringeva un lembo della sua maglietta nel pugno
< tu non sai quello che stai dicendo. >
Annuii
< va bene, forze non ne ho la certezza...ma sappi che lo penso, lo penso da quando ti conosco, da quando hai iniziato a provarci spudoratamente. >
I suoi occhi mi stavano cercando di dire che non era vero, peccato che io continuavo a pensarlo
< come fai a dire una cosa del genere? È così... >
Alzai un sopracciglio
< assurda? O e perché sarebbe assurda? È vero che ci puoi provare solo con me. Tutte le altre le porteresti alla morte certa, come me con Liam. >
Si alzò
< bene, se la pensi così io non ho più bisogno di stare qui. >
Non lo salutai neanche, uscì dalla porta poi non sentii più i suoi passi.
Rimasi seduta dove stavo, mi lasciai scivolare di lato e credo mi addormentai.
   
 
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